martedì 20 luglio 2021

"Chiò, chiò, paparacchiò: Gli insegnamenti che restarono in fondo finalizzati a se stessi"



Per commentare un interessante scritto pubblicato su Economia & Finanza Verde, avevo preparato il commento che segue.
“Uno scritto ben articolato e molto interessante, specie se si vanno a ripercorrere le vicissitudini recenti di tante istituzioni finanziarie, poi risultate non sufficientemente controllate, sia a livello interno, che da parte degli organi istituzionali chiamati a vigilare.
Ricordo, in argomento, come in un corso di circa trent’anni fa, volto alla formazione di giovani colleghi da avviare all’attività ispettiva, dove diversi esperti veterani erano impegnati a insegnare le specificità insite ai vari aspetti settoriali della futura attività, tutte le problematiche erano ben presenti.
Io ebbi modo di partecipare al primo di quei corsi, per il solo privilegio di appartenere alla divisione che aveva istituito questa metodologia di formazione.
Fra le tante idee di allora legate all’erogazione del credito e alla valutazione del merito creditizio ritrovo oggi esposti nell’articolo dei principi molto similari a quelli di allora.
Ne deduco che le regole di base - che in quelle circostanze furono oggetto d’insegnamento – erano valide, ma non fecero però poi tanta strada nel composito management che ha gestito gli impieghi degli istituti di credito; attesi i tanti default che hanno interessato moltissime realtà, pure di diversa portata.
La storia ha, nei fatti, pure definito - in questo trascorso di tempo – l’effettiva valenza delle valutazioni prospettiche e di ogni forma di vigilanza applicata da chi, intanto, ha gestito i controlli. Magra considerazione, se gli insegnamenti restarono in fondo finalizzati a se stessi, costituendo formalità di eccellenze rimaste vacue teorie che, nella pratica, alla fine della fiera, trovarono poi scarsa applicazione."
Mi piace ripensare a tutto questo per evidenziare come anche in una qualsiasi struttura barocca si annidino inevitabilmente delle intelligenze vivaci, propositive e preparate che, come accade in ogni campo socio-culturale, devono però spesso adattarsi e sottostare a direttive di superiori che non sempre si rivelano all’altezza.
A causa sia di dirigenze impreparate o scarsamente capaci di sfruttare le valide individualità/strutture a loro sottoposte e di cui dispongono (ovvero per l’aver volutamente privilegiato scelte meno impegnative che non superassero o facessero ombra alle potenzialità, aimè, concesse loro da madre natura), i risultati sono pertanto quelli che si presentano oggi sotto i nostri occhi e di cui Daniele Corsini sommariamente racconta - come trascorso storico - nel suo articolo.
Si potrebbe anche chiudere questa breve dissertazione affermando che nulla di veramente nuovo accade – e da sempre - sotto il sole; mentre la ruota del nostro tempo continua a girare, tra l’indifferenza di tutti rispetto agli insegnamenti che si potrebbero e dovrebbero ricavare da una rilettura più attenta e illuminata della storia.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

P.S. – Di quel corso mi rimane ancora impressa in memoria anche quella originalissima formula che veniva utilizzata continuamente da uno dei docenti, ottimo ed esperto ispettore di quei tempi: “Chiò, chiò, paparacchiò”. Un motto che utilizzava per chiudere ognuno dei suoi articolati discorsi didattici e con il quale intendeva semplicemente formulare il classico “eccetera, eccetera ...” che andava a chiudere la trattazione di ogni argomento. Forse oggi un eccellente epitaffio, utile a concettualizzare l'applicazione pratica di tutti gli insegnamenti che, in ogni caso, venivano impartiti ai novelli vigilantes.

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