giovedì 28 dicembre 2023

“UGO e il costo delle suole: Forse ….. domani piove”



"Per individuare i costi sociali dell'inflazione gli economisti parlano metaforicamente di costo delle suole per indicare il fatto che la gente è costretta, in tempi di aumenti dei prezzi, ad andare più frequentemente a prelevare in banca, con conseguenti scomodità e maggiore consumo delle suole delle scarpe."

Negli ultimi tempi con il mio amico Pasquale, autore della citazione virgolettata posta in premessa, abbiamo preso l’abitudine di andare in giro per la città durante in nostri incontri nella Capitale. Anche questa volta il nostro itinerario era libero, alla ricerca di punti caratteristici romani e a caccia di opere di street art meritevoli di essere fotografate, per un utilizzo successivo nei nostri scritti.
Il percorso irrazionale si muoveva, quindi, lungo grandi linee alla ricerca di curiosità.

Chi nutre analoghe passioni sa bene che, oltre alle periferie, sono diversi i quartieri cittadini dove vigono delle tacite liberatorie per i graffitari e gli artisti in genere desiderosi di lasciare un loro messaggio.

In una precedente passeggiata in comune, ci eravamo pure avventurati nei quartieri vicini a Piazza Tuscolo, che erano stati immortalati nelle scene finali del film “I Soliti Ignoti”. Luoghi allora quasi deserti e dove “Peppe” (alias Vittorio Gasman) si ritrovò casualmente - e a suo malgrado - fagocitato in un gruppo di lavoratori presi a cottimo da dei “caporali del tempo”, in un cantiere edilizio.

Oggi, il nostro girovagare doveva approdare a Torpignattara e l’attraversamento della zona del Pigneto ci aveva quasi casualmente portati nei luoghi dove erano state girate le scene più emblematiche di “Roma Città Aperta”, un film drammatico e di guerra del 1945 diretto da Roberto Rossellini.

In particolare sulla via dove venne girata la famosa sequenza in cui Anna Magnani, mentre tenta d’inseguire il camion che sta deportando via suo compagno, viene sparata dai tedeschi e pietosamente raccolta dal prete, nel film magistralmente interpretato dall’indimenticabile Aldo Fabrizi.
Pasquale, che è anche un appassionato del cinema neorealista italiano, ricordava anche bene le scene del film.
Spingendoci verso via Prenestina era sicuro di avere individuato il posto ma non riusciva a localizzare la chiesa collegata anch’essa alla scena. Nessun problema, perché bastò attendere che passasse una signora dai capelli argentati del luogo per averne conferme e delucidazioni, anche sulla chiesa apparentemente mancante.

Venne fuori che le location, che apparivano limitrofe nel film, erano state assemblate e la chiesa era quella di Sant’Elena, ubicata nella vicina via Casilina. Il successivo sopralluogo e le informazioni ricevute in loco ci fecero pure scoprire che anche parte delle scene erano state girate nel cortile interno e attiguo al luogo di culto.

Per raggiungere la meta prefissata mancava da percorrere un lungo tragitto che andava a sommarsi a quello già fatto da San Giovanni ci aveva portato al Pigneto. Decidemmo pertanto di proseguire lungo la via Casilina, lambendo via del Mandrione e la Tuscolana. Un percorso ad entrambi sconosciuto che intrigava per potenziali sorprese fotografiche, che del resto non mancarono.

Lungo l’acquedotto romano, in alcune parti quasi integro, oltre ad evidenti abusi e discutibili proprietà private, si articolavano passaggi pedonali raccontati e che ora avevamo modo di scoprire.

Ci avventurammo come piccoli boy scout (attempatelli preciserebbe qualcuno) lungo una strada parallela alla ferrovia, ma chiusa da tempo al traffico automobilistico, apparentemente poco raccomandabile ove si erigeva la fermata quasi abbandonata della Stazione Casilina. Continuando nel sottopasso approdammo alla fine alla nostra meta finale.

Se vi capita di passare per Torpignattara in orario di pranzo suggerisco di far tappa da Ugo, titolare de “Il Pomo D’Oro”, un ristorante-pizzeria senza particolari pretese, che consente di respirare a pieni polmoni anche l’aria della caratteristica miscellanea etnica del luogo, che vede coesistere una vasta comunità cosmopolita popolare di Roma.
Entrando nel locale è affisso ben chiaro un cartello indicante la possibilità di poter optare anche per un menù fisso della casa, che nei giorni feriali viene proposto al costo 10 euro (15 nei festivi), comprendente un primo, un secondo con contorno, compresa bevanda e coperto. A questo punto devo pure riportare l'ineccepibile considerazione fatta da Pasquale: "Di questi tempi un bello schiaffo all'inflazione!"

Appena arrivati c’erano pochi avventori, dopo pochi minuti la sala era piena di gente. Per lo più operai e anziani abitudinari che forse fruivano anche di abbonamenti, chissà?
Ugo in sala era affiancato da un collaboratore dinamico come lui. Entrambi indossavano una maglietta nera recante un retroscritto con una frase equivoca: “Forse … domani piove”.
Chiesta la spiegazione il socievole Ugo rispose che l’interpretazione della frase era da intendere come un’opera aperta ……. Un modo di dire che ciascuno avrebbe potuto interpretare come meglio credeva, ma che ogni attore poteva anche recitare a suo piacimento e per gli scopi voluti (costatazione dell'assolutezza del dubbio, quindi anche sfottò o presa in giro e, perché no, pure un modo soft per mandare beatamente qualcuno a quel paese).

Dopo pranzo la passeggiata continuava per verificare se erano sorte altre opere artistiche in zona. Qualcosa di nuovo c’era ….. ma poca roba, il tempo del Covid aveva frenato anche le produzioni dei Graffitari.
In inverno le giornate sono corte, non restava quindi che avviarsi al ritorno. Percorrendo la strada verso via dei Quintili scoprimmo che uno scellerato writer aveva del tutto ricoperto un famosissimo murale di via Anton Ludovico Antinori che era stato realizzato da Alice Pasquini.

Ma gli altri, i murales storici, resistevano bene, anche la bellissima giapponesina protetta dalla solita autovettura che la copre in parte.

Durante il tragitto ebbi modo di individuare anche un famoso murale che si ispirava a Modigliani e che ricercavo da tempo.

Una bella passeggiata salutare di oltre quindici chilometri che a noi "diversamente giovani" poteva fare solo bene.
Anche perché per voler fotografare occorre guardarsi intorno e usurare le scarpe, soprattutto se, inflazione o no e come suole dire "UGO", forse ... domani piove!.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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