martedì 5 maggio 2020

A.F.A. Sezione di Palermo – Un anno dopo



Tempo addietro, in un altro articolo, ho avuto modo di scrivere su questa avventura associativa che ci vede accomunati, come appassionati di fotografia, in un nuovo progetto.
A un anno di distanza, torna utile fare un check sulla situazione e trarre delle considerazioni sullo stato dell’arte.
L’eterogeneità dei soci e i tanti momenti che hanno accompagnato l’esperienza, hanno di certo generato un amalgama in una compagine che funziona.
Culture fotografiche variegate e di differenti “etnie d’origine” hanno apportato ricchezza in un percorso che è riuscito a far convergere differenti linee verso un unico obiettivo: divertirsi cercando di crescere nella passione per la fotografia.
In un ambiente libero da preconcetti, ciascuno ha potuto portare avanti proposte e lo sviluppo, talvolta anche occasionale delle stesse, ha consentito a tutti di interagire in una dialettica costruttiva.
Per quanto potesse essere ovvio, le contaminazioni fotografiche erano messe in preventivo, anzi erano auspicabili; come pure era atteso un travaso tra modi di intendere la fotografia, talvolta diversi.
Il top produttivo dei soci, a mio parere, si è avverato solo di recente.
In tempo di Covid 19, si è avuta l’opportunità di sperimentare nuove forme d’intrattenimento che, attraverso collegamenti multimediali, grazie alle predisposizioni tecnologiche di taluni, hanno consentito di svolgere riunioni e lezioni di fotografia, con il coinvolgimento diretto di esperti e di docenti che si sono generosamente prestati allo scopo.
In ultimo, l’attuazione di tanti singoli lavori presentati nel progetto #iorestoacasa, curato da Nuccia Cammara, è riuscito a fare emergere la maturazione collettiva del gruppo e dei singoli partecipanti, direttamente e indirettamente coinvolti nell’operazione.  
Ben diciannove lavori, con novantacinque fotografie complessive scelte autonomamente dai soci, hanno saputo raccontare diverse storie.
Certamente la tipologia dei lavori, indirizzati alla specificità della fotografia partecipativa, erano legati ad un percorso tematico comune, ma i singoli portfolio sono riusciti ad esprimere sensibilità e sfaccettature diverse per una problematica non semplice da rappresentare, cioè: “il quotidiano in periodo di Covid” .
Non è utile, al riguardo, perdersi in un esame dei singoli progetti, perché è il prodotto finale d’insieme ciò che ha rappresentato il valore aggiunto  e la sintesi complessiva dell'operazione.
Le varietà e le specifiche aggregazioni hanno, infatti, costituito le diverse tessere nel componimento di un puzzle complesso. A mio modo di vedere, più che le singole sensazioni rappresentate da ciascuno, è valso alla fine il messaggio collettivo.
Le scelte estetiche, le selezioni operate, le tecniche utilizzate, hanno rappresentato in tutti i casi la grammatica, la sintassi, lo stile, le parole da ciascuno usate per esprimere un messaggio, una sensazione, un sentimento.
Ritornando al titolo dello scritto, quindi, si può ben dire che l’eterogeneità dei soci approdati all’AFA hanno oggi costituito e rappresentano appieno il raggiungimento dell'obiettivo che ci si era fin dall’origine prefissati.
Non resta, quindi, che mantenere l’entusiasmo genuino e il desiderio di divertirsi in questa passione che ci unisce: la fotografia!

Buona luce a tutti!

 © Essec



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