martedì 20 aprile 2021

Pippo Pappalardo interviene sull'articolo incentrato sulla serata di Giancarlo Torresani dedicata a Federico Vender



In risposta al mio racconto della serata su Federico Vender, promossa da Manuela Gennburg, Presidente del Gruppo Venetofotografia, e felicemente condotta con la solita professionalità e precisione da Giancarlo Torresani, un sollecito riscontro di Pippo Pappalardo, approfondisce e evidenzia aspetti che certamente io non sarei mai stato in grado di affrontare nello stesso livello contenutistico e espositivo. Riporto di seguito quanto ricevuto.

"Caro Toti,
il lodevole tentativo di riprendere in mano le vicende della fotografia italiana e analizzarne i percorsi estetici, storici, politici come pure quelli di costume e di tendenza, deve fare i conti con i dispositivi espositivi che intende adoperare.
In tal senso non può bastare l’eroico e competentissimo contributo del caro Giancarlo, costretto in un paio di ore a sviscerare la complessa vicenda dell’esperienza fotografica di Federico Vender e del suo contributo alla storia nazionale della fotografia.
Il pregevole, come sempre peraltro, intervento di Torresani intendeva riprendere in mano il personaggio e la personalità del fotografo scomparso; quindi metterne a fuoco, a memoria futura, i caratteri per noi fotoamatori più significativi, traendo dall’oblio la sua opera e ricollocarla, grazie ad una attenzione riconquistata, nel suo giusto posto.
Questo lavoro ieri sera è stato realizzato ma siamo ancora agli inizi. Per proseguirlo dobbiamo per una parte, tornare indietro e ricostruire le informazioni che ci mancano (ed i nostri amici ne sanno assai) un’altra parte, proiettarci in avanti corredati, però, dagli studi biografici e scientifici che esistono e che sono, in gran parte, assolutamente disponibili.
Fare insomma quello che è stato fatto attorno a Paolo Monti, la cui eredità artistica prima ancora che materiale, è stata travagliata, turbata e malridotta nonostante il valore assoluto della sua persona. Solo da qualche anno ci possiamo accostare alla sua fotografia con minore sufficienza e approssimazione, consapevoli della storia, fotografica e no, prima di lui e dopo di lui (peraltro i suoi compagni di lavoro per gran parte, sono ancora viventi e pronti a testimoniare). I libri attorno alla vicenda della Gondola sono tantissimi e, per di più, la Gondola è viva e vegeta.
Altra storia è quella di Cavalli, personaggio più complesso. Ma, bada bene, non trattasi di una storia difficile o dimenticata. Tutt’altro! La vicenda è ben documentata e tantissimo sappiamo delle opere della Bussola e dei suoi soci e molto sapremo quando gli eredi Cavalli svincoleranno l’accesso al patrimonio del fotografo.
Quindi, riprendendo le tue considerazioni, capisci bene che, alla luce di quanto sopra, esiste solo un problema di seria esegesi storica da effettuare anche per il nostro amico, mancando la quale dobbiamo supplire con l’efficiente strumento Torresani il quale armato di buona volontà toglie la polvere dalle pagine e ci tira, benevolmente, le orecchie perché magari non abbiamo studiato.
Solo quando avremo studiato, potremo verificare la qualità di quanto ci ha fatto vedere il nostro maestro Torresani. Per adesso dobbiamo fiduciosamente raccogliere il suo invito e andare avanti, senza distrarci e fidandoci del buono e tanto che sta dietro di noi; e magari cercando non lontano dalle tue parti.
Ti ricorderai certamente di Paolo Morello, palermitano ed eccellente storico della fotografia; ti ricorderai di Diego Mormorio, siciliano e trapanese, altro insigne storico, ed amico a me caro: ti rimando ai loro libri, che possono bastare per allargare l’orizzonte di cui ieri sera Giancarlo ci ha fatto intravedere i colori, ma possono, di riflesso, accendere nuovamente i riflettori su un dibattito culturale che pensavamo sopito ma che ieri sera l’acume di Giancarlo ha fatto risorgere.
F.to Pippo Pappalardo."

Buona luce a tutti!

© ESSEC

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