domenica 10 maggio 2020

Orwell di 1984 alla rovescia



Fin quando prevale l’idea che cambiando ministri e sottosegretari poi cambia tutto vuol dire che ancora una volta noi italiani (quella parte di ingenui) non abbiamo capito niente.
Non abbiamo ancora capito che forse occorre mutare anche tante altre cose e, in qualche modo, perseguire dei metodi diversi. Creando vere opportunità nuove, per poi apportare significativi cambiamenti, anche nelle burocrazie sottostanti al potere politico mutevole e mutante.
E non è tanto importante è rivoltare come un calzino la compagine impiegatizia e l’apparato infrastrutturale presente in enti e ministeri, bensì automatizzare cambiamenti radicali e sistematici nei manager, responsabilizzandoli e chiamandoli a rispondere in ossequio anche agli input politici sovrastanti.
In una prima fase potrebbe costituire forse un rischio, non essendo mai stati avvezzi a veri cambiamenti, ma di certo solo così potrebbe emergere l’efficienza dell’operato e la  responsabilità degli addetti. E di ogni singolo ingranaggio della struttura burocratica interconnessa che, pur facendo riferimento ai partiti, andrebbe solo così sottoposta ai controlli di merito veri ed efficaci, sia di carattere giuridico che amministrativo.
Riorganizzazioni nella giustizia, con revisioni strutturali di leggi da accorpare in norme attuative semplificate e certe, e una rivisitazione degli apparati delle Corti dei Conti, ad esempio, potrebbero tornare utili per rinvigorire snellezze decisionali e correntezze operative.
Sarebbe un’organizzazione non da inventare di sana pianta e che si potrebbe avviare per blocchi e stati di avanzamento lavoro, da coordinare assolutamente attraverso sistemi informatici moderni, snellimenti burocratici, creazione di data base interfacciabili e quant’altro possa assicurare assoluta trasparenza nell’ordinaria gestione di tutto il vivere civile.
Nel nuovo appartato amministrativo, transazioni e atti di qualunque genere sarebbero così tutti collegati a codici fiscali e partite iva o altri connotati codificati, che assicurerebbero le tracce per ogni aspetto sociale: operativo, fiscale, etc…
Certo alla lunga un tale cambiamento porterebbe a risvegliarsi un giorno con una società civile e più efficiente ed proprio questo il rischio che una parte dell’attuale società teme e non vuole.
Che ne sarebbe delle lobbies, delle massonerie diverse, dei partiti politici, dello stesso clero e di tutti gli altri concittadini parassiti, in tutto o in parte, o non proprio produttivi nel nostro mondo del quotidiano. Taluni sono sempre all'erta e si organizano per scongiurare la possibilità di un rischio che a tutti i costi non vogliono assolutamente correre.
Quindi, l’appartato feudale, fatto di caste, categorie, principi, vassalli, vassalletti si organizzano per fare la guerra e mantenere, a gradati livelli, ciascuno i propri privilegi fatti a scala e con gradini più o meno alti che differenziano il ceto.
E per facilitare ciò individuano anche quei soggetti che, seppur inqualche modo si posizionano fra i servi, agitano il coro degli idealisti. Li lusingano, li circuiscono o li assoldano per corrompere o semplicemente ingolfare gli ingranaggi di quella che sarebbe una naturale protesta.
Portano, quindi, nel loro campo tutto quanto serve al loro scopo. Non basta la loro pletora di asserviti sciocchi e obbedienti, certi contestatari intelligenti rappresentano il valore aggiunto da acquisire, qualunque ne sia il costo (tanto, alla lunga, nessuno è duro e puro e ogni individuo ha un suo prezzo, più o meno alto).
Questa missione indispensabile per poter sospravvivere e l'obiettivo che accomuna i "forti castellani, principi, duchi o baroni" sarà quello di denigrare chi si illude e si espone nell'incaponirsi a voler cambiare le cose.
"Populisti e inadeguati",  abbaieranno all'unisono tutti i petulanti cani da guardia assoldati dai nuovi padroni.
"Occupiamo i media e frastorniamo la gente con fake credibili" sarà il dictat dei potenti. Bombardamento continuo coi media sarà la parola d’ordine, tanto il popolo bue che non capisce reagisce. "Applichiamo un metodo nuovo", si diranno pure taluni, "magari anche la tecnica di Orwell di 1984 rivista alla rovescia".
In qualche modo, se si vuole, questo scritto può anche essere una integrazione ad altro articolo, al quale, nel caso, si fa rimando; un pezzo in cui si disquisiva su una immaginaria "città ideale".

 © Essec


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