mercoledì 30 settembre 2009

TUTTA COLPA DI POMPILIO NUMA

Gentile elettore, che con lungimiranza mi hai eletto presidente del consiglio, devo comunicarti che l'attuazione del programma sotto il ministero del controllo dell'attuazione del programma e grazie all'impegno della commissione interministeriale della verifica del controllo dell'attuazione del programma, è a buon punto. Purtroppo, per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, non potremo abbassare subito le tasse. I precedenti governi comunisti mi avevano nascosto un buco di settantamila miliardi. Me ne sono accorto entrando a Palazzo Chigi, la voragine era abilmente nascosta sotto un tappeto e per poco non ci cadevo dentro. Ho subito allertato Tremonti e Lunardi. Tremonti ha subito varato un decreto Tremonti-bis che esenta dalle tasse gli imprenditori che costruiscono capannoni sopra un buco. Lunardi ha subito mandato le ruspe e ha riempito il buco d'acqua. Inoltre ho scoperto un altro grave ammanco che i comunisti mi aveva tenuto nascosto. Molti anni fa tale Giuseppe Garibaldi, attivista rosso antifederalista si è recato in trasferta nel Sud, con una corte di amici al seguito. Ebbene, ora risulta che non è stato pagato il nolo della nave e c'è anche una fattura per mille, dico mille camicie da lavare. Montezemolo ci mette un mese a consumarne tante. Come posso sanare il bilancio se adesso salta fuori quanto è costato riunire Nord e Sud, e soprattutto chi lo dice a Bossi? In quanto a Bossi, lungimirante elettore, non c'è da temere per la sua lealtà. Mi ha giurato che a Pontida ha detto che a Roma non ha giurato come italiano ma da padano, subito dopo a Roma mi ha giurato che a Pontida lui ha giurato da padano ma come italiano. Ma le mie maggiori preoccupazioni sono per il G8. Il Sisde mi ha informato che i centri sociali stanno progettando un attacco sottomarino, e che nei centri sociali di Marghera sono stati trovati cinquanta costumi da tonni. La Cia sostiene che a Marghera sono talmente abituati a respirare gas, che potrebbero benissimo respirare sott'acqua. E io ci credo ai servizi segreti, perché vivono come me in un perenne conflitto di interessi: sanno sempre prima chi sta per mettere le bombe ma non dicono mai dopo chi le ha messe. Per fortuna l'efficiente Scajola mi assicura che la situazione è sotto controllo, basta che gli spieghi dov'è Genova. In quanto ai miei alleati, mi danno un sacco di problemi. Fini vuole rimpastare il consiglio di amministrazione della Rai. Io sarei favorevole al rimpasto, il problema è che dopo lui li vuole mettere in forno. D'Amato vuole un Tremonti-ter perché il reato di falso in bilancio sia depennato in "contabilità creativa". Buttiglione mi ha presentato la sua moderna riforma della scuola: confessionali al posto delle cattedre. Kissinger vuole assistere al G8 con un fucile dal terrazzo di un albergo. In questo momento, inoltre, mi giunge notizia che c'è un buco nelle tubature di una mia villa in Sardegna, e l'idraulico ha fatto un preventivo di quaranta miliardi. Potrò calare le tasse solo del tre per cento, ma abbi fiducia, lungimirante elettore. Ho mai mentito?

* * *

Paziente elettore, devo dirti che non è facile lavorare sotto la spada di Pericle del passato comunista del paese. È tutto da rifare, ma le grandi opere stanno partendo. È avviata la ristrutturazione di Arcore, Lunardi sta costruendo per me un nuovo bunker e una piscina, anche se per il momento è difficile distinguerli. Il palazzo di Giustizia di Milano sarà trasformato in un parcheggio sotterraneo, e il consiglio di amministrazione Rai verrà nominato da tre saggi scelti da Pera, i nomi sono Williams, Passacrassana e Abate Fetel. I comunisti dicono che è un trucco, ignoranti, non conoscono la filosofia. Sono inviperiti perché io continuo a scoprire le loro magagne. Ho qua una lista di strade romane completamente rovinate e dissestate. I colpevoli sono alcuni ingegneri dello staff di Rutelli, di nome Pompilio Numa, Marzio Anco e Ostilio Tullio. Ho dato ordine alle toghe verdi, un nuovo corpo privato che mi ha suggerito Castelli, di indagare su questo scandalo. Intanto Lunardi e Marzano hanno scoperto il modo di risolvere il problema delle gallerie invase dall'acqua. Basterà trasformarle in canali navigabili. Il problema è di convincere a galleggiare i treni e soprattutto le maestranze schiave dei sindacati. Sul G8 le notizie sono drammatiche. I contestatori vogliono prendere come scudi umani i poliziotti, addirittura i più estremisti sarebbero disposti a sposarli. Ma c'è di peggio. Sembra che Bin Laden, in seguito a una plastica facciale sia diventato uguale a Bush e cercherà di introdursi nel vertice. Il solo modo di distinguerlo dall'originale è l'alito, Bin Laden non beve. Inoltre il Kgb mi ha telefonato che i centri sociali napoletani hanno scoperto una marijuana antigravità e potrebbero levitare e colpire dall'alto come giganteschi piccioni. I miei alleati continuano a assediarmi. Agnelli vuole una legge che proibisca di cambiare le gomme delle auto, il carro Aci porterà direttamente un'auto nuova. D'Amato, l'accattone più ricco d'Italia, vuole un Tremontiquater per premiare gli imprenditori che investono in evasione fiscale. Formigoni vuole dare un milione a chi consegna subito tutti i preservativi. E proprio ora mi giunge la notizia che un certo Brenno pretende dell'oro per una vecchia faccenda con Roma e Rutelli. Paziente elettore, di fronte a tutto questo, non potrò momentaneamente ridurre le tasse. Sii comprensivo e assolvimi, è di moda.

* * *

Perplesso elettore. Ho scoperto un buco di settanta miliardi nel tesseramento della P2. Con la scusa che da anni dobbiamo dire che non esiste più, nessuno paga le quote. Per fortuna abbiamo anche le buone notizie. È a buon punto la privatizzazione della magistratura, ognuno potrà scegliere il magistrato da cui farsi giudicare. Anche la riforma dell'istruzione mi dà grandi soddisfazioni. La nuova scuola pensata dal trio ButtiglioneMorattiBossi è già pronta. Tra una lezione e l'altra, invece dell'intervallo ci saranno degli spot. Si potrà pisciare solo per email. Verranno introdotte nuove bellissime materie: Internet, impresa, capannoni, Grande Fratello e storia della Madonna di San Luca. Bossi e Storace mi hanno sottoposto le prime revisioni del libro di testo. Ho degli esempi bellissimi. Ora la Divina commedia inizia col verso "nel nord del cammin di nostra vita". Abbiamo reso Leopardi più moderno e televisivo, con "la valletta vien dalla campagna". La cavallina storna di Pascoli viene abbattuta prima di fare i nomi. Le notizie sul G8 invece sono sempre più preoccupanti. Sembra che i centomila contestatori di Genova vogliano sapere dove bere e mangiare. Non c'è limite all'avidità della sinistra. Hanno minacciato di mangiare i pinguini dell'acquario e di usare i poliziotti come hamburger umani. Il Sifar mi dice che c'è il rischio che attacchino dalle fogne, abbiamo dovuto sostituire tutti gli sciacquoni dei water con dei mortai. Inoltre ieri a Arcore, sono entrato in bagno, e seduto sulla tazza c'era Bin Laden. Ha detto con aria strafottente "e allora, non si bussa ?". Era lui, l'ho riconosciuto, e non dite che farnetico. Ho scoperto un buco anche in uno dei miei maglioni di cachemire e ne ho chiesto uno di ricambio a D'Alema, ma me l'ha negato, secondo me si è messo coi comunisti, maledetto bipartisan. Intanto Accattone D'Amato mi ha chiesto un Tremonti five per esentare dalle tasse gli imprenditori tout court, e io ho detto sì, così almeno la facciamo finita. Scajola si è perso a Sestri Levante, Kissinger vuole fare un golpe in Romagna, le Fiamme Rosse della finanza si permettono di perquisirmi gli uffici. In questa situazione di crisi sono costretto ad aumentare le tasse del quindici per cento. Guai a voi, però, se dite che non rispetto il contratto, prendetevela con Pompilio, Ostilio, Garibaldi e Brenno. Sul conflitto di interessi giuro che risolverò tutto prima delle ferie. Purtroppo ho tanto da lavorare che non potrò fare ferie fino al 2008. Cosa posso farci? Che io dovessi governare l'Italia era scritto, anzi prescritto.


Stefano Benni ("I nuovi manuali di storia" - ed. 27 giugno 2001)



RIDEREMO DI TUTTO QUESTO


E rideremo di tutto questo...
Della tua disperazione e delle tue lacrime noi rideremo.
Di come ora ti abbandoni sulla mia spalla e piangi,
dei tuoi "Qualcuno può aiutarmi?",
noi rideremo! Si! Rideremo insieme di tutto questo,
di come ora ti mordi le labbra e invochi la morte,
di come le tue mani tremano quando dici:
"Non ce la faccio ad andare avanti"...
Rideremo della tua fragilità e
dei tuoi nervi di carta, dei tuoi sogni infranti...
di una "gioventù sprecata"
e di una "vecchiaia" precoce
ma immatura.
Dei tuoi capelli strappati,
di questi occhi accecati dalle lacrime quando parli di lei,
fuggita via colla tua macchina,
incinta dell'uomo che ti ha svaligiato la casa.
Rideremo di tutto:
delle cambiali e del libro nero,
del licenziamento e dell'avviso di garanzia.
Credimi, amico mio, noi ce ne ricorderemo insieme...
ci ricorderemo di tutto e ne rideremo!
Ma non ora.
Perché questo è il momento di uscirne fuori
e andare ad affrontare il futuro.
Perché ora, finché non te ne vai...
io e lui non possiamo ridere.

Corrado Guzzanti (Il libro de Kipli)

Un pupazzo di neve sulla spiaggia

Caro diario. Domani partiamo per le vacanze. Mio padre mi ha preso da parte e mi ha spiegato che ho già tredici anni, sono una ragazzina intelligente e dovrò fare vacanze intelligenti. Non dovrò portarmi dietro la bambola e l'orsacchiotto Paco, perché non devo dipendere da niente. Anche lui, ha detto, lascerà a casa due dei suoi cinque telefonini. Ci serve proprio un po' di svago e di vita sana. Abbiamo passato un bruttissimo inverno. La mia città ha tre volte il tasso di polveri e benzene consentito. Ma una volta al mese fanno la domenica ecologica, chiudono il centro e ci danno il permesso di girare tutti insieme in bicicletta, così possiamo respirare tutta la merda in una volta e il giorno dopo le macchine hanno un po' di aria pulita da inquinare nuovamente. Per via di questo inverno un po' impestato il mio fratellino Luigino ha avuto tredici virus con quarantadue di febbre, io sei bronchiti, mamma una vecchia allergia ai pollini insieme a una nuova allergia ai peli di cammello (per fortuna siano stati allo zoo solo due volte). Papà ha avuto la congiuntivite allergica con gli occhi rossi per sei mesi, e una stomatite che gli ha scoperto le gengive, e una notte che era vestito di nero un uomo ha cercato di ucciderlo con un paletto nel cuore. Per finire il nostro cane, Bongo, ha preso da un gatto le zecche che i piccioni prendono dai topi. Ma il dottore ha detto che tutte queste malattie sono nella norma e anche nel 1936 ci fu qualcosa di simile. Ma ora respireremo un po' d'aria sana. Siamo sull'autostrada bloccati da nove ore. La fila è di cinquanta chilometri ma la radio ha appena detto che nel 1996 ce ne fu una molto più lunga. Diluvia e ci sono dieci gradi all'ombra, ma il meteorologo ha appena detto che la temperatura è sostanzialmente nella norma. Nessuno spegne il motore e l'aria non è proprio pulitissima, Luigino vomita, Bongo si gratta, io tossisco, mamma ansima e papà bestemmia. Ho letto da qualche parte che ci sono già le auto elettriche e quelle che vanno a olio di colza non inquinanti, ma le industrie non le vogliono, l'olio di colza è contingentato e addirittura da qualche parte si sono rifiutati di assicurare le auto che vanno con l'olio di colza. Io spero che qualcuno la tiri fuori davvero questa storia dell'olio, se no siamo fritti. Mentre siamo in fila, ascoltiamo la radio. Siccità in Africa, bufere di vento in Sardegna, alluvioni in Scandinavia e incendi in tutta l'America. Un meteorologo però dice che nel 1869 ci fu un anno simile e quindi siamo nella norma. Finalmente abbiamo raggiunto il mare e siamo corsi subito in spiaggia. Soffiava un tipico vento gelido di agosto, gli ombrelloni volavano dappertutto e faceva un freddo bestiale. Io e Luigino abbiamo litigato perché lui voleva fare un castello di sabbia e io invece un pupazzo di neve. Verso sera una nave, spinta dalle onde in burrasca, si è arenata sulla spiaggia. Tutti sono corsi lì armati di bastoni e spiedi pensando che fossero curdi. Invece era un traghetto che andava alle Eolie ed era stato spinto lì dalla tempesta. Sopra c'era anche un signore che fa il meteorologo e si chiama dottor Norman, che ha spiegato a papà che nel 1934 ci fu un episodio analogo. Siamo stati un po' barricati dietro l'ombrellone, e poi papà si è vestito con la muta e la giacca a vento e ha provato a fare il bagno. Si è quasi congelato, ma quando è uscito si è alzato un vento rovente di scirocco che l'ha cotto in pochi istanti. Norman ha detto che era tutto nella norma, compreso l'incendio che ha distrutto la nostra pensione, la bufera di vento che ci ha portato via la tenda e la tempesta di polvere che ci ha accecato, così che papà ha rimontato la tenda sul formicaio più grosso dell'occidente. Abbiamo dormito in una buca nella sabbia. Stamattina per fortuna fa più caldo. Cinquantasei gradi all' ombra, e un vento africano che porta sabbia, raffiche di cuscus e, purtroppo, peli di cammello a volontà per la povera mamma. Io penso che noi umanoidi abbiamo combinato un bel casino con questo clima, che ci vorrebbe una commissione climatica mondiale che ci informasse davvero e imponesse regole da rispettare, e mi piacerebbe che le notizie di questa commissione fossero la prima notizia del telegiornale, ancora prima dell'indice Mibtel e delle vacanze dei Vip. Al pomeriggio ha cominciato a piovere, c'è stata una piccola alluvione e grandinata color tamarindo. Io e Luigino l'abbiamo assaggiata e non era male, però poi ci è venuta la colite e siamo stati tutto il pomeriggio seduti sulla norma. Papà ha detto io me ne frego del maltempo, io faccio il bagno, è entrato in acqua e ha trovato prima le meduse e poi la mucillaggine, è uscito che sembrava una gelatina semovente, e tutti i bambini della spiaggia lo hanno preso per un pokemon e se lo sono disputato. Il dottor Norman ha detto al papà che nel 1965 ci fu un caso di mare inquinato in quel modo, sono calamità naturali e non bisogna cedere all'allarmismo e alla tentazione di incolpare uomini e industrie. In quel momento è giunta a riva una chiazza di petrolio venuta da chissà dove. Papà e il dottor Norman si sono infilati in un branco di fenicotteri e così sono riusciti a farsi pulire da Greenpeace. Ieri Luigino sotto la tenda ha preso un nuovo virus con quarantasei e mezzo di febbre. Il dottore ha detto che aveva già visto un caso simile nel 1988, però si trattava di un würstel. Nel delirio Luigino mi ha confidato che crede di avere capito tutto. Tutte le volte che succede qualcosa di mostruoso, basta dire che è una calamità naturale, ma soprattutto che è già successo e anche peggio. Quindi, basta tenere presente Hitler e ogni politico italiano va bene. Ogni nuovo virus è meglio del colera. Ogni catastrofe climatica è meglio del diluvio universale. Un maremoto non è un problema, a meno che non depositi sulla spiaggia degli extracomunitari. Chi si lamenta per far più soldi in economia è uno stratega, chi si lamenta di cose che potrebbero danneggiare l'economia è un allarmista. Quindi ognuno può continuare a inquinare, disboscare, chimicizzare, sfruttare. Pensandoci bene, c'era del metodo nel delirio di Luigino. Volevo discuterne con papà, ma era impegnato in una discussione coi vicini di tenda sui pericoli della radiazioni da cellulari, e su perché la pubblicità dice che le telefonate costano meno ma la bollette crescono. Il dottor Norman ha detto che c'era già stato un caso simle nel 1864, in una bolletta del gas in Alabama. Tutti si sono rassicurati. Una ventata di bora ha fatto volare via le tende, poi un fiume vicino è straripato e abbiamo fatto il barbecue con cefali fangaioli e cotolette di nutria. Oggi finalmente c'è un tempo discreto, pioviggina. Abbiamo fatto il bagno, le meduse non c' erano, c'era solo uno squalo, ma è passato vicino a Luigino ed è morto di tonsillite in pochi istanti. Sul giornale ho letto che in Africa non c'è più un goccio d'acqua e nell'Artide i ghiacci si sciolgono a tempo di record, che il clima mediterraneo è fottuto e si prevedono tornadi mai visti. L'ho letto in un trafiletto tra le notizie della fusione tra Telecom, Cragnotti, Mediaset e la Triade Cinese. Nel paginone sulla fine dell'amore tra Max e Anna. Verso sera la situazione è peggiorata. Si è messo a nevicare. Luigino è stato punto da una nuova zanzara tropicale, mamma starnuta come un locomotore. Ma papà ha detto che bisognava assolutamente reagire e fare il bagno, si è fatto prestare una tavola da surf e si è lanciato contro un'onda di sei metri. È rimbalzato sulla cima di un pino, al centro del solito incendio. Il dottor Norman stava rassicurandolo spiegandogli che era succeso qualcosa di simile nel 1789, ma papà gli ha tirato un pugno in faccia di incredibile potenza, scardinandogli metà dei denti, poi lo ha rassicurato dicendo che aveva dato un pugno molto peggiore a un suo compagno di scuola nel 1956, e quindi il pugno doveva considerarsi nella norma. A sera abbiamo arrostito delle bistecche di medusa sulla schiena di Luigino e mamma si è ripresa dall' asma inalando dalla marmitta della macchina. Sembra che abbia una sindrome di dipendenza dal benzene. Papà sta facendo le valigie e piange. Io ho aperto la radio e ho sperato in qualche buona notizia. C'era una lite tra Berlusconi e Veltroni esattamente uguale alle quindici precedenti. Cossiga e Amato facevano finta di essere stati all'estero negli ultimi trent'anni. Poi c'erano tutti gli indici Mibtel, Nasdaq, e le novità degli amori Vip in Costa Smeralda, il calciomercato e la moda inverno-inverno. Non una parola sull'aria, sugli oceani, sul mio febbrile e alluvionato futuro. Perciò ho deciso di farla finita. Sono andata in riva al mare e ho camminato nell'acqua, aspettando che le onde mi sommergessero. Sfortunatamente il mare era ghiacciato. Vorrei sapere che cosa ne pensa il dottor Norman, ma non riesce ancora a aprire la bocca. Mi sono sdraiata sulla sabbia e ho pensato: come pretendete che facciamo due settimane di vacanze intelligenti se vi comportate da stupidi tutto il resto dell'anno? Ho contato le stelle. Erano due, tra nuvole nere e vapori di petrolio. Poi mi sono addormentata tutta agitata pensando: beati quelli che han paura degli scippi.


Stefano Benni (pubblicato nel 2000)


GESU’ ERA FIGLIO UNICO

GESU’ ERA FIGLIO UNICO

Gesù era un figlio unico
Mentre saliva il Golgota
Maria sua madre gli camminava al fianco
lungo la strada che si tingeva del suo sangue
Gesù era un figlio unico
sulle colline di Nazareth
mentre leggeva i Salmi di David
sdraiato ai piedi della madre

Una madre prega “Dormi bene, figlio mio, dormi bene
perché io sarò al tuo fianco
Che nessuna ombra, nessuna oscurità, nessuna campana a morto
possa farsi strada fra i tuoi sogni questa notte”

Nel giardino di Getsemani
pregava per la vita che non avrebbe vissuto
Pregò il suo Padre celeste perché rimuovesse
quella coppa da lui

C’è una perdita che non può essere compensata
Una destinazione che non può essere raggiunta
Una luce che non troverai in un altro viso
Un mare la cui vastità non può essere abbracciata

Gesù baciò le mani di sua madre
e sussurrò “Madre, ferma le tue lacrime
e ricorda che l’anima dell’universo
ha voluto un mondo ed esso è comparso”

JESUS WAS A ONLY SON

Jesus was an only son
As he walked up Calvary Hill
His mother Mary walking beside him
In the path where his blood spilled
Jesus was an only son
In the hills of Nazareth
As he lay reading the Psalms of David
At his mother's feet

A mother prays, "Sleep tight, my child, sleep well
For I'll be at your side
That no shadow, no darkness, no tolling bell,
Shall pierce your dreams this night"


In the garden at Gethsemane
He prayed for the life he'd never live,
He beseeched his Heavenly Father to remove
The cup of death from his lips

Now there's a loss that can never be replaced,
A destination that can never be reached
A light you'll never find in another's face,
A sea whose distance cannot be breached

Well Jesus kissed his mother's hands
Whispered, "Mother, still your tears,
For remember the soul of the universe
Willed a world and it appeared

Bruce Springsteen

Non bisognerebbe mai dimenticare che quando parliamo del fascismo parliamo di noi.

«Siamo l’unico paese moderno in cui un sistema politico, il fascismo, dato per morto e sepolto il 25 aprile 1945, ha visto tornare al governo nel 1994 un partito neo o postfascista che ne ha ereditato direttamente idee, costume, forme. Qualcosa di molto diverso dai movimenti di estrema destra del resto d’Europa, degli Stati Uniti, dei paesi ex comunisti. Fascismo perenne comparso in Italia nel 1919 e continuato per settantasei lunghissimi anni, rimasto come brace sotto la cenere anche nei giorni della sconfitta e dell’esecrazione.

Credo proprio che allora quello che più piaceva del fascismo a uno come me fosse il suo relativismo, il suo non essere scienza come il marxismo, il suo essere qualcosa che italicamente si adattava al giorno per giorno. Andava bene alla nostra anarchia intruppata. Alla nostra angoscia di contadini inurbati perché procedeva per semplicismi. Il debito pubblico si ingrossava a valanga? Lui, il duce, lo consolidava Poi per tutta la durata del regime nessuno straniero avrebbe più sottoscritto uno dei nostri buoni del tesoro, ma lui non lo diceva, i giornali non lo dicevano.

Per quelli che l’hanno vissuto, un dentro-fuori ancor oggi irrisolvibile. Vent’anni rimossi o aggiustati nei successivi cinquanta, un continuo chiedersi: “Ma possibile? E io dov’ero?”. Per quelli che per mezzo secolo hanno cercato di cancellare o di riaggiustare le memorie, il dentro-fuori è diventato, oggi, autoanalisi: ma davvero ti sentivi tiranneggiato, soffocato, umiliato o lo hai detto quando ne sei uscito? Davvero quella tirannia ti schiacciava o “era un’abitudine, una realtà magari importuna della quale si poteva brontolare o ridere, volta per volta, ma che nessuno avrebbe pensato seriamente di mettere in discussione”?

Oggi il neofascismo italiano è un morto presunto, un fu Mattia Pascal, anche lui guadagnato alla semantofobia, cioè all’arte di cancellare le parole che evocano fantasmi e pregiudizi, sostituendole con dei sinonimi paravento come Alleanza nazionale. Fino al dicembre ’94 il Movimento sociale italiano affermava la sua fedeltà al fascismo perenne, a un progetto: fare in qualche modo rivivere il fascismo mussoliniano, la terza via, il superamento della democrazia corrotta e inetta, le giuste gerarchie, lo stato autoritario. Al congresso di Fiuggi sui “valori indiscutibili” è calata la una cortina nebbiosa, si è parlato solo di democrazia, in termini ambigui ma comunque laceranti, eretici per i camerati vecchi e nuovi.

L’Italia incivile, bestiale c’era prima del fascismo e ci sarà dopo, perché l’Italia civile o incivile che fosse è stata dentro il fascismo. Non bisognerebbe mai dimenticare che quando parliamo del fascismo parliamo di noi.»


Giorgio Bocca ("Il filo nero" - 1995 - Mondadori)


lunedì 28 settembre 2009

Rain


"Rain". Splendido video da vedere
immancabilmente pubblicato su: "La Signora in Rosso"


sabato 26 settembre 2009

Presidente non firmi. Ci difenda dallo scudo fiscale.

Signor Presidente,
il Senato ha approvato l’emendamento Fleres alla legge che ha istituito lo scudo fiscale. Se anche la Camera lo approvasse, Lei resterebbe l’ultima difesa.
Signor Presidente, con questo emendamento una legge già odiosa diventerà uno strumento di illegalità. I beneficiati dallo scudo non potranno essere perseguiti per reati tributari e di falso in bilancio, il mezzo con cui sono stati prodotti i capitali che lo Stato “liceizza”; e intermediari e professionisti che ne cureranno il rientro non saranno tenuti a rispettare l'obbligo di segnalazione per l'antiriciclaggio; insomma omertà, complicità, favoreggiamento.
Le prime due previsioni, in realtà, non cagioneranno un grave danno al concreto esercizio della giustizia penale: da anni (dal 2000) una legge costruita all’esplicito scopo di impedire i processi penali in materia di reati fiscali assicura l’impunità alla quasi totalità degli evasori. Perché l’evasione fiscale costituisca reato bisogna evadere un’imposta superiore a 103.000 euro per ogni anno di imposta; e i casi di evasione superiori a tale soglia si aggirano intorno al 10 % del totale. E’ormai impossibile celebrare un processo per falsa fatturazione, e dunque anche per frode all’Iva comunitaria: quando si scopre una “cartiera” (una società che emette fatture false) e quindi si scoprono gli “utilizzatori finali” (secondo una recente definizione che ha avuto molto successo) di queste fatture, poi non si può fare un unico processo ma tanti quanti sono i luoghi in cui questi utilizzatori hanno il loro domicilio fiscale; il che è fonte di tali sprechi di tempo e di risorse da garantire nella quasi totalità dei casi la prescrizione. Infine, una delle forme più insidiose di evasione fiscale, quella commessa mediante la sistematica falsificazione della contabilità (il sistema seguito dalla quasi totalità degli evasori), è stata considerata un reato lieve, punito con una pena massima di 3 anni di reclusione; il che significa che nessuno va mai in prigione per via di sospensione condizionale della pena, indulto, affidamento in prova al servizio sociale.
Quanto al falso in bilancio, non è certo una novità che dopo la riforma della legislazione societaria voluta dal governo Berlusconi (che ha consentito allo stesso Berlusconi di essere assolto in molti processi in cui era imputato per questo reato), in Italia di processi del genere non se ne fanno più: il falso in bilancio è divenuto un reato fantasma, che c’è in astratto ma non si processa mai in concreto.
Ma la nuova legge contiene una norma che è una calamità: essa assicura l’impunità a trafficanti di droga, di armi, di donne, sequestratori di persona e altri delinquenti di grosso livello.
Signor Presidente, il danaro non ha colore, non odora diversamente a seconda del reato da cui deriva, non ha etichette che lo identifichino. Il provento dell’evasione fiscale e del falso in bilancio non si differenzia visivamente dal riscatto pagato dalla famiglia del sequestrato o dal ricavo del traffico di esseri umani. I trafficanti di droga colombiani portano il loro denaro a Miami e lo “ripuliscono” pagando circa il 50 per cento: questo è il prezzo del riciclaggio. Se passasse questa legge, avremmo un riciclaggio di Stato, per di più assolutamente concorrenziale con quello praticato dai professionisti del settore: lo scudo fiscale costa solo il 5 per cento.
E’ vero, la nuova legge prevede che la possibilità per banche e altri intermediari di non rispettare l'obbligo di segnalazione per l'antiriciclaggio sia limitata ai reati fiscali e al falso in bilancio. Ma, signor Presidente, chi glielo spiegherà alle banche (che certamente non hanno molto interesse a scoraggiare queste iniziative da cui ricavano dei bei soldi) che i capitali che rientrano provengono da un traffico di armi e non da evasione fiscale? Come distinguere il provento dell’evasione fiscale da quello di altri truci e violenti delitti?
Non si può, signor Presidente: questa legge garantirà ai peggiori delinquenti una prospera e sicura verginità.
Signor Presidente, questa legge è una bandiera dell’illegalità: dove non avrà concreti effetti sul piano penale, trasmetterà un messaggio di opportunismo: renderà evidente a tutti che adempiere ai propri obblighi tributari, a principi etici irrinunciabili nella gestione delle imprese, è un’ingenuità, peggio è antieconomico. E’ una legge criminogena perché favorirà la futura evasione fiscale, convincendo tutti che “pagare le tasse” è cosa inutile, perfino stupida, tanto, prima o poi…. E dove invece e purtroppo avrà concrete conseguenze, si tratterà di un formidabile favoreggiamento nei confronti delle forme più gravi di delinquenza organizzata. Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Magistratura non potranno nemmeno trovare le prove di questireati, forse conosciuti per altre vie, poiché il provento del reato sarà ormai sparito.
Signor Presidente non firmi questa legge; eviti che il nostro Paese sia sospinto ancora più in fondo nel precipizio di illegalità, peggio, di immoralità che ci sta separando dai Paesi civili.

Firma l'appello di Bruno Tinti al capo dello Stato

venerdì 25 settembre 2009

Fai la presentazione di tuo padre


Mio padre fa il cartunaio, va a prendere i cartoni alla notte. Qualche volta l'accompagno anch'io, e andiamo col furgoncino. Mio padre non so quanti hanni ha, però non è troppo vecchio: un poco è anche giovane! Lui di mattina fa un altro mestiere, e poi si anitira il pomeriggio; dorme un po', magnia, e poi esce la notte a fare i cartoni. Mio padre non è tanto vecchio, però è zelluso, tiene il mellone in testa.1 La domenica ci porta alla messa, e ci vuole bene. Noi nella piazza giochiamo cogli altri bambini, poi lui compra il cartoccio delle paste. Mio padre è molto povero, i cartoni non bastano, perciò si appiccica sempre con mia madre. A Pasqua lui porta a casa il piecoro per scannarlo, ma esso ci fa sempre pena, e alla fine lo regaliamo sempre. E così lui si appiccica un'altra volta con mia madre che gli dice: «Ma che cazzo o puort a fa ogn'anno stu piecoro comm a te, si pò nun tien mai o curaggio do scanna?! Io t'scannass'io atei».
1 E' calvo, non ha un pelo in testa.

Marcello D'Orta (IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO - 1990 - Sessanta temi di bambini napoletani)


Bologna


Vado in piazza dice il cittadino. Ed è inteso che parte per il centro, dove c'è il Palazzo del Podestà, quello dei Notai, quello dove fu tenuto prigioniero re Enzo, la fontana del Nettuno e San Petronio, il tempio dedicato al protettore.

Bologna è stata chiamata in tanti modi: la dotta, per via dell'università, la grassa, per la cucina, la galante, perché ci si trovarono bene tutti i viaggiatori, come Boccaccio, o il dissoluto marchese di Sade, e gli studenti che vi arrivano da ogni parte; io preferirei: la umana, per la sua gente, laboriosa e tollerante, epicurea e devota della Beata Vergine di San Luca. Bologna è bella scriveva Giosue Carducci.

Gli italiani non la ammirano quanto merita: ardita, fantastica nella sua architettura trecentesca e quattrocentesca. Con i suoi edifici rossi, con i 45 chilometri di portici costruiti per la comodità degli uomini, per proteggerli dalla pioggia e dal sole, per permettergli di camminare e discutere.

San Petronio, si legge nei manuali, è una delle più alte creazioni del l'architettura gotica in Italia. Davanti alla gradinata, di solito, preparano i palchi. Ce ne è quasi sempre uno.

Bologna è tollerante e ama ascoltare anche quelli che la pensano a modo loro.

E’ molto cambiata, ma la sua leggenda resiste ancora: spariti i vecchi caffè, come il San Pietro, e parecchie osterie; il Resto del Carlino è finito ben oltre le mura, quasi in campagna; la squadra di calcio non fa più tremare il mondo; l'Arena del Sole, dove recitarono i grandi, da Zacconi a Petrolini, aspetta di ritornare teatro: il lunedì pomeriggio si dava uno spettacolo per i barbieri, le lavandaie, gli arrotini; rappresentavano Amleto, La morte civile, Il processo dei veleni.

Un altro mondo, e ho ancora nella memoria certe immagini, scomparse con le due guerre, immortalate in fotografie color seppia: un pranzo di spazzacamini, e per terra ci sono i mazzetti di tamerici, la vecchina delle caldarroste che aspetta i ragazzi della scuola, i carri trainati dai buoi che portano botti di mosto ai signori, i mercanti di granaglie, la biblioteca dell'Archiginnasio, le prime del Comunale, che fece conoscere Wagner; queste istantanee furono distrutte con la rivoltellata di Gavrilo Princip, nel 1914, a Sarajevo.

La mia infanzia e l'adolescenza sono quelle di un balilla: e in piazza Maggiore c'era sempre l'adunata e i ragazzi facevano discorsi maliziosi sul Nettuno del Giambologna, con le fontane che gli spruzzano addosso quasi un centinaio di zampllli.

Questa piazza è un grande ritrovo, che ospita gli hippies e i turisti, e fa da sfogo a via Rizzoli, a via Indipendenza e al Pavaglione e a via Ugo Bassi, le strade del passeggio.

Sullo sfondo le torri: più alta quella degli Asinelli, 97.60 m, e prende nome da un'antica famiglia, e ci si può andare in cima, basta sopportare 498 gradini, poi la Garisenda.

Ricordo quando, dal colle della Guardia, scendeva in città la venerata Madonna di San Luca, una vergine bizantina dalla faccia nera e affaticata delle povere contadine, e le folle la accompagnavano: in piazza benediva i fedeli, e questo popolo concreto, che non sa dire nel suo dialetto: Ti amo, ma Ti voglio bene, si inginocchiava.


Enzo Biagi (I come italiani - 1993 - Rizzoli)