lunedì 11 novembre 2024
Turisti trentini a Palermo
Con S. ci accompagnavamo in una lunga passeggiata con R. e A. per proporre una visione di Palermo turisticamente inusuale.
Attraversata la parte alta di Corso Vittorio Emanuele e superata la Cattedrale, si era infatti deciso di addentrarsi nella depressione di Danisinni, un angolo della città sconosciuta ancora oggi anche a tanti palermitani che, grazie all’impegno di volontari e artisti di street, si sta avviando verso un recupero sociale.
Una volta ammirati i tanti murales dei diversi graffitari e percorsa l’opera in continuo divenire di Igor Palminteri, denominata “Fiume di vita” abbiamo continuato l’immersione nelle viscere cittadine e, attraversando il Vicolo Zisa, ci si veniva ad imbattere in un’altra coppia di trentini. Per lui era la quarta volta che visitava Palermo.
Erano reduci dall’aver visto il museo dei Cappuccini e dopo aver ammirato dall’esterno il Castello della Zisa si stavano avviando a rientrare verso il centro storico, forse per tornare ad immergersi negli sgargianti colori dei mercati.
Per R., che m’accompagnava, era la seconda volta di Palermo; A. invece conservava vaghe reminiscenze di lontani ricordi giovanili.
In verità R. aveva scoperto la città solo da qualche mese ed era andata via con la voglia di ritornare presto per continuare a scoprire dell’altro, come stava avvenendo.
R. e A., analogamente alla coppia incrociata di prima, erano anch’essi interessati alla scoperta di una Palermo antropologica e più popolare. R. in più era affascinata per le opportunità fotografiche che si offrivano dietro ogni angolo e al cospetto della gente.
Per chi vive stabilmente nei luoghi la miscela umana è sempre una realtà che muta lentamente e rientra nella normalità il somatizzare quello che viene sempre più a caratterizzare i vari contesti.
Palermo è ormai sempre più un crocevia che porta a far convivere tantissime etnie e, in quanto porto di mare, alloca nei quartieri del suo centro storico tantissime culture eterogenee, che comunque riescono a convivere pacificamente; che progressivamente si integrano in un cotesto sociale confuso, talvolta indistinguibile, tra un legale e un illegale sostanzialmente impegnato nella sopravvivenza. Significativa al riguardo appare l’opera artistica di Blu realizzata all’albergheria.
Anche per noi, abitanti di quartieri borghesi, le diversità non costituiscono più situazioni incompatibili, anzi. È pertanto normale che le nuove comunità tendano anche a ricreare delle loro aggregazioni, con l’intento di conservare e preservare specifiche abitudini e valori differenti.
Ne deriva che, mescolandosi anche ai palermitani meno abbienti, i quartieri del centro storico tendono a concentrare e mischiare fra di loro soggetti appartenenti anche a culture diverse, portate a replicare riti ed abitudini dei loro luoghi d’origine.
Tutto quello che accade è, quindi, anche un laboratorio sociale perpetuo in continuo mutamento e, pertanto, viene a costituire – e non solo per il turista - oggetto di curioso interesse; generando una particolare attrazione, specie in chi viene a visitare questi posti per la prima volta.
L’occhio e la mente del turista sono più disinibiti e osservano, rispettano, spesso interloquendo; scoprendo un universo diverso e talvolta sconosciuto di cui in breve s’innamora.
Palermo è caotica, è munnizza, è un vociare continuo nei mercati, è la presenza dei posteggiatori abusivi, dei vigili urbani e delle autorità invisibili e assenti; è le tante carrozzelle trainate da cavalli, i tanti moto ape alla ricerca di turisti, è il fruttivendolo all’angolo con il lapino pieno di mercanzie e a fare concorrenza sleale, è il venditore di sfincionelli, frittola, panelle, stigghiola o polpo.
Palermo è un caos equilibrato e lungo il via vai delle arterie principali del centro, propone monumenti unici che testimoniano tracce dei tanti dominatori che si sono succeduti nei secoli.
Palermo è Palazzo dei Normanni, Cappella Palatina, la Cattedrale, Teatro Massimo, Biondo, Politeama, Ballarò, Vucciria, Capo, la Kalsa, Borgo Vecchio, Mondello, Sferracavallo, ma anche Steet Art, Cantieri Culturali alla Zisa, Sperone 167. Palermo è un insieme di bellezze e anche le tante brutture delle sue contraddizioni, da prendere in blocco, come pacco unico, senza escludere niente.
Palermo è, inesorabilmente, come in tutti gli ambienti promiscui anche manifestazione di malavita, di delinquenza comune, mafia sottotraccia e presenza di tanta gente onesta: in maggioranza; di realtà poliedriche miscelate nell’essenza di una comunità globale, in maniera tale da confondere i ruoli per assicurare propri spazi di sopravvivenza.
Le diverse moschee disseminate nel territorio, le tante chiese cattoliche, protestanti e valdesi; come pure le comunità e associazioni dove la domenica s’intonano gospel di gente di colore, testimoniano l’apertura concreta che è stata incentivata da una “Politica Leoluchiana” rivolta all’accoglienza.
Tamburi, musica etnica e rock moderno riecheggiano, coabitano e si sovrappongono, quindi, nei vari spazi che accolgono le differenti culture artistiche e sviluppano sempre più l'arte della coesistenza sociale.
Per concludere, accompagnare amici a conoscere la propria città permette d'osservare meglio la realtà in cui noi stessi siamo immersi e consente di capire gli accadimenti dei tanti mondi che hanno come costante - e tutti - dei confinanti che etichettiamo con la formula "stranieri".
Del resto viaggiare, come risaputo, è un’occasione per crescere, non è solo mettere delle bandierine in luoghi esotici o lontani, ma accorgersi che siamo un crogiuolo unico in cui si riversano tante esistenze, spesso assai diverse, destinate, comunque, a convivere per poter assicurare a tutti quanti dei margini di sopravvivenza.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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