venerdì 18 ottobre 2013

NEGAZIONISMO, L’IDIOZIA NON E’ REATO (Bruno Tinti)

La Commissione Giustizia del Senato ha proposto una modifica (primo firmatario Casson, Pd) all’art. 414 del codice penale: se il Parlamento approverà (e c’è da giurare che lo farà, sono tutti d’accordo), negare lo sterminio degli ebrei a opera dei nazisti sarà un reato punito da 1 anno e mezzo fino a 7 anni e mezzo di prigione. Che nessuno si sia posto un problema di compatibilità con l’art. 21 della Costituzione (Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione) non stupisce; spaventa. 
Intendiamoci bene: l’Olocausto è una verità storica dimostrata in modo inoppugnabile da documenti e testimonianze non contrastabili. È stato anche un genocidio abominevole, una serie spaventevole di crimini contro l’umanità, una regressione della natura umana che, prima di indignare, sconcerta: la coscienza è ferita dalla bestialità dell’evento, la ragione si chiede come sia stato possibile. Tuttavia è inaccettabile che l’imbecillità o la faziosità siano punite con il carcere. 
L’art. 414 attualmente in vigore punisce l’istigazione a commettere delitti e l’apologia di essi. Istigazione: ne ho abbastanza di mia moglie, quasi quasi la uccido; però, se mi prendono? Ma no, vedrai, andrà tutto bene. Apologia: ammazzare le mogli che rompono è cosa buona e giusta. Se istigazione e apologia riguardano delitti di terrorismo e crimini contro l’umanità, la pena è aumentata. Il che è – ovviamente – giustissimo. Ma se ci si limita a sostenere che un certo delitto non è mai avvenuto? Qual è la valenza criminale di questo comportamento? Chi nega l’olocausto non dice che i nazisti hanno fatto bene ad ammazzare 10 milioni di ebrei; e nemmeno dice che sarebbe bene rifarlo. Espone una sua demenziale teoria che merita una schifata ripulsa e l’isolamento sociale: ma niente di più, pena ricadere in analoga ignominia. 
Nel XII secolo Papi e Imperatori fondarono l’Inquisizione; servì a punire i sostenitori di teorie contrarie all’ortodossia cattolica. Torturavano e bruciavano (nell’ordine) eretici e pagani, sospetti di false credenze, predicatori di dottrine scandalose e contrarie alla vera religione (tra questi chi sosteneva non essere vero che la Madonna era stata concepita senza il peccato originale). Bruciarono Giordano Bruno perché sosteneva (tra l’altro) che esistevano altri mondi oltre la Terra; e spaventarono a morte Galileo Galilei che, saviamente, disse che avevano ragione loro prima di farsi torturare 
E’ vero che, in questi casi (ma durò fino al 1800), i persecutori difendevano falsità storiche e oggi si vuole difendere la verità storica. Ma è anche vero che ogni individuo ha diritto a non essere costretto a soggiacere a condizionamenti ideologici, morali o religiosi altrui. E che certe cose si sa come cominciano ma non si sa come finiscono. Oggi siamo tutti d’accordo che i negazionisti sono dei faziosi imbecilli. Ma mi scoccerebbe molto se, domani, una legge analoga mi mandasse in prigione perché, chiacchierando con amici o scrivendo su questo giornale, esprimessi l’opinione che Dio non esiste, che il sesso tra persone adulte e consenzienti è cosa buona e giusta e che il diritto di voto esteso a persone incolte e disinformate è irragionevole. Tutte tesi, come si vede, che contano una vasta e determinata opposizione; e, tuttavia, vorrei conservare il diritto di sostenerle.

Bruno Tinti (Jack's Blog - Il Fatto Quotidiano, 18 ottobre 2013) 

 

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