Tempo
addietro, in un altro articolo, ho avuto modo di scrivere su questa avventura
associativa che ci vede accomunati, come appassionati di fotografia, in un
nuovo progetto.
A un
anno di distanza, torna utile fare un check sulla situazione e trarre delle
considerazioni sullo stato dell’arte.
L’eterogeneità
dei soci e i tanti momenti che hanno accompagnato l’esperienza, hanno di certo generato
un amalgama in una compagine che funziona.
Culture
fotografiche variegate e di differenti “etnie d’origine” hanno apportato
ricchezza in un percorso che è riuscito a far convergere differenti linee verso
un unico obiettivo: divertirsi cercando di crescere nella passione per la
fotografia.
In
un ambiente libero da preconcetti, ciascuno ha potuto portare avanti proposte
e lo sviluppo, talvolta anche occasionale delle stesse, ha consentito a tutti di interagire
in una dialettica costruttiva.
Per
quanto potesse essere ovvio, le contaminazioni fotografiche erano messe in
preventivo, anzi erano auspicabili; come pure era atteso un travaso tra modi di
intendere la fotografia, talvolta diversi.
Il
top produttivo dei soci, a mio parere, si è avverato solo di recente.
In
tempo di Covid 19, si è avuta l’opportunità di sperimentare nuove forme d’intrattenimento
che, attraverso collegamenti multimediali, grazie alle predisposizioni
tecnologiche di taluni, hanno consentito di svolgere riunioni e lezioni di
fotografia, con il coinvolgimento diretto di esperti e di docenti che si sono
generosamente prestati allo scopo.
In
ultimo, l’attuazione di tanti singoli lavori presentati nel progetto
#iorestoacasa, curato da Nuccia Cammara, è riuscito a fare emergere la
maturazione collettiva del gruppo e dei singoli partecipanti, direttamente e
indirettamente coinvolti nell’operazione.
Ben diciannove
lavori, con novantacinque fotografie complessive scelte autonomamente dai soci,
hanno saputo raccontare diverse storie.
Certamente
la tipologia dei lavori, indirizzati alla specificità della fotografia
partecipativa, erano legati ad un percorso tematico comune, ma i singoli
portfolio sono riusciti ad esprimere sensibilità e sfaccettature diverse per
una problematica non semplice da rappresentare, cioè: “il quotidiano in periodo
di Covid” .
Non
è utile, al riguardo, perdersi in un esame dei singoli progetti, perché è il
prodotto finale d’insieme ciò che ha rappresentato il valore aggiunto e la sintesi complessiva dell'operazione.
Le
varietà e le specifiche aggregazioni hanno, infatti, costituito le diverse tessere
nel componimento di un puzzle complesso. A mio modo di vedere, più che le
singole sensazioni rappresentate da ciascuno, è valso alla fine il messaggio
collettivo.
Le
scelte estetiche, le selezioni operate, le tecniche utilizzate, hanno
rappresentato in tutti i casi la grammatica, la sintassi, lo stile, le parole
da ciascuno usate per esprimere un messaggio, una sensazione, un sentimento.
Ritornando
al titolo dello scritto, quindi, si può ben dire che l’eterogeneità dei soci
approdati all’AFA hanno oggi costituito e rappresentano appieno il
raggiungimento dell'obiettivo che ci si era fin dall’origine prefissati.
Non
resta, quindi, che mantenere l’entusiasmo genuino e il desiderio di divertirsi
in questa passione che ci unisce: la fotografia!
Buona
luce a tutti!
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.