Come
si fa a raccontare l’antologica di Ferdinando Scianna senza considerare la
narrazione della lectio magistralis tenuta al Dipartimento Culture e Società
dell’Università degli Studi di Palermo o l’intervista pubblica condotta da
Denis Curti (curatore della mostra alla GAM di Palermo) svoltasi al Teatro di
Santa Cecilia? Difficile ma in qualche modo si può tentare un piccolo riassunto.
Prima di iniziare mi piace sottolineare che in questa esperienza palermitana Ferdinando Scianna ha potuto toccare con mano l’ammirazione e la stima che gli intervenuti gli hanno manifestato. Presumo pure che la cosa, al di là delle affermazioni di cortesia esteriorizzate, gli ha procurato nell’intimo molto piacere e che, alla fine e ove ce ne fosse stato bisogno, lo abbia riconciliato definitivamente con il suo contesto natio.
La serenità nello sguardo e l’accondiscendenza benevola a ogni richiesta, hanno dimostrato l’assoluta normalità di approccio di un vero maestro.
In chiusura dell’intervento nell’aula magna del Dipartimento Culture e Società le belle parole espresse in ricordo di un suo vecchio professore (1), nonno di una spettatrice in prima fila, hanno costituito un limpido esempio di cosa sia l’insegnamento e il segno che lasciano i buoni docenti nel percorso di vita degli alunni talentuosi in primis.
Ascoltare Scianna è istruttivo e “accultura”, non solo chi è un appassionato della fotografia.
Le anedottiche che accompagnano la sua narrazione fotografica costituiscono, infatti, intercalari che suscitano ilarità sì ma che inducono a riflettere.
Prima di iniziare mi piace sottolineare che in questa esperienza palermitana Ferdinando Scianna ha potuto toccare con mano l’ammirazione e la stima che gli intervenuti gli hanno manifestato. Presumo pure che la cosa, al di là delle affermazioni di cortesia esteriorizzate, gli ha procurato nell’intimo molto piacere e che, alla fine e ove ce ne fosse stato bisogno, lo abbia riconciliato definitivamente con il suo contesto natio.
La serenità nello sguardo e l’accondiscendenza benevola a ogni richiesta, hanno dimostrato l’assoluta normalità di approccio di un vero maestro.
In chiusura dell’intervento nell’aula magna del Dipartimento Culture e Società le belle parole espresse in ricordo di un suo vecchio professore (1), nonno di una spettatrice in prima fila, hanno costituito un limpido esempio di cosa sia l’insegnamento e il segno che lasciano i buoni docenti nel percorso di vita degli alunni talentuosi in primis.
Ascoltare Scianna è istruttivo e “accultura”, non solo chi è un appassionato della fotografia.
Le anedottiche che accompagnano la sua narrazione fotografica costituiscono, infatti, intercalari che suscitano ilarità sì ma che inducono a riflettere.
Molte
sue apparenti dissacrazioni costituiscono efficaci lezioni di vita, in quanto,
anche se ricondotte al suo pensiero, disossano le eccessive enfatizzazioni di molti
miti.
Oserei dire che gli abbondanti eloqui di Scianna lo fanno apparire umile, come uno di noi. Ma la semplicità apparente dei suoi discorsi nascondono cultura, che include anche la fotografia e tutto il suo complesso e variegato mondo.
L’intervento all’Università ha visto esibire il personaggio “grande vecchio”, ricordando ai più anziani spettatori quel nonno che raccontava tante storie che affascinavano tutti noi piccoli nipotini.
L’intervista di Curti al Teatro Santa Cecilia ha, invece, sviluppato i temi su un taglio più giornalistico, allargando i contenuti anche verso altri colleghi affermati che ha avuto modo di frequentare alla Magnum e non solo. Primo fra tutti Henry Cartier Bresson, suo mentore/maestro e grande amico nella vita.
Riguardo alle foto dell’antologica, allestite in maniera magistrale in uno spazio forse troppo angusto per contenere le innumerevoli immagini, ho sentito qualcuno dire che l’esposizione era troppo affollata, troppo vicine l’una all’altra le fotografie, quasi si accavallassero.
Queste considerazioni non mi trovano per nulla d’accordo perché io ho immaginato e visto l’allestimento come un volere entrare nella mente di Ferdinando Scianna, piena di visioni, di ricordi, di racconti: le "sue sinapsi" insomma!
All’osservatore bastava concentrarsi su ogni singola foto per cogliere la narrazione, per valutare le estetiche, i periodi creativi, le mode del momento.
Ricordo al riguardo come nella visita dell’antologica di Cartier Bresson all’Ara Pacis di Roma di qualche anno fa, avevo incontrato un ritmo simile e la contaminazione da osservatore è stata tale che, nel vedere sue immagini a colori proiettate in un visore, io riuscivo a trasformarle nella mia mente direttamente in bianco e nero, leggendo i tratti, le linee, i tagli.
Direi che non si può pretendere che un autore soddisfi e assecondi i nostri gusti estetici di rappresentazione di una mostra, ma sarà opportuno che l’osservatore si adegui alla sintassi dell’artista e cerchi di cogliere a 360° il suo linguaggio.
Non mi dilungo sulle molte citazioni fatte nelle due conferenze, anzi, al riguardo, rimando alla visione ed all’ascolto dei filmati che ho avuto l’opportunità di approntare. Il primo è già il linea (https://youtu.be/LHytSbBrmMQ), per l’altro ..... “working in progress”.
Oserei dire che gli abbondanti eloqui di Scianna lo fanno apparire umile, come uno di noi. Ma la semplicità apparente dei suoi discorsi nascondono cultura, che include anche la fotografia e tutto il suo complesso e variegato mondo.
L’intervento all’Università ha visto esibire il personaggio “grande vecchio”, ricordando ai più anziani spettatori quel nonno che raccontava tante storie che affascinavano tutti noi piccoli nipotini.
L’intervista di Curti al Teatro Santa Cecilia ha, invece, sviluppato i temi su un taglio più giornalistico, allargando i contenuti anche verso altri colleghi affermati che ha avuto modo di frequentare alla Magnum e non solo. Primo fra tutti Henry Cartier Bresson, suo mentore/maestro e grande amico nella vita.
Riguardo alle foto dell’antologica, allestite in maniera magistrale in uno spazio forse troppo angusto per contenere le innumerevoli immagini, ho sentito qualcuno dire che l’esposizione era troppo affollata, troppo vicine l’una all’altra le fotografie, quasi si accavallassero.
Queste considerazioni non mi trovano per nulla d’accordo perché io ho immaginato e visto l’allestimento come un volere entrare nella mente di Ferdinando Scianna, piena di visioni, di ricordi, di racconti: le "sue sinapsi" insomma!
All’osservatore bastava concentrarsi su ogni singola foto per cogliere la narrazione, per valutare le estetiche, i periodi creativi, le mode del momento.
Ricordo al riguardo come nella visita dell’antologica di Cartier Bresson all’Ara Pacis di Roma di qualche anno fa, avevo incontrato un ritmo simile e la contaminazione da osservatore è stata tale che, nel vedere sue immagini a colori proiettate in un visore, io riuscivo a trasformarle nella mia mente direttamente in bianco e nero, leggendo i tratti, le linee, i tagli.
Direi che non si può pretendere che un autore soddisfi e assecondi i nostri gusti estetici di rappresentazione di una mostra, ma sarà opportuno che l’osservatore si adegui alla sintassi dell’artista e cerchi di cogliere a 360° il suo linguaggio.
Non mi dilungo sulle molte citazioni fatte nelle due conferenze, anzi, al riguardo, rimando alla visione ed all’ascolto dei filmati che ho avuto l’opportunità di approntare. Il primo è già il linea (https://youtu.be/LHytSbBrmMQ), per l’altro ..... “working in progress”.
©
Essec
(1) Il nonno in questione era il Cav Preside Prof. Domenico Enrile. La foto era stata scattata da Pietro Piraino Papoff, compagno di classe ed amico di Scianna.
P.S. La foto di copertina è stata scattata all'Università di Palermo ........ ad un certo punto gli ho chiesto: "Maestro mi fa una foto" ....... prima mi ha guardato interdetto ....... poi ha capito ciò che volevo intendere e mi ha assecondato ........ persona splendida!
P.S. La foto di copertina è stata scattata all'Università di Palermo ........ ad un certo punto gli ho chiesto: "Maestro mi fa una foto" ....... prima mi ha guardato interdetto ....... poi ha capito ciò che volevo intendere e mi ha assecondato ........ persona splendida!
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