sabato 27 settembre 2025

"Chiedimi chi erano di Beatles" di Pierluigi Bersani



Come prima cosa è opportuno dare atto a Pierluigi Bersani sul fatto che, in un contesto italiota ricco di “cooptati sempreverdi”, dove chi svolge attività politica difficilmente sceglie di farsi da parte per impegnarsi in altro modo nel fare politica, dando spazio anche a ricambi.
Con la scelta di non ricandidarsi a parlamentare nelle elezioni del 2022, Bersani ha rinunciato a una riconferma che sarebbe stata sicura, optando per una pausa e rinunciando pure a qualunque altro incarico/ruolo d’apparato.
Scelte che gli fanno certamente onore e che sottolineano una rara onestà intellettuale, oltre che una sostanziale coerenza; forse più accostabile ad un intellettuale che ad un “politico italiano”, abituato a navigare in mari affollati di squali che, mal che vada, cercano di barcamenarsi collocandosi sempre in zattere/poltrone con ruoli/incarichi che seguono le tipiche logiche delle porte girevoli.
Queste premesse sono molto importanti per riuscire a cogliere in pieno l’essenza del suo libro intitolato “Chiedimi chi erano i Beatles – I giovani, la politica e la storia”, pubblicato da Rizzoli.
Ricco di contenuti culturali che spaziano a trecentosessanta gradi, i vari capitoli si pongono secondo un approccio sempre positivo e Bersani, mescolando diverse discipline, riesce a evidenziare la sua visione del ruolo nobile che dovrebbero rivestire tutti coloro che si impegnano nel mondo politico. Ciò pur restando consapevole sulla qualità e i veri intendimenti di coloro che si propongono per ricoprire incarichi amministrativi d'esito elettivo.
Richiamando le origini della Carta costituzionale italiana, focalizza i personaggi che l’hanno posta in essere, richiamando all’amalgama venutosi a creare fra partigiani eterogenei, di varie ispirazioni politiche, tutti interessati a un radicale univoco cambiamento e a far rinascere un’Italia reduce dall'oppressione dal ventennio fascista.
Senza particolari pretese cenni storici, religiosi, filosofici, concetti etici o esempi delle illuminanti “mitiche metafore bersaniane”, associati a tanti personaggi dell’Italia repubblicana, consentono di rileggere o talvolta anche scoprire retroscena sulle origini e scomparsa di partiti e movimenti, oltre che di venire a conoscenza d’eventi che hanno portato a scelte concordate, fusioni e cambiamenti.
In tema, Pierluigi Bersani, ripercorre i passaggi e le sue intenzioni che hanno interessato i tentativi post elettorali per un possibile governo con il Movimento Cinque Stelle, non demonizzando il fenomeno di protesta.
Rivisita pure il periodo renziano (dal momento dell'avvento con lo "stai sereno" al tradimento dei 101 anti-Prodi compresi) e tanti altri eventi.
Nelle varie analisi politiche, stranamente, manca però del tutto la disamina delle strategie sottostanti alle scelte strategiche di Enrico Letta e soci, rivelatesi scellerate per aver poi determinato una debacle nelle ultime elezioni del 2022 e creato i presupposti numerici per regalare un facile governo maggioritario a una destra di fatto disomogenea ma utilitaristicamente associata.
Spazio viene dato anche alle tante zone marginalizzate dell'entroterra nazionale, alla questione medidionale e alla giustizia sociale, argomenti sui quali le varie organizzazioni e gli enti universitari facenti capo (coordinati) a Fabrizio Barca hanno svolto e contnuano a svolgere studi e approfondimenti che potrebbero tornare utili all'intero mondo politico per gestire le questioni sia economiche che amministrative.
Rispetto ai tanti libri autobiografici scritti da politici o pseudo tali, quasi sempre autocelebrativi e sempre egocentrici, “Chiedimi chi erano i Beatles” rispecchia totalmente, nei contenuti, l’onestà intellettuale dell’Onorevole Bersani citata in premessa. Informa, spesso in quanto testimone diretto, sui principali eventi politici del dopoguerra e, da non trascurare, mette in luce il livello culturale dell’uomo, ancorché politico.
Proprio per questo, indipendentemente da orientamenti o appartenenze, poiché torna sempre utile ascoltare il suono di tutte le campane, del libro di Pierluigi Bersani se ne consiglia la lettura.

Buona luce a tutti!

© Essec

martedì 23 settembre 2025

Nutrire dell'ottimismo verso il futuro che si prospetta



La massiccia adesione delle scolaresche italiane di ogni ordine a grado alle manifestazioni indetta per denunciare l’assurdo disinteresse e una indecente apatia, utilitaristica e non, della classe politica di fronte ai crimini oggi attuati contro il popolo palestinese, costituisce un importante esempio di democrazia partecipata e dimostra come la scuola risulti ancora una istituzione viva, sensibile, capace di discernere i fatti e attenta ai valori assoluti: ai diritti e ai doveri comuni trasversali che costituiscono collante comune, indipendentemente dagli specifici indirizzi partitici.
In questo, il recente libro di Massimo Recalcati intitolato “La luce e l’ombra – Cosa significa insegnare?” sembra cadere a proposito, poiché rappresenta un importante strumento di disamina che, nell’approfondire aspetti fondamentali dei metodi che coabitano nell’apprendimento scolastico, sottolineano che non esiste alcuna verità assoluta nel campo e, men che meno, alcun manuale e nemmeno dei codici fissi (regole) indiscutibili per l’applicazione di una ideale didattica universale.
Il punto focale dello scritto forse consiste nella “soggettività” posta ad obiettivo finale nell’insegnamento e come, nel rapporto Maestro/Allievo, analizzato mettendo a fuoco i molteplici vari aspetti e le singole peculiarità, viene esaltata la specificità richiesta ad ogni maestro, chiamato, più che a un proselitismo nozionistico o emulativo, ad accendere singole fiammelle nella curiosità di ogni studente per poi suscitare l’avvio di autonomi interessi (visioni) individuali.
Il principale obiettivo e forse quello finale di ogni corso didattico rimane pertanto riuscire a sviluppare, attraverso l’interesse per letture e studio, uno spirito critico autonomo, anche se potrebbe risultare assai diverso e pure contrapposto a quello dell’insegnante.
Addivenendo così all’accennata “soggettività” precedentemente citata, che sempre personalizza e differenzia rispetto a qualunque metodo di apprendimento perseguito.
Recalcati nel suo denso saggio inserisce, oltre a diverse aneddotiche che tirano in ballo concetti filosofici e relativi personaggi (di varie epoche e culture), anche molti personaggi aderenti agli esempi esposti, che consentono così disamine complete dei vari aspetti e nelle singole questioni; dissezionati sempre con un’estrema lucidità partecipativa. In ciò riesce a fondere felicemente le sue esperienze di allievo, docente e di psicalalista, evidenziando le esperienze vissute e - nel tempo e con lo studio - fatte proprie.
La coincidenza temporale dei crimini contro l’umanità perpetrate a Gaza e il genocidio contro il popolo palestinese in genere, rispetto all’uscita del libro storico-psicanalitico di Massimo Recalcati, quasi non sembrerebbe casuale, appare anzi fatalistico, poiché il saggio costituisce uno strumento che induce a riflettere sui fondamentali di vita, portando a ridisegnare i principi di base necessari e sempre presenti nella formazione culturale di ogni contesto sociale.
In ogni caso una attenta lettura del volume è consigliata a tutti. Poiché, prendendo spunto dall’importanza del rapporto Insegnante/Allievo, definisce il vero significato del termine “maestro”; rivolgendosi e coinvolgendo a riflettere sul proprio ruolo educativo e formativo anche i genitori che ne sono direttamente coinvolti.
Peraltro, gli ambiti concettuali degli argomenti trattati sono ampiamente debordanti, quasi universali, rispetto ai soli ambiti scolastici.
In centocinquanta pagine il libro pubblicato dalla Einaudi raccoglie tanto. Richiamando citazioni di Freud, Pasolini, Adorno, Hegel e un altro centinaio di intellettuali accosta tanti punti di vista e suscita moltissimi spunti per approfondire aspetti e concetti.
Insomma, l’acquisto merita la spesa dei 18 euro richiesti e la sua lettura . che illumina - consente, nonostante i tempi bui che stiamo attraversando, di nutrire dell'ottimismo verso il futuro che si prospetta.

Buona luce a tutti!

© Essec

lunedì 8 settembre 2025

"Siamo anche ciò che non sentiamo" di Raffaella Tava

A tutti noi capitano talvolta delle cose strane che sembrano dettate da sensazioni inconsce.
Può succede, quindi, che in un giorno particolarissimo si viene a realizzare una strana fotografia, che sembra voglia corrispondere alla sintesi di un avvenimento e di un sentimento complesso ad esso correlato.
Fisicamente, come nel caso in questione, frutto magari di causalità imprevedibili, di occasionali situazioni di una miscellanea irradiante di luce ombre, che all’autore generano un’illuminazione, sintesi di concetti filosofici complessi, che inducono a scrivere.
È quanto è accaduto all’amica Raffaella, nel realizzare - in un giorno per lei particolare - la foto posta in testa al suo articolo, suscitato dall’ennesima riflessione sui massimi sistemi; che sembrano assopirsi ma che restano perennemente latenti, sempre pronti a riaccendersi.
Si rilancia di seguito l’immagine in questione e il relativo articolo ad essa abbinato, che l'autrice ha provveduto a pubblicare nel suo spazio web del sito Fotoportal gestito da Salvatore Picciuto.

Buona luce a tutti!

© Essec

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Siamo anche ciò che non sentiamo
rendendocene conto unicamente quando lo percepiamo

Siamo stati dotati di un corpo stupendo, una macchina complessa, dotata di più sistemi assemblati apparentemente indipendenti; in un’armonica e primordiale sinergia, che ci dà forma esteriore e potenzialità, permettendoci di vivere.
Un corpo che diamo per scontato, non sostituibile, amato o ripudiato ed a volte purtroppo dannato. Un corpo effimero se rapportato all’immensità dell’universo, inevitabilmente reale e carico di illusorietà. Si, perché nei susseguissi degli hic et nunc, qui e ora, della nostra vita ci sentiamo fondamentalmente potenti ed immortali, finché non arriva un qualcosa che scardina le nostre certezze.
Quando siamo impegnati in gesti di routine, azioni compiute in automatico e, ancor di più, quando la mente viaggia solitaria, ci dimentichiamo di avere un corpo, così come ci dimentichiamo della sua complessità. Abbiamo modo di scoprirlo al manifestarsi di una minima avaria fisica, quando scopriamo i limiti che diventano occasione per percepire la nostra fisicità. Quando mai percepiamo distinti, ad esempio, il fegato, i timpani, i menischi, i polmoni?... Esatto: solo quando dolgono. Ecco che, in quel presente, emerge tutta la nostra vulnerabilità, il senso di impotenza e la caducità del corpo che lo caratterizza. È li che cominciamo a sentire il corpo, a percepire in modo più conscio che la sua funzionalità unitaria non è scontata, a sentire ciò che non sentivamo.
Il rapporto innato che abbiamo con il nostro corpo rispecchia il rapporto che abbiamo con la nostra anima: non la sentiamo ma è li, parcheggiata in latente attesa del suo hic et nunc pronta ad esplodere tumultuosamente per farsi sentire nel momento in cui siamo fermati dalle emozioni e dai dolori. Si, perché quando ci troviamo di fronte ai nostri limiti fisici, in qualche modo entriamo inevitabilmente in contatto con la nostra anima; in quel momento scattano una serie di domande, tra cui le “Domande ancestrali” a cui l’uomo, dalla notte dei tempi, non sa dare risposte.
Da queste fermate non programmate, in prossimità della nostra anima, ripartiamo normalmente con una consapevolezza maggiore di noi stessi, una migliorata sensibilità e comprensione degli altri, consci della piccolezza dell’homo sapiens nell’infinito, senza poter darsi alcuna risposta sull’esistenza del tutto.
Tralasciando l’universo e tutti i suoi misteri inaccessibili, ciò che mi sovviene è la consapevolezza che corpo e anima viaggiano interconnessi: o entrambi non sentiti o entrambi sentiti. Quando un hic et nunc è segnato da un dolore fisico, sentiamo il corpo e, di riflesso, l’anima; viceversa, alcune battaglie intraprese dall’ anima ci fanno sentire, attraverso il dolore, la materialità del corpo.
Non è raro costatare come le persone che hanno sofferto molto fisicamente o coloro dall’animo tormentato abbiano sviluppato una maggiore empatia verso il prossimo e una sensibilità profonda.
E qui sorgono le domande, come: è plausibile asserire che ciò derivi da una battaglia combattuta contestualmente su due piani, quello il fisico e quello dell’anima, bisognosa di pace e serenità?
Inoltre, quando i limiti fisici, la malattia o la sofferenza sfociano in intolleranza, rabbia, astio o addirittura rifiuto della vita, può essere attribuito ad un’anima irrisolta e travagliata che rende il corpo dannato?

Infine, dal punto di vista mistico, in quale cinico disegno può mai rientrare la sofferenza gratuita, come quella sofferta dagli ammalati terminali o succubi di malattie degenerative fortemente disabilitanti? Come potrebbe mai l’anima trovare la pace? Eppure, ci sono testimonianze che ciò avvenga.
In tutto questo divagare di pensieri trovo solo una certezza palese: non esistono risposte certe o argomentazioni che possano illuminarci sul significato della Vita.

© Raffaella Tava

[07/09/2025]

sabato 6 settembre 2025

Big Bang culturale in continua espansione



L’immagine proposta, che è stata realizzata dal fotografo Giuseppe Gerbasi, mi ritrae in una disfida d'inquadrature con Ferdinando Scianna, in occasione della preziosa Lectio tenuta dal Maestro presso l’Università di Palermo nel febbraio 2019. Evento integralmente documentato su You Tube e del quale, specie per gli appassionati, se ne consiglia la visione.
La sua venuta a Palermo ebbe anche a coincidere con la sua imponente Mostra antologica allestita alla GAM di Palermo.

Il regalo inviatomi dall’amico Gerbasi costituisce per me un ulteriore spunto per riflettere sull’importanza della fotografia, da molti vista come un lettino per innescare psicanalisi individuali, specie da coloro che la praticano e ne restano coinvolti: autori, critici, lettori o coccasionali osservatori.
Della stessa, del resto, tutti potranno sempre scriverne e leggerne in piena autonomia, ciascuno seguendo un proprio canone, per suscitare (gli uni) o leggere (altri) eventuali emozioni. Perseguendo le logiche riconducibili ai neuroni specchio, in parte anch’essi personalizzati, di cui si ebbe ad accennare in un altro articolo.
La fotografia può essere letta in tanti modi e pertanto significare tante cose. Dal costituire pretesto per poter poi raccontare pagine di vita, ovvero per documentare, fissare momenti e rievocare fatti, persone e personaggi correlati. 
In qualche modo può ben corrispondere alle tante pagine che compongono un diario individuale, da aggiornare continuamente, dove annotare incontri, accadimenti, sensazioni, convinzioni, emozioni.
Con ogni immagine, che tende a raccogliere nel tempo elementi che implementano montagne di dettagli che sembrano assopirsi, restando sempre sensibili per riaccendersi e ritornare immediatamente vivi.
È anche un’arte, quindi, che tende a sublimare l'accumulo di ricordi, comunque destinati umanamente a dissolversi.
Così pure un pretesto per poter leggere – nel corso o alla fine - i tanti portfolio di vita che si realizzano con ogni giorno. Album che, pian piano raccolgono le tante tessere realizzate durante un’intera esistenza. 
La fotografia è già l’immagine semplice che fin da piccoli ci identifica in un documento, ma anche una magia che rende longeva un’esistenza apparentemente effimera, manifestata anche da un fiore che sboccia per una volta sola.
È una formula complessa che alimenta varie illusioni che ci costruiamo tra tante parentesi e a cui amiamo credere.
La fotografia resta comunque un quadro in cui ogni artista ama disegnare quello che più gli aggrada; per fissare combinazioni reali di un momento o per dipingere un proprio immaginario che potrebbe solo corrispondere a verità inventate o ad eterne utopie.
Diventando arte la fotografia può rivelarsi, altresì, uno specchio che circoscrive un paesaggio indiretto, riflesso, che segue inquadrature variegate e circoscritte, secondo del momento in cui ci si decide ad effettuare lo scatto.
L’argomento si presta a continuare a scrivere, senza sosta, ma per chiudere vengo a proporre riflessioni di altri, come le tante contenute in un interessante articolo trovato casualmente in rete.
Pubblicato nel suo vasto sito web Massimo Cec si cimenta in un accostamento interessante della fotografia con la filosofia, esplorando tanti aspetti e personaggi attinenti all’universo del visivo creativo.
Chi ama la fotografia - e nel caso fotografare o leggerla fa poca differenza - non potrà esimersi dall'andare a intrattenersi su quanto viene a scrivere lo stesso Massimo Cec riguardo alla sua visione e sul concetto di "fotografare".
In conclusione si può affermare che l’arte fotografica rimane ancora un mondo indefinito, in continua evoluzione e che nasconde tanti antri inesplorati.
Accostabile quasi a un Big Bang culturale in veloce espansione e che induce moltissimi appassionati ad esplorare e sperimentare con ampi spazi disponibili e senza necessità di soste.
Ipotesi, teorie, e tesi si sviluppano continuamente in linguaggi nuovi, immediati e diretti, che, in presenza di poche regole e certezze assolute, costituiscono pretesti di studio e di riscritture.
Con la certezza che tanti altri continueranno a trovare spazi e spunti per tentare di confutare, o solo per poter rettificare quanto sostenuto da altri, per ridefinire e continuare a scrivere ancora.


Buona luce a tutti!

© Essec

giovedì 4 settembre 2025

Josè Saramago: "Quando arriverà, o Signore, il giorno in cui verrai a noi per riconoscere i tuoi errori dinanzi agli uomini?"



Pienamente coscienti che l’idealismo socialista non paga, l’esperienza ci insegna come moltissimi ex attivisti, arrivati in età matura, si rendono conto che trovarsi un’allocazione all’ombra può costituire un facile vantaggio, assicurando un riparo da possibili rischi e, facendo scelte oculate, procurare pure delle rendite di posizione.
Voltagabbana, opportunisti, certamente ideologicamente flessibili, ma forse disillusi dalle esperienze ipocrite e utopistiche di democrazie frutto di uomini, corrose da nepotismi e burocrazie ovvero, semplicemente fattisi furbi nell’aver capito che la vita reale necessita di cinismo nel caso si voglia accedere al vero potere.
Gli esempi si sprecano e una attenta lettura della storia e delle biografie di tanti personaggi è in grado di illuminare sulla ragionevolezza dei corsi e ricorsi.
Il Vico sosteneva, al riguardo, secondo una lettura mistica, che alcuni accadimenti si ripetono con le medesime modalità, anche a distanza di tanto tempo e ciò avviene non per puro caso ma in base ad un preciso disegno stilato della divina provvidenza. Machiavelli, più tecnocratico, teorizzava un tipo particolare di ciclicità, quello che va dalla rovina alla grandezza, all’ozio, alla debolezza, per poi tornare di nuovo alla rovina; quello che va dall’ordine al disordine per poi tornare all’ordine, dal bene al male e dal male al bene. Il tutto in modo quasi invisibile lungo il lento scorrere del tempo.
Sostanzialmente per corsi e ricorsi storici sono quindi ad intendersi cicli perpetui in cui l'umanità, distinta in una babele di culture diverse e anche contrapposte, progredisce attraverso varie fasi, tornando poi a uno stato primitivo, per poi tornare a ripetersi nel rifiorire, regredire, riemergere.

Come accade spesso in certi incontri e conoscenze, molti addottrinamenti e nuove vedute derivano dal caso, anche a seguito di eventi fortuiti.
In occasione dell'ennesimo compleanno, ad esempio, la fidelizzazione ad una libreria on line mi ha procurato un bonus per un volume a mia scelta, fra quelli della loro “universale economica”.
Non essendo mai stato un divoratore di libri ma avendo scoperto più la lettura in età senile, fra i tanti titoli di diversi autori, non mi è stato facile scegliere il regalo. Le opere letterarie sono molteplici ed i gusti dei lettori pure diversificati e assai differenti.
Alla fine ho optato per “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” di Jose’ Saramago e devo confessare che non avrei potuto fare una scelta migliore.
Dell’autore avevo già letto due sue opere di notevole spessore, anche per i contenuti socio politici molto allusivi e sempre attuali. Il titolo dell’opera che venivo ora a scegliere, atteso i precedenti, lasciava immaginare approcci originali di un vangelo assai diverso rispetto a quelli tramandati nella liturgia cristiana. E così è stato.
Le oltre trecento pagine del racconto, con una avvincente narrazione, catturano il lettore per la capacità di renderlo partecipe, quasi a includerlo in una complessa operazione antropologica e mistica.
L’ateismo manifesto di Saramago c’è tutto ed è illuminante, riuscendo peraltro a sviluppare con visione laica un racconto del Gesù di Nazaret fondatore del cattolicesimo. Mettendo in luce aspetti comuni dell’uomo, anche se nato, cresciuto e morto in seno a una cultura ebraica ortodossa.
Il tutto collegato alle eterne logiche filosofiche che hanno da sempre connotato le esistenze, nei secoli e fin dall’origine, estremizzata nella coppia di Adamo ed Eva generatori della razza umana, favoleggiati come i "primati" scacciati dall”Eden per aver disatteso agli ordini di Dio.
La quarta di copertina dell’edizione economica del libro, che riporta: “Quando arriverà, o Signore, il giorno in cui verrai a noi per riconoscere i tuoi errori dinanzi agli uomini?”, lascia immaginare la densità dei contenuti di quest’opera di Saramago.
Una attenta lettura non evidenzierà nulla che possa essere etichettato come blasfemo, bensì metterà in evidenza e sottolineerà i limiti della sacralità diffusa e più nota, oltre a ingenerare dubbi sull’attendibilità fondante dei principi realistici del cristianesimo tutto e del cattolicesimo in particolare.
In ogni caso, a prescindere da come uno la pensi, la lettura di questo "Vangelo" laico sarebbe da consigliare fortemente a tutti, ma a condizione di non approcciarsi in modo prevenuto ovvero filtrando il racconto con l’onestà intellettuale di cui si è dotati e che spesso si preferisce non usare.
La conoscenza non può fare a meno dello studio, per riuscire sentire le sonorità delle tante campane; per affinare le orecchie e cogliere le sottigliezze, utile per riflettere sulle miscellanee tonali nascoste nei rumori percepiti.
Ricerca di comodità e molta pigrizia intellettuale non fa propendere a contraddittori e confronto, specie se mette in pericolo privilegi goduti.

Buona luce a tutti!

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lunedì 1 settembre 2025

Laquartadimensionescritti (cartaceo)



"Ogni pagina è una tappa di un percorso che parte dall'esperienza personale e si apre a interrogativi più ampi. Il lettore non troverà una narrazione lineare, né una trama definita, bensì una serie di finestre da aprire a piacimento su scorci del nostro tempo. Come nel blog da cui questi scritti provengono, il tono è diretto, il pensiero critico, l'ironia costante. Ma sotto ogni parola, aneddoto o citazione si avverte l'urgenza di comunicare, di stimolare una riflessione, di coltivare la memoria e, soprattutto, l'invito a guardare — dentro e fuori di sé — con maggiore consapevolezza. Alcuni scritti, in particolare quelli dedicati alla fotografia e al ricordo, sembrano riecheggiare l'idea che il tempo reale non si misuri in secondi, ma si viva nella continuità soggettiva della coscienza. È quella stessa "durata interiore" che l'autore insegue nel tentativo di fissare attimi, volti, frammenti che sfuggono alla linearità del tempo, trasformandoli in tasselli di una memoria viva, personale e collettiva." (tratto da prefazione di Pasquale Tribuzio)

Youcanprint 192 pagine

Buona luce a tutti!

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