venerdì 29 gennaio 2021

Ferdinando Scianna: “Il viaggio di Veronica – Una storia personale del ritratto fotografico



Nell’introduzione che apre l’edizione italiana del volume “Henri Cartier-Bresson”, pubblicato da Art& nel lontano 1988, Ferdinando Scianna diceva: “Ci sono tanti tipi di fotografia. Ma per me, fotografo che cerca di fare una certa fotografia, Henri Cartier-Bresson e la parola fotografia sono praticamente sinonimi. Henri Cartier-Bresson è la fotografia”.

Scianna continuava il suo scritto raccontando anche di come ha poi meglio conosciuto la fotografia di H.C.B.; tramite il libro “Images à la sauvette”, mostratogli da Leonardo Sciascia che ne possedeva una copia: “Rifotografai il libro pagina per pagina. E’ come se quelle fotografie le avessi mangiate, ritualmente, per tentare di incorporarle, più che al mio patrimonio culturale a quello cromosonico.” Il volume snocciola, quindi, a pagina intera, delle singole foto che rappresentavano tappe esemplari dei diversi capitoli che hanno costituito la storia dei cinquanta anni di fotografia attiva di H.C.B.

Quanta acqua è poi passata sotto i ponti e lo Scianna "Baarioto" si ritroverà immerso in un'avventura fotogiornalistica che lo porterà a diventare amico di H.C.B. e di accedere, come primo fotografo italiano, anche all'Agenzia Magnum di cui Bresson è stato cofondatore.

L’introduzione mi è utile per inquadrare anche il recente volume edito dalla Utet dell'ormai affermato Ferdinando Scianna, intitolato “Il viaggio di Veronica – Una storia personale del ritratto fotografico”, dove l’autore affronta la storia della fotografia, con particolare riguardo al ritratto fotografico e collegandolo alla ritrattistica pittorica preesistente.

Nell’ampio escursus Scianna individua in quest’operazione letteraria una serie di fotografi che si sono cimentati nel settore, alternando alla narrazione descrittiva dei vari autori una serie di considerazioni personali, che tornano come complementi utili a definire alcune caratteristiche delle produzioni di tanti fotografi scelti come esempi nella sua storia.

L’operazione, a mio parere, rende la parte didattica molto più articolata, arricchendola con punti di vista originali dell’autore che non necessariamente si trovano allineati rispetto a quello che è il comune sentire del mondo degli addetti ai lavori.

Sono ben quarantaquattro i fotografi esaminati nell’operazione, che vengono da Scianna distinti tra: “Pionieri e inventori” (6), “Primi maestri della luce” (8), "Reporter, artisti e documentaristi” (5), “Miti e creatori del mito” (14), “Autoritrattisti, ritrattisti dell’altro” (11). Spaziando temporalmente dagli albori della fotografia dei primi anni dell’ottocento fino ai nostri tempi.

Nelle oltre centocinquanta pagine sono descritte e personalizzate le figure di coloro che hanno storicamente costituito delle pietre miliari nella storia del ritratto fotografico, in circa duecento anni dall’invenzione della fotografia, per come noi oggi la conosciamo.

L’operazione di Ferdinando Scianna nella sua impostazione, personalmente, mi riporta in qualche modo anche al volume “L’immaginario dal vero”, pubblicato nel 2005 con l’editore ABSCONDITA da Melanie Cartier-Bresson, che raccoglie scritti vari e alcune foto di suo padre Henri, morto nell’agosto 2004. Un piccolo volumetto - ma prezioso - che, nelle sue quasi cento pagine, contiene considerazioni di H.C.B. di una attualità impressionante e assolutamente inconfutabili, che costituiscono – anche per la estrema sintesi della scrittura – dei distillati concettuali della fotografia.

Consiglierei, a chi si accinge alla lettura della nuova opera editoriale di Ferdinando Scianna, di acquisire anche il piccolo volumetto “L’immaginario dal vero”, in modo da completare la visione del pensiero di Ferdinando Scianna (pur soffermandosi nello specifico tema affrontato nell'ultimo libro) che, per come lui stesso si definisce, è fedele discepolo del Maestro Henri Cartier-Bresson.

 

Buona luce a tutti!

 

 © Essec


lunedì 25 gennaio 2021

“DALLA COMPOSIZIONE ALLA SIGNIFICAZIONE IN FOTOGRAFIA”

 

In un contesto, quale quello fotografico, dove in molti spesso si premurano nell’evidenziare regole, limiti e paletti, ascoltando le esibizioni di Silvano Bicocchi (letture di portfolio o eventi) t’accorgi invece che nel linguaggio fotografico tutto è possibile. Purchè, per quanto ovvio, ogni immagine abbia una sua logica nel raccontare ciò che l’autore intende dire o, più semplicemente, la fotografia proposta riesca a suscitare la sensazione che si vuole intendere. Nell’appuntamento del 22 gennaio, avente come tema, “DALLA COMPOSIZIONE ALLA SIGNIFICAZIONE IN FOTOGRAFIA” e facente parte del Ciclo di Incontri di Fotografia online nell’ambito dell’offerta FIAF a cura dell’Associazione culturale fotografica Officine Creative Italiane di Perugia, se n’è avuta un’ennesima riprova.

In una diretta on line, concentrata in una sintesi del messaggio didattico ma che in verità si è prolungata per oltre due ore, è stato sviluppato un ampio discorso che ha racchiuso in pratica tutto il mondo della fotografia, enucleando una serie di concetti che hanno anche toccato l’intero mondo dell’arte e della creatività in genere.

Nella sua “Lectio" Bicocchi ha sviluppato le varie sfaccettature insite nella tematica compositiva e significativa, servendosi esclusivamente d’immagini simboliche, portate ad esempio per meglio far comprendere i vari capitoli trattati. Nessuno schema nozionistico è quindi mai apparso a distrarre da quella che poteva ben definirsi una complessa “narrazione”.

L’evento è stato pure registrato e potrà essere rivisto da chi era presente in platea o recuperato, invece, anche da chi era assente. Il Circolo, al riguardo, si è fatto carico di metterlo a disposizione ed è già da ora accessibile attraverso il link https://youtu.be/dvhvCqIIyWQ.

Silvano Bicocchi, Direttore del Dipartimento Culturale della Fiaf, non è nuovo a questo tipo di performance. Prova ne è che chi  era collegato è rimasto incollato allo streaming fino alla fine.

 

Buona luce a tutti!

 

 © Essec

 


domenica 24 gennaio 2021

Mancano i vaccini. Il welfare reale e l’utilità economica degli anziani pensionati

 

E’ ormai certo che il flusso delle forniture dei vaccini farà registrare dei ritardi rispetto alle pianificazioni governative. Ciò comporterà un sostanziale rallentamento della campagna di vaccinazione nazionale. Ne consegue che il raggiungimento dell’immunità al Covid, specie per i soggetti esposti a maggiore rischio, potrà trovare attuazione con dei ritardi rispetto ai tempi previsti. Il tutto comporterà altresì la riprogrammazione dei piani e rallenterà il raggiungimento degli obiettivi predefiniti.

Quanto detto, ovviamente, prolungherà l’esposizione a maggiori rischi e quindi manterrà alta la possibilità di  ulteriori infezioni e decessi nella popolazione, specie nelle fasce maggiormente esposte.

Facendo il punto della situazione nel suo complesso, stando ai dati del momento, i morti causa Covid 19 a oggi assommano a oltre 85 mila. Molti di questi hanno interessato soggetti sistemati in RSA.

In un esame di aspetto strettamente economico, ciò ha comportato che le pensioni di questi anziani deceduti – che magari talvolta erano pure implementate con corresponsioni di somme da parte dei figli, in caso di residenze più agiate - ha fatto venir meno una fonte di reddito per le strutture ospitanti (RSA) e per il relativo indotto.

Realisticamente si potrebbe ora anche stimare che un buon 50% dei defunti, con la loro pensione, probabilmente stavano magari assicurando un contributo economico non secondario alla famiglia, specie di questi tempi nei nuclei in crisi.

Con paghette ai nipotini e aiuti a figli sfortunati, com’è risaputo, è ancora alquanto ampia la compagine dei tanti pensionati che garantiscono e sostengono un welfare diretto e indiretto nell’economie familiari.

Da osservare anche che le lunghe degenze di anziani stanno altresì assorbendo molto dei loro risparmi; cioè molte di quelle disponibilità liquide accantonate che, nella disamina delle statistiche finanziarie sono assunte come oggetto di studio e che una certa parte della classe politica e degli economisti includono nelle generali risorse finanziarie del paese (includendo nei loro calcoli i risparmi della popolazione al netto del debito pubblico nazionale, così da ridurre il peso dell’indebitamento statale complessivo).

Se poi, alla luce di quanto fin qui esposto, cinicamente qualcuno vuol ritenere un beneficio il ritorno che ne viene alle casse dell’INPS a seguito di ogni decesso - per la mancata erogazioni dei ratei pensionistici da non più corrispondere (quantificabili in non meno di 1,5 mld annui di euro circa) - in verità si sbaglia e non di poco. Non ultimo per il fatto che, in assoluto e comunque, ogni decesso cancella anche un elemento attivo della catena consumistica del sistema capitalistico globalizzato in cui viviamo.

E’ certo, infatti, che questo apparente risparmio dell’onere sociale a carico dell’Istituto di previdenza, di fatto molto spesso determina uno squilibrio nelle spese familiari.

In molti casi, infatti, le disponibilità improvvisamente venute meno stanno generarando degli sconvolgimenti nei budgets familiari. Specie in quelle realtà più povere che, mantenendo in casa i propri anziani, riescono così a garantirsi una quantità di reddito in più, utile e necessaria per il bilancio complessivo di ogni fine mese.

Queste considerazioni potrebbero anche apparire marginali, ma di certo, e specie in quelle che sono nelle realtà dei più indigenti, costituiscono aspetti di cui occorre tenere conto attentamente, anche nell’ottica del raggiungimento di una efficace gestione delle politiche sociali e nell’attuazione delle azioni di sostegno da rivolgere alle famiglie meno abbienti.

In tempi non lontani queste attenzioni sarebbero state classificate tra gli obiettivi di una politica sociale orientata a sinistra, qualcuno potrebbe pure obiettare che attenzioni similari erano pure insite nella “politica sociale” di dx del ventennio.

In ogni caso, a prescindere da qualunque schieramento o appartenenza, e diversamente da quanto accade adesso, erano aspetti inseriti nei valori che ispiravano i partiti di un tempo.

 

© Essec

 

 

Forza "Giuseppi"


Eppure nei sondaggi di gradimento tra gli esponenti politici Giuseppe Conte, Presidente del consiglio in carica, da molto tempo si mantiene in testa. Ma in modo vessatorio quasi tutta la stampa imputa a lui ogni problema o incidente - burocratico e non - che accade in Italia. 
Le lobby e la grande schiera di affaristi e papponi che ruotano intorno alla politica cercano di trovare nella vita del Premier indigesto qualcosa che possa fare scandalo per incrinarne la fiducia popolare, ma sembra che non riescano a trovare nulla di significante. Sondaggi che palesano sempre un quaranta per cento d’indecisi (indicati, questi ultimi, con un numero infinitamente piccolo in fondo alle tabelle q mai letto dal cronista di turno), ossessionano esponendo potenziali percentuali che sembrano più rispondere ad appartenenze da stadio che a possibili previsioni attendibili e veritiere. 
Tutte le indagini demoscopiche danno con certezza la dx vincitrice, ma tutti però tengono conto di tabelle che mostrano risultati dove il 100% dei singoli partiti che corrisponde, come detto, al solo 60% di coloro che hanno espresso apertamente nell'indagine condotta una preferenza. 
Alla luce di un recente test previsionale basato su un ipotetico partito del premier Conte in caso di elezioni anticipate darebbe allo stesso una percentuale di voti che si aggira intorno al 14%, con un importante inciso, che cioè il 6% circa deriverebbe da coloro che si erano prima dichiarati fra gli indecisi e, in minima parte, con scelte indicate da elettori di dx e do centro. 
Ancor più interessante appare l’ipotesi - che prevede Conte come leader del M5S - e che è stata svolta proprio in questi giorni, che prefigurerebbe (udite, udite) un recupero percentuale del M5S che, addirittura, scavalcherebbe nelle previsioni lo stesso PD (20,2% contro il 19,5%). 
Quindi, per non farla troppo lunga, potrebbero anche avere ragione quelli che, come Massimo Cacciari, diversamente dalle previsioni e dai proclami della carta stampata unificata, mettono in dubbio la prospettiva che un governo delle destre, in caso di elezioni, sarebbe inevitabile. 
Del resto la volatilità del voto è un fenomeno acclarato, che si è peraltro plasticamente palesato già nel risultato imprevedibile avuto alle ultime politiche dal Movimento di Grillo, ma i “giornaloni” e relativi “esperti editorialisti” restano indifferenti e continuano a navigare seguendo bovinamente il vento soffiato dai padroni. 
In tutto questo, ai super informati editorialisti e giornalai, sfugge quanto però è evidente a tutti. Ovvero il fatto che la crisi politica attuale non deriva per nulla da contrapposizioni di vedute o di valori ma, più semplicemente, dalla spartizione equa e compartecipata dell’ingente “malloppo”, che secondo prassi consolidate, non serve per il benessere collettivo ma per saziare gli appetiti dei soliti ingordi. 
Nel caso le cose non dovessero maturare per il meglio e subentrasse una crisi di governo, quindi, come accadde per le elezioni passate, rimarrebbe solo da augurarsi e sperare in un sussulto della gente comune; di coloro che non sono assoggettati a dipendenze (economiche soprattutto, come succede purtroppo nel meridione) che hanno modo di esprimere il voto in maniera indipendente e che, peraltro con la vicenda Covid, hanno avuto occasione di toccare con mano o vivere sulla propria pelle, l’inettitudine della classe dirigente e della politica tradizionale nel suo insieme.

 

 © Essec

 

venerdì 22 gennaio 2021

Silvio Canini - Appuntamento Fiaf dal titolo: "Cosa cerchi, il mare?"

 

Nell’ambito del fitto calendario d’iniziative FIAF di cui si è ripetutamente accennato in altri articoli, ieri sera si è svolto l’incontro con Silvio Canini. Con la regia di Roberto Puato, alla consueta introduzione del presidente Roberto Rossi è seguita l’ampia presentazione dell’autore da parte del vice presidente Attilio Lauria, che si è ampiamente soffermato ad illustrare l’attività del fotografo scelto per la serata, per poi passare a esemplificazioni selezionate per mostrare quanto realizzato da Canini dalle origini ad oggi.

Devo anche premettere che io non conoscevo nulla dell’autore in questione, quindi, l’osservare per la prima volta i lavori che venivano via via proposti è stato per me disarmante (per quanto posso io esprimere in fotografia), principalmente per la naturale freschezza e l’apparente semplicità del linguaggio fotografico.

I portfolio scelti hanno consentito di rappresentare a trecentosessanta gradi la varietà dei progetti ideati da Canini, abbastanza diversi, poichè rispondenti sempre – come è stato pure detto - alla necessità intima dell’autore di esprimere racconti, personalizzandoli e sperimentando talvolta secondo l’umore e i liberi gusti del momento.

I risultati, pertanto, rispondevano sempre a approcci differenti, mai ripetitivi e quindi identificabili o accostabili a un preciso stile. Unico punto in comune nei suoi racconti, come già detto prima, era l’assoluta chiarezza del messaggio e le intuizioni felici in ogni scelta che riusciva a calamitare l’osservatore.

Diversamente da quanto ripetutamente affermava umilmente l’autore, il suo operare da naif, illuminato, aggiungerei io, in verità generava un risultato raffinato e ricercato, per la efficace esposizione e la coerente sistemazione di ogni tassello che veniva a comporre il quadro d’insieme.

Il tutto secondo uno schema che sembrava nascere spontaneo, dalla necessità forte e impellente di voler comunicare qualcosa che gli veniva da dentro.

Col tempo la fotografia è diventata per lui un mestiere che manteneva però le caratteristiche di un’attività ludica e di quasi puro divertimento. Le produzioni palesano in qualche maniera un aspetto giocoso, paradossalmente, anche nell’esprimere delle negatività temporanee, o delle necessità d’isolamento, connesse a periodici momenti di riflessione, che nascondevano - tra le righe - radici profonde.

Le tante belle parole per lui, spese da chi è poi intervenuto nel corso della serata (Paglionico, Merlak, Bicocchi), hanno sottolineato le peculiarità dell’artista; facendo emergere l’autenticità di un fotografo che, senza condizionamenti didattici appresi nel corso della sua travagliata adolescenza, che magari potessero deviare verso emulazioni o scimmiottamenti di altri fotografi del passato o di contemporanei più noti, è riuscito sempre a rinnovarsi, sfornando opere originali e intriganti che raramente - almeno fino ad ora - si sono ripetute.

La scelta Fiaf di presentare un autore con queste caratteristiche ha consentito di fornire il classico esempio di come la creatività, anche in fotografia e in ogni forma d’arte, può ritrovarsi innata nel dna di taluni predestinati più fortunati, che riescono a immaginare con semplicità le difficili complessità che appaiono ai noi che facciamo parte dei tanti.

Chiudo con una mia considerazione naif, azzardata forse, che rimanderebbe un po’ al mondo pittorico, quello cioè dei macchiaioli.

Non so perché ma la visione delle fotografie di Silvio Canini mi sollecita quella ricerca che era insita in quel movimento italiano dei primi anni dell’ottocento che ha anticipato la scuola degli impressionisti francesi.

Le sue foto, e alcune specialmente, le vedo come fossero delle pitture che si propongono di rappresentare la realtà seguendo fedelmente le leggi della visione ottica e affidandosi, altresì, anche all’utilizzo sapiente dei colori. Le immagini di Canini, come per i macchiaioli, infatti, non trascurano mai la solidità della struttura compositiva, che appare assai emblematica, ad esempio, nelle foto newyorchesi oppure in quelle che ritraggono quel mare che non si vede mai rappresentato (portfolio che da il titolo all'appuntamento Fiaf), non visibile e immaginabile alle spalle quindi, attraverso l’inquadratura delle sabbie e degli edifici prossimi alla riva.

Un'ultima cosa, per chi volesse, può recuperare la visione della registrazione attraverso il canale You Tube della Fiaf, che sarà disponibile da sabato prossimo.

 

Buona luce a tutti!

 

 © Essec

 


giovedì 21 gennaio 2021

Covid. "Quell'aria che ti manca". L'esperienza di ritrovarsi


Ne circolano moltissimi di video similari. Propongo questo perchè ha coinvolto in prima persona il Professore Ordinario - Direttore di Cardiochirurgia dell'Ospedale di Tor Vergata a Roma - Giovanni Ruvolo, che ammalatosi improvvisamente di Covid è riuscito a guarirsi grazie a un'azione avveduta. 

Nell'interessante intervista che ha rilasciato racconta la vicenda, con dettagli che possono tornare anche utili a capire come individuare immediatamente i sintomi e trovare soluzioni per intervenire al meglio in casi analoghi che possono capitare a chiunque.

 © Essec

P

Roma, martedì 19 gennaio 2021: Discorso di Giuseppe Conte al Senato

 Gentile Presidente, gentili Senatrici, gentili Senatori, 

 

ho chiesto di intervenire per riferire sulla crisi di governo, innescata dalle dichiarazioni del ministro dell'interno leader di una delle due forze di maggioranza. Ho sempre limpidamente sostenuto che in caso di interruzione anticipata dell'azione di governo sarei tornato qui, nella sede istituzionale dove inizialmente ho raccolto la fiducia. Questa iniziativa, tengo a precisarlo, non cela il vezzo di un giurista nè è dettata da un moto di orgoglio personale. Nasce dalla profonda convinzione che il confronto in quest'aula, franco, trasparente, sia lo strumento più efficace per garantire il buon funzionamento di una democrazia parlamentare. Non si tratta di rendere omaggio a mere regole di forma bensì di rispettare regole che implicano sostanza politica, poste a presidio della piena tutela dei diritti dei cittadini.

 

Il giorno 8 agosto 2019 il ministro Salvini, dopo avermi anticipato la decisione nel corso di un colloquio, ha diramato una nota con la quale ha dichiarato che la Lega non era più pronta a proseguire l'esperienza di governo e ha sollecitato l'immediato ritorno a voto. A conferma della decisione la Lega ha depositato in parlamento una mozione di sfiducia e ne ha chiesto calendarizzazione. Siamo al cospetto di una decisione oggettivamente grave che comporta conseguenze rilevanti per la vita politica, economica e sociale del Paese, ed è per questo che merita di essere chiarita in un dibattito pubblico che consenta trasparenti assunzioni di responsabilità.

 

La politica dei nostri giorni si sviluppa per buona parte sul piano comunicativo, affidandosi a un linguaggio semplificato, ma io ho garantito fin dall'inizio che questa sarebbe stata un'esperienza di governo all'insegna di trasparenza e cambiamento, e non posso permettere che questo passaggio istituzionale possa consumarsi con conciliaboli riservati, comunicazioni dei social, dichiarazioni per strada o nelle piazze senza un pieno contraddittorio. L'unica sede in cui il confronto pubblico può svolgersi in modo istituzionale e trasparente è il Parlamento, dove sedete voi, rappresentanti della Nazione e di tutti i cittadini.

 

La decisione della Lega di interrompere il governo per tornare alle urne la reputo grave, e spiego perché: innanzitutto questa crisi va a interrompere prematuramente un'azione di governo che procedeva operosamente e già nel primo anno aveva realizzato molti risultati e molti ne stava realizzando. Due, questo governo era nato per intercettare l'insoddisfazione dei cittadini che con il voto del 4 marzo avevano manifestato il desiderio di un cambio di passo rispetto alle politiche pregresse e mirava a realizzare un disegno riformatore che ora viene interrotto. Tre, questa decisione vola l'impegno che il leader della Lega aveva assunto, sottoscrivendo il contratto con il Movimento 5 stelle. Il contratto prevede in caso di divergenze l'impegno delle parti " a discuterne con la massima sollecitudine e nel rispetto dei principi di buona fede e leale cooperazione". Quarto, i tempi di questa decisione espongono il paese a gravi rischi: una crisi in pieno agosto comporta elezioni anticipate in autunno. considerando i tempi costituzionalmente necessari per la convocazione delle camere e la formazione del governo, il rischio di ritrovarsi in esercizio provvisorio è altamente probabile (fischi).

PUBBLICITÀ

 

Nell'ambito di una congiuntura economica internazionale non certo favorevole, il nuovo governo si ritroverebbe nella difficoltà di contrastare l'aumento dell'IVA e le conseguenze finanziare date dal fluttuare dello spread. Quinto, questa crisi interviene in un momento delicato nell'interlocuzione con le istituzioni europee: proprio in questi giorni stiamo in avvio di legislatura e si stanno compiendo trattative per nomine di commissari e altre posizioni. Mi sono impegnato per assicurare all'Italia un ruolo centrale, in linea con il prestigio e la forza del paese. è chiaro che l'Italia corre il rischio di partecipare alla trattativa in condizioni di difficoltà sono queste le ragioni che mi portano a valutare come irresponsabile la decisione della crisi di governo. Il ministro dell'interno ha mostrato di inseguire interessi personali e di partito.

 

Considero legittimo per un partito politico mirare a incrementare il proprio consenso, ma affinché un sistema democratico possa seguire il bene comune e funzionare secondo criteri di efficienza, ogni partito è chiamato a operare una mediazione, filtrando gli interessi di parte alla luce degli interessi generali. Quando una forza politica si concentra solo su interessi di parte, non tradisce solo la vocazione più nobile della politica, ma finisce per compromettere interesse nazionale. Quando si assumono così rilevanti incarichi istituzionali, peraltro sottoscrivendo un contratto e dando avvio al governo del cambiamento, bisogna essere consapevoli che si assumano specifici doveri e responsabilità nei confronti dei cittadini e dello stato che non possono essere accantonati. Far votare i cittadini è l'essenza della democrazia, sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile.

 

Le scelte compiute, i comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal ministro dell'interno, rivelano scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale, perché aprire la crisi in pieno agosto, quando ormai da molte settimane l'esito delle elezioni europee era chiaro e l'insofferenza per la prosecuzione dell'esperienza di governo giudicata limitativa per le ambizioni di chi ha chiesto pieni poteri, la scelta di rinviare fino a oggi la comunicazione di una scelta assunta da tempo, è un gesto di grave imprudenza istituzionale irriguardoso nei confronti del parlamento e suscettibile di precipitare il Paese in una spirale pericolosa di incertezza politica e instabilità finanziaria. La decisione è stata annunziata subito dopo aver incassato l'approvazione con la fiducia del decreto sicurezza bis con una coincidenza temporale che suggerisce opportunismo politico.

 

Palesemente contraddittorio appare infine il comportamento di una forza politica che, pur dopo aver presentato al parlamento una mozione di sfiducia, non ritiri i propri ministri. È difficile oggettivamente direi che è difficile conciliare la presentazione e il mantenimento di una mozione di sfiducia con la permanenza in carica dei propri ministri. Amici della Lega, per preparare e giustificare la scelta di far ritorno alle urne avete tentato di accreditare maldestramente l'idea di un governo dei no, del non fare, pur di battere questa fatua grancassa mediatica avete macchiato 14 mesi di intensa attività di governo. In questo modo avete offeso non solo il mio impegno personale, passi, ma anche la costante dedizione dei vostri stessi ministri e sottosegretari che mi hanno affiancato fino all'ultimo giorno con passione e dedizione nelle attività di governo.

 

In questo modo avete offeso la verità dei fatti, avete oscurato le misure per rafforzare la sicurezza che i cittadini attendevano da anni: norme anticorruzione, protocollo d'azione per la terra dei fuochi, codice rosso contro la violenza sulle donne. Avete oscurato le misure adottate per accelerare gli investimenti: decreto crescita, sblocca cantieri, decreto Genova, piano contro dissesto, sblocco dei fondi per l'edilizia scolastica e per l'avanzo di amministrazione dei comuni. Avete calpestato le misure di protezione: quota cento, reddito di cittadinanza, rimborsi ai truffati dalle banche. Avete offuscato la miriade di iniziative valse a sbloccare opere ferme da lustri: terzo valico, tap, autostrade asti cuneo, Ragusa-Catania, aeroporti di Crotone, Foggia, Reggio Calabria, le varie misure di risoluzioni aziendali per rilanciare il sud (è anche il vostro lavoro questo, eh), per rafforzare la ricerca, rendere più efficiente la p.a, sbloccare le assunzioni. Adesso disponiamo di un unico piano per le concessioni autostradali. Avete cancellato i provvedimenti con cui abbiamo avviato riforma fiscale e investito nell'innovazione. Avete oscurato gli interventi di governance dello sport, l'assegnazione delle Olimpiadi Milano-Cortina, delle ATP Finals di tennis a Torino.

 

Questo è un governo che ha lavorato intensamente fino all'ultimo giorno e ha prodotto numerose e significative riforme. la verità è un'altra: all'indomani delle europee, il min dell'interno e leader della Lega ha creato un'operazione di distacco dal governo, che lo ha allontanato dai compiti istituzionali e lo ha indotto alla ricerca di un pretesto che potesse giustificare la crisi e il ritorno alle urne. Questa decisione tuttavia ha compromesso il lavoro già avviato per la definizione della legge di bilancio che avrebbe introdotto una più incisiva riforma fiscale contenente quella che viene definita flat tax, ma anche una riforma più complessiva, coinvolgente anche la giustizia tributaria con riduzione del cuneo fiscale, misure per gli investimenti, rilancio per il sud, un progetto articolato di privatizzazioni. Parimenti compromesso risulta il disegno riformatore affidato al parlamento, dove sono in corso di esame disegni di legge e di delega che avrebbero permesso al governo di approvare decreti legislativi per ridurre la burocrazia per i principali settori di attività.

 

Lo scioglimento anticipato delle camere arresterebbe le riforme dei codici di procedura civile e penale e del CSM per accelerare i tempi della giustizia e rendere più competitivo il paese anche per gli investitori stranieri. Il paese ha bisogno che siano completate le misure efficaci per favorire piano di investimenti e crescita economica. Abbiamo predisposto degli strumenti che in questa situazione rischiano di non essere pienamente valorizzati.

 

Caro Ministro dell'interno, caro Matteo, promuovendo questa crisi di governo ti sei assunto una grande responsabilità di fronte al paese: hai annunciato questa crisi chiedendo pieni poteri, e ancora di recente ti ho sentito invocare le piazze a tuo sostegno. Questa tua concezione, permettimi di dirlo, mi preoccupa: innanzitutto le crisi di governo nel nostro ordinamento repubblicano non si affrontano e regolano nelle piazze, ma nel parlamento; in secondo luogo il principio dei pesi e contrappesi è assolutamente fondamentale perché sia garantito il necessario equilibrio al nostro sistema democratico e siano precluse derive autoritarie. Caro Matteo, ispiri la tua concezione alle posizioni sovraniste: permettimi di richiamare il pensiero di un sovrano illuminato, Federico II di Svevia "Quantunque la nostra maestà sia svincolata da ogni legge, non si leva al giudizio della ragione che è la madre del diritto". Non abbiamo bisogno di persone con pieni poteri, ma di persone che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità.

 

Se tu avessi mostrato cultura delle regole, sensibilità istituzionale, l'intera azione di governo ne avrebbe tratto giovamento; ci sono stati molti episodi e atteggiamenti che vi ho sempre fatto notare riservatamente e purtroppo delle volte anche pubblicamente. Ad esempio quest'anno sono partito anzitempo per elaborare una manovra economica, l'azione di governo si sarebbe avvantaggiata. Ti ho chiesto di indicarmi i delegati della lega, mi hai fatto attendere due mesi invano. Se avessi accettato di incontrare le parti sociali a palazzo Chigi, avremmo accreditato agli occhi del Paese maggiore coesione ed evitato che potesse essere compromessa l'efficacia dell'azione comune. Se avessi accettato di venire qui al Senato per riferire sulla vicenda russa, una vicenda che oggettivamente merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale, avresti evitato al tuo Presidente del Consiglio di presentarsi al tuo posto, rifiutandoti per giunta di condividere con lui le informazioni di cui sei in possesso. In coincidenza dei più importanti Consigli Europei a cui ho preso parte non sei riuscito a contenere la foga comunicativa e hai reso pubbliche le dichiarazioni sui temi all'ordine del giorno, creando una sorta di contro canto politico che non ha contribuito a rafforzare l'autorevolezza del Paese.

 

In molte occasioni hai invaso le competenze degli altri ministri creando sovrapposizioni e interferenze che hanno finito per mirare l'efficacia dell'azione. Hai criticato pubblicamente l'operato di singoli ministri, incrinando la compattezza della squadra di governo, quando io stesso ti avevo pregato, all'indomani delle elezioni europee, di riferirmi direttamente e riservatamente qualsiasi osservazione in ordine alla composizione della squadra. La cultura delle regole, il rispetto delle istituzioni non si improvvisano ma sono qualità fondamentali per aspirare al ruolo di Ministro dell'Interno e Presidente del Consiglio, cercando soluzioni credibili senza sollecitare le reazioni dei cittadini.

 

Permettimi un'ultima osservazione: questa in verità non te l'ho mai riferita. Chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare, durante i comizi, di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Questi comportamenti non hanno nulla a che vedere con il principio di libertà di coscienza religiosa, piuttosto sono episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e, nello stesso tempo, di oscurare il principio di laicità, tratto fondamentale dello Stato moderno.

 

Amici del Movimento 5 Stelle, io mi sto rivolgendo alla Lega perché è il partito che ha scelto di interrompere l'iniziativa di governo, ma invito anche voi a farne tesoro: quando si assumono incarichi di governo bisogna essere consapevoli delle responsabilità che ne conseguono, e occorre evitare di farsi condizionare dai sondaggi. Bisogna lasciare che le valutazioni sull'operato del governo siano fatte alla fine. permettetemi di sottolineare che quando il Presidente del Consiglio si presenta in Aula per rendere un'informativa richiesta dal Parlamento stesso, il rispetto delle istituzioni imporrebbe di rimanere in Aula ad ascoltarlo, e non c'è ragione che possa giustificare un allontanamento.

 

Signora Presidente, gentili Senatrici e Senatori, la crisi in atto compromette inevitabilmente l'azione di questo governo, che qui si arresta, ma c'è ancora molto da operare: L'Italia sta attraversando un periodo di grandi trasformazioni, c'è gran bisogno di politica con la P maiuscola, che significa capacità di progettare il futuro. occorre lavorare per offrire ai giovani giuste opportunità di vita personale e professionale: ogni giovane che parte e non torna è una sconfitta per il futuro del Paese. Se non riusciremmo a trattenerli, esporremo l'Italia al rischio del declino. Le nostre scuole devono diventare dei luoghi di apprendimento dove il come imparare è più importante del cosa imparare. È necessario orientare il sistema di informazione verso le competenze digitali, è necessario potenziare il reparto della ricerca creando collegamenti più forti tra università ed enti grazie a un'agenzia nazionale. È necessario proseguire nelle politiche di inclusione sociale, ce lo impone la Costituzione: il pieno sviluppo della persona e il principio di uguaglianza sostanziale. Le famiglie che hanno persone con disabilità non possono rimanere abbandonate a se stesse, e occorre procedere con il massimo della sensibilità politica. Contemporaneamente al progetto di autonomia differenziata, senza però trascurare i principi di solidità e coesione nazionale. Bisogna lanciare un piano per il Sud per l'aumento degli investimenti e l'incremento dell'occupazione.

 

La politica deve elaborarsi per creare un piano che attribuisca all'Italia una posizione di leadership nel campo di governi economici ecosostenibili. In Europa già ci distinguiamo per l'utilizzo delle rinnovabili, dobbiamo puntare all'utilizzo delle tecniche più innovative per mantenere questo primato. Possiamo sfruttare le nuove tecniche di produzione in base alla biomimesi per raggiungere un'efficace transizione ecologica per approdare a un'articolata ricostruzione industriale che possa orientare il sistema produttivo verso un'economia circolare, che dismetta la cultura del rifiuto. Lo sviluppo ecosostenibile deve spingerci a integrare nell'azione di governo un nuovo modello di crescita, dobbiamo incentivare le prassi delle imprese socialmente responsabili, per rendere il nostro tessuto produttivo sempre più competitivo nel mercato globale.

 

Confido che la cabina di regia Benessere Italia possa tornare utile a questi scopi anche in futuro. È necessario promuovere le infinite vie del turismo: la valorizzazione deve passare anche attraverso il recupero delle nostre più antiche identità culturali, tradizioni locali, della bellezza dei nostri borghi e dei piccoli Comuni. E mi piace ricordare che con recente delibera abbiamo stabilito che il prossimo 26 ottobre sia la giornata nazionale dedicata alle tradizioni popolari e folkloristiche.

 

Occorre perseguire una politica economica e sociale espansiva, senza mettere a rischio l'equilibrio di finanza pubblica e il risparmio dei cittadini. La politica deve reagire alle sfide del mondo globale, rilanciando un ventaglio di proposte che più volte nei miei interventi ho riassunto sotto la formula del "nuovo Umanesimo". Anche sull'Europa occorre un rinnovato slancio di responsabilità: gli ideali che avevano nutrito le fasi iniziali stanno perdendo la loro forza, e l'edificio europeo sta passando una fase critica. A questa crisi non si può rispondere con un europeismo "fideistico", ma nemmeno si può opporre uno scetticismo disgregatore volto a compromettere le conquiste raggiunte in 60 anni, se mai richiamando al ritorno ai confini nazionali chiusi. Bisogna rilanciare il progetto europeo, non si può puntare solo al rigore finanziario, occorre sviluppare modelli di crescita rispetto ai precedenti, che si sono rivelati fallimentari. Abbiamo bisogno di un'Europa sostenibile, inclusiva, vicina ai cittadini, soprattutto per coloro che abitano le periferie. occorre lavorare per rafforzare i diritti delle donne, affrontare le nuove questioni sociali: grazie al suo sistema di tutela multilivello unico a mondo per completezza.

 

Mosso da questa profonda convinzione ho cercato in questi 14 mesi di indirizzare la politica dell'Italia verso un europeismo critico ma sempre costruttivamente orientato: con questo spirito ho affrontato le fasi più delicate di confronto con l'Europa, riuscendo a evitare per due volte la proceduta di infrazione. anche la recente designazione di Ursula Von Der Leyen è un'operazione a cui l'Italia ha offerto un apporto decisivo: nel consiglio europeo di fine giugno mi sono personalmente speso per questa soluzione, scongiurando soluzioni complessivamente meno favorevoli per il Paese.

 

Sforziamoci di cogliere le opportunità che abbiamo davanti piuttosto che contrastare queste sfide in modo sterile, compromettendo i nostri stessi interessi nazionali. L'Italia ha la possibilità di svolgere un importante ruolo anche sul piano internazionale, un ruolo chiave nell'ambito del Mediterraneo allargato: è una regione segnata da crisi umanitarie e conflitti, ma resta una terra di opportunità. E nell'interesse comune occorre lavorare per garantire sicurezza e prosperità, trovare una soluzione politica che ponga fine al conflitto in Libia. L'Italia deve farsi interprete in Europa del ruolo positivo dell'Africa sugli scenari internazionali, promuovendo un nuovo rapporto fra pari che superi gli approcci asimmetrici del passato. Abbiamo aderito alla "via della seta" introducendo i nostri standard europei; mi sono recato in India, Vietnam, Russia. Ma la nostra politica estera deve rimanere fedele ai due pilastri del rapporto transatlantico e dell'unione europea, di cui restiamo paese fondatore.

 

All'inizio di quest'esperienza, dichiarai che sarei stato l'Avvocato del popolo, promettendo di difendere i cittadini che da subito mi hanno dato fiducia. Proprio in ragione di ciò, devo oggi concludere: la decisione della Lega, che ha presentato mozione di sfiducia e ne ha chiesto calendarizzazione, oltre ai comportamenti chiari e univoci, mi impongono di interrompere qui quest'esperienza di Governo. Ovviamente ascolterà con estrema attenzione tutti gli interventi che seguiranno, ma voglio preannunciare che intendo completare questo passaggio istituzionale nel modo più lineare e conseguente. Alla fine del dibattito mi recherò dal presidente della repubblica per comunicare l'interruzione dell'esperienza di governo e rassegnare nelle sue mani le mie dimissioni da Presidente del Consiglio.

 

Il presidente della repubblica, supremo garante degli equilibri costituzionali, guiderà il Paese in questo delicato passaggio: colgo l'occasione per rinnovargli pubblicamente la mia gratitudine per i consigli e il sostegno di cui mi ha onorato. Ringrazio i Parlamentari delle forze di maggioranza per avermi dato la possibilità di servire l'Italia. Ringrazio anche i Parlamentari delle forze di opposizioni: ogni volta che sono intervenuto in quest'Aula ho sempre colto nel vostro atteggiamento considerazione nei miei riguardi.

 

Quest'esperienza mi ha lasciato una grande eredità e mi ha arricchito enormemente: mi ha trasmesso grande fiducia per il futuro del nostro Paese. Io ho potuto sperimentare di persona che, pur in un contesto complicato, è possibile fare politica senza inseguire il consenso sui social, senza dover dipendere drammaticamente dal titolo di un giornale, senza mai insultare un avversario politico, o inventarsi nemici dietro ogni angolo. Potrò testimoniare che, per quanto nell'immediato sembrino efficaci gli slogan comunicativi, ancora più efficaci si dimostrano i ragionamenti politici basati sulla forza delle argomentazioni. Potrò testimoniare che quando ci si trova ad affrontare scelte dolorose si può comunque ricevere l'appoggio dei cittadini se si piega loro che queste scelte sono ispirate dall'esigenza collettiva e non dal tornaconto personale. Potrò testimoniare che, anche di fronte a posizioni opposte, vi è sempre spazio per un confronto costruttivo, per giungere a un punto di mediazione che non deve essere inteso come via di mezzo, ma come la soluzione più meritevole nell'interesse dei cittadini. Potrò testimoniare che, se gli incarichi sono vissuti non come privilegi ma come opportunità di servire lo Stato, i sacrifici vengono ripagati, non solo dall'amore per la Patria, ma anche dall'affetto delle persone perbene, che sono la stragrande maggioranza.

 

Potrò infine testimoniare che, se si assolve con disciplina e onore all'impegno quotidiano che comporta un munus publicum, i cittadini ci perdonano anche eventuali errori personali. Potrò confermare inoltre che la politica è davvero quella nobile arte che consente "di perseguire percorsi di razionalità nel riconoscimento delle diversità". Ringrazio infine le persone più care e gli affetti più stretti per i sacrifici a cui li ho costretti.

 

Amo immensamente questo Paese. ha grandi occasioni di crescita e un immenso capitale apprezzato in tutto il mondo, più di quanto noi stessi non facciamo. Dobbiamo solo impegnarci affinché tutti ne conoscano il prestigio. Viva la nostra patria, viva l'Italia.

 

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana 

 

Video Informativa del Presidente Conte al Senato della Repubblica

Video Comunicazioni al Senato, la replica del Presidente Conte

Tutte le parole di Giuseppe Conte alla Camera e al Senato. L'analisi ANSA-DataMediaHub

 

Roma, Lunedì 18 ngennaio 2021: Comunicazioni di Conte alla Camera

Gentile Presidente, gentili Deputate/Senatrici, gentili Deputati/Senatori,

 

all'inizio di questa esperienza di governo, il 9 settembre 2019, prefigurai in quest'Aula un chiaro progetto politico per il Paese.

Precisai subito che il programma sul quale mi accingevo a chiedere la fiducia al Parlamento non si risolveva, non poteva risolversi,  in una mera elencazione di proposte eterogenee né tantomeno in una sterile sommatoria delle posizioni assunte da ciascuna delle forze politiche di maggioranza.

Già allora ero consapevole che un'alleanza tra formazioni politiche provenienti da storie, esperienze, culture di differente estrazione, che per giunta in passato si erano anche contrapposte delle volte anche in maniera aspra, poteva nascere solo sulla base di due discriminanti fondamentali:

  1. il convinto ancoraggio ai valori costituzionali (cito solo il primato della persona, lavoro, uguaglianza formale e sostanziale, tutela dell'ambiente);
  2. e poi la seconda discriminante fondamentale, la solida vocazione europeista del nostro Paese, in modo da consentire all'Italia di tornare protagonista nello scenario europeo e contribuire a fare recuperare alla medesima all'Unione europea il ruolo di la leadership che le spetta nel contesto geo-politico internazionale.

 

Sin dal momento dell'elaborazione del programma di governo, mi sono adoperato, insieme alle delegazioni delle forze politiche di maggioranza - lo ricorderanno i delegati - perché si delineasse la prospettiva di un disegno riformatore ampio e coraggioso.

Affermai allora che quel progetto politico avrebbe segnato l'inizio di una nuova - che speravamo e confidiamo ancora - risolutiva stagione riformatrice, orientata all'edificazione di una società più equa e più inclusiva, capace di coniugare l'obiettivo primario della crescita economica, del rilancio e della modernizzazione con le esigenze imprescindibili della sostenibilità, della coesione sociale e territoriale, sempre nell'orizzonte del pieno sviluppo della persona umana.

Ancora oggi, dopo più di un anno, a riguardare quei ventinove punti programmatici, ravviso che nel progetto di Paese che abbiamo condiviso e delineato insieme, seppure in circostanze e condizioni complesse, c'era visione.

C'era una forte spinta ideale.

C'era un chiaro investimento di fiducia.

Agli inizi del 2020 le condizioni per l'attuazione di quel progetto si sono complicate, si sono dovute misurare con l'uragano della pandemia, che ha sconvolto in profondità la nostra società, le nostre abitudini di vita, il nostro destino collettivo.

La pandemia ci ha costretto a ridefinire le priorità, a ripensare il nostro modello di sviluppo, la dinamica delle nostre relazioni.

Stiamo affrontando una sfida di portata epocale. Ci stiamo misurando con l'esigenza di definire le linee ricostruttive di una società segnata - di nuovo - da paure addirittura primordiali, più spesso conosciute da generazioni del passato, paure legate al rischio di perdere beni essenziali, come la vita e la salute, e di tornare a sentirci profondamente fragili.

Alcune nostre pur radicate certezze sono state improvvisamente poste in discussione.

La "politica" è stata costretta a misurarsi pressoché quotidianamente - forse come mai prima aveva fatto - con la scienza e con la tecnica, nella difficoltà di offrire risposte efficaci e rapide nel corso di una travolgente emergenza sanitaria e di una severa recessione economica.

Anche le nostre - e lo dico da giurista - più consolidate cognizioni giuridiche sono state severamente interrogate. In virtù dello stato di emergenza siamo stati costretti a introdurre -  lo ricordo per primi in Occidente, poi seguiti da tutti gli altri Paesi - misure restrittive dei diritti della persona, operando delicatissimi bilanciamenti dei princìpi e dei diritti costituzionali.

In questi mesi così drammatici, pur a fronte di una complessità senza precedenti, questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità, raggiungendo - certamente anche con fatica - convergenza di vedute e risolutezza di azione, anche nei passaggi più critici.

Abbiamo coltivato un costante e serrato dialogo con tutti i livelli istituzionali, a partire dalle Autorità regionali sino a quelle comunali, nella consapevolezza che solo praticando indefessamente il principio di "leale collaborazione" sarebbe stato possibile perseguire strategie di intervento efficaci, considerato - a tacer d'altro - che le competenze in materia di gestione sanitaria sono rimesse primariamente alle Regioni.

Non solo.

L'esperienza della pandemia ha rafforzato, nelle forze politiche che con lealtà hanno sostenuto il Governo, la consapevolezza del valore del dialogo e del confronto dialettico tra posizioni anche distanti, presupposto ineludibile per compiere le scelte più giuste e per assumere le decisioni fondamentali, alle quali - per la gravità dell'ora - non potevamo certo sottrarci.

Abbiamo operato sempre le scelte migliori? Abbiamo assunto sempre le decisioni più giuste?

Ciascuno esprimerà le proprie valutazioni. Per parte mia posso dire che il Governo ha operato i delicati bilanciamenti degli interessi costituzionali di volta in volta coinvolti, con il massimo scrupolo e con la massima attenzione, nella consapevolezza delle conseguenze di immane portata che si sarebbero prodotte nella vita dei singoli e per il futuro della nostra comunità.

Vedete, se oggi, a Voi che siete in quest'aula e ai cittadini che ci seguono da casa, posso parlare a nome di tutto il governo a testa alta non è per l'arroganza di chi ritiene di non avere mai sbagliato, ma per la consapevolezza di chi, insieme a tutta la squadra di governo, ha impegnato tutte le proprie energie fisiche e intellettive per offrire la migliore protezione possibile alla comunità nazionale.

Nel dibattito pubblico che si è levato in questi mesi, vi è anche un altro elemento da chiarire.

Alcuni ritengono che la pandemia abbia oscurato la "politica".

Ho già rilevato poco fa che il dialogo tra la politica e la scienza si è infittito particolarmente.

In realtà, mai come in questo periodo la "politica" è stata chiamata ad assolvere alla sua più nobile missione, di operare scelte per il bene comune, alcune delle quali di portata oserei dire "tragica".

È stata "politica" la scelta di tutelare in via prioritaria la salute, non solo in quanto diritto fondamentale della persona e interesse primario della collettività, ma anche nella consapevolezza che solo - e questa è stata una intuizione che poi è diventata radicata convinzione - tutelando quel bene primario si potesse preservare il tessuto produttivo del Paese.

Tutta "politica" è stata la scelta di destinare - anche ricorrendo a ripetuti e progressivi scostamenti di bilancio - ingenti risorse (più di 100 miliardi di euro in termini di indebitamento netto) al sostegno di lavoratori, imprese, famiglie e categorie fragili, con ristori proporzionati alle perdite subite.

Questi interventi - attenzione - ci hanno permesso di erigere una cintura di protezione sociale ed economica che è stata apprezzata anche da illustri economisti, come il  premio Nobel Paul Krugman.

Fortemente "politica" è stata la determinazione con la quale il Governo, primo fra tutti i governi europei, ha chiesto all'Unione di rispondere alla crisi in modo radicalmente diverso rispetto al passato e di farsi promotrice di politiche espansive, finanziate da strumenti di debito comune, orientate al raggiungimento di strategie condivise.

Lo storico accordo sul programma Next generation EU, per il raggiungimento del quale l'Italia ha avuto un ruolo propulsivo e decisivo, spendendosi in ogni sede, a ogni livello formale e informale, non solo ci consente di disporre di 209 miliardi di euro, ma ha impresso alla politica europea una svolta irreversibile, inaugurando un nuovo corso, suscettibile di mutare profondamente i paradigmi delle politiche economiche e il volto stesso dell'Unione europea.

Non è questo l'esito, anch'esso eminentemente politico, della scelta europeista che ha rappresentato una delle ragioni fondative dell'alleanza di Governo?

Ancora "politica" è stata la scelta di accompagnare le misure emergenziali con interventi strutturali, suscettibili - nel medio e lungo periodo - di generare effetti virtuosi.

Anche nei momenti più complessi dell'emergenza sanitaria ed economica non abbiamo mai rinunciato - pur scontando le note debolezze strutturali accumulate nell'ultimo ventennio - a porre le basi per il rilancio del Paese. Ricordo ad esempio che già con la legge di bilancio per il 2020, il Governo:

- ha introdotto il taglio del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori (reso poi strutturale), il taglio del superticket sanitario e i bonus per gli asili nido, in particolare per i redditi medio-bassi;

- a sostegno degli investimenti privati, abbiamo confermato i principali bonus edilizi, per dare respiro al settore delle costruzioni, in forte crisi da anni, e  restituire un volto nuovo alle nostre città;

- abbiamo stanziato importanti risorse per la sostenibilità ambientale e la rigenerazione urbana e trascuro tutti gli altri interventi.

Abbiamo da subito raccolto la sfida di trasformare le difficoltà in opportunità.

Consapevoli delle deficienze strutturali del nostro Paese abbiamo posto le basi per un deciso rilancio della crescita realizzando un ambiente più favorevole agli investimenti privati, più propenso alla ricerca e all'innovazione, più attento alla costruzione e al rafforzamento delle competenze.

La risposta del Governo a queste sfide è visibile sin dai decreti-legge emanati durante le prime fasi dell'emergenza sanitaria e giunge fino alle misure adottate con la legge di bilancio per il 2021, anch'esse di natura strutturale.

Mi riferisco, agli oltre 21 miliardi, ad esempio, da spalmare fra il 2020 e il 2026, di risorse disponibili, al fine di potenziare la rete di assistenza ospedaliera e territoriale, valorizzare il personale medico-infermieristico, assumere personale sanitario e investire nella formazione di medici e infermieri.

Per la scuola e l'università, abbiamo ulteriormente rafforzato gli interventi sugli organici e sulla digitalizzazione, gli investimenti nell'edilizia scolastica e universitaria e nella ricerca, oltre ad aver ampliato la no-tax area per gli studenti universitari e per il personale scolastico.

A partire dal prossimo luglio partirà una grande riforma: l'assegno unico mensile per ciascun figlio a carico fino a 21 anni di età, che coinvolgerà circa 12,5 milioni di bambini e ragazzi. Non è un intervento isolato, perché si si colloca in una cornice più ampia di interventi, volta ad alleggerire la pressione economica sulle famiglie e a ridurre il carico di cura che grava in particolare sulle donne, stimolando - in prospettiva - anche l'occupazione femminile.

Abbiamo promosso l'introduzione di robusti incentivi agli investimenti privati, privilegiando alcune direttrici fondamentali: la transizione verde e digitale, l'occupazione femminile e giovanile.

Ecco perché abbiamo ulteriormente potenziato il pacchetto "Transizione 4.0", con una particolare attenzione al supporto agli investimenti in nuove tecnologie digitali, e abbiamo introdotto - a partire dal decreto "Rilancio" e poi con migliorie successive - il superbonus al 110% per l'efficientamento energetico e l'adeguamento antisismico degli edifici.

Abbiamo azzerato per 3 anni i contributi per le assunzioni dei giovani sotto i 35 anni in tutta Italia e abbiamo introdotto una decontribuzione totale per l'assunzione di lavoratrici donne.

Abbiamo introdotto e portato a regime, fino al 2029, per la prima volta, la fiscalità di vantaggio per tutte le imprese che operano nel Mezzogiorno, con un taglio dei contributi previdenziali del 30% per i primi 3 anni e poi a calare.

Vorrei inoltre ricordare due misure molto significative che anche qui hanno espresso ed esprimono una chiara visione strategica per quanto riguarda il rilancio del nostro tessuto produttivo e la maggiore efficacia, produttività, competitività delle nostre imprese.

Mi riferisco al Fondo Patrimonio PMI, gestito da Invitalia, che favorisce la capitalizzazione delle piccole e medie imprese che investono sul proprio rilancio, e al Patrimonio Destinato, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, che potrà contribuire non soltanto al sostegno, ma anche alla crescita delle imprese con fatturato superiore a 50 milioni di euro.

Anche in vista della grande sfida rappresentata dal Recovery Plan, abbiamo voluto ridefinire con chiarezza il quadro normativo a supporto degli investimenti pubblici, in particolare quelli infrastrutturali.

Abbiamo preparato il terreno con il decreto-legge "semplificazioni" abbiamo definito un percorso accelerato per realizzare le varie opere pubbliche e siamo intervenuti a ridefinire il regime di responsabilità della pubblica amministrazione. Sono due traguardi importanti, sia quello che riguarda la ridefinizione della responsabilità erariale, sia quello che riguarda una più puntuale delimitazione del reato di abuso d'ufficio.

Abbiamo così creato le premesse affinché i funzionari e gli incaricati di pubblici servizi possano operare in un quadro di maggiore certezza giuridica, secondo logiche di maggiore efficienza.

Non avremmo potuto realizzare tutto questo se non ci fosse stata condivisione, collaborazione e responsabilità in ciascuna forza politica.

Pur nella sua tragicità, l'esperienza della pandemia ci ha restituito un forte senso di unità, ha elevato il tenore della nostra alleanza e ha rafforzato le ragioni del nostro stare insieme.

In questa prospettiva, è stato fondamentale il senso di responsabilità manifestato anche dalle forze politiche di opposizione, che - pur nella chiara differenziazione, nella dialettica politica delle differenti posizioni che hanno assunto - hanno contribuito, avete contribuito, ad affrontare alcuni passaggi critici. Bisogna darvene pubblicamente atto. In più occasioni avete votato lo scostamento di bilancio, avete avanzato proposte concrete e qualificanti, alcune delle quali sono state convintamente accolte dalle forze di maggioranza.

Anche grazie a questo dialogo con le opposizioni abbiamo potenziato, in occasione dell'ultima legge di bilancio, le misure di sostegno ad esempio per i lavoratori autonomi e le partite Iva.

Proprio nei momenti più critici della storia di un Paese dobbiamo ritrovare le ragioni nobili e alte della politica, quelle che ispirano le scelte più autentiche, le ragioni che muovono l'impegno di chi crede che la politica sia essenzialmente servizio per la comunità nazionale: non la politica come esercizio del potere, né la politica come mera gestione del contingente, ma la politica come pensiero e azione orientati all'uomo, ai suoi bisogni, alle sue aspettative.

Alla società che sta uscendo dal dramma collettivo della pandemia non possiamo offrire risposte mediocri, come se nulla fosse accaduto.

Dopo aver attraversato questo tornante della storia umana che alla nostra generazione è capitato di vivere, nulla sarà come prima.

Il Governo deve essere all'altezza di questo elevato compito.

Purtroppo al culmine di alcune settimane di attacchi anche mediatici molto aspri, devo dirlo a volte anche scomposti, alcuni esponenti di Italia Viva hanno anticipato e poi confermato di volersi smarcare da questo percorso comune.

Ne è seguita un'astensione delle ministre di Italia Viva al momento dell'approvazione, in Consiglio dei Ministri, del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante ci sia stato un chiaro contributo, apprezzato contributo al miglioramento della bozza che era stata originariamente presentata, vi è stata questa astensione motivata sostanzialmente o comunque principalmente per il fatto che questa nuova bozza non contempla le risorse del Mes, che però come sapete è uno strumento di finanziamento che nulla ha a che vedere con il Recovery Fund.

Da ultimo, lo scorso 13 gennaio è stata indetta una conferenza stampa nel corso della quale sono state poi confermate le dimissioni delle ministre.

Si è aperta così una crisi che oggi deve trovare qui, in questa sede, il proprio chiarimento, secondo i princìpi di trasparenza del confronto e se mi permettete di linearità di azione che hanno sin qui caratterizzato il mio mandato e che peraltro sono canoni essenziali di una democrazia parlamentare.

E' una crisi che avviene in una fase cruciale del nostro Paese, quando ancora la pandemia è in pieno corso e tante famiglie che ci stanno guardando in questo momento stanno soffrendo per la perdita dei propri cari.

Confesso di avvertire un certo disagio. Sono qui oggi non per annunciare nuove misure di sostegno per i cittadini e le imprese, non per illustrare la bozza ultima, migliorata del Recovery Plan, ma per provare a spiegare una crisi di cui immagino i cittadini, ma, devo confessarlo, io stesso, non ravviso alcun plausibile fondamento.

Le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, mentre invece così, agli occhi di chi ci guarda, dei cittadini in particolare, appaiono dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della malattia, con lo spettro dell'impoverimento, con il disagio sociale, con l'angoscia del futuro.

Rischiamo così tutti di perdere il contatto con la realtà.

C'era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase?

No. E, infatti, i ministri e gli alleati di governo che hanno potuto seguire da vicino le vicende di queste ultime settimane sono testimoni del fatto che abbiamo compiuto ogni sforzo, con la massima disponibilità, per evitare che questa crisi, ormai latente, potesse esplodere.

Nonostante continue pretese, critiche sempre più incalzanti, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. 

Questa crisi di governo ha aperto una ferita profonda all'interno della compagine di governo e tra le forze di maggioranza, ma ha provocato - e questo è ancora più grave - anche profondo sgomento nel Paese.

Questa crisi rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato l'attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere.

Arrivati a questo punto non si può cancellare quel che è accaduto o pensare di poter recuperare quel clima di fiducia e quel senso di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti insieme, nell'interesse del Paese.

Adesso si volta pagina. Questo Paese merita un governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e una incisiva ripresa della nostra economia.

I compiti sono molteplici e sono tutti urgenti.

A) Innanzitutto dobbiamo continuare a lavorare tutti insieme per mettere in sicurezza il Paese e portarlo fuori da questa pandemia.

Il piano di distribuzione dei vaccini sta procedendo spedito. Siamo i primi nell'Unione europea, ma dobbiamo continuare a lavorare con la massima determinazione, in attesa che si rendano disponibili i nuovi vaccini e di potere sperimentare le nuove terapie monoclonali.

B) Dobbiamo completare il Recovery Plan.

Abbiamo inviato in Parlamento il documento aggiornato e restiamo in attesa di ricevere le vostre preziose indicazioni contenute nelle risoluzioni.

Contemporaneamente avvieremo il confronto con tutte le parti sociali per acquisire tutti i suggerimenti utili a migliorare il Piano.

Voglio approfittare di questa occasione pubblica per rivolgere un pensiero di ringraziamento, a nome del governo, a tutte le associazioni che rappresentano le categorie produttive: con loro il dialogo è sempre continuo e serrato e sarà ancora più intenso adesso con questa nuova bozza migliorata del Recovery Plan. Ma voglio ringraziare anche il sindacato italiano per il grande  sforzo che sta facendo: tutte le associazioni stanno offrendo un contributo indispensabile a rendere i nostri interventi più efficaci. Mi rivolgo direttamente a voi: state contribuendo a rafforzare la tenuta sociale del Paese. Con i protocolli di sicurezza, insieme al CTS e, da ultimo, con la disponibilità a collaborare per velocizzare la somministrazione dei vaccini, avete posto tutte le premesse perché tutela della salute, sicurezza sui luoghi di lavoro e ripresa economica possano marciare all'unisono.

Quanto al cammino del Recovery Plan ricordo che, quando riceveremo le osservazioni del Parlamento e delle parti sociali saremo in condizione di procedere alla stesura finale, che peraltro restituiremo al Parlamento in vista dell'approvazione definitiva.

Rilevo che siamo l'unico Paese che ha coinvolto il Parlamento così intensamente e costantemente. L'avevo anticipato sin dall'inizio: il nostro Piano di ripresa e resilienza sarà un programma ampiamente condiviso, sarà uno sforzo collettivo di cui dovremo andare fieri.

Per ritrovarci nella condizione di essere fieri di questo sforzo dovremo però accompagnare il piano con un provvedimento normativo contenente percorsi procedurali in grado di superare ostacoli burocratici e di assicurare tempi celeri alla realizzazione degli investimenti e del piano di riforme. Insomma dovremo rinforzare quei presidi che ci consentono di rispettare i tempi e di monitorare attentamente l'esecuzione dei lavori.

C) Dobbiamo lavorare con la massima urgenza per varare il nuovo decreto ristori. Il Parlamento sarà chiamato a pronunciarsi sulla nuova richiesta di scostamento, che si è resa necessaria in ragione dell'attuale evoluzione della curva epidemiologica che comporta purtroppo nuove restrizioni per le attività economiche. La somma è molto consistente: pari a 32 miliardi di euro di indebitamento netto. Sono risorse che dovremo programmare con la massima oculatezza per offrire una ulteriore cintura di protezione sociale ed economica e per accantonare le riserve necessarie ad attivare gli ammortizzatori sociali per tutto il 2021.

D) L'Italia ha bisogno di una serie di interventi e di riforme in campo economico-sociale che prevedono un rinnovato impegno del Governo, da qui alla fine naturale della legislatura, sulla base di vari ambiti di intervento, che provo a riassumere:

a) quanto al lavoro, occorre introdurre una riforma che valga a razionalizzare il sistema degli ammortizzatori sociali e solide proposte di politiche attive del lavoro;

b) quanto alla salute: bisogna rafforzare la medicina territoriale e l'assistenza domiciliare;

c) istruzione e ricerca: dobbiamo rafforzare gli investimenti in ricerca, promuovere la connessione tra ricerca e mondo produttivo, come prerequisito per l'innovazione e il trasferimento tecnologico;

d) rivoluzione verde, sostenibilità ambientale e tutela del territorio:  occorre accelerare la decarbonizzazione della produzione di energia elettrica; favorire gli incentivi all'ampia adozione di pratiche eco-compatibili da parte dell'industria; promuovere il rinnovo del parco rotabile pubblico e dei mezzi di trasporto privati e commerciali; potenziare gli interventi di tutela della rete idrica e di messa in sicurezza del territorio; il miglior coordinamento degli interventi di rigenerazione urbana; gli incentivi allo sviluppo di modelli di agricoltura e pesca sostenibili; introdurre appropriate condizionalità ambientali nella ripartizione dei fondi agli enti locali;

e) politica industriale: dobbiamo proseguire nel proteggere e tutelare gli investimenti più strategici del Paese, soprattutto in questo periodo recessivo, e favorire una strategia industriale volta a rilanciare la competitività del sistema produttivo, finalizzata a generare un cambiamento strutturale verso attività economiche ad alto valore aggiunto; per evitare di concentrare gli interventi secondo una logica, certo molto alla portata degli incentivi, che rischiano però di essere distribuiti in modo indiscriminato, apportando scarso valore aggiunto; dobbiamo rafforzare politiche di intervento sulla base delle nostre filiere più salde e produttive: penso a quelle più strategiche per il nostro Paese come il turismo, l'automotive, l'agro-industriale e altro ancora;

dovremo favorire senz'altro meccanismi più innovativi di partenariato pubblico-privato;

f) welfare e Terzo settore: gli investimenti nel welfare, calibrati su bisogni sociali che restano ancora non pienamente soddisfatti - come i servizi abitativi, i servizi per l'infanzia e per la famiglia, i servizi di cura e a beneficio delle vulnerabilità e degli anziani - sono fondamentali per generare un elevato ritorno economico e occupazionale, con vantaggi diffusi per tutto il Paese;

g) politiche di genere ed empowerment femminile: per contrastare i divari di genere è necessario promuovere azioni volte a incrementare l'occupazione femminile e a livellare i gap salariali, a liberare le donne dagli squilibri nei carichi di cura, a rafforzare il sostegno alle donne vittima di violenza, a imprimere un cambiamento culturale ed educativo nella questione di genere e a favorire, in generale, una più trasversale e integrata partecipazione delle donne all'interno della società anche nei posti più apicali;

h) riforma fiscale: è stata già avviata una discussione, che deve quanto prima tradursi in un concreto progetto di riforma non più rinviabile, al fine di razionalizzare e semplificare il quadro normativo esistente, essenziale per ricostruire la fiducia dei cittadini e delle imprese, nonché per conseguire una migliore distribuzione della ricchezza;

i) digitalizzazione: pilastro dell'azione del Governo, la necessità di digitalizzare il Paese, sia per quanto riguarda il sistema produttivo, sia per quanto attiene alla pubblica amministrazione, è quanto mai prioritaria, soprattutto in un momento storico nel quale è emerso con chiarezza che il digital divide è fonte di incremento delle diseguaglianze sociali, territoriali ed economiche;

l) cultura e turismo: allo scopo di rilanciare la cultura e il turismo sono stati individuati i pilastri di una strategia nazionale, sono i settori in assoluto più colpiti da questa pandemia, dobbiamo valorizzazione dei principali asset culturali del Paese, la formazione del personale e il rafforzamento dell'offerta turistica, anche attraverso l'attrazione di nuovi investimenti.

Oggi salutiamo una bela notizia che è stata appena diffusa. Prepariamoci a visitare Procida. E' la capitale italiana della cultura nel 2022.

Su questi temi è possibile ritrovare - tra le forze parlamentari - una convergenza di prospettive riformatrici e di proposte concrete, sulle quali orientare, per il rilancio del Paese, l'azione futura di governo.

Occorre poi dedicare un particolare impegno per proseguire convintamente il percorso delle riforme istituzionali, precondizione essenziale per la modernizzazione e la maggiore funzionalità delle sue istituzioni.

Tanto più poi, a seguito della storica riforma costituzionale che ha determinato una riduzione consistente del numero dei parlamentari approvata nel referendum confermativo dalla decisa maggioranza dei cittadini.

A tal fine, in materia di legge elettorale il Governo, nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, si impegnerà a promuovere una riforma di impianto proporzionale, quanto più possibile condivisa, trattandosi di una riforma di sistema, che possa coniugare efficacemente le ragioni del pluralismo della rappresentanza con l'esigenza, pur ineludibile, di assicurare una complessiva stabilità al sistema politico.

Alla modifica del sistema elettorale devono essere affiancate alcune innovazioni del sistema istituzionale, tanto più necessarie alla luce dell'avvenuta riduzione del numero dei parlamentari, in coerenza con gli indirizzi già condivisi dai gruppi parlamentari di maggioranza, nell'accordo raggiunto nell'ottobre 2019.

Occorre introdurre alcuni correttivi alla forma di Governo, ispirati al modello di un parlamentarismo razionalizzato, che garantisca una più sicura stabilità all'esecutivo e che, al contempo, restituisca al Parlamento un ruolo centrale nella definizione dell'indirizzo politico nazionale.

Per quanto attiene invece al procedimento legislativo, potranno essere introdotte alcune previsioni volte a razionalizzare l'iter di approvazione delle leggi e anche allo scopo di ridurre il ricorso a decretazione d'urgenza che ancor più nell'ultimo anno di questa pandemia ha sensibilmente condizionato l'attività parlamentare.

L'esperienza della pandemia impone anche un'attenta riflessione sulla revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione, con particolare riguardo all'assetto delle competenze legislative di Stato e Regioni, come pure alla individuazione di meccanismi e istituti che consentano di coordinare più efficacemente il rapporto tra i diversi livelli di governo.

In questo contesto, occorre garantire e tutelare, con la massima intensità, le autonomie speciali e le minoranze linguistiche. L'interesse nazionale è più che mai connesso, nel solco della nostra migliore tradizione storica e costituzionale, a un sistema che valorizzi, nel quadro dell'unità della Repubblica, le specifiche esigenze economiche e sociali delle diverse realtà territoriali, alcune delle quali - per ragioni geografiche, specificità linguistiche e culturali - indubbiamente meritano attenzione e cura.

Sul piano internazionale, l'Italia si è mossa in piena coerenza con i tradizionali pilastri della propria politica estera, a partire dall'appartenenza all'Unione Europea e all'Alleanza Atlantica, in seno alle quali abbiamo svolto un'azione di impulso e di mediazione all'altezza del nostro ruolo di Paese fondatore.

Quale autorevole membro dell'Unione Europea - funzione pienamente recuperata in questo tratto di legislatura - abbiamo la possibilità di offrire anche un importante contributo a un'utile azione di raccordo fra i principali attori internazionali, a partire naturalmente dagli Stati Uniti - nostro principale alleato e fondamentale partner strategico - e dalla Cina, il cui innegabile rilievo sul piano globale ed economico va associato a rapporti coerenti con un chiaro ancoraggio al nostro sistema di valori e principi.

È appena iniziata la Presidenza italiana del G20: avremo la possibilità di indirizzare l'agenda globale sulle priorità che abbiamo già anticipato e che ruotano sulla triade Persona, Pianeta, Prosperità. Come ho già ricordato in diverse occasioni, porremo al centro dell'attenzione dei leader del mondo, tra gli altri, i temi dell'empowerment femminile, dell'Africa e del digital divide.

Quest'anno avremo anche la responsabilità di condividere con il Regno Unito l'organizzazione della COP26. In Italia si svolgeranno due eventi di grande rilievo: la PreCop e la Youth4Climate. Arriveranno a  Milano centinaia e centinaia di giovani. Sarà un evento importante e una svolta nell'ambito di questo formato.

Ugualmente forte e coerente è stata poi la nostra azione sul piano regionale, anch'essa in linea con il nostro interesse consolidato alla stabilizzazione e allo sviluppo del Mediterraneo - con particolare attenzione per una soluzione politica alla crisi della Libia, nel pieno rispetto della sua sovranità - e al processo di integrazione dei Balcani occidentali, nella convinzione di un destino legato alla loro appartenenza alla famiglia europea.

Specifico rilievo abbiamo infine riservato ad un'intensa azione di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e del nostro sistema economico generale, attraverso un impegno collettivo del governo ed in particolare della Farnesina.

Abbiamo inoltre il privilegio di ospitare quest'anno, il 21 maggio, il Global Health Summit, che ci consentirà di rimarcare, solennemente, la rilevanza di un coordinamento globale degli sforzi per affrontare malattie e pandemie e per garantire la più efficace tutela della salute.

E' un calendario, lo vedete, che si caratterizza per la densità di eventi e per il rilievo anche politico degli appuntamenti.

Non possiamo farci trovare impreparati o distratti. Siamo tutti chiamati a compiere, ciascuno per il proprio ruolo, uno sforzo collettivo per essere all'altezza di queste sfide.  Per questo, il Governo ha bisogno della massima coesione possibile e del più ampio consenso in Parlamento.

Per fare tutto questo servono un Governo, infatti, e forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando e della delicatezza dei compiti, servono donne e uomini capaci di rifuggire gli egoismi e di scacciare via la tentazione di guardare all'utile personale.

Servono persone disponibili a mantenere elevata la dignità della politica, la più nobile delle arti e dei saperi, se declinata nel giusto spirito che mira sempre ed esclusivamente al benessere dei cittadini e al miglioramento della loro qualità di vita.

Questo Governo intende perseguire un progetto politico ben preciso, che mira a modernizzare il Paese, migliorando le sue infrastrutture materiali e immateriali, compiendo la transizione energetica e digitale, potenziando l'inclusione sociale, il tutto nel segno dello sviluppo sostenibile.

Chi ha idee, progetti, volontà di farsi costruttore insieme a noi di questa alleanza votata a perseguire lo "sviluppo sostenibile", sappia che questo è il momento giusto per contribuire a questa prospettiva.

Questa alleanza sarà chiamata a esprimere una imprescindibile vocazione europeista. Forze politiche, quindi, che sono chiamate a operare una chiara scelta di campo contro le derive nazionaliste e le logiche sovraniste.

Questa alleanza può già contare su una solida base di dialogo alimentata dal Movimento5stelle, da Pd e da Leu, che sta dimostrando la saldezza del suo ancoraggio e l'ampiezza del suo respiro proprio in occasione della temperie generata da questa crisi.

Sarebbe un arricchimento per questa alleanza, lo voglio affermare molto chiaramente, poter acquisire anche il contributo politico di formazioni che si collocano nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste: liberale, popolare, socialista.

Ma chiedo un appoggio limpido, un appoggio trasparente, che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico, che si basi sulla forza e la nitidezza della proposta.

A tutti coloro che hanno a cuore il destino dell'Italia, chiedo oggi: aiutateci. Aiutateci a ripartire con la massima celerità. Aiutateci a rimarginare al più presto la ferita che la crisi in atto ha prodotto nel "patto di fiducia" instaurato con i cittadini.

Cari cittadini avete pienamente ragione. La fiducia tra le istituzioni e voi cittadini deve essere reciproca. Deve essere un moto perpetuo che si alimenta in direzione biunivoca.

Vi abbiamo chiesto e vi stiamo chiedendo tanti sacrifici, grandi e anche piccoli, perché - vi abbiamo detto - sono necessari a superare la pandemia.

Avete offerto una risposta di grande responsabilità, che ha dimostrato la grandezza della nostra Nazione. Rispettando le regole, accettando di fare i sacrifici richiesti state dimostrando di riporre grande fiducia anche nelle istituzioni.

Ecco con il voto di oggi confido che anche le istituzioni sappiano ripagare la vostra fiducia, in modo da porci alle spalle il più rapidamente possibile il grave gesto di irresponsabilità che ci ha precipitato in questa condizione di incertezza.

Alle forze di maggioranza che sostengono questo Governo voglio preannunciare che nei prossimi giorni vi chiederò di completare il confronto già avviato per definire un patto di fine legislatura e concordare insieme, in un clima di piena lealtà e fiducia, le condizioni e le forme più utili anche a rafforzare la squadra di governo.

Per parte mia preannuncio che, viste le nuove sfide che mi attendono, anche gli impegni internazionali, quest'anno, lo avete visto, saranno particolarmente pesanti, non intendo mantenere la delega all'agricoltura se non lo stretto necessario e mi avvarrò anche della facoltà, che la legge mi accorda, di designare un'autorità delegata per l'intelligence di mia fiducia, come prescrive la legge, che possa seguire l'operato quotidiano delle donne e degli uomini del comparto di intelligence.

Vi faccio un invito collettivo a tutti. Vedete, sono stati giorni difficili e le polemiche politiche hanno coinvolto anche, purtroppo, il comparto di intelligence. Siete tutti parlamentari, se avete delle proposte di modifica della legge, seguite i tradizionali canali istituzionali. Se avete delle richieste di verifica e controllo, ci sono i vostri colleghi del Copasir, deputati a questa funzione, ma teniamo fuori il comparto di intelligence dalle polemiche.

Da parte mia, assicuro la massima disponibilità e l'impegno a guidare, con il contributo di tutti, questa fase così decisiva per il rinnovamento del Paese.

Come ha affermato il Presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno, "la fiducia di cui abbiamo bisogno si costruisce così: tenendo connesse le responsabilità delle Istituzioni con i sentimenti delle persone".

Se il Parlamento vorrà accordare al Governo la fiducia, garantisco a tutti i cittadini che non solo continueremo a impiegare tutte le nostre energie, fisiche e intellettive, per assolvere al nostro compito. Ma ci aggiungeremo anche, come sempre, il nostro cuore, perché la politica senza la "sympatheia", quel sentimento di reale condivisione, è una disciplina senz'anima.

Costruiamo questo nuovo vincolo politico, rivolto alle forze parlamentari che hanno sostenuto con lealtà il Governo e aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell'Italia. Io sono disposto a fare la mia parte.

Viva l'Italia. Grazie.

 

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana 

 

Video Informativa del Presidente Conte alla Camera

Video Comunicazioni alla Camera, la replica del Presidente Conte

Tutte le parole di Giuseppe Conte alla Camera e al Senato. L'analisi ANSA-DataMediaHub