Fra i lavori di portfolio fotografico ce ne sono alcuni che apparentemente appaiono semplici ma che, specie per gli argomenti che trattano, in verità necessitano d’essere un po’ lasciati a sedimentare, per cercare di scrivere sugli stessi qualcosa di diverso, attraverso una più attenta visione delle immagini, che sappia leggere un po’ fra le righe della storia.
Antonio Lorenzini, che di recente ha potuto incassare un assai prestigioso riconoscimento pubblico a Corigliano Calabro, con il suo lavoro dedicato a “Timmy”, eccelle nei suoi portfolio che trattano aspetti sociali.
Tempo addietro ha voluto inviarmi alcune sue raccolte, chiedendomi di scrivere dei pareri e, pur essendo io solo un appassionato che rimane intrigato da queste forme di racconto fotografico, ho aderito con i miei tempi.
La serie riassunta nella foto allegata rappresentava, a mio modo di vedere, uno dei lavori più complessi e complicati su cui andare a scrivere.
A monte, il tema affrontato da Antonio già non era facile da rappresentare con delle sole foto, ma molto si sarebbe potuto dire sull’argomento. Racconto quindi la mia.
Paola, una madre oggi trentasettenne, tre figlie.
E’ stata una ragazzina che non ha avuto l’opportunità di vivere l’adolescenza serena che le sarebbe spettata e che, come accade in tante realtà familiari degradate, ad un certo punto si ritrovò a divenire una genitrice super precoce, costretta a navigare, per quanto intuibile, una vita precaria e avventurosa.
A quell’età non poteva avere di certo la maturità necessaria e l’opportunità minimale per curare una figlia che, per il limitato divario d’età, poteva rappresentare verosimilmente per lei la sorella più piccola.
Questa figlia fu affidata da subito a una coppia, che ha provveduto nel tempo a crescerla come tale. Ormai è opinione consolidata quella che dice che i figli sono di chi li cresce e, forse, di questa situazione Paola oggi ne è pienamente cosciente.
Da esperienze successive, sono nate altre due figliole che, per il passato sbagliato le sono state recentemente tolte dal Tribunale, per essere affidate a un centro per i minori. Proprio nel momento in cui Paola si stava faticosamente liberando da una vita che l'ha ingannata e travolta fin da quando era poco più che bambina.
Ora le sue giornate sono scandite dal ricordo, dal vuoto, dall'attesa e dalla speranza di poter riabbracciare al più presto almeno le sue due figlie più piccole e riprendere con loro una vita insieme.
Una madre, due figlie ancora adolescenti, più una, che è figlia naturale e giovane donna che ha beneficiato di altri affetti. Un tribunale per i minori e Paola, una mamma alla quale, per un passato “sbagliato”, sono state oggi strappate due figlie (considerazione quest'ultima, che potrebbe essere smentita dalla cruda realtà dei fatti).
La vita talvolta si nutre d’illusioni e non muore mai il desiderio di poter tornare indietro per correggere un passato che, nel caso, più che vissuto, è stato semplicemente subito.
© Essec
Appare quale silenziose presenze di realtà illusorie, specchio dell'anima
RispondiEliminaVorrei poter aggiungere qualcosa in più alla tua analisi e alle intenzioni dell'autore che nell'assenza appunto ha trovato un ispirazione per la propria sensibilità. Un qualcosa in più che non riesco a trovare oltre le tue parole, le immagini seppur piccole e poco godibili segnano profondamente chi guarda e trovano nella descrizione un utile strumento di lettura e approfondimento introspettivo. Il tema è difficile e sfidante, fotografare ciò che manca, ciò che non c'è, si presta a mille interpretazioni per cui una volta tanto non si può fare a meno di una didascalia che ci guida per mano in un dramma del nostro tempo. Gli interrogativi affiorano prepotentemente nel nostro immaginario, le risposte appaiono inadeguate quando manca il coinvolgimento personale, quello che resta è l'intensità di un affetto negato, chiarissimo in questi pochi fotogrammi, vero crudo dilemma del nostro vivere.
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