venerdì 20 maggio 2022
"E ti vengo a cercare" di Andrea Scanzi
Leggendo il recentissimo libro di Andrea Scanzi sui “voli imprevedibili ed ascese velocissime” di Franco Battiato a me, che sono avanti negli anni, è tornato subito alla mente uno di quegli spot di Carosello di molti anni fa.
Si trattava di un seriale commerciale volto a reclamizzare i prodotti di una nota industria costruttrice di elettrodomestici, dove, l’attore Adolfo Celi nelle vesti di un particolare padre di famiglia, in quanto soggetto “incontentabile”, era capace di fare impazzire qualunque rivenditore impegnato a tentare di soddisfare le ossessive esigenze del particolare cliente (per averne una chiara idea si potrà vedere https://www.youtube.com/watch?v=_pISgKv3U34).
Per la sua produzione e per le sue continue voglie di ricerca e sperimentazioni Battiato sarebbe stato un ottimo spot per gli "incontentabili" nella musica e nel mondo artistico in genere.
Scanzi, pur non avendolo mai direttamente incontrato, scrive su Battiato con una narrazione fluida e entusiasmante che coinvolge pienamente il lettore. Fornendo tantissimi dettagli e considerazioni che, per chi ha amato l’artista Battiato, consentono di scoprire aspetti e particolarità della sua complessa vita e variegata produzione.
Battiato è stato un soggetto atipico, travagliato e sempre impegnato a ricercare qualcosa di nuovo e di diverso; un autore che non si è mai accontentato dei successi di volta in volta raggiunti. Che amava resettarsi spesso e azzerare tutto quanto, per avventurarsi in nuovi orizzonti musicali, con composizioni che talvolta potevano apparire strampalate ma che erano ricche, perchè nascondevano sottintesi, miscelando di frequente messaggi diretti e convenzionali con testi trascendentali, quasi subliminali.
Per chi ha amato l’autore, leggendo i capitoli proposti da Scanzi, si accendono e si accompagnano in sottofondo le melodie, i ritornelli, gli arrangiamenti inusuali e trascinanti che, in qualche modo forse hanno pure contaminato analoghe rinascite e trasformazioni musicali in altri artisti (nella musica mi viene in mente, tra gli altri e fra i genialoidi più noti, Lucio Dalla su tutti).
Certo per chi è abituato a classificare le cose, per poterle etichettare secondo rigide categorie tipologiche o stili, inserire Franco Battiato in un casellario codificato o enciclopedico appare impossibile.
Ritornando a “E ti vengo a Cercare”, ho trovato lo scritto di Andrea Scansi molto consono al personaggio raccontato, per la brillantezza espositiva dei testi e per il trasporto che riesce inevitabilmente a innescare nel lettore.
Per chi ha apprezzato Franco Battiato e la sua musica, il libro pubblicato da Paper First (euro 14), è un acquisto obbligato. Di certo un volume da leggere e rileggere ..... perchè sono tante le chiavi di lettura e i significati da scoprire fra le righe nei testi di Battiato scelti e fascinosamente riproposti. Un libro che non prenderà polvere e non avrà tanta pace se riposto negli scaffali della propria libreria e che sarà utile mantenere sempre alla portata.
Sfogliarne le pagine è come assistere a due spettacoli in uno, un concerto dal vivo di Franco Battiato e ascoltare lo spettacolo a teatro di Scanzi, pagando un solo biglietto d’ingresso.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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A stretto giro di posta il mio amico Pasquale, sempre attento e molto paziente nel leggermi, regalandomi una perla anedottica mi commenta così: "Beh, il pezzo è molto efficace e scorrevole, Scanzi dovrebbe retrocederti delle commissioni per l’ottimo spot 😜 Per quanto riguarda Battiato, ho solo un piccolo aneddoto. Nel centro ospedaliero di radioterapia che conosco, nella sala dove i malati sono sottoposti ai trattamenti terapeutici si possono leggere a grandi caratteri alcuni versi di una nota canzone di Battiato (La Cura). Probabilmente gli operatori sanitari ritengono che la forza evocativa di quel brano possa rendere più efficace l’effetto delle terapie praticate. Almeno mi piace crederlo."
Fantastico. E che dire di più?
mercoledì 18 maggio 2022
Zolletta: "Questa è LA NOTIZIA"
Qualche giorno fa Michele Serra, nel corso di un intervento televisivo, ha rilanciato una visione hegeliana che riguardava proprio le interrelazioni che intercorrono nella specie umana.
Sostanzialmente ha raccontato: “ai primi dell’Ottocento il filosofo tedesco Hegel spiegò benissimo il grigio, così bene che è una delle pochissime cose di filosofia che ricordo dal mio liceo. Si chiama dialettica hegeliana: c’è una tesi, c’è una antitesi, e alla fine c’è una sintesi. E la sintesi, dice Hegel, è più forte di entrambe, perché le contiene entrambe. Il bianco è solo bianco, il nero è solo nero, il grigio è bianco e nero. Il grigio non è una semplice somma, è un superamento della contrapposizione violenta. È il colore della dialettica, è il colore del ragionamento, delle sfumature, è il colore del compromesso, della trattativa, e dunque, alla fine, è il vero colore della pace. Bandiera bianca significa: mi arrendo. Bandiera grigia significa: parliamone da pari a pari. Stasera sventolo bandiera grigia.”
Oltre a tornare utile il predisporsi ad ascoltare quanto dicono gli altri, risulta altrettanto salutare leggere quanto viene scritto dai tanti, se si vuol tentare di comprendere o approfondire visioni e opinioni diverse.
Ascolti responsabili e buone letture costituiscono ottimi esercizi per innalzare in ognuno il livello di tolleranza, poiché entrambe le pratiche aiutano ad accettare il fatto che si possa argomentare sia attraverso strumenti comunicativi personali, più consoni e utili a esprimersi, sia per far capire specifici aspetti; soprattutto in merito a tematiche che sconosciamo o che risultano a noi ostiche o molto lontane.
Per quanto risaputo, il confronto basato sull’onestà intellettuale delle parti in causa, costituisce sempre - e per tutti - occasione di arricchimento. La convivenza civile ha nell’ascoltare e nel saper leggere i fondamenti per un contesto che vuole definirsi democratico.
Altro aspetto importante nella società di oggi risulta l'utilizzo ottimale delle professionalità e il diffuso precariato, con complicanze nelle possibili soluzioni praticabili; per la destinazione delle risorse economiche limitate, per la riduzione dei posti disponibili, anche a causa del mancato aggiornamento programmatico dei diversi assetti settoriali.
In argomento, la freschezza dell'articolo pubblicato su FB - che rilancio di seguito, con l'assenso dell'autrice, che nella vita svolge il ruolo di insegnante ed è pure l’artista creatrice del personaggio "Zolletta" - consente di far riassaporare atmosfere lontane che costantemente si rinnovano.
Accende un cono di luce nel mondo della scuola che, nel vissuto di ciascuno di noi, annovera un insieme di ricordi, mantenuti vivi a prescindere dal tempo.
Evidenzia come le tante componenti, regolamentari, didattiche e le controparti umane, che inevitabilmente mutano, si adattano ai contesti, assecondando i momenti culturali delle realtà socio-politiche vigenti.
Bando alle ciance, ritenendolo utile ed istruttivo, riporto di seguito il frizzante testo della docente Florinda Cerrito, legato al raggiungimento di un riconoscimento professionale, in modo che ciascuno ne possa trarre profitto, a prescindere della natura dell'argomento, cogliendo l’essenza e traendone ogni considerazione.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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"Dopo dieci lunghi anni torno al LICEO ARTISTICO!
Questa è LA NOTIZIA.
Dopo averla appresa e immediatamente realizzata, ieri pomeriggio mi muovevo per casa urlando e saltando come una foca impazzita, che agita le sue pinne per autocompiacersi.
Dopo dieci lunghi anni alle medie e tre scuole in attivo, torno a insegnare in un Liceo Artistico.
Che dire, FANTASTICO !!!
Alle medie un'insegnante di Arte ha nove classi, due ore per ciascuna. Solo DUE ORE a settimana e in queste DUE ORE deve fare teoria, cioè Storia dell'Arte, teoria del colore, percezione visiva e pratica, cioè laboratorio creativo.
In verità in queste DUE ORE settimanali, l'insegnante d'arte deve convincere agli alunni che L'ARTE è una disciplina importante e non ricreativa, o 'babbio' , come credono. Che conoscere e studiare ARTE nella vita è importante tanto quanto studiare e conoscere matematica, italiano, inglese... Che cimentarsi nel disegno e fare attività pratica non è prerogativa di chi ha del talento artistico, ma che basta provare, impegnarsi un pochino, per ottenere dei risultati e delle soddisfazioni.
Insieme a tutta questa fase di CONVINCIMENTO costante c'è da aggiungere la parte più sostanziosa, quella di CONTENIMENTO, in cui si devono costantemente tenere a bada spiriti indomabili di preadolescenti impazziti, che non sanno più cosa vuol dire la legge della staticità e del silenzio, ma al contrario sanno cos'è il MOTO PERPETUO.
Alle medie transitano ragazzini tra gli 11 e i 13anni e in questi tre ANNI si trasformano continuamente, sono come mutanti, squassati da tempeste e tzunami interiori. Sono Irrefrenabili, insaziabili e purtroppo spesso infelici e STANCHI.
E noi docenti (più che stanchi), buoni o cattivi, poco importa, siamo come travi portanti di un meccanismo sempre più complesso e fragile e diventati il CAPRO ESPIATORIO di tutti i mali della scuola.
CI DOBBIAMO PARARE IL CULO, si sente dire sempre, scrivete, scrivete, scrivete NOTE, RELAZIONI, tutto quello che succede, nero su bianco.
E così che alle medie un insegnante vive, nel terrore di essere giudicato, sanzionato, accusato, denunciato.
Da chi? da genitori sempre più sul piede di guerra, da presidi sempre più 'dirigenti'... dall'intero universo che punta il dito su di noi!
Siamo sempre più chiamati a essere quello che non ci spetta: psicologi, educatori, coordinatori, segretari, mediatori culturali, animatori... ruoli importanti ma per i quali non abbiamo alcuna formazione e men che meno alcun riconoscimento, che tolgono tempo ed energia al nostro ruolo primordiale.
Ma la scuola non era una famiglia? Un'intera generazione qui cresce, si forma, impara cos'è la vita e come va il mondo. E invece a volte, spesso, si ha la sensazione che la SCUOLA sia diventata una trincea, un campo di battaglia o addirittura un'azienda di telemarketing.
In particolare la SCUOLA MEDIA, la scuola dell'obbligo, è lo specchio di una società che non sa più ascoltare, aspettare, avere pazienza, curiosità, entusiasmo, concentrazione, passione e soprattutto CULTURA. Ma che è sta CULTURA?
Oggi si usa moltissimo, quasi inflazionandola, la parola EROE. Alle medie, lo posso dire con certezza, gli insegnanti sono degli EROI.
Come dico sempre a chi mi dice che tanto AVETE SOLO 18 ORE SETTIMALI, che tanto AVETE DUE MESI DI VACANZA, rispondo che si è vero, ma che il prezzo che si paga per questo che sembra un privilegio è troppo alto.
Ieri, per esempio, tra una spiegazione e una verifica, recuperavo ragazzini che scheggiavano nei corridoi, usciti senza permesso dalle aule o mandati in bagno pur di avere qualche minuto di pace, corridoi dove i bidelli non riuscivano a gestire il caos (e non perché incapaci).
Sempre ieri, al cambio dell'ora ho trovato la collega che mi aspettava sul ciglio della porta, cerulea con segni di stanchezza e amarezza evidentissimi e dentro l'aula un frastuono esasperante che mi ha fatto salire improvvisamente un atto di fede mai avuta. Ho pregato tutti i santi del paradiso e gli dei dell'universo, per avere gli ultimi scampoli di forza e reggere fino all'ultimo suono della campana (e ovviamente ce l'ho fatta anche questa volta).
Questo è successo quasi tutti i giorni di questi ultimi meravigliosi anni alle medie.
E che dire ormai?
Non so perché ma oggi ho dei sentimenti contrastanti. Nostalgia? Noooo. Guardo già i piccoli mostri con distacco. Sento di aver concluso un percorso e un intero capitolo della mia vita e spero di avere contribuito, nel mio piccolo e crescere tante piccole TESTE PENSANTI e seminato un po' di BELLEZZA.
Spero che tutti i piccoli mostri con cui ho avuto a che fare possano ricordarsi della professoressa Cerrito più come un'amica, che come un'insegnante rompiscatole. Una compagna di viaggio, che con l'aiuto di Zolletta ha dato il suo minuscolo contributo per una società migliore."
martedì 10 maggio 2022
Erice 2022-05-10: "Il fotografo sconosciuto"
Nella continua smania comune a noi fotoamatori di ricercare sempre e di voler catturare in uno scatto delle pose particolari, delle scene imprevedibili, attraverso dei punti di ripresa inconsueti, t’imbatti talvolta con chi come te ama la caccia.
Mi è capitato per quest’ultimo Venerdì Santo a Erice di cogliere lungo il percorso della processione dei misteri un tizio, come me fotoamatore, che apparentemente in maniera distratta attendeva il passaggio delle vare in prossimità però di una edicola votiva.
Il soggetto attirò subito la mia attenzione, anche perché non ci voleva molto a capire l’intenzione, e più che cercare di emulare il suo progetto mi intrigava vedere come si sarebbe comportato nello svolgere l’azione.
Il riflesso che lui aveva intuito sul vetro dell’edicola votiva e la statua della vergine e del cristo infante che era posta all’interno costituivano certamente elementi che lo sconosciuto fotografo avrebbe inglobato nella scena.
Mi sono riproposto, quindi, di fotografare il tizio in azione, lasciando solo immaginare il risultato che avrebbe potuto conseguire, vedendo le posture nell’atto del fotografare.
Attraverso la post produzione dei miei scatti ho tratto i fotogrammi che raccontano questo mio scritto e credo che la sequenza sia abbastanza sufficiente, specie per un occhio fotografico esperto, per immaginare le immagini che ha potuto realizzare il fotografo sconosciuto.
Chissà, magari se avrà modo di leggere questo piccolo aneddoto, potrebbe completare con le sue immagini il racconto.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
domenica 8 maggio 2022
La guerra
Si parla tanto di guerra in questi giorni. I media, che ricercano sempre continue novità per tentare di dare un senso etico al loro business, palesandosi con appartenenze che accomunino e con superficialità di analisi, manifestano punti di vista spacciandoli per informazione e cronaca.
I conflitti bellici, più o meno dichiarati, clandestini o manifesti, secondo fazioni o fra nazioni rappresentano attualità perennemente presenti nel nostro globo terrestre.
Confinati in comparti in una babele di culture, spesso ci si accorge di una guerra solo quando le vicende belliche o masse belligeranti ci toccano più da vicino.
Sull'argomento voglio proporre un lavoro che qualche tempo fà ho presentato in un meating fotografico e che in qualche modo voleva mostrare, in estrema sintesi l'essenza ultima e la certezza presente in ogni guerra.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
-- La guerra
In fondo, dalla notte dei tempi, permane sempre irrisolvibile il quesito: cos’è poi la guerra?
Una difesa dei popoli? Il risultato di atavici contrasti tra etnie e religioni? Una tutela strumentale d’interessi contrapposti? La propensione naturale all’espansione del potere? La ribellione al sopruso? Lo sfogo brutale di una forma estrema di violenza fine a sé stessa?
Di certo è un gioco a scacchi per i potenti e una roulette russa per le masse che si battono in prima linea, rischiandosi tutto di persona.
Per alcuni fortunati rimarranno onori, medaglie e trofei da esibire, per tantissimi altri sarà più semplicemente cancellata un’esistenza.
Indipendentemente da appartenenze a fazioni, in ogni caso resteranno schieramenti di lapidi e croci, in sacrari militari - eretti come monito - consegnati alla storia.
Il lavoro presentato si riferisce a Venafro ed è stato realizzato nel 2019. Le foto costituiscono un insieme fra particolari del “War Museum Winterline” e il “Cimitero francese” poco distante dal paese. Quest’ultimo raccoglie i resti di circa seimila militari caduti nella seconda guerra mondiale che facevano parte della milizia francese, sotto il comando del generale Juin.
Anche se tutte le tombe riportano la scritta “morto per la Francia”, le sepolture si presentano in spazi differenziati fra magrebini di fede araba (con relativa moschea) e francesi (con annesso edificio religioso di rito cattolico). Il tutto accomunato in un contesto univoco simboleggiato da una bandiera francese che svolazza al vento.
I conflitti bellici, più o meno dichiarati, clandestini o manifesti, secondo fazioni o fra nazioni rappresentano attualità perennemente presenti nel nostro globo terrestre.
Confinati in comparti in una babele di culture, spesso ci si accorge di una guerra solo quando le vicende belliche o masse belligeranti ci toccano più da vicino.
Sull'argomento voglio proporre un lavoro che qualche tempo fà ho presentato in un meating fotografico e che in qualche modo voleva mostrare, in estrema sintesi l'essenza ultima e la certezza presente in ogni guerra.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
-- La guerra
In fondo, dalla notte dei tempi, permane sempre irrisolvibile il quesito: cos’è poi la guerra?
Una difesa dei popoli? Il risultato di atavici contrasti tra etnie e religioni? Una tutela strumentale d’interessi contrapposti? La propensione naturale all’espansione del potere? La ribellione al sopruso? Lo sfogo brutale di una forma estrema di violenza fine a sé stessa?
Di certo è un gioco a scacchi per i potenti e una roulette russa per le masse che si battono in prima linea, rischiandosi tutto di persona.
Per alcuni fortunati rimarranno onori, medaglie e trofei da esibire, per tantissimi altri sarà più semplicemente cancellata un’esistenza.
Indipendentemente da appartenenze a fazioni, in ogni caso resteranno schieramenti di lapidi e croci, in sacrari militari - eretti come monito - consegnati alla storia.
Il lavoro presentato si riferisce a Venafro ed è stato realizzato nel 2019. Le foto costituiscono un insieme fra particolari del “War Museum Winterline” e il “Cimitero francese” poco distante dal paese. Quest’ultimo raccoglie i resti di circa seimila militari caduti nella seconda guerra mondiale che facevano parte della milizia francese, sotto il comando del generale Juin.
Anche se tutte le tombe riportano la scritta “morto per la Francia”, le sepolture si presentano in spazi differenziati fra magrebini di fede araba (con relativa moschea) e francesi (con annesso edificio religioso di rito cattolico). Il tutto accomunato in un contesto univoco simboleggiato da una bandiera francese che svolazza al vento.
giovedì 5 maggio 2022
Onore al merito: in questo caso, senza se e senza ma!
L’Amministrazione comunale di Palermo, per onorare Letizia Battaglia, ne ha approntato la sua camera ardente a Palazzo delle Aquile, luogo dove Giovanni Sollima ha salutato la suocera con un suo tributo musicale.
Amici che hanno commentato la foto simile a quella in copertina e che l’hanno conosciuta direttamente hanno scritto sui social delle considerazioni, fra le quali due che mi piace riportare.
Una amica ha scritto: “Almeno per una volta, la Città si è ricordata di tributare il giusto onore ad un suo figlio che l'ha tanto amata”. Un’altra, che ha pure letto il recente libro "Mi prendo il mondo ovunque sia", in cui Letizia si racconta mettendo a nudo gli oltre ottanta anni di vita vissuta ha postato: “Ciao Letizia , sei stata sempre battagliera e non ti ha fermato nessuno, hai messo in luce tante negatività della nostra bella città che comunque hai amato tanto al punto che attraverso le tue immagini l'hai fatta amare da tutto il mondo, sei stata sempre determinata e sei riuscita a portare avanti progetti che sembrava impossibile realizzare , adesso riposa in pace cara Letizia.”
Dopo una prolungata sosta, in questo ultimo periodo ho accumulato una moltitudine di scatti da scaricare e l’arretrato ha creato, come spesso mi capita, una catasta di post produzioni sospese che lentamente tendo a smaltire.
Fra i tanti files, la revisione di immagini realizzate ai Cantieri Culturali mi hanno fatto riaffiorare delle strane considerazioni vissute in quei momenti.
Durante la mattina dello scorso 10 aprile, dopo una visita allo Zac dei Cantieri Culturali alla Zisa, con i miei amici si è deciso di fare una capatina al quasi adiacente Centro internazionale di fotografia che non visitavamo da tempo.
Oltre agli addetti alla sorveglianza non c’era nessun visitatore eccetto noi e nel luogo incombeva un’atmosfera strana e particolarmente silenziosa. Almeno questa è stata la sensazione che ho provato. L’aria che si respirava era come ci volesse comunicare qualcosa.
Negli spaziosi ambienti del Centro erano esposte ancora le ultime iniziative portate avanti da Letizia e nella sala principale le foto della figlia Shobba sembravano quasi volessero presagirci un messaggio. Ci siamo mossi tutti e tre nelle diverse sale con discrezione, lasciandoci sostanzialmente guidare e attrarre dalle immagini.
Ciascuno di noi ebbe, quindi, a soffermarsi leggendo i nomi di autori delle opere esposte, per constatare come quante giovani potenzialità fotografiche fossero state accolte in questi ultimi tempi alla corte di Letizia.
Specie i progetti più nuovi realizzati, tutti ancora messi in mostra, testimoniavano l’avvenuta realizzazione dei principali propositi che avevano fatto nascere il Centro. Un sogno nel cassetto di Letizia, realizzato con l’aiuto generoso, lungimirante e fattivo del suo eterno amico e compagno d’avventura Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo.
Tornando alle impressioni percepite in quei momenti, sembrava che l’insieme e la contemporaneità espositiva di tutte quelle mostre, compresa l’esposizione stabile delle foto de L’Ora, stessero a voler comunicare, a significarci qualcosa.
Di li a poco, solo tre giorni dopo, Letizia Battaglia ha salutato questo mondo terreno, lasciando in regalo alla sua amata Palermo una realtà culturale che fa già parte della storia.
Tra le tante sue ultime iniziative, aveva fatto in tempo a redigere con l’ARVIS un protocollo che - dal prossimo 25 maggio e fino al giorno 29 – avrebbe fatto sì che il Centro internazionale di fotografia di Palermo avrebbe ospitato il 74^ Congresso nazionale della Fiaf.
Così i principali nomi della fotografia nazionale e vari intellettuali che avrebbero fatto capolino in città avranno ora occasione di onorare, la memoria della Letizia & Battaglia, come amava lei stessa definirsi. I palermitani e non solo loro avrebbero avuto così anche l’occasione per poter vedere esposte importanti mostre e avrebbero potuto assistere a dibattiti e conferenze con interventi di personaggi sulle tematiche attuali riguardanti la fotografia.
Un’occasione da non perdere e che si raccomanda ai tanti appassionati fotoamatori di tutta Italia che potranno darsi appuntamento in diversi spazi dei Cantieri Culturali alla Zisa messi a disposizione dall’Amministrazione comunale.
Gianni, raggiante, mi raccontò un giorno dell'entusiasmo di Letizia nell'acconsentire, senza alcuna esitazione, all'utilizzo dei locali da lei gestiti, ben felice del fatto che si potesse realizzare a Palermo un tale progetto.
Già per l’ottantesimo compleanno di Letizia, il Comune di Palermo aveva finanziato l’imponente mostra denominata “Anthologica”, che tuttora rimane uno degli avvenimenti culturali più importanti e ben riusciti fra quelli realizzati in città.
L’evento, ospitato in un contesto particolarmente bello e ideale per l’idea progettuale, consentì un allestimento spettacolare, con una esposizione di tantissime fotografie in bianco e nero che invadevano lo spazio (per chi vuole, in un video amatoriale postato su You Tube è possibile cogliere i festosi momenti dell’inaugurazione). Fu anche un enorme successo di pubblico, con una massa di visitatori e ospiti internazionali.
Nella circostanza venne anche presentato un altrettanto ricco volume fotografico, recante lo stesso titolo, che andava a raccogliere tutte quante le foto esposte, libro che è ancora in commercio e facilmente reperibile.
Ma i tempi mutano e le situazioni cambiano e come capita di frequente, accadono pure fatti incresciosi che talvolta adombrano le culture. Pure invidie irrazionali, impregnate talvolta da stupidità congenite, portano taluni a creare assurde esuberanze, al solo scopo di alimentare bile e insoddisfazioni personali.
Succede, come è successo, che tanti - già di per sé sempre pronti a criticare - erano portati a vedere sempre come insopportabili travi nell’occhio delle innocue pagliuzze. Fattispecie, come quelle della serie che raccontano de “la gatta frettolosa che fece i gattini ciechi” (un proverbio ascrivibile ad una delle tante favole con morale lasciateci da Esopo), costituisce il sasso che si allarga con cerchi concentrici sempre più ampi, specie nell'acqua stagnante.
Retro pensieri, ingratitudine, superficialità, difficile dire. Storie come queste, sicuramente anche prevenute, ebbero a prendere a pretesto anche un sevizio per una campagna pubblicitaria della Lamborghini. Il vecchio detto latino: “nemo propheta acceptus est in patria sua" (nessun profeta è gradito in patria) rimane sempre valido e attuale.
Buona luce a tutti!
© ESSEC