In un mio
precedente post, parlando del mio vecchio professore di ragioneria, concludevo con
una sua citazione che mi riguardava: “in una classe di orbi, il ragazzo ci vede con un occhio solo”
Come
capita in taluni casi, nel mio prosieguo ebbi modo di approdare a una struttura
lavorativa che corrispondeva ai miei desiderata, vinsi un concorso in banca senza raccomandazioni.
L'assoluta
occasionalità del successo nell'affollato concorso derivò esclusivamente dalla
mia propensione per la matematica. Le tante carenze palesate nelle prove
pratiche, nell'uso delle macchine, associate a una scarsa preparazione
su quelle che sarebbero state le materie d'esame, fecero sì che fossi assegnato
al comparto cassa dell'istituto che mi assunse.
Certo
rispetto alle aspettative originarie l'allocazione lavorativa costituiva un
traguardo occupazionale di buon reddito.
La
qualità del lavoro, seppur utile, risultò fin da subito devastante. Un'attività
ripetitiva che non richiedeva di particolari applicazioni creative e che
scoraggiava improvvisazioni e fantasie risultò frustrante e l'annotazione dei primi ispettori
interni: "elemento su cui non può farsi affidamento" costituì un
timbro indelebile che rappresentava però lo specchio di una organizzazione che
puntava al fidelismo gerarchico, più che ricercare meritocrazia e nuove idee.
Tralascio
il lungo escursus ricco e complesso che, in forza a una determinazione e voglia
costruttiva, realizzata attraverso studio, sempre rinnovate esperienze d’impieghi settoriali in quell'ambito denominata "Banca delle banche", spesso realizzati
con passaggi interni pure sperimentali, fece sì che - alzando sempre più l'asticella, con cambi di ubicazioni, ma senza sconti o regali - approdassi, infine, agli
uffici di punta dell'istituto: integrato nel corpo ispettivo della vigilanza
centrale.
In
quest'ultimo utilizzo apicale, ho avuto modo di vedere e toccare con mano
quanto sia alle volte distante la corrispondenza fra teoria disegnata attraverso
regole, la verifica cartolare, la realtà applicata e l'azione diretta di
vigilanza.
Per il
mio vissuto posso altresì affermare, senza alcuna possibile smentita, che le
incongruenze e irregolarità hanno riguardato tutti gli ambienti, vigilati
e vigilanti in ogni ambito e per quasi ogni questione.
Di regola
ce n’è però una e cioè quella che la meritocrazia non costituisce sempre un
valore e men che meno un assoluto riferimento. Spesso ignoranze, infatti, presunzioni
e servilismi sono utili e a molti.
A coloro
che ambiscono a ruoli di vertice senza dover interagire con inciampi, a coloro che
non gradiscono ombre, a chi predilige dirigenti che non facciano domande, e se
poi uno è per fortuna un po' meno dotato di suo o preposto a essere per la vita
servile sempre in un tal contesto ne troverà un vantaggio. Ci sono premi per tutti,
purchè se ne restino buoni e disciplinati al loro posto.
Per
paradosso, dopo avere operato in tutti gli ambiti nell'Istituto di emissione,
oggi mi ritrovo in contenzioso da ben dieci anni con lo stesso, per aver
scoperto disapplicazioni della normativa che regola i termini del quantum della
mia quota pensionistica.
Ieri ero
chiamato a verificare il rispetto delle regole da parte dei componenti del
sistema bancario, oggi scopro che lo stesso istituto di controllo per cui ho
operato è anche quello che non le rispetta al suo interno con una fare
autoreferenziale che risulta pure arrogante.
Il danno
procurato, al di la delle cifre, è di per se e per principio inquietante (nel
caso potrebbe pure prefigurare una appropriazione indebita e un indebito arricchimento).
In questi giorni, io una ultima ruota di quel carro, mi ritrovo a fare pure delle considerazioni abbastanza elementari su un articolo riguardante il bilancio della banca interna di cui sono socio da oltre quarant'anni e che in qualche modo gravita nel sistema economico di cui si è detto.
Un altro mio scritto di qualche tempo fa era intitolato: "chi controlla il controllore?". Per quanto mi riguarda è proprio questo - e tristemente rilevante - il vero problema di sempre.
In questi giorni, io una ultima ruota di quel carro, mi ritrovo a fare pure delle considerazioni abbastanza elementari su un articolo riguardante il bilancio della banca interna di cui sono socio da oltre quarant'anni e che in qualche modo gravita nel sistema economico di cui si è detto.
Un altro mio scritto di qualche tempo fa era intitolato: "chi controlla il controllore?". Per quanto mi riguarda è proprio questo - e tristemente rilevante - il vero problema di sempre.
Se fosse
ancora fra noi il mio mitico Prof. Billeci, alla sua citazione esposta in
premessa, avrebbe aggiunto "il ragazzo è rimasto purtroppo fermo a dei vecchi
principi etici e morali, che non sono mai stati nella vita reale - ancor meno
oggi - dei veri valori aggiunti o dei fari. Perché siamo umani e nessuno è mai stato e
sarà mai perfetto".
© Essec
P.S. Questo pezzo è stato scritto di getto dopo aver riletto il primo articolo sul mitico Billeci. Ovviamente risente dell'intricato contenzioso che tuttora mi impegna contro la mia vecchia istituzione e l'Inps. Dei due scritti ne è derivata una versione che li accorpa entrambi, ridimensionandoli e revisionandoli, e che può costituire - per tanti che andranno a leggere - anche un'occasione per rivivere proprie esperienze e magari rievocare medesime emozioni.
© Essec
P.S. Questo pezzo è stato scritto di getto dopo aver riletto il primo articolo sul mitico Billeci. Ovviamente risente dell'intricato contenzioso che tuttora mi impegna contro la mia vecchia istituzione e l'Inps. Dei due scritti ne è derivata una versione che li accorpa entrambi, ridimensionandoli e revisionandoli, e che può costituire - per tanti che andranno a leggere - anche un'occasione per rivivere proprie esperienze e magari rievocare medesime emozioni.
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.