mercoledì 29 giugno 2022
Pupi siciliani e Famiglie di pupari
Qualche settimana fa, accompagnando un caro amico forestiero in giro per la città, ci siamo imbattuti con Franco Cuticchio, cugino del più famoso Mimmo, anch’esso un appassionato erede dell’arte dell’opera dei pupi siciliana.
Il suo laboratorio teatrale, che si trova a Palermo, nei pressi della chiesa di San Giovanni degli Eremiti, l’avevo sempre visto chiuso in passato e mi ero sempre domandato se il luogo custodisse un piccolo museo o solo un punto di attrazione turistica, aperto solo in rare circostanze.
Quel giorno invece la porta era aperta e, avvicinandomi, erano distinguibili tanti pupi appesi alle pareti.
Nell’approssimarmi all’uscio erano distinguibili tanti paladini e chiesi allora, alla signora che acconsentì con garbo, il permesso per poter fare qualche foto. Un fischio virtuale fu quindi il segnale che feci agli altri per introdurci e procedere nell’imprevista visita.
Scoprimmo che si trattava di un vero teatrino attivo, con tanto di palcoscenico e posti a sedere per gli spettatori.
Nelle stanze adiacenti, lungo le pareti, c’erano moltissimi pupi, tutti diversi - esteticamente ben fatti - che rappresentavano i vari personaggi delle storie dei paladini di Francia.
C’erano Orlando, Rinaldo, Angelica, Bradamante, il famelico Gano di Maganza e tanti altri; erano tutti quanti appesi e pronti per la loro recita. L’assenza di polvere e la lucentezza delle vesti dimostrava, senza ombre di dubbio, un utilizzo degli stessi in spettacoli continui.
La signora che aveva acconsentito alla nostra visita era la moglie di Franco Cuticchio che, aggiuntosi in breve alla compagnia, cominciò a tenere banco nel raccontarci il mondo dei pupi e di come la sua attività fosse frutto di una delle classiche tradizioni familiari in cui un mestiere viene felicemente tramandato da padre in figlio, anche con tanti sacrifici.
Nell’informarci che tutti i pupi presenti in quel piccolo teatro erano stati creati dal padre ultraottantenne, che ancora oggi provvedeva alle eventuali riparazioni e ad alimentare nuove produzioni, venne pure ad intrattenerci con una serie di aneddoti legati agli innumerevoli spettacoli da loro portati avanti in tutti gli angoli della Sicilia.
Come spesso accade pure in altri tipi di mestieri, lui tra i pupi c’era proprio nato e la sua partecipazione attiva agli spettacoli fin da piccolo aveva necessitato dell’utilizzo del classico sgabello, per potersi porre all’altezza del padre durante le infinite lotte di Orlando e dei vari altri paladini.
Raccontò come la pesantezza dei pupi, proprio per la sua età fanciullesca, era talmente gravosa da indurlo spesso a sollecitare inutilmente il padre ad accelerare il colpo letale nelle infinite lotte fra i contendenti.
Ogni duello risultava quindi un impegno fisico pesante e non era raro che alla fine del combattimento cadesse anche lui a terra unitamente al suo pupo, piombando financo in platea suscitando così l’ilarità degli astanti.
Le storie di Franco si collocavano temporalmente in un periodo in cui la televisione e opportunità di spettacoli pubblici non erano, specie in Sicilia, una cosa consueta.
Venne pure a raccontarci di come la partecipazione di bimbi e adulti era sempre coinvolgente e appassionata, a tal punto che il Gano di Magonza era spesso bersaglio di lanci di ogni oggetto a portata di mano. A questo proposito, ci narrò come una volta i partecipanti di uno spettacolo vollero addirittura che suo padre vendesse loro proprio quel pupo malefico che, successivamente, andarono bruciare in un rogo estemporaneamente improvvisato con la felicità dei tanti.
Gli aneddoti in breve raccontati sono alcuni dei tanti e l’entusiasmo di Franco palesato con le sue narrazioni testimoniavano di quella passione innata che gli si accendeva negli occhi lucidi e in un ampio sorriso. La vena artistica ha una portata larga che abbraccia e ingloba tante discipline. Ma anche qui la passione non basta, occorre quel quid in più, quel classico talento innato che riesce a trasmettere e a coinvolgere tutti quanti gli altri.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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