mercoledì 22 febbraio 2023

La Fotografia come gioco e strumento di cultura



Fortunatamente la mente umana ha previsto fra le contorte elaborazioni esistenziali anche il gioco. Un escamotage che consente spesso di sfuggire in qualche modo dalle realtà meno desiderate e che aiuta a distrarsi da preoccupazioni che si presentano anche pesanti.
La fotografia è per molti di noi un trastullo giocoso che consente di cavalcare l’immaginazione, sia ponendosi come soggetti attivi che da osservatori di quanto ciascuno "osa" proporre, noncurante delle considerazioni altrui.
Partendo dal significato stesso della parola gioco, l’enciclopedia dice che corrisponde a “qualsiasi esercizio, singolo o collettivo, cui si dedichino bambini o adulti per passatempo o svago o per ritemprare le energie fisiche e spirituali: giochi all'aperto, infantili, di società”. Ammonisce anche, attraverso proverbi, che “ogni bel gioco dura poco”, così come “ogni scherzo o divertimento, anche piacevole, vien presto a noia.”
Lo stesso dizionario recita anche che si tratta spesso di “competizione fra due o più persone, regolata da norme convenzionali e il cui esito dipende in maggiore o minor misura dall'abilità o dalla fortuna: il gioco dell'oca, dei birilli, della dama, del poker. In senso figurato (dal gergo dei croupiers): il gioco è aperto, i giochi sono chiusi (les jeux sont faits), a proposito dei momenti iniziali o conclusivi di una operazione o competizione specialmente politica.”
Non si può che condividere entrambe le citazioni, soprattutto se si vuol mantenere nei giusti canali l’oggetto e l’intenzione finalizzata al gioco in sé stesso.
La fotografia è uno strumento tecnologico che in breve tempo ha sorpassato l'espressività innovativa introdotta a suo tempo dalla scrittura.
Come tale può essere vissuto come una forma sofisticata di trastullo ma, se mal gestita, può costituire uno strumento pericoloso che può condizionare negativamente il pensiero delle masse.
L’importanza della Fotografia è del resto riconosciuta e, specie in politica, costituisce anche un’arma di propaganda efficace e penetrante. Tanto si è detto e si continua a dire in proposito.
Il linguaggio dell'immagine, ormai collaudato, sta anche alla base del marketing commerciale che, al di là dei contenuti espliciti, condiziona attraverso i così detti "tagli" (specie se escludenti o parziali rispetto al reale), i colori, gli ammiccamenti, le pose evidenti o nascoste e tanto altro ancora.
Consci delle peculiarità e della natura che possono caratterizzare il fenomeno, almeno nella pratica hobbistica della fotografia, sarebbe assai salutare il mantenersi entro i “confini” correlati al gioco, inteso come gioiosità, trastullo, narrazione positiva, competizione culturale, forma di arricchimento con gl’interscambi naturali che con le diversificazioni alimenta.
Tutto il resto lasciamolo fuori, per aiutarci a vivere e a non avvilire ulteriormente un’esistenza egocentrica che crede da tempo d'essere “a immagine e somiglianza”.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

P.S. La foto in copertina l'ho intitolata "Maschera". Chissà quanti erano riusciti a vederla (come gioco di ricerca fotografica, quanto meno)

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