In un palcoscenico che ogni giorno vede postare nei vari social migliaia e migliaia d’immagini, aver avuto l’opportunità di visionare le foto realizzate da Daniele Vita ha rappresentato la speranza provata che la fotografia è ancora viva per come la intendono gli appassionati.
Avevo avuto modo di apprezzare soltanto le foto che Daniele ebbe premiate al Circuito di letture di portfolio Fiaf on line di quest’anno a Bibbiena, costituite da una limitata serie d’immagini in bianco e nero, sicuramente meritevoli dell’ambito riconoscimento, in un contesto ricco di buoni lavori proposti da tanti fotoamatori.
Riferendomi a quell’evento nell’occasione ebbi a scrivere un articolo, nel quale enfatizzavo come spesso, in presenza di tanti buoni portfolio, il pieno riconoscimento è legato alle formule con le quali si procede nelle selezioni, alle segnalazioni dei giurati, che possono talvolta portare a sacrificare dei lavori per l’elevato livello della concorrenza o per altro.
Tornando alla serata offerta venerdì scorso dal Club Fotografico AVIS Bibbiena EFI, le tante fotografie proposte, supportate dai ricchi commenti di accompagno, hanno evidenziato – oserei dire - l’essenza profetica del cognome di Daniele: Vita.
Il suo modo di scattare evidenzia la non comune capacità di saper rappresentare, con ogni foto un intero racconto, momenti di vita appunto. La visione di un suo portfolio completo consente di leggere tanti paragrafi di storie alquanto complesse.
La narrazione che illustra, con i ritratti inseriti nelle scene di reportage, dipingono una tela composita e ricca di moltissime gradazioni di grigio concettuale. Le risultanze estetiche appaiono, quindi, sempre esaustive rispetto all’intento progettuale immaginato.
Ma non è solo questo, traspare anche la capacità di adattarsi e di saper cogliere al volo le occasioni che si presentano, anche attraverso una dinamica di ripresa che cattura scenari da diverse angolazioni, che tendono a completate l’unico messaggio.
Financo in un lavoro, da lui stesso definito come interrotto, quindi per lui incompleto, nel visionarlo a me è apparso esaustivo e completo rispetto al proposito originario raccontato a parole.
La naturale predisposizione collima con l’indagine sul sociale che, per quello che ho visto, sembra costituire il filone preferito nella sua produzione.
In moltissimi scatti Daniele, a mio parere, riesce a cogliere e catturare nel profondo le anime dei soggetti immortalati. La facilità nel saper cogliere espressioni che lasciano intravedere i segnali di tanti messaggi non è cosa comune.
I tagli, apparentemente occasionali, costituiscono la sua forma di ricerca di forme e inquadrature, inventate al momento, che alla fine conferiscono autorevolezza a ogni immagine, consentendo di indirizzarsi immediatamente sui soggetti e le storie, siano esse costituite da figure umane o simbologie, per far cogliere ogni allusione su quel che si vuole dire.
L’esempio mostrato dei soggetti nisseni (in copertina) ritratti in occasione del Mercoledì Santo costituisce un ulteriore esempio che comprova prontezza e duttilità operativa.
Ogni figura fotografata, con l’efficace intuizione nell’uso di un fondale bianco per fotografare i singoli figuranti della Real Maestranza, corrisponde al racconto che ciascuno personaggio viene a rappresentare e che comunque, con un pò di fantasia, ciascun osservatore può leggere o immaginare a modo proprio. Un lavoro superbo frutto da un’estemporaneità lucida e pronta presente nel DNA dell’autore.
Il lavoro su Lampedusa, poi, pur privo di presenze umane, racconta perfettamente l’essenza del messaggio voluto. Attraverso la rappresentazioni di luoghi, spazi e simboli e, soprattutto, con l’evidenza delle assenze.
Le immagini delle varie feste pasquali della Sicilia, infine, sono emblematici manifesti della sacralità pagana che caratterizza questa terra.
Personalmente, nei lavori presentati, certamente parziali rispetto a una più vasta produzione a me ancora sconosciuta, ho visto i Ferdinando Scianna, Enzo Sellerio, Nicola Scafidi, Melo Minnella e tanti altri che, ringiovaniti, sembrano essere tornati a fotografare la loro Sicilia.
Riguardo alle tecniche di ripresa, specie in alcuni lavori, le immagini proposte mi hanno portato a immaginare i reporter di guerre. In questo caso delle guerre non note e sotto traccia che sono presenti in ogni contesto civile, apparentemente pacifico, di questo mondo.
Buona luce a tutti!
© Essec