Gentile Presidente, gentili Deputate/Senatrici,
gentili Deputati/Senatori,
all'inizio di questa esperienza di governo, il 9
settembre 2019, prefigurai in quest'Aula un chiaro progetto politico per il
Paese.
Precisai subito che il programma sul quale mi
accingevo a chiedere la fiducia al Parlamento non si risolveva, non poteva
risolversi, in una mera elencazione di proposte eterogenee né tantomeno
in una sterile sommatoria delle posizioni assunte da ciascuna delle forze
politiche di maggioranza.
Già allora ero consapevole che un'alleanza tra
formazioni politiche provenienti da storie, esperienze, culture di differente
estrazione, che per giunta in passato si erano anche contrapposte delle volte
anche in maniera aspra, poteva nascere solo sulla base di due discriminanti
fondamentali:
- il convinto
ancoraggio ai valori costituzionali (cito solo il primato della persona, lavoro,
uguaglianza formale e sostanziale, tutela dell'ambiente);
- e poi la seconda
discriminante fondamentale, la solida vocazione europeista del nostro
Paese, in modo da consentire all'Italia di tornare protagonista nello
scenario europeo e contribuire a fare recuperare alla medesima all'Unione
europea il ruolo di la leadership che le spetta nel contesto geo-politico
internazionale.
Sin dal momento dell'elaborazione del programma di
governo, mi sono adoperato, insieme alle delegazioni delle forze politiche di
maggioranza - lo ricorderanno i delegati - perché si delineasse la prospettiva
di un disegno riformatore ampio e coraggioso.
Affermai allora che quel progetto politico avrebbe
segnato l'inizio di una nuova - che speravamo e confidiamo ancora - risolutiva
stagione riformatrice, orientata all'edificazione di una società più equa e più
inclusiva, capace di coniugare l'obiettivo primario della crescita economica,
del rilancio e della modernizzazione con le esigenze imprescindibili della
sostenibilità, della coesione sociale e territoriale, sempre nell'orizzonte del
pieno sviluppo della persona umana.
Ancora oggi, dopo più di un anno, a riguardare quei
ventinove punti programmatici, ravviso che nel progetto di Paese che abbiamo
condiviso e delineato insieme, seppure in circostanze e condizioni complesse,
c'era visione.
C'era una forte spinta ideale.
C'era un chiaro investimento di fiducia.
Agli inizi del 2020 le condizioni per l'attuazione
di quel progetto si sono complicate, si sono dovute misurare con l'uragano
della pandemia, che ha sconvolto in profondità la nostra società, le nostre
abitudini di vita, il nostro destino collettivo.
La pandemia ci ha costretto a ridefinire le
priorità, a ripensare il nostro modello di sviluppo, la dinamica delle nostre
relazioni.
Stiamo affrontando una sfida di portata epocale. Ci
stiamo misurando con l'esigenza di definire le linee ricostruttive di una
società segnata - di nuovo - da paure addirittura primordiali, più spesso
conosciute da generazioni del passato, paure legate al rischio di perdere beni
essenziali, come la vita e la salute, e di tornare a sentirci profondamente
fragili.
Alcune nostre pur radicate certezze sono state
improvvisamente poste in discussione.
La "politica" è stata costretta a
misurarsi pressoché quotidianamente - forse come mai prima aveva fatto - con la
scienza e con la tecnica, nella difficoltà di offrire risposte efficaci e
rapide nel corso di una travolgente emergenza sanitaria e di una severa
recessione economica.
Anche le nostre - e lo dico da giurista - più
consolidate cognizioni giuridiche sono state severamente interrogate. In virtù
dello stato di emergenza siamo stati costretti a introdurre - lo ricordo
per primi in Occidente, poi seguiti da tutti gli altri Paesi - misure
restrittive dei diritti della persona, operando delicatissimi bilanciamenti dei
princìpi e dei diritti costituzionali.
In questi mesi così drammatici, pur a fronte di una
complessità senza precedenti, questa maggioranza ha dimostrato grande
responsabilità, raggiungendo - certamente anche con fatica - convergenza di
vedute e risolutezza di azione, anche nei passaggi più critici.
Abbiamo coltivato un costante e serrato dialogo con
tutti i livelli istituzionali, a partire dalle Autorità regionali sino a quelle
comunali, nella consapevolezza che solo praticando indefessamente il principio
di "leale collaborazione" sarebbe stato possibile perseguire
strategie di intervento efficaci, considerato - a tacer d'altro - che le
competenze in materia di gestione sanitaria sono rimesse primariamente alle
Regioni.
Non solo.
L'esperienza della pandemia ha rafforzato, nelle
forze politiche che con lealtà hanno sostenuto il Governo, la consapevolezza
del valore del dialogo e del confronto dialettico tra posizioni anche distanti,
presupposto ineludibile per compiere le scelte più giuste e per assumere le
decisioni fondamentali, alle quali - per la gravità dell'ora - non potevamo
certo sottrarci.
Abbiamo operato sempre le scelte migliori? Abbiamo
assunto sempre le decisioni più giuste?
Ciascuno esprimerà le proprie valutazioni. Per
parte mia posso dire che il Governo ha operato i delicati bilanciamenti degli
interessi costituzionali di volta in volta coinvolti, con il massimo scrupolo e
con la massima attenzione, nella consapevolezza delle conseguenze di immane
portata che si sarebbero prodotte nella vita dei singoli e per il futuro della
nostra comunità.
Vedete, se oggi, a Voi che siete in quest'aula e ai
cittadini che ci seguono da casa, posso parlare a nome di tutto il governo a
testa alta non è per l'arroganza di chi ritiene di non avere mai sbagliato, ma
per la consapevolezza di chi, insieme a tutta la squadra di governo, ha
impegnato tutte le proprie energie fisiche e intellettive per offrire la
migliore protezione possibile alla comunità nazionale.
Nel dibattito pubblico che si è levato in questi
mesi, vi è anche un altro elemento da chiarire.
Alcuni ritengono che la pandemia abbia oscurato la
"politica".
Ho già rilevato poco fa che il dialogo tra la
politica e la scienza si è infittito particolarmente.
In realtà, mai come in questo periodo la
"politica" è stata chiamata ad assolvere alla sua più nobile
missione, di operare scelte per il bene comune, alcune delle quali di portata
oserei dire "tragica".
È stata "politica" la scelta di tutelare
in via prioritaria la salute, non solo in quanto diritto fondamentale della
persona e interesse primario della collettività, ma anche nella consapevolezza
che solo - e questa è stata una intuizione che poi è diventata radicata
convinzione - tutelando quel bene primario si potesse preservare il tessuto
produttivo del Paese.
Tutta "politica" è stata la scelta di
destinare - anche ricorrendo a ripetuti e progressivi scostamenti di bilancio -
ingenti risorse (più di 100 miliardi di euro in termini di indebitamento netto)
al sostegno di lavoratori, imprese, famiglie e categorie fragili, con ristori
proporzionati alle perdite subite.
Questi interventi - attenzione - ci hanno permesso
di erigere una cintura di protezione sociale ed economica che è stata
apprezzata anche da illustri economisti, come il premio Nobel Paul
Krugman.
Fortemente "politica" è stata la
determinazione con la quale il Governo, primo fra tutti i governi europei, ha
chiesto all'Unione di rispondere alla crisi in modo radicalmente diverso
rispetto al passato e di farsi promotrice di politiche espansive, finanziate da
strumenti di debito comune, orientate al raggiungimento di strategie condivise.
Lo storico accordo sul programma Next generation EU,
per il raggiungimento del quale l'Italia ha avuto un ruolo propulsivo e
decisivo, spendendosi in ogni sede, a ogni livello formale e informale, non
solo ci consente di disporre di 209 miliardi di euro, ma ha impresso alla
politica europea una svolta irreversibile, inaugurando un nuovo corso,
suscettibile di mutare profondamente i paradigmi delle politiche economiche e
il volto stesso dell'Unione europea.
Non è questo l'esito, anch'esso eminentemente
politico, della scelta europeista che ha rappresentato una delle ragioni
fondative dell'alleanza di Governo?
Ancora "politica" è stata la scelta di
accompagnare le misure emergenziali con interventi strutturali, suscettibili -
nel medio e lungo periodo - di generare effetti virtuosi.
Anche nei momenti più complessi dell'emergenza
sanitaria ed economica non abbiamo mai rinunciato - pur scontando le note
debolezze strutturali accumulate nell'ultimo ventennio - a porre le basi per il
rilancio del Paese. Ricordo ad esempio che già con la legge di bilancio per il
2020, il Governo:
- ha introdotto il taglio del cuneo fiscale a
beneficio dei lavoratori (reso poi strutturale), il taglio del superticket
sanitario e i bonus per gli asili nido, in particolare per i redditi
medio-bassi;
- a sostegno degli investimenti privati, abbiamo
confermato i principali bonus edilizi, per dare respiro al settore delle
costruzioni, in forte crisi da anni, e restituire un volto nuovo alle
nostre città;
- abbiamo stanziato importanti risorse per la
sostenibilità ambientale e la rigenerazione urbana e trascuro tutti gli altri
interventi.
Abbiamo da subito raccolto la sfida di trasformare
le difficoltà in opportunità.
Consapevoli delle deficienze strutturali del nostro
Paese abbiamo posto le basi per un deciso rilancio della crescita realizzando
un ambiente più favorevole agli investimenti privati, più propenso alla ricerca
e all'innovazione, più attento alla costruzione e al rafforzamento delle
competenze.
La risposta del Governo a queste sfide è visibile
sin dai decreti-legge emanati durante le prime fasi dell'emergenza sanitaria e
giunge fino alle misure adottate con la legge di bilancio per il 2021,
anch'esse di natura strutturale.
Mi riferisco, agli oltre 21 miliardi, ad esempio,
da spalmare fra il 2020 e il 2026, di risorse disponibili, al fine di
potenziare la rete di assistenza ospedaliera e territoriale, valorizzare il
personale medico-infermieristico, assumere personale sanitario e investire
nella formazione di medici e infermieri.
Per la scuola e l'università, abbiamo ulteriormente
rafforzato gli interventi sugli organici e sulla digitalizzazione, gli
investimenti nell'edilizia scolastica e universitaria e nella ricerca, oltre ad
aver ampliato la no-tax area per gli studenti universitari e per il personale
scolastico.
A partire dal prossimo luglio partirà una grande
riforma: l'assegno unico mensile per ciascun figlio a carico fino a 21 anni di
età, che coinvolgerà circa 12,5 milioni di bambini e ragazzi. Non è un
intervento isolato, perché si si colloca in una cornice più ampia di
interventi, volta ad alleggerire la pressione economica sulle famiglie e a
ridurre il carico di cura che grava in particolare sulle donne, stimolando - in
prospettiva - anche l'occupazione femminile.
Abbiamo promosso l'introduzione di robusti
incentivi agli investimenti privati, privilegiando alcune direttrici
fondamentali: la transizione verde e digitale, l'occupazione femminile e
giovanile.
Ecco perché abbiamo ulteriormente potenziato il
pacchetto "Transizione 4.0", con una particolare attenzione al
supporto agli investimenti in nuove tecnologie digitali, e abbiamo introdotto -
a partire dal decreto "Rilancio" e poi con migliorie successive - il superbonus
al 110% per l'efficientamento energetico e l'adeguamento antisismico degli
edifici.
Abbiamo azzerato per 3 anni i contributi per le
assunzioni dei giovani sotto i 35 anni in tutta Italia e abbiamo introdotto una
decontribuzione totale per l'assunzione di lavoratrici donne.
Abbiamo introdotto e portato a regime, fino al
2029, per la prima volta, la fiscalità di vantaggio per tutte le imprese che
operano nel Mezzogiorno, con un taglio dei contributi previdenziali del 30% per
i primi 3 anni e poi a calare.
Vorrei inoltre ricordare due misure molto
significative che anche qui hanno espresso ed esprimono una chiara visione
strategica per quanto riguarda il rilancio del nostro tessuto produttivo e la
maggiore efficacia, produttività, competitività delle nostre imprese.
Mi riferisco al Fondo Patrimonio PMI, gestito da
Invitalia, che favorisce la capitalizzazione delle piccole e medie imprese che
investono sul proprio rilancio, e al Patrimonio Destinato, gestito da Cassa
Depositi e Prestiti, che potrà contribuire non soltanto al sostegno, ma anche
alla crescita delle imprese con fatturato superiore a 50 milioni di euro.
Anche in vista della grande sfida rappresentata dal
Recovery Plan, abbiamo voluto ridefinire con chiarezza il quadro normativo a supporto
degli investimenti pubblici, in particolare quelli infrastrutturali.
Abbiamo preparato il terreno con il decreto-legge
"semplificazioni" abbiamo definito un percorso accelerato per
realizzare le varie opere pubbliche e siamo intervenuti a ridefinire il regime
di responsabilità della pubblica amministrazione. Sono due traguardi
importanti, sia quello che riguarda la ridefinizione della responsabilità
erariale, sia quello che riguarda una più puntuale delimitazione del reato di
abuso d'ufficio.
Abbiamo così creato le premesse affinché i
funzionari e gli incaricati di pubblici servizi possano operare in un quadro di
maggiore certezza giuridica, secondo logiche di maggiore efficienza.
Non avremmo potuto realizzare tutto questo se non
ci fosse stata condivisione, collaborazione e responsabilità in ciascuna forza
politica.
Pur nella sua tragicità, l'esperienza della
pandemia ci ha restituito un forte senso di unità, ha elevato il tenore della
nostra alleanza e ha rafforzato le ragioni del nostro stare insieme.
In questa prospettiva, è stato fondamentale il
senso di responsabilità manifestato anche dalle forze politiche di opposizione,
che - pur nella chiara differenziazione, nella dialettica politica delle
differenti posizioni che hanno assunto - hanno contribuito, avete contribuito,
ad affrontare alcuni passaggi critici. Bisogna darvene pubblicamente atto. In
più occasioni avete votato lo scostamento di bilancio, avete avanzato proposte
concrete e qualificanti, alcune delle quali sono state convintamente accolte
dalle forze di maggioranza.
Anche grazie a questo dialogo con le opposizioni
abbiamo potenziato, in occasione dell'ultima legge di bilancio, le misure di
sostegno ad esempio per i lavoratori autonomi e le partite Iva.
Proprio nei momenti più critici della storia di un
Paese dobbiamo ritrovare le ragioni nobili e alte della politica, quelle che
ispirano le scelte più autentiche, le ragioni che muovono l'impegno di chi
crede che la politica sia essenzialmente servizio per la comunità nazionale:
non la politica come esercizio del potere, né la politica come mera gestione
del contingente, ma la politica come pensiero e azione orientati all'uomo, ai
suoi bisogni, alle sue aspettative.
Alla società che sta uscendo dal dramma collettivo
della pandemia non possiamo offrire risposte mediocri, come se nulla fosse
accaduto.
Dopo aver attraversato questo tornante della storia
umana che alla nostra generazione è capitato di vivere, nulla sarà come prima.
Il Governo deve essere all'altezza di questo
elevato compito.
Purtroppo al culmine di alcune settimane di
attacchi anche mediatici molto aspri, devo dirlo a volte anche scomposti,
alcuni esponenti di Italia Viva hanno anticipato e poi confermato di volersi
smarcare da questo percorso comune.
Ne è seguita un'astensione delle ministre di Italia
Viva al momento dell'approvazione, in Consiglio dei Ministri, del Piano
nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante ci sia stato un chiaro
contributo, apprezzato contributo al miglioramento della bozza che era stata
originariamente presentata, vi è stata questa astensione motivata
sostanzialmente o comunque principalmente per il fatto che questa nuova bozza
non contempla le risorse del Mes, che però come sapete è uno strumento di
finanziamento che nulla ha a che vedere con il Recovery Fund.
Da ultimo, lo scorso 13 gennaio è stata indetta una
conferenza stampa nel corso della quale sono state poi confermate le dimissioni
delle ministre.
Si è aperta così una crisi che oggi deve trovare
qui, in questa sede, il proprio chiarimento, secondo i princìpi di trasparenza
del confronto e se mi permettete di linearità di azione che hanno sin qui
caratterizzato il mio mandato e che peraltro sono canoni essenziali di una
democrazia parlamentare.
E' una crisi che avviene in una fase cruciale del nostro
Paese, quando ancora la pandemia è in pieno corso e tante famiglie che ci
stanno guardando in questo momento stanno soffrendo per la perdita dei propri
cari.
Confesso di avvertire un certo disagio. Sono qui
oggi non per annunciare nuove misure di sostegno per i cittadini e le imprese,
non per illustrare la bozza ultima, migliorata del Recovery Plan, ma per
provare a spiegare una crisi di cui immagino i cittadini, ma, devo confessarlo,
io stesso, non ravviso alcun plausibile fondamento.
Le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre
concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, mentre
invece così, agli occhi di chi ci guarda, dei cittadini in particolare,
appaiono dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto
incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della
malattia, con lo spettro dell'impoverimento, con il disagio sociale, con
l'angoscia del futuro.
Rischiamo così tutti di perdere il contatto con la
realtà.
C'era davvero bisogno di aprire una crisi politica
in questa fase?
No. E, infatti, i ministri e gli alleati di governo
che hanno potuto seguire da vicino le vicende di queste ultime settimane sono
testimoni del fatto che abbiamo compiuto ogni sforzo, con la massima
disponibilità, per evitare che questa crisi, ormai latente, potesse esplodere.
Nonostante continue pretese, critiche sempre più
incalzanti, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi
palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza.
Questa
crisi di governo ha aperto una ferita profonda all'interno della compagine di
governo e tra le forze di maggioranza, ma ha provocato - e questo è ancora più
grave - anche profondo sgomento nel Paese.
Questa crisi rischia di produrre danni notevoli e
non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato
l'attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere.
Arrivati a questo punto non si può cancellare quel
che è accaduto o pensare di poter recuperare quel clima di fiducia e quel senso
di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti
insieme, nell'interesse del Paese.
Adesso si volta pagina. Questo Paese merita un
governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere
dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e
una incisiva ripresa della nostra economia.
I compiti sono molteplici e sono tutti urgenti.
A) Innanzitutto dobbiamo continuare a lavorare
tutti insieme per mettere in sicurezza il Paese e portarlo fuori da questa
pandemia.
Il piano di distribuzione dei vaccini sta
procedendo spedito. Siamo i primi nell'Unione europea, ma dobbiamo continuare a
lavorare con la massima determinazione, in attesa che si rendano disponibili i
nuovi vaccini e di potere sperimentare le nuove terapie monoclonali.
B) Dobbiamo completare il Recovery Plan.
Abbiamo inviato in Parlamento il documento
aggiornato e restiamo in attesa di ricevere le vostre preziose indicazioni
contenute nelle risoluzioni.
Contemporaneamente avvieremo il confronto con tutte
le parti sociali per acquisire tutti i suggerimenti utili a migliorare il
Piano.
Voglio approfittare di questa occasione pubblica
per rivolgere un pensiero di ringraziamento, a nome del governo, a tutte le
associazioni che rappresentano le categorie produttive: con loro il dialogo è
sempre continuo e serrato e sarà ancora più intenso adesso con questa nuova
bozza migliorata del Recovery Plan. Ma voglio ringraziare anche il sindacato
italiano per il grande sforzo che sta facendo: tutte le associazioni
stanno offrendo un contributo indispensabile a rendere i nostri interventi più
efficaci. Mi rivolgo direttamente a voi: state contribuendo a rafforzare la
tenuta sociale del Paese. Con i protocolli di sicurezza, insieme al CTS e, da
ultimo, con la disponibilità a collaborare per velocizzare la somministrazione
dei vaccini, avete posto tutte le premesse perché tutela della salute,
sicurezza sui luoghi di lavoro e ripresa economica possano marciare all'unisono.
Quanto al cammino del Recovery Plan ricordo che,
quando riceveremo le osservazioni del Parlamento e delle parti sociali saremo
in condizione di procedere alla stesura finale, che peraltro restituiremo al
Parlamento in vista dell'approvazione definitiva.
Rilevo che siamo l'unico Paese che ha coinvolto il
Parlamento così intensamente e costantemente. L'avevo anticipato sin
dall'inizio: il nostro Piano di ripresa e resilienza sarà un programma
ampiamente condiviso, sarà uno sforzo collettivo di cui dovremo andare fieri.
Per ritrovarci nella condizione di essere fieri di
questo sforzo dovremo però accompagnare il piano con un provvedimento normativo
contenente percorsi procedurali in grado di superare ostacoli burocratici e di
assicurare tempi celeri alla realizzazione degli investimenti e del piano di
riforme. Insomma dovremo rinforzare quei presidi che ci consentono di
rispettare i tempi e di monitorare attentamente l'esecuzione dei lavori.
C) Dobbiamo lavorare con la massima urgenza per
varare il nuovo decreto ristori. Il Parlamento sarà chiamato a pronunciarsi
sulla nuova richiesta di scostamento, che si è resa necessaria in ragione
dell'attuale evoluzione della curva epidemiologica che comporta purtroppo nuove
restrizioni per le attività economiche. La somma è molto consistente: pari a 32
miliardi di euro di indebitamento netto. Sono risorse che dovremo programmare
con la massima oculatezza per offrire una ulteriore cintura di protezione
sociale ed economica e per accantonare le riserve necessarie ad attivare gli
ammortizzatori sociali per tutto il 2021.
D) L'Italia ha bisogno di una serie di interventi e
di riforme in campo economico-sociale che prevedono un rinnovato impegno del
Governo, da qui alla fine naturale della legislatura, sulla base di vari ambiti
di intervento, che provo a riassumere:
a) quanto al lavoro, occorre introdurre una riforma
che valga a razionalizzare il sistema degli ammortizzatori sociali e solide
proposte di politiche attive del lavoro;
b) quanto alla salute: bisogna rafforzare la
medicina territoriale e l'assistenza domiciliare;
c) istruzione e ricerca: dobbiamo rafforzare gli
investimenti in ricerca, promuovere la connessione tra ricerca e mondo
produttivo, come prerequisito per l'innovazione e il trasferimento tecnologico;
d) rivoluzione verde, sostenibilità ambientale e
tutela del territorio: occorre accelerare la decarbonizzazione della
produzione di energia elettrica; favorire gli incentivi all'ampia adozione di
pratiche eco-compatibili da parte dell'industria; promuovere il rinnovo del
parco rotabile pubblico e dei mezzi di trasporto privati e commerciali;
potenziare gli interventi di tutela della rete idrica e di messa in sicurezza
del territorio; il miglior coordinamento degli interventi di rigenerazione
urbana; gli incentivi allo sviluppo di modelli di agricoltura e pesca
sostenibili; introdurre appropriate condizionalità ambientali nella
ripartizione dei fondi agli enti locali;
e) politica industriale: dobbiamo proseguire nel
proteggere e tutelare gli investimenti più strategici del Paese, soprattutto in
questo periodo recessivo, e favorire una strategia industriale volta a
rilanciare la competitività del sistema produttivo, finalizzata a generare un
cambiamento strutturale verso attività economiche ad alto valore aggiunto; per
evitare di concentrare gli interventi secondo una logica, certo molto alla
portata degli incentivi, che rischiano però di essere distribuiti in modo
indiscriminato, apportando scarso valore aggiunto; dobbiamo rafforzare
politiche di intervento sulla base delle nostre filiere più salde e produttive:
penso a quelle più strategiche per il nostro Paese come il turismo,
l'automotive, l'agro-industriale e altro ancora;
dovremo favorire senz'altro meccanismi più
innovativi di partenariato pubblico-privato;
f) welfare e Terzo settore: gli investimenti nel welfare,
calibrati su bisogni sociali che restano ancora non pienamente soddisfatti -
come i servizi abitativi, i servizi per l'infanzia e per la famiglia, i servizi
di cura e a beneficio delle vulnerabilità e degli anziani - sono fondamentali
per generare un elevato ritorno economico e occupazionale, con vantaggi diffusi
per tutto il Paese;
g) politiche di genere ed empowerment femminile:
per contrastare i divari di genere è necessario promuovere azioni volte a
incrementare l'occupazione femminile e a livellare i gap salariali, a liberare
le donne dagli squilibri nei carichi di cura, a rafforzare il sostegno alle
donne vittima di violenza, a imprimere un cambiamento culturale ed educativo
nella questione di genere e a favorire, in generale, una più trasversale e
integrata partecipazione delle donne all'interno della società anche nei posti
più apicali;
h) riforma fiscale: è stata già avviata una
discussione, che deve quanto prima tradursi in un concreto progetto di riforma
non più rinviabile, al fine di razionalizzare e semplificare il quadro
normativo esistente, essenziale per ricostruire la fiducia dei cittadini e
delle imprese, nonché per conseguire una migliore distribuzione della
ricchezza;
i) digitalizzazione: pilastro dell'azione del
Governo, la necessità di digitalizzare il Paese, sia per quanto riguarda il
sistema produttivo, sia per quanto attiene alla pubblica amministrazione, è
quanto mai prioritaria, soprattutto in un momento storico nel quale è emerso
con chiarezza che il digital divide è fonte di incremento delle diseguaglianze
sociali, territoriali ed economiche;
l) cultura e turismo: allo scopo di rilanciare la
cultura e il turismo sono stati individuati i pilastri di una strategia
nazionale, sono i settori in assoluto più colpiti da questa pandemia, dobbiamo
valorizzazione dei principali asset culturali del Paese, la formazione del
personale e il rafforzamento dell'offerta turistica, anche attraverso
l'attrazione di nuovi investimenti.
Oggi salutiamo una bela notizia che è stata appena
diffusa. Prepariamoci a visitare Procida. E' la capitale italiana della cultura
nel 2022.
Su questi temi è possibile ritrovare - tra le forze
parlamentari - una convergenza di prospettive riformatrici e di proposte
concrete, sulle quali orientare, per il rilancio del Paese, l'azione futura di
governo.
Occorre poi dedicare un particolare impegno per
proseguire convintamente il percorso delle riforme istituzionali, precondizione
essenziale per la modernizzazione e la maggiore funzionalità delle sue
istituzioni.
Tanto più poi, a seguito della storica riforma
costituzionale che ha determinato una riduzione consistente del numero dei
parlamentari approvata nel referendum confermativo dalla decisa maggioranza dei
cittadini.
A tal fine, in materia di legge elettorale il
Governo, nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, si
impegnerà a promuovere una riforma di impianto proporzionale, quanto più
possibile condivisa, trattandosi di una riforma di sistema, che possa coniugare
efficacemente le ragioni del pluralismo della rappresentanza con l'esigenza,
pur ineludibile, di assicurare una complessiva stabilità al sistema politico.
Alla modifica del sistema elettorale devono essere
affiancate alcune innovazioni del sistema istituzionale, tanto più necessarie
alla luce dell'avvenuta riduzione del numero dei parlamentari, in coerenza con
gli indirizzi già condivisi dai gruppi parlamentari di maggioranza,
nell'accordo raggiunto nell'ottobre 2019.
Occorre introdurre alcuni correttivi alla forma di
Governo, ispirati al modello di un parlamentarismo razionalizzato, che
garantisca una più sicura stabilità all'esecutivo e che, al contempo,
restituisca al Parlamento un ruolo centrale nella definizione dell'indirizzo
politico nazionale.
Per quanto attiene invece al procedimento
legislativo, potranno essere introdotte alcune previsioni volte a
razionalizzare l'iter di approvazione delle leggi e anche allo scopo di ridurre
il ricorso a decretazione d'urgenza che ancor più nell'ultimo anno di questa
pandemia ha sensibilmente condizionato l'attività parlamentare.
L'esperienza della pandemia impone anche un'attenta
riflessione sulla revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione, con
particolare riguardo all'assetto delle competenze legislative di Stato e
Regioni, come pure alla individuazione di meccanismi e istituti che consentano
di coordinare più efficacemente il rapporto tra i diversi livelli di governo.
In questo contesto, occorre garantire e tutelare,
con la massima intensità, le autonomie speciali e le minoranze linguistiche.
L'interesse nazionale è più che mai connesso, nel solco della nostra migliore
tradizione storica e costituzionale, a un sistema che valorizzi, nel quadro
dell'unità della Repubblica, le specifiche esigenze economiche e sociali delle
diverse realtà territoriali, alcune delle quali - per ragioni geografiche,
specificità linguistiche e culturali - indubbiamente meritano attenzione e
cura.
Sul piano internazionale, l'Italia si è mossa in
piena coerenza con i tradizionali pilastri della propria politica estera, a
partire dall'appartenenza all'Unione Europea e all'Alleanza Atlantica, in seno
alle quali abbiamo svolto un'azione di impulso e di mediazione all'altezza del
nostro ruolo di Paese fondatore.
Quale autorevole membro dell'Unione Europea -
funzione pienamente recuperata in questo tratto di legislatura - abbiamo la
possibilità di offrire anche un importante contributo a un'utile azione di
raccordo fra i principali attori internazionali, a partire naturalmente dagli
Stati Uniti - nostro principale alleato e fondamentale partner strategico - e
dalla Cina, il cui innegabile rilievo sul piano globale ed economico va
associato a rapporti coerenti con un chiaro ancoraggio al nostro sistema di
valori e principi.
È appena iniziata la Presidenza italiana del G20:
avremo la possibilità di indirizzare l'agenda globale sulle priorità che
abbiamo già anticipato e che ruotano sulla triade Persona, Pianeta, Prosperità.
Come ho già ricordato in diverse occasioni, porremo al centro dell'attenzione
dei leader del mondo, tra gli altri, i temi dell'empowerment femminile,
dell'Africa e del digital divide.
Quest'anno avremo anche la responsabilità di
condividere con il Regno Unito l'organizzazione della COP26. In Italia si
svolgeranno due eventi di grande rilievo: la PreCop e la Youth4Climate.
Arriveranno a Milano centinaia e centinaia di giovani. Sarà un evento
importante e una svolta nell'ambito di questo formato.
Ugualmente forte e coerente è stata poi la nostra
azione sul piano regionale, anch'essa in linea con il nostro interesse
consolidato alla stabilizzazione e allo sviluppo del Mediterraneo - con
particolare attenzione per una soluzione politica alla crisi della Libia, nel
pieno rispetto della sua sovranità - e al processo di integrazione dei Balcani
occidentali, nella convinzione di un destino legato alla loro appartenenza alla
famiglia europea.
Specifico rilievo abbiamo infine riservato ad
un'intensa azione di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e del
nostro sistema economico generale, attraverso un impegno collettivo del governo
ed in particolare della Farnesina.
Abbiamo inoltre il privilegio di ospitare
quest'anno, il 21 maggio, il Global Health Summit, che ci consentirà di
rimarcare, solennemente, la rilevanza di un coordinamento globale degli sforzi
per affrontare malattie e pandemie e per garantire la più efficace tutela della
salute.
E' un calendario, lo vedete, che si caratterizza
per la densità di eventi e per il rilievo anche politico degli appuntamenti.
Non possiamo farci trovare impreparati o distratti.
Siamo tutti chiamati a compiere, ciascuno per il proprio ruolo, uno sforzo
collettivo per essere all'altezza di queste sfide. Per questo, il Governo
ha bisogno della massima coesione possibile e del più ampio consenso in
Parlamento.
Per fare tutto questo servono un Governo, infatti,
e forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo
attraversando e della delicatezza dei compiti, servono donne e uomini capaci di
rifuggire gli egoismi e di scacciare via la tentazione di guardare all'utile
personale.
Servono persone disponibili a mantenere elevata la
dignità della politica, la più nobile delle arti e dei saperi, se declinata nel
giusto spirito che mira sempre ed esclusivamente al benessere dei cittadini e
al miglioramento della loro qualità di vita.
Questo Governo intende perseguire un progetto
politico ben preciso, che mira a modernizzare il Paese, migliorando le sue
infrastrutture materiali e immateriali, compiendo la transizione energetica e
digitale, potenziando l'inclusione sociale, il tutto nel segno dello sviluppo
sostenibile.
Chi ha idee, progetti, volontà di farsi costruttore
insieme a noi di questa alleanza votata a perseguire lo "sviluppo
sostenibile", sappia che questo è il momento giusto per contribuire a
questa prospettiva.
Questa alleanza sarà chiamata a esprimere una
imprescindibile vocazione europeista. Forze politiche, quindi, che sono
chiamate a operare una chiara scelta di campo contro le derive nazionaliste e
le logiche sovraniste.
Questa alleanza può già contare su una solida base
di dialogo alimentata dal Movimento5stelle, da Pd e da Leu, che sta dimostrando
la saldezza del suo ancoraggio e l'ampiezza del suo respiro proprio in
occasione della temperie generata da questa crisi.
Sarebbe un arricchimento per questa alleanza, lo
voglio affermare molto chiaramente, poter acquisire anche il contributo
politico di formazioni che si collocano nel solco delle migliori e più nobili
tradizioni europeiste: liberale, popolare, socialista.
Ma chiedo un appoggio limpido, un appoggio
trasparente, che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico, che
si basi sulla forza e la nitidezza della proposta.
A tutti coloro che hanno a cuore il destino
dell'Italia, chiedo oggi: aiutateci. Aiutateci a ripartire con la massima
celerità. Aiutateci a rimarginare al più presto la ferita che la crisi in atto
ha prodotto nel "patto di fiducia" instaurato con i cittadini.
Cari cittadini avete pienamente ragione. La fiducia
tra le istituzioni e voi cittadini deve essere reciproca. Deve essere un moto
perpetuo che si alimenta in direzione biunivoca.
Vi abbiamo chiesto e vi stiamo chiedendo tanti
sacrifici, grandi e anche piccoli, perché - vi abbiamo detto - sono necessari a
superare la pandemia.
Avete offerto una risposta di grande
responsabilità, che ha dimostrato la grandezza della nostra Nazione.
Rispettando le regole, accettando di fare i sacrifici richiesti state
dimostrando di riporre grande fiducia anche nelle istituzioni.
Ecco con il voto di oggi confido che anche le
istituzioni sappiano ripagare la vostra fiducia, in modo da porci alle spalle
il più rapidamente possibile il grave gesto di irresponsabilità che ci ha
precipitato in questa condizione di incertezza.
Alle forze di maggioranza che sostengono questo
Governo voglio preannunciare che nei prossimi giorni vi chiederò di completare
il confronto già avviato per definire un patto di fine legislatura e concordare
insieme, in un clima di piena lealtà e fiducia, le condizioni e le forme più
utili anche a rafforzare la squadra di governo.
Per parte mia preannuncio che, viste le nuove sfide
che mi attendono, anche gli impegni internazionali, quest'anno, lo avete visto,
saranno particolarmente pesanti, non intendo mantenere la delega
all'agricoltura se non lo stretto necessario e mi avvarrò anche della facoltà,
che la legge mi accorda, di designare un'autorità delegata per l'intelligence
di mia fiducia, come prescrive la legge, che possa seguire l'operato quotidiano
delle donne e degli uomini del comparto di intelligence.
Vi faccio un invito collettivo a tutti. Vedete,
sono stati giorni difficili e le polemiche politiche hanno coinvolto anche,
purtroppo, il comparto di intelligence. Siete tutti parlamentari, se avete
delle proposte di modifica della legge, seguite i tradizionali canali
istituzionali. Se avete delle richieste di verifica e controllo, ci sono i
vostri colleghi del Copasir, deputati a questa funzione, ma teniamo fuori il
comparto di intelligence dalle polemiche.
Da parte mia, assicuro la massima disponibilità e
l'impegno a guidare, con il contributo di tutti, questa fase così decisiva per
il rinnovamento del Paese.
Come ha affermato il Presidente della Repubblica
nel suo messaggio di fine anno, "la fiducia di cui abbiamo bisogno si
costruisce così: tenendo connesse le responsabilità delle Istituzioni con i
sentimenti delle persone".
Se il Parlamento vorrà accordare al Governo la
fiducia, garantisco a tutti i cittadini che non solo continueremo a impiegare
tutte le nostre energie, fisiche e intellettive, per assolvere al nostro
compito. Ma ci aggiungeremo anche, come sempre, il nostro cuore, perché la
politica senza la "sympatheia", quel sentimento di reale
condivisione, è una disciplina senz'anima.
Costruiamo questo nuovo vincolo politico, rivolto
alle forze parlamentari che hanno sostenuto con lealtà il Governo e aperto a
tutti coloro che hanno a cuore il destino dell'Italia. Io sono disposto a fare
la mia parte.
Viva l'Italia. Grazie.
Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana