martedì 5 maggio 2020

“Digli che ha ragione”



Una delle frasi più efficaci per indisporre in un'argomentazione chi, arroccandosi a un suo modo di vedere e che non fa alcun passo avanti per alimentare il dibattito, è quello di mediare per cercare di chiudere la discussione, esortando anche gli altri a pronunciare la fatidica frase: “digli che ha ragione”. Apriti cielo, di regola ne segue un pandemonio.
Ripetuta però, questa tecnica diventa un metodo infallibile per indurre alla ragione e ridurre o eliminare a monte possibili confronti inconcludenti, quasi sempre per la scarsa malleabilità dei soggetti abituati a essere solo ascoltati, abituati a non avere alcun contraddittorio.
A certuni, peraltro, non balena mai l’idea di verificare se l’occasionale platea condivide le opinioni espresse o, quanto meno, le teorie che tendono ad avvitarsi su presupposti giammai dimostrati ma esclusivamente basati su un personale punto di vista.
Reminiscenze scolastiche rievocano dalla memoria certi professori inutili che si parlavano addosso, che si avvolgevano in noiosi monologhi che lasciavano esclusa gran parte degli allievi. Di questi soggetti me ne ricordo fortunatamente solo alcuni, poiché la nostra mente ha buoni anticorpi e tende a rimuovere sempre dalla memoria quello che è “il superfluo”.
Di contro ricordiamo tutti gli arricchimenti procurati da quelli che hanno costituito delle luci nell’evoluzione lenta del nostro pensiero.
In questo caso affiorano tanti personaggi, molti aneddoti, una folla di “maestri” che, ciascuno per ogni campo specialistico e a prescindere dal livello culturale intrinseco – inteso come preparazione scolastica di base – hanno saputo regalare mattoncini costruttivi, in un percorso di vita. Nel nostro ambito sociale circolano molte capre laureate, asini di razza dotati però di attestati e diplomi (non di asinità ovviamente). Particolare clamore fece un tempo la laurea del “Trota” conseguita in Albania. Ma anche in casa nostra non si è scherzato tanto, quando si è aperto a mini lauree finalizzate esclusivamente a innalzamenti di carriera, per lucrare soltanto.
Come ebbero a dire o ancora ci dicono molti di questi personaggi che annoveriamo fra le stelle che orientano nel percorso di vita, la vera scuola è il mondo e non si finisce mai di apprendere perché è in esso le aule sono sempre aperte a una didattica senza fine. In genere non si ha nulla di assolutamente nuovo da insegnare, non c'è nulla che non sia stato già detto, fatto o solo accennato da qualcun altro prima.
In ogni caso, per chi vuole continuare a crescere, il ruolo delle parti necessita – e da entrambi i versanti – che ci sia ovviamente onestà intellettuale, ma anche un’educazione propensa all’ascolto e una chiarezza espositiva nel declinare le proprie tesi. La concettualizzazione e la sintesi costituiscono poi solo delle logiche conseguenze.
Le tante citazioni che spesso infiocchettano i discorsi possono essere spunti o soltanto dei vezzi, per approfondire magari più i temi o per abbellire il discorso, ma non devono mai essere subiti da chi ascolta come armi emarginanti.
Un concetto, se si ha ben chiaro, può essere espresso usando termini semplici e comprensibili, se lo scopo dell’oratore è veramente quello di voler far intendere ciò che vuol dire.
Ritornando all’inizio di questo scritto e per concludere, assicuro che la tecnica dell’indurre anche gli altri a pronunciare le parole “digli che ha ragione” è sperimentata, efficace e funziona sempre.
Vedrete che dopo un paio di volte certuni avvezzi, almeno in vostra presenza, eviteranno d’incaponirsi ostinatamente nelle loro tesi e nel voler convincere ad ogni costo, per non correre il rischio di essere “mediati” con quelle parole che li fanno imbufalire per davvero.
Un'altra delle frasi che tendono a disarmare un interlocutore agguerrito che minaccia pure di scrivere e non si sa a chi è anche questa: "scrivi, scrivi e ...... quando poi hai tempo leggi" ...... ma questa è un'altra storia.

Buona luce a tutti!

 © Essec


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