martedì 2 gennaio 2024

"Io, noi e Gaber", docufilm di Riccardo Milani



In un panorama piatto affiora un lampo di luce; Rai 3 ha programmato per l’inizio d’anno il film documento di Riccardo Milani "Io, noi e Gaber" dedicato a Giorgio Gaber.
Un eccellente lavoro che rievoca, in sintesi e con toni delicati, l'avventura artistica di un cantante impegnato anche nel sociale.
Il regista nel racconto alterna, intrecciando vari momenti, anche personaggi che hanno lambito - direttamente o indirettamente - il percorso artistico di Gaber.
Oltre allo svolgimento cronologico, infatti, varie concettualizzazioni risultano espresse dai tanti soggetti coinvolti; specialmente nel soffermarsi sui contenuti etici e politici progressivamente introdotti e sviluppati dall’artista lungo il tempo.
Il docufilm è altresì fedele nell’illustrare il percorso professionale di Giorgio Gaber, prospettando efficacemente le transizioni culturali intervenute.
Esce fuori pertanto - e in modo netto - l’evoluzione del processo che, dall’entusiasmo nel mettere a fuoco i valori, alla fine si avvia verso una lenta ma cocente delusione per le utopie progressiste mancate. Come rileva il politico Pierluigi Bersani, il processo artistico vede via via trasformare la brillante ironia in un amaro sarcasmo.
Tutto l’insieme costituisce anche il tentativo di mettere la generazione sessantottina davanti a uno specchio e vedere assistere allo scioglimento - quasi per inerzia - dei tanti ideali.
In poco più di due ore il personaggio Gaber viene analizzato in tutti i momenti artistici. Dall’istrionico cantante rock che s’impone temporalmente in parallelo con Celentano e Mina si passa a quello che si trasforma in narratore della Milano provinciale del Cerutti Gino.
Dai suoi interventi originali in vari spazi televisivi, si percepiscono i segnali che portano Gaber al naturale abbandono dell’etere per dedicarsi interamente alla denuncia originata dall’apparizione del Signor G.
Il filo conduttore dell’intero racconto è tenuto in punta di piedi e in modo soft dalla figlia Dalia.
Il documentario scorre focalizzando l’attenzione anche sull’Italia correlata ai diversi periodi del racconto. Non solo datando le tappe dell’artista, ma fotografando anche gli italiani.
Il documentario realizzato da Riccardo Milani segue un’iniziativa editoriale attuata dalla Fondazione GABER per celebrare l’artista a dieci anni dalla sua scomparsa.
Un volume, anch'esso interessante, (G. Vi racconto Gaber) che era improntato principalmente sulla collaborazione artistica con Sandro Luporini, co-inventore del “Teatro-Canzone”.
Su Rai Play è possibile rivedere il bel documentario che certamente merita di essere visionato con attenzione.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

1 commento:

  1. Ho letto il post che ha scritto Toto' Cernigliaro nel suo profilo di Facebook che mi piace riportare come commento ad integrazione del mio scritto.

    "Chiedo scusa se parlo di Gaber.
    (Chiedo scusa a Gaber, anzitutto)

    Del Gaber televisivo non ho molti ricordi, di me bambino. L’ho riscoperto da adulto con internet e le trasmissioni televisive retrospettive. Ricordo, però, la simpatia che mi faceva quel suo modo di cantare allegro e buffo.

    Il Gaber del teatro-canzone l’ho “conosciuto” che avevo, si e no, quattordici anni col doppio album: Dialogo tra un impiegato e non so. Mi folgorò. Quei testi limpidi e chiari - qualunque argomento affrontassero - erano comprensibili anche a un ragazzetto, qual ero io.
    Da allora ho seguito Gaber con un’ammirazione sempre più grande, direi, smisurata. Così sono cresciuto ‘a pane e Gaber’ anzi, come chi mi conosce sa: ‘a pane Gaber e Guccini’. Ma Gaber ha, certamente, inciso in modo più profondo e, infatti, le sue canzoni, i suoi monologhi, mi accompagnano da sempre.
    Già i soli titoli di tanti suoi pezzi danno l’idea dell’immenso lavoro gaberiano:
    Un’idea, Oh madonnina dei dolori, Quello che perde i pezzi, I borghesi, La libertà, Polli d’allevamento, Far finta di essere sani, Io se fossi Dio, Qualcuno era comunista, Il suicidio, L’elastico, La chiesa si rinnova, Il conformista, Canzone dell’appartenenza, Il dilemma, Chiedo scusa se parlo di Maria, C’è solo la strada… e un’infinità di altri titoli.

    Quante riflessioni mi ha stimolato sull’amicizia, sull’amore, sul dolore, sul sociale, sulla vita e, finanche, su Dio, che, oggi, non riesco proprio ad immaginarmi un Totò senza Gaber.

    Grazie Signor G
    TC

    PS: e grazie a Riccardo Milani e al suo “Io, noi e Gaber” che mi ha emozionato e commosso. Consiglio di vederlo!!! Lo trovate su RaiPlay."

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