Il ritratto è uno degli appuntamenti obbligatori per chi ama fotografare. Non poteva quindi mancare nelle esercitazioni pratiche un ennesimo appuntamento dei corsisti e degli stessi soci Arvis sull’argomento.
Le foto proposte sono state realizzate durante un’esercitazione dove fotografi e modelli si sono alternati negli scatti, evidenziando le caratteristiche implicite presenti nelle fotografie di ritratto.
Tagli esercitati in fase di ripresa ed esposizioni valorizzanti le luci naturali o indotte da fari sapientemente orientati, evidenziano come sono ampie le scelte percorribili dal fotografo.
Ciascuno legge, per quanto ovvio, secondo una sua grammatica e l’usuale propria sintassi.
Talvolta i risultati possono quindi apparire similari, altre volte anche piccole variazioni dell’angolo di ripresa realizzano fotografie diverse.
Qualunque altra considerazione, a questo punto, potrebbe apparire superflua poiché, osservando le immagini realizzate da Erik, Gaetano, Giuliana, Riccardo, Septimo e Serena, ciascuno potrà notare le potenziali varietà possibili che vanno anche oltre le poche immagini proposte.
Ognuno, infatti, analizzando i tanti ritratti, potrà tranquillamente leggere i risultati che sono stati frutto, come detto, delle differenti scelte di ripresa operate da ciascuno, anche a seconda della personale indole e sensibilità.
Guardando le immagini, riaffiorano ricordi di un corso di fotografia della neo costituita Arvis negli anni ottanta, dove il mitico Luigi Cocuzza nello stabile che fu Studio dei Seffer, a Piazzetta Meli, insegnava a noi giovani i fondamenti dell'arte fotografica.
Il ciclo si ripete e gli allievi di allora ora insegnano ad altri i rudimenti di una passione che necessita studio, impegno, oltre che talento.
Per concludere, in argomento potrà tornare utile l’esposizione di Monica Mazzolini (figlia d’arte in campo fotografico) proposta sul suo canale di You Tube https://www.youtube.com/watch?v=l8Km9bb7iYM&t=15s. Un'interessante performance incentrata sulla forte relazione che esiste tra scultura e fotografia.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
venerdì 22 aprile 2022
lunedì 18 aprile 2022
Misteri di Trapani: "Il saluto"
Per chi non c'era spiego la foto. Una delle vare dei Misteri di Trapani si ferma sotto casa del soggetto ritratto ..... la mia lettura è che l'anziano faccia parte della confraternita e che in passato fosse stato uno dei portatori (o, mi suggeriscono, un Console) della vara (commozione, disperazione, saluto). I trapanesi sapranno rispondere ..... su quanto possa essere veritiera la mia lettura. Tutti dicono però che le fotografie non si spiegano se riescono a raccontare attraverso la sola immagine.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
martedì 12 aprile 2022
Ecco a voi l’Algoritmo, per molti di noi un illustre sconosciuto
Tratto da Wikipedia, ”un algoritmo è una strategia atta alla risoluzione di un problema, costituita da una sequenza finita di operazioni (dette anche istruzioni), che consente di risolvere tutti i quesiti di una stessa classe.” Inoltre, “l'algoritmo è un concetto fondamentale dell'informatica, anzitutto perché è alla base della nozione teorica di calcolabilità: un problema è calcolabile quando è risolvibile mediante un algoritmo. Inoltre, l'algoritmo è un concetto cardine anche nella fase di programmazione dello sviluppo di un software: preso un problema da automatizzare, la programmazione costituisce essenzialmente la traduzione o codifica di un algoritmo per tale problema in programma, scritto in un certo linguaggio, che può essere quindi effettivamente eseguito da un calcolatore rappresentandone la logica di elaborazione.”
Uno dei fenomeni che influenzano la convivenza oggi è costituito dagli algoritmi che imperversano nella dinamica della rete e in special modo nei social.
In un interessante libro di qualche tempo fa Federico Rampini ("Rete padrona" edito da Feltrinelli) racconta dell’evoluzione di queste formule matematiche che nel web tendono ad accomunare socialmente i soggetti che hanno visioni di vita similari.
Il tutto finalizzato a limitare le molteplici diatribe degenerative che avevano infuocato i social di prima generazione.
Nel settore, soggetti chiamati a vigilare professionalmente le chat, per limitare scontri con licenza di censure e oscuramenti, non riuscivano sempre a gestire le questioni e, racconta Rampini, che in breve molti degli addetti con incarichi di vigilanza andavano essi stessi in psicanalisi.
L’introduzione dei nuovi algoritmi ha indubbiamente risolto fortemente la problematica in argomento, eleminando spesso a monte la possibilità di scontri fra soggetti aventi opinioni contrapposte.
Si può facilmente osservare, ad esempio su Facebook, come molte delle cose che noi postiamo vengono portate in rete solo all’attenzione di pochi soggetti, che corrispondono per lo più ad amici (o pseudo tali perchè vituali) che presentano affinità con noi, vicini a come la pensiamo, sia su passioni comuni che in altro.
Da tutto questo deriva che progressivamente - e in modo inconsapevole - noi tutti ci disabituiamo al confronto, specie a quello serrato e contraddistinto da punti di vista fortemente divergenti.
Con il falso risultato che ci convince di avere sempre ragione, confortati in ciò dai tanti like e commenti favorevoli di soggetti a cui l’algoritmo ci avvicina e a cui ci propone.
Si perpetua così il triste fenomeno che caratterizza molto il nostro tempo, che concede pochi spazi per approfondimenti e ancor meno per procedere alla verifica della concretezza del nostro pensiero apparentemente libero.
Di conseguenza, siamo diventati tutti irascibili e intolleranti, specie se le cose non vanno per il verso che più ci aggrada. Senza ombre di dubbi o restii a porci delle serie domande sul perché di eventuali insuccessi, ovvero come certe poi idee condivise - e quasi omologate attraverso il virtuale dei social - non trovino effettivo riscontro nel nostro mondo reale.
Parlandoci addosso il pensiero si atrofizza sempre più, a tal punto da disabituarci anche all’ascolto, a capire la ragione dell’altro.
Capita, pertanto, talvolta senza averne piena coscienza - nell’isolamento fisico volgente progressivamente all’inconscio virtuale - che ciò che udiamo sempre più di frequente corrisponde solo all’eco della nostra stessa voce, dell’ego represso che non riusciamo più a riconoscete e che ci piace solo leggere sotto la più comoda forma di "oggettivo consenso" e d'inconfondibile piena approvazione.
Materiale patologico tutto questo, assai trascurato dai media, che merita molta attenzione perché il rischio potrebbe in breve anche essere quello di apparire estranei a se stessi, non sapendosi riconoscere neanche più allo specchio che ci riflette.
Sarebbe uno stadio progressivo rispetto al percorso da qualche tempo intrapreso.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
venerdì 8 aprile 2022
Nella “nostra democrazia” che oggi rimpiange uomini politici ormai scomparsi
Era da un po’ che volevo parlare dell’attualità politica, della guerra in Ucraina, che ha ormai preso il sopravvento sul fenomeno pandemico che aveva catalizzato l’attenzione di tutti, diffondendo a piene mani quella paura che necessita a governanti inadeguati, impegnati a tutelare (spesso per conto terzi) equilibri socio-economici obsoleti.
Stamattina mi ha dato lo spunto la vignetta posta a capo di questa dissertazione e un dinamico piccolo confronto con uno degli amici al quale ho girato la stessa.
Alla vignetta avevo anche fatto seguire un interessante intervento del graffitaro napoletano Jorit alla trasmissione televisiva “Piazza Pulita” della sette.
Di certo gli argomenti solo superficialmente trattati sono molto complessi e contorti; del resto ogni argomentazione in un confronto del genere, comunque, necessiterebbe di analisi prive di preconcetti, che sappiano mettere in campo le proprie visioni personali con l’accortezza di saper ascoltare anche punti di vista differenti; atteso che nessuno è depositario di verità, che le conoscenze di ciascuno sono sempre parziali e che sarà difficile condividere qualunque conclusione.
Paradossalmente, eventualmente, mettendo anche in discussione alcune specifiche verità della storia che, come noto, è sempre stata scritta dai sopravvissuti, spesso del lato dei vincitori.
Credo, comunque, possa risultare interessante riportare la sintesi dell’epistolario whats app avuto con l'interlocutore, magari per le sole singole opinioni condivisibili, indipendentemente dal posizionamento.
C (commento) - Quindi, sono i "Migliori " ad avere fatto la guerra?
R (risposta) - Forse devi allargare lo sguardo per vedere le cose con minore parzialità ........ che Putin è un dittatore pericoloso lo stiamo scoprendo adesso? La dipendenza dal gas russo è stata un'operazione intelligente? Non direi ...... siamo cittadini di un mondo malato ...... oriente e occidente non fa alcuna differenza. Purtroppo ha ragione Papa Francesco e ..... poichè è scomodo, preferiamo continuare con i pregiudizi. Caro amico ..... cerca di fare un’analisi accorta. Ricorda che "anche lo stronzo necessita di essere c......" (n.r. nel detto locale dire "non lo caca nessuno" sta per "trascurato da tutti").
C - La situazione è complessa in effetti. Però noto una .. piccola differenza. Noi qui siamo a parlarne. Nel tuo Oriente, che dici essere uguale all'Occidente, ti fai 15 anni di carcere.
R - E che c'entra questo? Noi viviamo in una pseudo-democrazia ...... sotto ipsosi. Assange che ha sputtanato un mondo intero rischia la galera a vita e Guantanamo c'è ancora. Per un qualunque discorso bisogna scoprire le carte ...... diversamente non ti accorgi che nel mazzo da poker ci sono cinque assi a tua insaputa. In un paese dove un Graffitaro, per nulla immodesto, esprime idee più lucide di emeriti "statisti del c...." e di tanti giornaloni che raccontano balle, vuol dire che siamo messi proprio male.
C - Il fatto che Putin e che i suoi 50 oligarchi, più o meno parenti e amici, comandano sulla Russia intera, ma poi conducono una vita sa nababbi in questo occidente così malato con ville, megayacht, studi, abiti .. non ti fa pensare?
R - Ovvio ..... ma non ti sei mai chiesto perchè dei coglioncelli eredi di imperi economici in occidente lucrano sulle tue spalle senza che te ne accorgi? Guardiamo prima nel nostro giardino ...... è vecchia la storia di guardare nelle proprietà altrui. Il capitalismo, in quanto tale, è alla frutta da qualche tempo e solo le guerre e la continua ricerca di un nemico da additare è la formula che permette di tirare a campare senza affrontare alla radice i problemi ....... un pò come in certi ambienti lavorativi in cui ci si ritrova.
In ogni caso, al di là di come la si pensi, è utile continuare a scambiare opinioni, specie se rivenienti da idee e posizioni contrapposte.
È la cosa che latita sempre più nella “nostra democrazia”, che si trova a dover rimpiange (Santoro docet) tempi e discussi uomini politici di elevato livello culturale ormai scomparsi, ormai per lo più sostituiti da macchiette autoreferenziali, che potrebbero ben infoltire tanti gabinetti di psicanalisi.
“La guerra è la più diffusa forma moderna di terrorismo.” “Una promessa è un impegno, è il mettersi ancora in corsa, è il non sedersi su quel che si è fatto. Dà nuove responsabilità, obbliga a cercare, a trovare nuove energie.” “Spero che si rafforzi la convinzione che le guerre, tutte le guerre sono un orrore." (Fra le tante opinioni espresse da Gino strada).
Buona luce a tutti!
© ESSEC
sabato 2 aprile 2022
Come governare eventuali imprevisti, trasformandoli in opputunità creative.
Se in fotografia l’aspetto progettuale caratterizza ogni portfolio fotografico, finalizzato a racconare un’idea con una serie d’immagini meditate per raggiungere lo scopo, nelle foto di street ci si basa sul concetto bressoniano dell’imprevedibile e del “cogli l’attimo”; concentrandosi a catturare immagini collegate a casualità improvvise, talvolta coscientemente percepite in fase di scatto o anche disvelate successivamente nella fase di postproduzione.
Soffermandosi su questa seconda categoria d’immagini, a mò di stimolo e fornire qualche suggerimento, si riportano di seguito alcuni esempi di scatti un po’ particolari, meritevoli di una certa disamina, perchè consentono di soffermarsi sulle circostanze e vicende connesse al momento della loro realizzazione.
Poi ciascuno potrà valutare da sè gli specifici aspetti e prenderli eventualmente in considerazione qualora ci si voglia avventurare nella pratica di questa branca fotografica indefinita; coscienti di optare per scelte che non assicurano mai dei risultati certi, ma che procurano abbastanza diletto e stimolo nell’andare a cimentarsi, nei panni di “cacciatore di click”, senza una precisa aprioristica idea progettuale.
Senza alcuna pretesa d’insegnamento si propongono, allo scopo, dieci immagini che, per come vengono descritti, possono fornire solo suggerimenti per elaborazioni e sviluppi.
Partiamo con la prima fotografia d‘esempio: “Collage”.
Sono tanti oggi gli artisti che realizzano le loro opere attraverso forme differenziate di collage.
Ritagli o sovrapposizioni consentono creazioni fantasiose di forme di astrattismo che non necessitano neanche dell’utilizzo di colori ad olio, tempere, inchiostri, bombolette spry e quant’altro necessario a pitture o grafiche.
Una attenta osservazione di stampe d’immagini diponibili, specie inerenti alla cartellonistica, può offrire opportunità analoghe.
Letture di sguardi attenti di realtà preesistenti e non manipolare possono, come nell’esempio, consentire di trasformare in una unica fotografia la selezione di dettagli che, pur basandosi su immagini altrui preesistenti, riescono a creare un’ulteriore risultato, autonomo e diverso, concettualizzando anche il nuovo risultato proposto.
Andiamo alla seconda: “Mosso sotto controllo nello scatto ma dal risultato incerto”.
Ambiente molto buio, illuminato solo dalla luce derivante dallo schermo dove staziona la proiezione di un filmato fotografico. Siamo nella sala di proiezione del “Centro Internazionale di Fotografia” dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Solo, con il mio amico Greg, abbiamo cominciato a sperimentare per puro diletto e senza una idea ben precisa. Impossibile poter scattare a mano libera, pur avendo impostato una sensibilità ISO alta.
Non disponendo di cavalletto, una certa stabilità della macchina fotografica è ricavata dall’appoggio della mano che l’impugna sullo schienale di una delle tante sedie presenti.
Il risultato, convertito in bianco e nero, appare gradevole per dare la sensazione di un’immagine onirica.
Terzo esempio: “Ricerca creativa”.
Situazione di stallo. Pieno sole a mezzogiorno quasi, che costituisce un pessimo momento per voler fare fotografia.
Un caldo sopportabile solo per un leggero vento che induce dei gabbiani stazionanti nel porto di Trapani.
Non ci sono idee particolari, quindi con gli amici si procede per ingannare il tempo in attesa di raggiungere il ristorante che ci aspetta.
Osservo che i gabbiani, sfruttando le correnti ascensionali, volano disegnando ampi cerchi: scelgo di inventarmi qualcosa e giocarci aggiungendo la silouette del palo della luce.
Oscurando così il sole ne viene fuori un gioco di equilibri, che realizza un circolo di tre gabbiani che volteggiano venendo a formare una piccola giostra. Dei piccoli tagli in post produzione consentono di correggere piccoli dettagli e eliminare elementi di disturbo: e il gioco è fatto!
Quarto esempio: “Riflessi e trasparenze”
Durante una classica scorribanda di reportage in un paesino dei Castelli laziali, mi avvicino a una vetrata che, a causa del sole che ribatte nella parete opposta, non consente di vedere cosa c'è dentro il locale.
Avvicino il viso fino a toccare e riesco a capire di cosa si tratta: è la sezione locale del MSI, con affisso al centro della parete un grande poster del segretario di Partito Giorgio Almirante. Mi piace la scena, il locale però è chiuso e inaccessibile.
Provo a sperimentare diverse soluzioni, alla fine opto per l’unica scelta percorribile che è quella di poggiare l’obiettivo direttamente sul vetro: foto del mitico segretario catturata.
L’era del digitale in questo caso è venuta d’aiuto nel posizionare al meglio l’ottica. Il risultato è sorprendente: il volto di Almirante rimane interamente assorbita dalla sagoma di me intento allo scatto e nel contorno rimane il riflesso assolato.
Costanza, curiosità e un po' di Fattore “C”.
Quinto esempio: “Occhio di mosca”.
Questo tipo di immagini, specie nel lungotevere romano, sono molto frequenti se, in periodo autunnale, si osserva per terra mentre si cammina in controluce al tramonto.
Nelle ultime ore di un pomeriggio assolato, in un momento di quiete, dopo una giornata ventosa, foglie ingiallite si isolano distaccandosi dai grandi ammassi che si accatastavano lungo i cigli nei marciapiedi dei vialoni che accompagnano il decorso del Tevere.
Nel caso, nel lungotevere del Quartiere Testaccio, l’ombra lunga di una leggera foglia disegna un’immagine meritevole d’attenzione.
Un granchio, un piccolo pipistrello, un oggetto marziano, ogni fantasia è possibile se staccata dall’oggetto che l’origina.
Ma l’insieme della foglia e della sua ombra fotograficamente mi risulta più intrigante.
Sesto esempio: “Foto del cazzeggio”.
Classica foto di quello che io amo chiamare “cazzeggio”.
Siamo in una agenzia assicurativa aspettando di essere ricevuti dal responsabile per realizzare delle foto all’immobile.
Chi mi accompagna ha con sé degli occhiali da sole con dei vetri verdi, nulla di particolare.
C’è ancora da attendere, me li faccio dare per un attimo, le poggio sul marmo adocchiato alla soglia d’ingresso e faccio degli scatti.
Nulla di particolare come risultato, solo una risposta alla voglia di volere scattare una foto e far passare più velocemente il tempo.
Settimo esempio: “Casualità e sbagli”.
Non è questa la foto che in origine ha generato l’idea.
Visitando la mostra di ....... al Centro Internazionale di Fotografia, cambiando sala, avevo dimenticato di variare l’apertura di diaframma dell’obiettivo.
Con un obiettivo molto chiuso, quindi, i tempi di esposizione di erano allungati oltre modo. Scattando a mano libera, un vero disastro.
Data un’occhiata per verificare, mi accorgo che le scie che si erano venute a creare risultavano intriganti.
Scelgo, quindi, un’immagine adeguata per sperimentare ancora.
Quello che si vede è il risultato che è stata poi scelto come copertina al mio libro “Fotogazzeggiando”.
La fortuna può aiutare se si ha il coraggio di osare e si colgono le opportunità che vengono offerte.
Ottavo caso: “Cogli l’attimo”.
Stazione ferroviaria madrilena Atocha, per l’imbarco sul treno veloce che portava a Valencia.
Non è ancora giorno mentre si avvicina una addetta al controllo. Alzo la macchina fotografica ritardando lo scatto, ma l’impiegata se ne accorge e, mentre mi dice che non posso fotografarla, il mio dito è già andato in quest’unico scatto.
Il soggetto fotografato era l’addetto al controllo dei biglietti e, durante il viaggio, mi ha sempre tenuto d’occhio.
Ma io ero già, con un po’ di fortuna, riuscito a cogliere l’attimo.
Nono caso: “Complicità”
Siamo a Piano Provenzana. Sono molti i turisti che si alternano a visitare i luoghi. Anche in estate, ne incontri pure molti nei camminamenti lungo i bordi dei crateri di bassa quota.
Una nordeuropea si accingeva a fotografare il compagno e il loro piccolo in una panoramica con la piana di Catania sullo sfondo.
Chiedo anch’io di fare una foto, ma ricercando qualcosa che sappia di diverso. Per farmi capire, simulo al soggetto un saltello, lui afferra l’idea e acconsente al gioco.
Il risultato è riuscito a superare il banale. Certe volte basta solo chiedere.
Decimo e ultimo esempio: “Rivelazioni di Post produzione”.
Per chiudere un caso fortunato, non percepito in fase di scatto.
Siamo a Trapani, in prossimità del porto, dove regolarmente stazionano moltitudini di gabbiani che accompagnano i rientri in porto dei pescherecci.
Fotografare questi uccelli è sempre interessante, specie quando il vento soffia abbastanza. Capita, quindi, di fare molteplici scatti e talvolta pure in successione, ma i risultati non sono mai facili per tanti fattori casuali che concorrono e incidono. Nel caso esposto è capitato un caso ultra fortunato per la inusuale postura assunta dall’uccello.
La cosa bella è che non l’ho proprio fotografato con coscienza, mi sono solo accorto della posa solo nel guardare i files in fase di post produzione.
Una tipica testimonianza di come tante volte certe immagini derivano molto dal caso.
Tutte le foto esposte in questo articolo costituiscono testimonianze dirette sul fatto che non sempre la didattica determina i risultati e come spesso sono tante le concause che vi concorrono.
Conoscere tecnica e regole è comunque e sempre importante, specie quando aiutano a ottimizzare anche le opportunità offerte dal caso.
Difficile, comunque, che in un workshop o in qualunque corso ci insegnino a gestire queste occasioni, legate ad attimi e a prontezze.
In casi dove governa l’imprevedibile, l'immediata lettura è governata molto anche dall'intuito e dalla fantasia.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
Soffermandosi su questa seconda categoria d’immagini, a mò di stimolo e fornire qualche suggerimento, si riportano di seguito alcuni esempi di scatti un po’ particolari, meritevoli di una certa disamina, perchè consentono di soffermarsi sulle circostanze e vicende connesse al momento della loro realizzazione.
Poi ciascuno potrà valutare da sè gli specifici aspetti e prenderli eventualmente in considerazione qualora ci si voglia avventurare nella pratica di questa branca fotografica indefinita; coscienti di optare per scelte che non assicurano mai dei risultati certi, ma che procurano abbastanza diletto e stimolo nell’andare a cimentarsi, nei panni di “cacciatore di click”, senza una precisa aprioristica idea progettuale.
Senza alcuna pretesa d’insegnamento si propongono, allo scopo, dieci immagini che, per come vengono descritti, possono fornire solo suggerimenti per elaborazioni e sviluppi.
Partiamo con la prima fotografia d‘esempio: “Collage”.
Sono tanti oggi gli artisti che realizzano le loro opere attraverso forme differenziate di collage.
Ritagli o sovrapposizioni consentono creazioni fantasiose di forme di astrattismo che non necessitano neanche dell’utilizzo di colori ad olio, tempere, inchiostri, bombolette spry e quant’altro necessario a pitture o grafiche.
Una attenta osservazione di stampe d’immagini diponibili, specie inerenti alla cartellonistica, può offrire opportunità analoghe.
Letture di sguardi attenti di realtà preesistenti e non manipolare possono, come nell’esempio, consentire di trasformare in una unica fotografia la selezione di dettagli che, pur basandosi su immagini altrui preesistenti, riescono a creare un’ulteriore risultato, autonomo e diverso, concettualizzando anche il nuovo risultato proposto.
Andiamo alla seconda: “Mosso sotto controllo nello scatto ma dal risultato incerto”.
Ambiente molto buio, illuminato solo dalla luce derivante dallo schermo dove staziona la proiezione di un filmato fotografico. Siamo nella sala di proiezione del “Centro Internazionale di Fotografia” dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Solo, con il mio amico Greg, abbiamo cominciato a sperimentare per puro diletto e senza una idea ben precisa. Impossibile poter scattare a mano libera, pur avendo impostato una sensibilità ISO alta.
Non disponendo di cavalletto, una certa stabilità della macchina fotografica è ricavata dall’appoggio della mano che l’impugna sullo schienale di una delle tante sedie presenti.
Il risultato, convertito in bianco e nero, appare gradevole per dare la sensazione di un’immagine onirica.
Terzo esempio: “Ricerca creativa”.
Situazione di stallo. Pieno sole a mezzogiorno quasi, che costituisce un pessimo momento per voler fare fotografia.
Un caldo sopportabile solo per un leggero vento che induce dei gabbiani stazionanti nel porto di Trapani.
Non ci sono idee particolari, quindi con gli amici si procede per ingannare il tempo in attesa di raggiungere il ristorante che ci aspetta.
Osservo che i gabbiani, sfruttando le correnti ascensionali, volano disegnando ampi cerchi: scelgo di inventarmi qualcosa e giocarci aggiungendo la silouette del palo della luce.
Oscurando così il sole ne viene fuori un gioco di equilibri, che realizza un circolo di tre gabbiani che volteggiano venendo a formare una piccola giostra. Dei piccoli tagli in post produzione consentono di correggere piccoli dettagli e eliminare elementi di disturbo: e il gioco è fatto!
Quarto esempio: “Riflessi e trasparenze”
Durante una classica scorribanda di reportage in un paesino dei Castelli laziali, mi avvicino a una vetrata che, a causa del sole che ribatte nella parete opposta, non consente di vedere cosa c'è dentro il locale.
Avvicino il viso fino a toccare e riesco a capire di cosa si tratta: è la sezione locale del MSI, con affisso al centro della parete un grande poster del segretario di Partito Giorgio Almirante. Mi piace la scena, il locale però è chiuso e inaccessibile.
Provo a sperimentare diverse soluzioni, alla fine opto per l’unica scelta percorribile che è quella di poggiare l’obiettivo direttamente sul vetro: foto del mitico segretario catturata.
L’era del digitale in questo caso è venuta d’aiuto nel posizionare al meglio l’ottica. Il risultato è sorprendente: il volto di Almirante rimane interamente assorbita dalla sagoma di me intento allo scatto e nel contorno rimane il riflesso assolato.
Costanza, curiosità e un po' di Fattore “C”.
Quinto esempio: “Occhio di mosca”.
Questo tipo di immagini, specie nel lungotevere romano, sono molto frequenti se, in periodo autunnale, si osserva per terra mentre si cammina in controluce al tramonto.
Nelle ultime ore di un pomeriggio assolato, in un momento di quiete, dopo una giornata ventosa, foglie ingiallite si isolano distaccandosi dai grandi ammassi che si accatastavano lungo i cigli nei marciapiedi dei vialoni che accompagnano il decorso del Tevere.
Nel caso, nel lungotevere del Quartiere Testaccio, l’ombra lunga di una leggera foglia disegna un’immagine meritevole d’attenzione.
Un granchio, un piccolo pipistrello, un oggetto marziano, ogni fantasia è possibile se staccata dall’oggetto che l’origina.
Ma l’insieme della foglia e della sua ombra fotograficamente mi risulta più intrigante.
Sesto esempio: “Foto del cazzeggio”.
Classica foto di quello che io amo chiamare “cazzeggio”.
Siamo in una agenzia assicurativa aspettando di essere ricevuti dal responsabile per realizzare delle foto all’immobile.
Chi mi accompagna ha con sé degli occhiali da sole con dei vetri verdi, nulla di particolare.
C’è ancora da attendere, me li faccio dare per un attimo, le poggio sul marmo adocchiato alla soglia d’ingresso e faccio degli scatti.
Nulla di particolare come risultato, solo una risposta alla voglia di volere scattare una foto e far passare più velocemente il tempo.
Settimo esempio: “Casualità e sbagli”.
Non è questa la foto che in origine ha generato l’idea.
Visitando la mostra di ....... al Centro Internazionale di Fotografia, cambiando sala, avevo dimenticato di variare l’apertura di diaframma dell’obiettivo.
Con un obiettivo molto chiuso, quindi, i tempi di esposizione di erano allungati oltre modo. Scattando a mano libera, un vero disastro.
Data un’occhiata per verificare, mi accorgo che le scie che si erano venute a creare risultavano intriganti.
Scelgo, quindi, un’immagine adeguata per sperimentare ancora.
Quello che si vede è il risultato che è stata poi scelto come copertina al mio libro “Fotogazzeggiando”.
La fortuna può aiutare se si ha il coraggio di osare e si colgono le opportunità che vengono offerte.
Ottavo caso: “Cogli l’attimo”.
Stazione ferroviaria madrilena Atocha, per l’imbarco sul treno veloce che portava a Valencia.
Non è ancora giorno mentre si avvicina una addetta al controllo. Alzo la macchina fotografica ritardando lo scatto, ma l’impiegata se ne accorge e, mentre mi dice che non posso fotografarla, il mio dito è già andato in quest’unico scatto.
Il soggetto fotografato era l’addetto al controllo dei biglietti e, durante il viaggio, mi ha sempre tenuto d’occhio.
Ma io ero già, con un po’ di fortuna, riuscito a cogliere l’attimo.
Nono caso: “Complicità”
Siamo a Piano Provenzana. Sono molti i turisti che si alternano a visitare i luoghi. Anche in estate, ne incontri pure molti nei camminamenti lungo i bordi dei crateri di bassa quota.
Una nordeuropea si accingeva a fotografare il compagno e il loro piccolo in una panoramica con la piana di Catania sullo sfondo.
Chiedo anch’io di fare una foto, ma ricercando qualcosa che sappia di diverso. Per farmi capire, simulo al soggetto un saltello, lui afferra l’idea e acconsente al gioco.
Il risultato è riuscito a superare il banale. Certe volte basta solo chiedere.
Decimo e ultimo esempio: “Rivelazioni di Post produzione”.
Per chiudere un caso fortunato, non percepito in fase di scatto.
Siamo a Trapani, in prossimità del porto, dove regolarmente stazionano moltitudini di gabbiani che accompagnano i rientri in porto dei pescherecci.
Fotografare questi uccelli è sempre interessante, specie quando il vento soffia abbastanza. Capita, quindi, di fare molteplici scatti e talvolta pure in successione, ma i risultati non sono mai facili per tanti fattori casuali che concorrono e incidono. Nel caso esposto è capitato un caso ultra fortunato per la inusuale postura assunta dall’uccello.
La cosa bella è che non l’ho proprio fotografato con coscienza, mi sono solo accorto della posa solo nel guardare i files in fase di post produzione.
Una tipica testimonianza di come tante volte certe immagini derivano molto dal caso.
Tutte le foto esposte in questo articolo costituiscono testimonianze dirette sul fatto che non sempre la didattica determina i risultati e come spesso sono tante le concause che vi concorrono.
Conoscere tecnica e regole è comunque e sempre importante, specie quando aiutano a ottimizzare anche le opportunità offerte dal caso.
Difficile, comunque, che in un workshop o in qualunque corso ci insegnino a gestire queste occasioni, legate ad attimi e a prontezze.
In casi dove governa l’imprevedibile, l'immediata lettura è governata molto anche dall'intuito e dalla fantasia.
Buona luce a tutti!
© ESSEC