giovedì 18 marzo 2021

“Luce, luce, luce, luce! Ho detto luce, non duce”



Nel suo editoriale oggi, “Il Banal Grande”, Marco Travaglio si sofferma sul banale che caratterizza l’azione di tutta l’accolita definita - anche da media - dei migliori, chiamata a dirigere una situazione sempre più confusa e imprevedibile.
In una società italiana esasperata e ormai assuefatta a tutto, si assiste indifferenti a stranezze e operazioni di palazzo poco trasparenti e che hanno poco a che fare con le parvenze anche ipocrite di una pseudo-democrazia.
Sotto un’etichetta scaduta che portava la scritta dei “Migliori”, si sta assistendo ad uno stillicidio di cambiamenti che non rispondono a logiche conosciute, ma più a sostituzioni di uomini messi a comando di qualcosa al solo scopo di mutare gli orientamenti.
Nel sistema bancario nazionale si è parlato molto dei famosi parametri necessari all’abilitazione. L’applicazione dei criteri di “onorabilità e professionalità” agli esponenti aziendali spesso cooptati non ha impedito, però, lo sfascio dell’intero sistema italiano. La scomparsa di molte realtà creditizie ne sono state una prova evidente e tuttora molti risparmiatori, che sono ancora lì a chiedere giustizia, rimangono in attesa nel dimenticatoio tipico utilizzato dal solito potere.
Nessuno parla più delle vicende venete, né dei default toscani e ancor meno degli sviluppi che si stanno definendo per sistemare la spinosa questione MPS.
L’oppiaceo pandemico sta rivelandosi una manna per tanti di quelli che, invece di restare all’ombra, si ritrovano a essere paradossalmente chiamati per risolvere i grandi problemi del paese.
Volendo concedere una chance sarei portato a dire che a un farmacista farei gestire i farmaci, a un fruttivendolo la produzione e il commercio di frutta e verdura, a un trattore l’ottimizzazione della sua trattoria e così via dicendo.
Secondo questa logica, dato per scontata la potenziale capacità in materia, a un banchiere burocrate affiderei al massimo un ministero dell’economia, non il governo dell’intero universo. Ciò, anche per una ragione alquanto semplice, perché prima che uno specialista di settore possa diventare un tuttologo, capace di capire tutte quante le dinamiche e problematiche attinenti a questioni generali, può capitare che non ci sia abbastanza tempo per assicurare il galleggiamento ad una barca che da tanto naviga con tante falle, che già fa molta acqua, e che può affondare precipitosamente, con il rischio di ripetere delle gesta alla “Schettino” da parte di chi dalla capitaneria sorveglia.
In questo caso non so quanto potrebbero ancora servire i fantomatici “torni a bordo cazzo!”, se invece del rovesciamento su un fianco si potesse andare verso il colare a picco, al largo di un mare che non si sa quanto profondo.
A questo punto, mi ritorna attuale una vecchia poesia intitolata “Palloncini”, che così recitava: “E dall’alto ostentavi / la baldanza dei forti / così pieno come eri / di sicura bellezze, / gli accesi colori / con cui eri dipinto / attiravan negli altri / una certa attenzione. / Ondeggiando leggero, / ad ogni soffio di vento, / davi chiara l’idea / di leggera armonia; / erano molti gli adulti che, / come tanti bambini, / ammirati sognavano / di volare nel cielo. / Tu intanto / andando verso strati più alti / ti rendevi insicuro / il tuo mondo terreno: / la minore pressione, / a un fatale livello, / con un semplice scoppio / ti rindusse in brandelli. / E un attimo spense / quell’estetica forte / e il cambiar delle regole / tramutò gli scenari: / coi pezzetti di gomma / che ricaddero a terra / rivelasti di te / le reali fattezze./ La tristezza in un attimo / spense i liberi sogni; / ed in tanti intravvidero / una certa morale: / accertando che, in ultimo, / se apparenze poi ingannano, / basta poco alla gente / per sentirsi contenta.” Questa poesiola sembra alludere a una delle tante foto che ritraggono quei personaggi della storia a cui il popolo si è affidato ciecamente; uomini della provvidenza che non hanno mai tenuto in giusto conto dei loro limiti.
Ci si augura, anche per uno spirito di autoconservazione, di sbagliare le previsioni per l’attuale e ritrovarsi a considerare tutto questo, come solo un momento di pessimismo.
Che dire ancora, se non che la nebbia è fitta e non mostra alcun segno di schiarita. Il tutto, mentre il radar di bordo funziona a stenti e tutti noi restiamo aggrappati a “speranza”, in un atteggiamento fideistico d’altri tempi che scongiuri i mostri.
Diceva un mio caro amico “luce, luce, luce, luce! Ho detto luce, non duce”.
In questo caso si osserva pure che l’ideologia politica è andata a farsi fottere e da tempo, quindi tutti zitti, ai remi sotto le direttive di chi sta sopra coperta all’erta, dice lui, che consulta da solo la bussola. Una brava persona dicono in tanti, mentre la nave va e occhio agli scogli sottomarini e …… speriamo bene.
Un orizzonte pieno di miliardi europei è l'Isola del tesoso che ci attende e nel PD è pure tornato Letta come segretario. Ma anche per scaramanzia e i precedenti sarebbe meglio, per questa volta almeno, non restare sereni. Quindi, come per quella barzelletta che raccontava della scelta del suo girone infernale dantesco definitivo, concessa al trapassato, sarei portato a dire: "Attenti all'onda".

Buona luce a tutti!

© ESSEC

1 commento:

  1. Siamo messi davvero male. Al netto degli editoriali profondi, veritieri e colmi di sana ironia di Travaglio, oggi rimane davvero assai poco al cittadino comune per potersi informare. Troppe invasioni di campo, troppe partite ( talk) inquinate ed inquinanti che propongono superficialità e supponenza. Troppi personaggi che elevano la propria caratura assecondando al peggio la linea editoriale televisiva o su carta di probabili prenditori trasformatisi in ...editori. Il pezzo appena letto parla di ...luca, luce , luce !!!!. Credo proprio che mi recherò da un ottico, magari bravo perchè al mio cospetto si palesano solo ombre sempre più.....buie

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