sabato 30 settembre 2023
“IS-LAND” di Fabio Sgroi curated by N38E13
Un Fabio Sgroi che non conoscevo si è rivelato nell’annunciata mostra inaugurata ieri a Palermo, al Real Albergo delle Povere di Corso Calatafimi, e che ha accolto una massa di appassionati di fotografia e non solo.
Fra i tanti, al vernissage era presente anche l’amico fotografo Melo Minnella che a sua volta, sabato 7 ottobre, inaugurerà la mostra “Paesaggi, memorie e astrazioni. La Sicilia di Melo Minnella” al Museo Civico di Castelbuono.
Alla mostra Sgroi ha esposto immagini naturalistiche in bianco e nero, eccellentemente stampate da Davide Guadagna (PrintAndGo), e presentate con un taglio panoramico.
Un insieme di immagini allocate in un ambiente che connotavano le singole foto, a mio parere, come tanti tasselli di un’unica installazione artistica.
Particolarissima risultava, infatti, la cura espositiva; composta da una gigantografia centrale con ai lati una serie di fotografie di formato minore che, grazie a una azzeccata illuminazione, riusciva a creare un ambiente onirico, inebriante e coinvolgente per l’occhio dell’osservatore.
Un ulteriore passo artistico, quindi, di uno Sgroi che viene ad arricchire le tematiche dei suoi racconti e che, questa volta, si propone con foto che miscelano squarci sconosciuti di una Pantelleria lavica, con scatti che testimoniano, seppur in forma velata, interventi dell’uomo.
La nota pesantezza cromatica del paesaggio pantesco, nella lettura creativa di Sgroi, si trasforma in un insieme di singoli riquadri suggestivi che richiamano l’ultima mostra di Josef Koudelka (Evidenza della storia, enigma della bellezza), dove cento immagini, anche in quel caso in bianco e nero, rappresentavano colonne romane e rovine egizie, memorie e testimonianze della nostra cultura mediterranea.
Non ritengo sia opportuno aggiungere altro per una mostra molto sobria ma, a parer mio, al contempo efficace.
Chi deciderà di visitarla, sicuramente potrà anche trarre delle considerazioni personali forse anche diverse dalle mie, ma questo è normale in un approccio culturale aperto e disponibile al confronto.
In conclusione, sempre a parer mio, una bella mostra che merita di essere visitata con spirito libero, ma anche conforme all’idea di entrare in un tempio o in un anfiteatro antico, secondo i gusti che più aggradano.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
giovedì 28 settembre 2023
"Il massacro di Fort Apache"
Atteso che i fuorilegge, gli evasori vari e in genere i beneficiari del sistema partitocratico attuale sono gli unici fedeli, che esercitano il voto alle varie elezioni, a quanto pare, per quanto sta accadendo, quei partiti che rappresentano al meglio i loro interessi hanno deciso di uscire evidentemente allo scoperto.
Ritengono forse che non occorre più, per loro, mascherare con manovre (di lobby o pseudo ideologie di comodo) i propositi e le azioni che ritengono più utili per mantenere un potere facilmente raggiunto; tra l’indifferenza di chi convintamente ritiene che esprimere il proprio voto, quando chiamati alle urne, costituisce solo una perdita di tempo.
Sta succedendo la stessa cosa che ormai accade sistematicamente (in piccolo) anche nelle assemblee di condominio, dove raggiungere il quorum per poter deliberare anche sulla normale gestione è diventata un’impresa titanica.
Forti di ciò, gli amministratori condominiali hanno costituito una loro casta, fino ad assurgere talvolta a inamovibili despoti, che operano nella indifferenza di coloro che in verità (loro sì) detengono il vero potere decisorio per ogni cosa.
L’amministratore, che rappresenta il capo di un governo nominato dai condomini e che è chiamato ad eseguire pedissequamente le delibere emanate, molto spesso, senza il minimo rispetto per le regole interne, genera un’ammuina anche amministrativa, facendosi forte di consiglieri cooptati e compiacenti che avallano e acconsentono deroghe, ritenendosi privilegiati (o importanti nel condominio) già per il marginale ruolo (per loro prestigioso) ricoperto. Ignoranza e piccoli privilegi, quindi, molto spesso sostengono e oleano dei veri e propri soggetti trasformati in ras, che diventano difficili da scalzare anche per la carenza di attenzione e la scarsa partecipazione numerica anzidetta.
Nell’ultimo mio soggiorno romano ho potuto verificare interventi di sicurezza sul territorio forse spropositati.
Financo gli spazi antistanti alle principali istituzioni governative, diversamente dall’anno scorso, risultano oggi inibite al passaggio dei normali cittadini. Il tutto mi ha dato l’impressione che ci fosse quasi un fortino da difendere; dove i potenziali assalitori potrebbero solo essere quegli stessi italiani che li hanno indirettamente eletti.
Tale costatazione mi ha fatto sorridere in merito alla notizia diffusa dai media riguardo al trasbordo dei due Capi di governo (M&M) da Montecitorio a Palazzo Chigi, per un percorso a piedi di poco più di cento metri e nello spazio interno al fortino di cui si è detto; che veniva spacciato come uno spostamento fatto in mezzo al popolo, in spazi accessibili alla gente comune. Cronaca falsata, propaganda dei media fine a sé stessa o cosa?
Sembrerebbe che i governanti dei due trittici famosi (Liberté, Egalité e Fraternité, per Francia ovvero Dio, Patria e Famiglia per Italia), respirando nell’aria un'impopolarità diffusa e temendo sempre più l’imminente ira delle rispettive loro genti, tendano a chiudersi sempre più nei loro bunker superprotetti.
Il tutto mi fa tornare in mente quei film epocali del cinema americano degli anni cinquanta, dove i “nostri” rappresentavano i buoni e i poveri indiani degli incivili, violenti e cattivi.
Al riguardo può tornare interessante leggere la critica al film "Il massacro di Fort Apache"; è un film western del 1948 diretto da John Ford, dove gli indiani vengono rappresentati in una maniera sostanzialmente rispettosa, o comunque neutrale. Le loro ragioni - il diritto a vivere sulla propria terra, il mantenimento delle tradizioni - e le loro proteste contro i soprusi e le violenze dei bianchi, accoratamente esposte da Cochise durante l'incontro con il comandante Turner, non vengono offuscate dalla violenta battaglia finale, il cui esito disastroso per la cavalleria rimane peraltro da imputare in tutto alla proterva ottusità del colonnello.
La Storia ha certamente un valore, ma anche la cinematografia che rivisita i fatti, senza alcun dubbio, ha uguale importanza.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
lunedì 25 settembre 2023
Ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo
Al di là di ciò che comunemente si pensa, i social possono anche essere degli ottimi mezzi per lanciare temi di riflessione, confronti e, in ogni caso, tenere accesa la fiammella della cultura consapevole.
Mi piace, quindi, rilanciare delle considerazioni sulla relatività di recente pubblicate dalla fotografa Marina Galici, assai utili anche a ridimensionare quell'IO pervasivo, in continua espansione e che tarocca profondamente i veri valori nella società di oggi.
"Dato per assodato che: "Nella teoria della relatività non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo. Secondo la famosa teoria della relatività il tempo si dilata con l’avvicinarsi alla velocità della luce. Questo significa che esiste soltanto un tempo relativo rispetto a un osservatore, un tempo proprio per ogni sistema di riferimento, che nel nostro caso è la Terra".
Ed è proprio per questo che solo il "sogno", come energia pura immateriale, o il pensiero creativo - l' ispirazione, può viaggiare alla Velocità della Luce, attraversando la materia e sconvolgendola. La preghiera naviga alla stessa velocità ( non mi riferisco in assoluto alla religiosità), la preghiera è il lancio nell' Etere di un desiderio profondo con Fede (non mi riferisco in assoluto alla religione).
Ed è per questo che il volto della Terra e il corso della Storia è stato solo trasmutato da artisti, fedeli e conquistatori sognanti. Nel Bene e nel Male..." © Marina Galici
Buona luce a tutti!
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giovedì 21 settembre 2023
Ogni pazienza ha un limite
La statistica è una disciplina universalmente conosciuta e le ulteriori informazioni che raccoglie costituiscono anche un valido strumento per verificare l’andamento delle cose.
Capita quindi che, per qualunque circostanza che coinvolge o che ha coinvolto, ci sia un sistema di rilevazione che monitora l’efficienza e il livello di soddisfazione di ogni utente.
All’ingresso Ario si ritrovò un addetto incaricato di redigere una scheda che avrebbe costituito l’ennesimo profilo che lo riguardava.
Domanda: Come è andata nel complesso, si ritiene soddisfatto?
Risposta: In verità sarei rimasto più felice se avessi potuto fare di più, ma mi nel complesso accontento.
D: Di più, cosa?
R; Non saprei. Magari aver potuto godere di maggiori e diverse opportunità.
D. Si, ma lo sa che a ogni opportunità sarebbe corrisposto un rischio.
R: Ed è quello che qualifica la mia risposta del “mi accontento”.
D: Ma lei lo sa quante persone l'hanno invidiata per quanto è riuscito a realizzare nel tempo concesso?
R: Certamente immagino, tante occasioni mi hanno portato a capire le aspirazioni di tanti.
D: Appunto. Per lei del resto erano state previste una serie di sperimentazioni.
R: E alla luce dei risultati, come sono andate?
D: In alcuni casi il risultato è stato positivo, in altri la sua eccessiva prudenza e l’indole d’accontentarsi del “Bicchiere mezzo pieno” ha profondamente deluso quelle che erano le aspettative attese.
R: Quindi, volendo fare un riepilogo dell’insieme, che voto, da uno a dieci, mi si potrebbe attribuire?
D: Non sono qualificato a rivelare l’esito dei test ..... ma vista l’empatia nei sui confronti, volendomi sbilanciare, a parer mio, poco meno della sufficienza. Tra il cinque e mezzo e il sei meno meno.
R: Pensavo peggio, ma non mi meraviglio.
D: Posso però dirle che le statistiche annoverano dei progressi. Le generazioni precedenti hanno via via fatto registrare un innalzamento delle prestazioni e il voto medio è ormai proiettato a superare la sufficienza.
R; Quindi l’orizzonte prospetta miglioramenti.
D: Certo ..... del resto a forza di sbattere, alla lunga qualche insegnamento si apprende.
R: Posso sapere cosa succederà adesso?
D: Niente di particolare, ora io passo la scheda al livello superiore preposto alle analisi che, in base all’esame del suo profilo stabilirà la sua destinazione.
R: Non ho problemi e come detto in premessa, mi accontento, qualunque sia la decisione.
Passarono alcune ore senza che ci fossero novità. Passò la giornata senza che accadesse nulla. Poi l’altoparlante pronunciò il suo nome: “Ario è pregato di avvicinarsi all’ingresso per comunicazioni che lo riguardano”. Ario andò. L’addetto alla portineria disse: “Sono molto dispiaciuto, ma la sua pratica è stata esaminata a lungo. Sono state assunte ulteriori informazioni che mancavano agli atti. È stato pertanto accertato che lei rientra nella categoria dei Rompicoglioni, pertanto la sua destinazione finale è all’inferno”.
Per la cronaca, Ario era deceduto da non più di quarantotto ore. In genere le pratiche nell’altro mondo erano veloci e sbrigative.
Anche da morto la sua disamina era risultata alquanto complessa e la commissione esaminatrice, da sempre conservatrice e intollerante, non era mai propensa ad accettare deviazioni arbitrarie dalla carreggiata o a derogare oltremodo alle regole. Peggio ancora era portata ad assecondare chi "presuntuosamente" ne avesse reclamato l'osservanza e il rispetto.
Il signore gentile con il quale Ario aveva interloquito era uno che chiamavano tutti San Pietro. Ebbe anche modo di acclarare che la Commissione che esaminava le istruttorie delle pratiche per il Padreterno era blindata e i componenti fissi restavano segreti.
Va fa n‘culo a tutto e a tutti. Non c’era trasparenza neanche all’atro mondo. Nulla di nuovo neanche nel regno dei cieli!
Buona luce a tutti!
© ESSEC
domenica 17 settembre 2023
L’originalità e la banalità rischiano di mescolarsi in una strana mappazza
Nell’ascoltare l’affabulante amico Mario, che da una vita studia e contempla i fenomeni astronomici e ogni accadimento dell’universo, a un certo punto ci si perde. Si ha come la sensazione di ritrovarsi smarriti in mezzo a un deserto, con temperature caldissime di giorno e rigide dopo il tramonto che ti impegnano principalmente a cercare un punto di refrigerio, di pausa o di riparo per sopravvivere senza aver tempo di pensare ad altro.
In pratica focalizzi, quindi, che sono i fondamentali della sopravvivenza i veri elementi principali che ci condizionano e guidano, tutto il resto – che è pure importante - resta in subordine in ogni qualsivoglia tipo di esistenza: animale, vegetale, etc.
Allo smarrimento esistenziale che ci attanaglierebbe se non cercassimo sempre di ignorarlo e che non riguarda solo il nostro ruolo nel cosmo, si associa lo sconosciuto potere dell’intelligenza che, allocata variamente e in modo casuale in tanti cervelli, confonde il razionale con l’irrazionale, lungo una lunga (ma relativa secondo Einstein) evoluzione storica che si muove in un moto cosmico che permane umanamente incomprensibile.
A detta degli esperti, sembrerebbe che ci muoviamo tutti velocemente, nel vento di un universo creato da un “bing bang” d’origine sconosciuta. Un insieme cosmico a noi visibile attraverso sofisticate tecnologie, per uno spazio di tredici miliardi di anni luce circa.
In un’espansione continua che per sua stessa natura permane relativa, destinata a compattarsi e riesplodere attraverso misteriosi fenomeni astrofisici (per lo più codificati come buchi neri e luci bianche); galassie, stelle, pianeti, satelliti, asteroidi e polveri varie alternano collassamenti e riesplosioni come fossero dei respiri.
In forza di questo l’esperto Mario sostiene che l’universo in cui navighiamo costituisce esso stesso un organismo che aziona un suo respiro; che in qualche modo, con la mia fantasia, immagino nell’attimo di inspirazione e espirazione, indispensabile alla sua e alla nostra contestuale esistenza. Associamo pure il pensiero che, mentre il tutto respira, tanti fenomeni chimici accadono. Fusioni fra cellule, atomi e quant’altro succedono in parallelo che è compreso e vive nell’universo che è pure insito in ciascun essere vivente.
Collegando tutto quanto al valore relativo del concetto tempo/spazio, lo smarrimento aumenta. Mentre la teologia mette una toppa a ogni dubbio e coi i suoi dogmi induce a credenze cieche, una visione laica del tutto spinge alla ricerca, pur sapendo che siamo figli di fenomeni sostanzialmente sconosciuti e dai quali restiamo dipendenti.
Rimane prendere atto del buio che ci avvolge: “Nel tutto, una miriade di singoli equilibri che – nell’insieme – compongono tanti altri piccoli equilibri, che compongono poi noi, il nostro mondo, qualcosa più grande di noi. Resta comunque il problema della famosa scintilla iniziale, degli assurdi limiti del tutto. Siamo una realtà vincolata al sussistere di determinate condizioni evidenti, la nostra mente si perde nell’assurdo assoluto. Nel buio vediamo solo piccole cose a noi vicine, al di sotto di noi, al di sopra di noi: ma non vediamo nulla.” (“Buio” dalla raccolta “Sole nero”).
E nella confusione, che le logiche della relatività scientifiche continuano a complicare ulteriormente, rimane lucida la consapevolezza di esistere (come libellula o altro essere poco importa, come pure longevi o fatui in questa logica relativa non fa testo) pur ritrovandosi senza orientamenti utili a far capire di più in mezzo a quel deserto arido accennato in premessa.
Intanto per noi accadimenti fuori dalle ordinarie routine, positive o negative non fa differenza, costituiscono il sale della vita. Occorrono quasi sempre delle novità per attenzionare tante cose, che magari non ci riguardano direttamente ma che interessano altri.
Esperienze muove sono indispensabili per allargare gli orizzonti e alimentare visioni che aiutino a rivedere meglio e magari rivalutare i molteplici vantaggi casuali spesso inconsciamente goduti. Il proverbio siciliano che massimamente concettualizza il concetto recita che: “Cu è saziu un po’ cririri mai u riunu” ovvero “chi è sazio non può mai capire chi è digiuno”.
Capita, quindi, che con molta superficialità si tende a sorvolare su problematiche e fatti che toccano soltanto vite a noi estranee.
Indifferenti tendiamo a nuotare nel nostro piccolo spazio, concentrandoci solo sui nostri bisogni (reali o fittizi, non fa alcuna differenza) e vogliamo che tutti ci prestino attenzione nei momenti di defaiance fisici o mentali che andiamo intanto vivendo.
Forse la principale forza/debolezza (ciascuno potrà scegliere il termine più idoneo) dell’essere umano è proprio l’egocentrismo, che ci pone a vivere come se fossimo il centro del sistema, come se tutto il resto fosse costituito da satelliti marginali, in parte ruotanti intorno a noi e illuminati dalla nostra luce.
Anche se certamente ogni essere vivente costituisce un universo fascinoso - per le sue molteplici potenzialità e manifestazioni - gli insiemi che contemporaneamente coesistono sono molteplici e tutti in continua evoluzione. Con le morti e le nascite si sostituiscono, nell’unico scenario terreno praticabile che ne consente l’esistenza. In tutto questo ogni individuo, per quanto voglia autodefinirsi autonomo, per legge di natura non potrà vivere da solo.
Esigenze fisiologiche impongono compromessi e abbozzi di sviluppi sociali utili alla convivenza. Clan, tribù, etnie, popoli e nazioni, hanno costituito i livelli di crescita che, con lo sviluppo di una “intelligenza conflittuale”, spesso indifferente alle esperienze e alla storia, hanno invaso e continuano a condizionare i tanti destini dei popoli della terra.
Da qui ne viene il titolo attribuito all’articolo, che definisce chiaramente la confusione che, fondamentalmente da sempre ha regnato e continua a regnare .... nel "Globo terracqueo".
Buona luce a tutti!
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venerdì 8 settembre 2023
Murale di SID ad Acqua dei Corsari (Borgata di Palermo)
Acqua dei Corsari è una borgata della periferia palermitana. Uno di quei territori urbani intermedi che non sono né città, ma neanche è assimilabile ai piccoli paesini; dove però gli abitanti si conoscono tutti (almeno una volta era così) pur non riuscendo a creare una comunità che possa identificarsi in un quartiere.
Chi vive nelle periferie è destinato a migrare ogni giorno, spostandosi al centro per lavoro, per andare a scuola, per frequentare luoghi culturali e per ogni altra cosa. La frase tipica del borgataro di Acqua dei Corsari era sempre: “scendo a Palermo”, per dire che stava andando in centro, per poi tornare a sera.
Uno scritto di qualche tempo fa riesuma vecchi ricordi e racconta di quella linea di autobus della ditta Restivo che assicurava i collegamenti con la città delle borgate e dei paesini limitrofi (https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2020/11/ammassamento-del-tipo-il-pallone-delle.html).
Nel luogo, che porta ancora a immaginare delle navi di pirati e di corsari che approdavano alla costa per fare scorta d’acqua potabile, in questo territorio ricchissimo di sorgive, ancora persiste la mia casa natia; abbandonata in gioventù a seguito del trasferimento - obbligato per lavoro - in altri luoghi; edificio che rappresenta ancora il simbolo di tanti ricordi spensierati e di tante vecchie amicizie.
Accade, quindi, che in età matura, quella che registra il lento dissolversi della memoria, ci si illude di poter mantenere ancora in un pugno ciò che è destinato a divenire evanescente nostalgia. E persiste ancora l’illusione di sognare, anche perché è un processo semplice che permette di viaggiare nel tempo senza alcun costo aggiuntivo.
Nasce quindi l’idea di disegnare delle reminiscenze oniriche nella parete dell’anzidetta palazzina natia di via Messina Marine, con l’intento velleitario di invitare i vecchi abitanti a rivivere ciascuno propri ricordi, che ricolleghino avvenimenti, fatti trascorsi e i tanti volti di coloro che hanno bazzicato o ancora dimorano da vecchi nel territorio. L’idea sarebbe quella di andare a stimolare in qualche modo un “ritorno al futuro” (con annessi e connessi), elaborabile dagli indigeni di borgata, perché vi è nato o solo perché vi è semplicemente vissuto.
Per questo particolare intento immaginato, per me SID era l’artista che meglio si poteva adattare allo scopo.
Scoperto attraverso l’aver fotografato i suoi bellissimi murales del quartiere Capo e di Ballarò, una volta contattato, si è subito prestato a fare un sopralluogo per valutare la proposta; innamoratosi immediatamente della parete vuota, accettò di realizzare un suo disegno, diventando così complice fattivo dell'operazione “Amarcord”.
Anche nella mia idea il disegno non avrebbe dovuto avere alcuno richiamo a personaggi specifici, affinché il messaggio risultasse assolutamente trasversale, neutro e universale. Ogni osservatore avrebbe così dovuto e potuto trarre un proprio intendimento e immaginare ciò che avrebbe ritenuto più consono.
La preparazione tecnica dell’artista era qualificata (Liceo artistico e Accademia di Belle Arti) e le sue produzioni erano note e diffuse negli ambiti culturali cittadini. Anche delle sue sculture erano state esposte con successo nel recente evento “Settimana delle Culture” di Palazzo Sant’Elia (https://youtu.be/zPfBXpdKiO8?si=A_FgtyFlKMOzcpl1).
Con il coinvolgimento altri amici graffitari e con particolari installazioni artistiche avevano sfruttato insieme delle fatiscenti vecchie strutture per locandine dei vari cinema, con un risultato interessante e assai originale (https://youtu.be/gMQ7uohE9Y8?si=GPM64yKPxKx_yTzY).
Senza che nessuno della borgata fosse stato preventivamente informato, quindi, una mattina ci siamo presentati sul luogo con un'asta, una scala, dei pennelli e due bidoni di vernice, uno contenente il bianco e un bidoncino nero.
Del quadro che si accingeva a realizzare, SID ne aveva approntato il bozzetto; che anche a me era stato mantenuto segreto, per un accordo tra noi, che era quello che avrei scoperto l'opera man mano che si andava a disegnarlo.
Il primo giorno era stato solo dedicato al lavoro di tinteggiatura del bianco, che andava a costituire lo sfondo del disegno, tanto che i condomini del palazzo retrostante, convinti che si trattasse dell’apposizione di un isolante per l’imminente stagione autunnale, cominciarono a lamentarsi; segnalando prontamente all’amministratore un'invasione non autorizzata e l’imbrattamento delle poche gocce che inevitabilmente si venivano a depositare sulle tegole color arancio e nella superfice nera di transito dell’asfalto.
Il secondo giorno le cose però cominciarono a cambiare, perché ad un certo punto prese vita una figura simile a un mascherone, alla cui testa furono subito apposti dei piccoli umanoidi, e tanto bastò per incuriosire e far cessare le lamentele; tutti quanti ebbero coscienza e capirono che stava nascendo qualcosa di diverso in quella parete fino ad allora anonima.
Il terzo giorno, quando sotto il mascherone prese forma una gabbia per uccelli, con lo sportello aperto e con dentro un piccolo umanoide intento a fare l’altalena, cominciarono a spuntare tanti condomini e bambini che iniziarono a fare delle domane a SID, per carpire anticipazioni su ciò che si andava a poco a poco rivelando.
La tecnica realizzativa di SID implicava l’utilizzo di pennelli e rulli, fissati attraverso aste telescopiche estendibili fino a sei metri; un impiego che necessitava di tanto tempo e richiedeva - oltre a uno sforzo fisico non indifferente – stati di avanzamento di lenta progressione.
Lo slide show pubblicato nella pagina di You Tube cerca di rappresentare l’evoluzione fedele dell’intera operazione: https://youtu.be/hcnX7u-eQfE?si=C-dtAtlXFna6pCzI.
In conclusione, si precisa che il murale realizzato, anche alla luce di quanto accennato in premessa, viene a determinare - comunque - “un’opera aperta”, non definita; pertanto ogni osservatore potrà leggere l'opera proposta come meglio crede.
Del resto, si usa spesso dire nel mondo dell’arte che l’autore immagina, crea e propone. Il lettore osserva, riflette su ciò che vede, elabora delle sue considerazioni e addiviene a un risultato.
Com'è ovvio, peraltro, non necessariamente o sempre la proposta coincide con la lettura che ne viene fatta, che è spesso frutto dell’incontro e il confronto di conoscenze e culture differenti.
Durante la realizzazione del murale, sono stati in tanti a venire a chiedere all'artista cosa volesse rappresentare con l'opera che andava realizzando.
La risposta la si può trovare nel numero di questo mese di Fotoit (periodico FIAF). Dove, in un articolo scritto da Massimo Pinciroli (per la rubrica "visti per voi"), si iportano le considerazioni che nel 1976 Robert Doisneau fa riguardo alle immagini. Là dove viene a dire: "le fotografie che mi interessano, quelle che trovo riuscite, sono quelle aperte, che non raccontano una storia fino alla fine , ma lasciano allo spettatore la possibilità di fare a sua volta un pezzetto di strada insieme all'immagine, di continuarla e concluderla a proprio piacimento: una specie di trampolino del sogno."
Buona luce a tutti!
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sabato 2 settembre 2023
Lo struzzo
L’ignoranza è una costante in ciascuno di noi. La questione riguarda sia il quanto che il su cosa. In ogni caso, tutti continuiamo a vivere tranquilli, anche perché non sempre il problema sembra toccarci e, nel caso, è particolarmente sentito.
Eppure il mondo tecnologico potrebbe essere d'ausilio, nel rendere alla portata tutte le risposte; il problema di fondo resta sempre quello di riuscire a discernere le informazioni che riusciamo a trovare: ed è qui che molto spesso casca l’asino.
L’umiltà nel procedere dovrebbe essere per tutti l’approccio migliore, anche perché l’onniscienza è uno dei dogmi teologici su cui si basano le certezze di tutte le religioni.
Le tante lacune cognitive non possono quindi scoraggiare eventuali possibili confronti, anche perché la dottrina non ha di per sé alcun potere taumaturgico, poiché per tornare utile necessita di essere associata a una padronanza di logica e raziocinio.
Quanto detto costituisce una semplice riflessione sulla situazione socio-politica che stiamo vivendo. Anche per l’indifferenza che rivolgiamo agli avvenimenti, che magari non ci toccano direttamente e per una, ormai costante, assuefazione (cloroformizzata) a qualsiasi evento che sempre più frequentemente giudichiamo esterno alla nostra sfera d’azione.
Unico elemento connettivo è l’esigenza diffusa che presuppone intanto pensieri semplici, che ci ingloba in appartenenze a masse.
Nonostante questo, qualora obbligati, ci piaceva dare mandato conferendo ad altri il nostro potere cognitivo, oggi però accade di peggio perché, disattendendo all’obbligo della partecipazione, si procede a vuoto, senza più delegare ad altri per indirizzare a delle reali scelte.
"Piove governo ladro", si diceva un tempo, ma esprimendosi comunque nel voto.
Oggi è la metà degli italiani quella che diserta l’urna, con la stupida affermazione che “tanto sono tutti quanti gli stessi”.
Neanche la satira morde adeguatamente e non è più quell’arte letteraria forattiniana o che si rifà a Vauro. Ricorrendo sempre più a “meme” che in qualche modo imitano (in genere complessi e con pretese intellettualoidi) la satira spesso risulta meno graffiante o immediata, anzi si appiattisce anch’essa adeguandosi al modesto andazzo culturale generalizzato.
Lo struzzo che, nella diceria comune, immagina di nascondersi mettendo la testa sotto la sabbia, lascia però scoperto a ogni possibile intemperia l’enorme deretano, anche se crede che per non correre rischi basta chiudere gli occhi, affidandosi così totalmente al fatalismo che si lega molto spesso alla sorte.
Considerazioni banali ci accompagnano ogni giorno e l’indifferenza non ci aiuta nè a guardare avanti, nè a contemplare la fotografia del mondo reale che appare evidente, se solo si volesse vedere e prendere coscienza.
Buona luce a tutti!
© ESSEC