sabato 25 aprile 2009

Il Cavaliere e la mela

Quand’era picciliddro, e quindi non ancora Cavaliere, il futuro Cavaliere vide un compagnuccio che stava a mangiarsi una grossa mela. Gliene venne gana irresistibile. Facendo finta di niente, si accostò al compagnuccio, gli strappò la mela e la pigliò a morsi. La zia monaca del futuro Cavaliere, che era una santa fimmina a quella scena aspramente rimproverò il nipote. «Non sono stato io a rubare la mela», ribatté il picciliddro continuando a dare morsi al frutto. «La colpa è tutta del mio compagno che se l’è lasciata rubare.

Andrea Camilleri

Franceschini un consiglio: datti una mossa!

Eppure il Dario Franceschini mi è simpatico, forse per il suo passato di moderato, vissuto vicino a Benigno Zaccagnini o per l'aria di bravo ragazzo che manifesta.
Nella sua ultima accorata azione mi sembra però di rivedere un pò del fare perdente del "Walter che fu". Mi sembra un pò assurdo quest'accanimento per la candidatura di Di Pietro alle europee, scelta di candidatura che invece io condivido.

Con questo modo di fare, secondo me, il Dario rischia di perdere di vista, ancora una volta, il contendente reale da combattere e questo forse solo per assecondare i voleri di un "partito che non c'è" impegnato a cercare di conquistare una "leadership", magari esclusiva o più rappresentativa, fra i perdenti.
Così il "Walter che fu" ha reso extraparlamentari tutti i partiti storici della sinistra.
Fagogitando appunto i consensi di molti votanti delle aree politiche adiacenti ovvero inducento molti elettori a disertare le urne, sfiduciati o schifati per la mancata attuazione degli impegni programmatici unitariamente e pubblicamente assunti, Veltroni alle ultime politiche ha consegnato al Cavaliere una maggioranza insperata, negando in un colpo anche la reppresentatività ad una opposizione storica sì ma esperta.

Atteso, quindi, che il "Grande Nano", continuando ad usare la sua immagine fa sempre più da collante e traina la sua coalizione virtuale, trovo intelligente la contro mossa attuata da Italia dei Valori che si accinge ad utilizzare anch'essa la sperimentata tecnica vincente del Cavaliere.
Vorrò vedere chi avrà a sinistra la prontezza o il coraggio di andare a votare illustri sconosciuti in questo clima politico ove sguazzano opportunisti pronti a cambiare casacca a risultato acquisito e questo a prescindere dalla levatura culturale, morale e professionale dell'anonimo candidato dell'ultim'ora.

Questo rischio c'è anche nelle candidature presentate nelle liste Di Pietro, ma la matematica insegna che intanto è opportuno vincere nei collegi e poi, secondo il calcolo delle probabilità, non tutti gli eletti possono divenire a posteriori transfughi ...... ma se intanto perdi in partenza rischi solo un "cappotto" (Sicilia docet).
Infine, per i tempi che corrono ritengo che sia necessario fare opposizione con dei buoni "cani da guardia", fossero anche sgorbutici o naif non importa, e non con "barboncini o bassotti" pronti solo a scodinzolare o a pontificare in artificiose tribune e vellutati vetusti salotti.
Franceschini un consiglio: svegliati e fatti furbo, tieni conto dei vecchi lupi che ti attorniano e datti una mossa!

www.pizzeriababieca.com.ar

Se vi capita di trovarvi a Buenos Aires non potete fare a meno di fare un salto al ristorante-pizzeria Babieca, ubicata in Av. Santa Fè 1898 (CP: 1123 - Tel. 4814-1005/06), quasi all'incrocio con Av. Callao (Barrio Norte).
Io ci sono capitato per caso, consigliato occasionalmente da un tassinaro, e per il breve soggiorno a Buenos Aires ho privilegiato quasi ogni sera questo esercizio.
Sistematicamente affollato da locali, offre portate ottimamente presentate e preparate con prodotti di ottima qualità. Eccellente qui la famosa carne argentina, squisiti i dolci, superba la pizza. Gentilissimo il personale che rende confortevole la "comida".

Il ritratto di Dorian Gray (finale)

Pensando a Hatty Merton, si domandò se il ritratto nella camera chiusa fosse cambiato. Certo, non doveva più essere così orribile. Forse, se fosse riuscito a purificare la sua vita, sarebbe stato in grado di eliminare dal viso le tracce di ignobili passioni. Forse le tracce del male erano già scomparse. Sarebbe andato a vedere. Prese la lampada sulla tavola e salì cautamente le scale. Mentre apriva la porta, un sorriso di gioia gli sfiorò il viso stranamente giovane e indugiò un attimo sulle labbra. Sì, sarebbe stato buono e l'orrenda cosa nascosta non lo avrebbe più terrorizzato. Gli parve che il peso gli fosse già stato tolto di dosso. Entrò tranquillamente, chiuse la porta alle sue spalle, come era solito fare, e tolse il panno cremisi dal ritratto. Un grido di dolore e di indignazione gli sfuggì dalle labbra. Non riusciva a scorgere nessun cambiamento, se non negli occhi che avevano assunto un'espressione scaltra e nella bocca sulla quale erano apparse le rughe dell'ipocrisia. La cosa era sempre disgustosa - più ripugnante di prima, se possibile - e la rugiada scarlatta che macchiava la mano sembrava più brillante, più simile a sangue appena versato. Allora cominciò a tremare. Solo per vanità aveva compiuto la sua unica buona azione? Oppure per desiderio di una nuova sensazione, come aveva suggerito Lord Henry con la sua risata beffarda? O per quel desiderio di recitare una parte che a volte ci fa compiere azioni migliori di noi? O forse per tutte queste cose insieme? E come mai la macchia rossa si era allargata? Pareva essersi diffusa come un'orribile malattia sulle dita rugose. C'era del sangue sui piedi come se fosse colato, sangue anche sulla mano che non aveva impugnato il coltello. Confessare? Voleva dire che doveva confessare? Denunciarsi e farsi condannare a morte? Rise. L'idea gli sembrava mostruosa. D'altra parte, se anche avesse confessato, chi gli avrebbe creduto? Della vittima non rimanevano tracce. Tutto quello che gli apparteneva era stato distrutto. Lui stesso aveva bruciato le cose che erano rimaste dabbasso. La gente avrebbe detto semplicemente che era matto. Se avesse insistito lo avrebbero chiuso in manicomio... Tuttavia era suo dovere confessare per soffrire pubblicamente la vergogna che gliene sarebbe venuta e per espiare davanti a tutti. C'era un Dio che imponeva agli uomini di rivelare i peccati in terra così come in cielo. Qualunque sua azione non lo avrebbe mondato finché non avesse confessato la sua colpa. La sua colpa? Scosse le spalle. La morte di Basil Hallward gli sembrava una cosa di minima importanza. Pensava a Hatty Merton: non era infedele, questo specchio della sua anima che stava fissando. Vanità? Curiosità? Ipocrisia? Solo questi erano i motivi della sua rinuncia? No, c'era stato qualche cosa di più. Almeno così pensava. Ma chi poteva dirlo? ... No, non c'era stato nient'altro. L'aveva risparmiata per vanità, per ipocrisia aveva indossato la maschera della bontà, per curiosità era stato spinto alla rinuncia. Ora se ne rendeva conto. Ma questo delitto... lo avrebbe perseguitato per tutta la vita? Sarebbe sempre stato costretto a sopportare il peso del suo passato? Doveva proprio confessare? Mai. Era rimasto solo un elemento di prova contro di lui. Il ritratto: ecco la prova. Lo avrebbe distrutto. Perché lo aveva conservato per tanto tempo? Una volta gli faceva piacere vederlo cambiare e invecchiare. Negli ultimi tempi questo piacere era scomparso. Lo teneva sveglio la notte. Quando era lontano lo terrorizzava l'idea che altri potessero vederlo, aveva portato la malinconia nelle sue passioni, il suo ricordo gli aveva rovinato diversi momenti di gioia. Per lui aveva rappresentato la coscienza. Sì, era stato una coscienza. L'avrebbe distrutto. Si guardò in giro e vide il coltello che aveva colpito Basil Hallward. Lo aveva pulito molte volte e non vi era rimasta nessuna macchia: era liscio e lucente. Come aveva ucciso il pittore così avrebbe ucciso la sua opera e tutto ciò che essa significava. Avrebbe ucciso il passato e, quando il passato fosse morto, sarebbe stato libero. Avrebbe ucciso la mostruosa vita della sua anima e, senza i suoi infami avvertimenti, si sarebbe sentito in pace. Afferrò il coltello e colpì la tela. Si udì un grido poi un tonfo. Un grido di agonia così terribile che i domestici si svegliarono spaventati e uscirono intimoriti dalle loro stanze. Due signori che passavano nella piazza si fermarono e guardarono in alto, verso la grande casa. Proseguirono finché incontrarono un poliziotto e lo condussero lì. L'uomo suonò diverse volte il campanello ma non ottenne risposta. Tranne una finestra illuminata all'ultimo piano, la casa era immersa nell'oscurità. Dopo un poco si allontanò, si fermò sotto un portico vicino e rimase a osservare. «Di chi è questa casa, agente?» domandò il più giovane dei due. «Del signor Dorian Gray, signore,» rispose il poliziotto. I due uomini si guardarono e si allontanarono con una smorfia di scherno. Uno dei due era lo zio di Sir Henry Ashton. All'interno, nei quartieri della servitù, i domestici semisvestiti parlavano tra loro a bassa voce. La vecchia signora Leaf piangeva e si torceva le mani. Francis era pallido come un morto. Dopo un quarto d'ora circa prese con sé un cocchiere e uno degli uomini di fatica. Bussarono, ma non ottennero risposta. Chiamarono. Tutto era silenzioso. Alla fine, dopo aver tentato invano di forzare la porta, salirono sul tetto e si calarono sul balcone. La finestra cedette facilmente: la serratura era vecchia. Quando furono entrati, videro appeso alla parete uno splendido ritratto del loro padrone come lo avevano visto l'ultima volta, in tutto lo splendore della sua gioventù e della sua bellezza. Disteso sul pavimento c'era un uomo, in abito da sera, con un coltello piantato nel cuore. Era sfiorito, rugoso, con un volto ripugnante. Solo quando esaminarono i suoi anelli lo riconobbero.

Oscar Wilde (Il ritratto di Dorian Gray)

Animalisti

Non porto pellicce, ma mangio carne e pesce in quantità moderata, con verdure varie per contorno. Mi fanno pena i vitelli ingabbiati e sottoposti agli estrogeni, i maiali ammucchiati nei camion, le bestie sgozzate in ossequio alle regole delle confessioni musulmana e israelitica. Mi fanno però ridere quei camion confortevoli che si incontrano lungo le autostrade con la scritta che ammonisce gli automobilisti: Attenzione: trasporto cavalli da corsa. Guai a bocciare. E se fossero da tiro? Bisogna evitare di far soffrire buoi, capre, montoni, e capisco Marguerite Yourcenar che era diventata vegetariana per non digerire l'agonia: anche se nessuno ci ha assicurato che il radicchio strappato non soffre. Si può essere contrari alla caccia, ma - per coerenza - bisogna anche battersi contro la pesca: perché il merluzzo impigliato nella rete o la trota con un amo in bocca non sono più allegri del coniglio che aspetta la botta sul collo. E l'aragosta bollita viva è ragionevolmente felice? Brigitte Bardot si batte in Francia e incita la gente perché boicotti la bistecca di equino, e per il pollastro tirato su industrialmente neppure un sospiro? E il fegato d'oca, e il porcellino, squisita specialità sarda, arrostito sulla brace, e le coscette delle rane? Non c'è in questa campagna, mossa da sentimenti rispettabili, qualcosa di eccessivo e anche un po' di protesta senza rischi che fa tanto moda? Si avverte, o no, un po' di fame nel mondo? E perché tanta solidarietà per il visone e nessuna attenzione per il vitello? Nessuno, che io sappia, rinuncia alle scarpe.

Enzo Biagi (I come italiani - Nuova Eri - 1993)

venerdì 24 aprile 2009

Amore, Donne, Sesso

Non dovresti consigliarti con me quando si tratta di donne. Sono il vincitore del premio August Strindberg. (Manhattan)

E' sporco il sesso? Solo se fatto bene. (Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul sesso, ma non avete mai osato chiedere)

Non so come comportarmi con le ragazze. Sono timido, ecco. In presenza di una donna mi innervosisco, mi agito, ho tendenza a fare la bava. L'unica ragazza che avevo conosciuto, finora, era una del quartiere, neanche tanto attraente. Anzi per niente. Le facevo telefonate oscene, a carico del destinatario. Le accettava sempre, lei, ma non successe mai nulla. (Prendi i soldi e sappa)

E' molto, molto difficile mettere d'accordo cuore e cervello... Pensa che, nel mio caso, non si rivolgono nemmeno la parola. (Crimini e misfatti)

Sonja: Oh no, Boris, no! Ti prego! Il sesso senza amore è una vacua esperienza.
Boris: D'accordo ma... nella sfera delle esperienze vacue, è una delle migliori!
(Amore e guerra)

Luna: Vuoi esibirti in un atto sessuale con me?
Miles: Esibirmi? Mi sa che non sono all'altezza di una vera e propria esibizione. Possiamo però fare una prova in costume, se ti va.
(Il dormiglione)

Fatto si sta, vedi, che, se ho imparato qualcosa da questa avventura, ho imparato che - in fatto di sesso - certe cose sono belle perché sconosciute. E, con la fortuna che mi ritrovo, probabilmente resteranno sempre tali, per me. ( Tutto quello che...)

Dorry: Lo so cosa ti frulla per la mente, andiamo su in camera da letto.
Kleinmann: Non l'ho mai pagato il sesso, io.
Dorry: Questo lo credi tu.
(Ombre e nebbia)

Il cieco: Davvero ritieni che esista la compagna ideale? Voglio dire, non credi che alla base di qualsiasi rapporto maturo ci sia, in realtà, un compromesso?
Sandy: Secondo me, ehm, qualsiasi rapporto non si fonda sul compromesso... né sulla maturità, né sulla perfezione, né altre menate del genere. Si fonda, in effetti, solo sulla fortuna. E' questa la chiave di volta. Non piace ammetterlo perché, sai ciò comporta perdita di controllo, ma, sul serio, hai da avere un bel po' di fortuna. (Stardust Memories)

Quanto all'amore, cosa volete che vi dica? Mi spiego, non è la quantità dei tuoi rapporti sessuali che conta, ma la qualità. D'altro canto, se la quantità scende al di sotto di una volta ogni otto mesi, è il caso di farsi dare una controllatina. E questo è, più o meno, tutto. (Amore e guerra)

Il timore della separazione. E' un interessante fenomeno psicologico. Una volta, da sposato, dovetti partire per Washington. E benché fossi io che partivo, mi sentii male. Invece, quando tornai diede di stomaco mia moglie. (Provaci ancora, Sam)

La sapete quella di... hm... di quelle due vecchie signore in villeggiatura, sui monti Catskills, e una dice: "Mamma, come si mangia male in questo posto!" "Oh, sì, il vitto è uno schifo dice l'altra", dice l'altra, "e oltretutto ti danno porzioni così piccole!" Beh, questo è essenzialmente quel ch'io provo nei riguardi della vita: piena di solitudine e squallore, di guai, di dolori, di infelicità... e oltretutto dura troppo poco. C'è poi... c'è quell'altra battuta - importante per me - attribuita a Groucho Marx... ma io credo che risalga a Freud, quando parla del motto di spirito e dei suoi rapporti con l'inconscio. Dice... cito a memoria... dice... parafraso... dice: "Non accetterei mai di far parte di un circolo accettasse fra i suoi soci uno come me". Questa è la battuta chiave della mia vita d'adulto per quanto riguarda i miei rapporti con le donne. (Io e Annie)

Frattanto si era fatto tardi e tutt'e due dovevamo andare per i fatti nostri. Ma era stato molto bello, rivedere ancora Annie, dico bene? Mi resi conto di quanto era in gamba - stupenda - e, sì, era un piacere... solo averla conosciuta... e allora io... ripensai a quella vecchia barzelletta, quella in cui c'è questo tizio che va dallo psichiatra e gli fa: "Dottore, mio fratello è pazzo. Crede d'essere una gallina." E allora il dottore gli dice: "Ma perché non lo rinchiude in manicomio?" E quel tale gli risponde: "Già! Ma poi dopo, l'ovetto fresco, a me, chi me lo fa?" Insomma, mi pare ch'è proprio così, grosso modo, che la penso io, riguardo ai rapporti umani. Mi spiego, sono del tutto irrazionali e pazzeschi e assurdi e... ma... mi sa tanto che li sopportiamo perché, hm... tutti quanti... più o meno ne abbiamo bisogno, dell'ovetto fresco. (Io e Annie)

D'un tratto lui e Juliette stavano facendo l'amore... o soltanto del sesso? Lui lo sa che c'è una bella differenza fra sesso e amore, ma trova che siano due cose splendide, all'atto pratico, a meno che uno dei due partecipanti non abbia un pungiglione appeso al collo.
("Il Condannato" in Effetti collaterali)

Tenete anche presente che per l'amante, l'amata è sempre la cosa più bella del mondo, anche se un estraneo non la distinguerebbe da un bidone di spazzatura. La bellezza sta nell'occhio di chi guarda. E se chi guarda ha la vista difettosa può chiedere alla persona più vicina quali sono le ragazze più carine (in verità le più carine sono quasi sempre le più noiose ed è per questo che molta gente non crede in Dio). ("I primi saggi" in Citarsi addosso)

Governi di sinistra e conflitto di interessi

Caro direttore, Nel fondo di ieri il professor Giovanni Sartori, parlando del conflitto di interessi, riferisce due verità, ma, per eccesso di malizia, fa l' errore di collegare l’una all’altra. È vero che il centrosinistra non è riuscito a fare una seria legge sul conflitto di interessi. Ed è vero che nel 2002, replicando a un collega della maggioranza, io dissi che l’on. Silvio Berlusconi era stato informato che non sarebbero state toccate le sue tv; ma aggiunsi che questo era avvenuto «nel 1994, quando ci fu il cambio del governo». È invece falso che la ragione dell’omessa riforma stia in quell’assicurazione fatta a Berlusconi. Io parlai di una questione sorta nel 1994, dopo la crisi del primo Governo Berlusconi. Il governo Dini, che gli successe, essendo un governo tecnico, non avrebbe potuto avere in programma una riforma intensamente politica come quella del conflitto di interessi o dell’assetto radiotelevisivo. A riprova del fatto che non c’è mai stato alcun accordo segreto tra dirigenti Ds e Silvio Berlusconi è sufficiente ricordare alcune vicende.
1) I Ds parteciparono attivamente al referendum contro che si tenne nel giugno 1995.
2) Nel luglio 1995 il Senato approvò, col voto determinante dei Ds, un rigoroso progetto sul conflitto di interessi del senatore Passigli (non del governo) che si fermò alla Camera per lo scioglimento anticipato della legislatura.
3) L’on. D' Alema, dopo che la Camera aveva approvato un testo «morbido», chiamò nel suo primo governo (ottobre 1998) il senatore Passigli, perché favorisse l’approvazione di una legge più rigorosa; il Senato, dopo interminabili ostruzionismi del centrodestra, approvò il testo, ma anche questa volta lo scioglimento delle Camere impedì il voto finale.
4) Nella scorsa Legislatura io stesso sono stato relatore di una seria proposta sul conflitto di interessi che venne approvata dalla Commissione, ma non approdò in Aula anche questa volta per lo scioglimento anticipato delle Camere.
Gli studiosi accerteranno se gli scioglimenti delle Camere hanno impedito l’approvazione di una buona legge o se il rischio che una buona legge fosse approvata ha prodotto gli scioglimenti delle Camere.
In ogni caso, caro professore, a pensar male, lo dico con la stima profonda che ho per lei, a volte non solo si fa peccato, ma si sbaglia anche.

Luciano Violante
IL FONDO DI SARTORI  Corriere della Sera (14 marzo 2009) - Pagina 38


Confesso di non capire bene a quale titolo il senatore Passigli (semel, semper) si senta tenuto a rispondermi, visto che di lui ho solo scritto un rigo che il suo era un buon testo. Il bello o il buffo è che è stato proprio lui, a suo tempo, a ispirare il mio dubbio. Nel suo libro Passigli osserva che la tattica da seguire, durante e subito dopo il fallimento della Bicamerale nel settembre 1998, sarebbe stato «di approvare norme stringenti (sul conflitto di interessi) in un ramo del Parlamento, minacciando poi di rendere definitiva l’approvazione della legge nell’altro ramo, a meno di un accordo in Bicamerale» (Democrazia e conflitto di interessi, pagina 103). Cosi non fu. Torno a chiedere: perché? Non certo per la ragione che adduce oggi: e cioè che «noi non riuscimmo a varare la nostra legge perché la Lega andò progressivamente alleandosi con il centrodestra». No, non è così: ci fu una finestra di almeno cinque mesi nei quali Bossi avrebbe sottoscritto. Passo alle precisazioni dell’onorevole Violante, che ringrazio. Ho scritto anch’io che la assicurazione di non toccare Mediaset era del 1994; e confermo tutti gli altri punti richiamati da Violante, che però non stabiliscono in alcun modo «che non c' è mai stato alcun accordo segreto tra dirigenti Ds e Berlusconi». D’Alema è sospettabile perché più volte Confalonieri lo ha appoggiato e lodato come persona che rispetta la parola data. Eppoi la passione dell’intrigo D’Alema ce l’ha. Ma può benissimo darsi congettura per congettura che l’intrigante in questione sia stato Veltroni. Chissà. Vorrei solo che la sinistra sappia a chi deve la propria sconfitta. Non credo di peccare di «malizia», onorevole Violante. Ma di curiosità, sì.


Giovanni Sartori
http://www.syloslabini.info/online/wp-content/uploads/2009/03/sartori2.pdf

Come mai nel 1994 la sinistra e Berlusconi erano quasi pari e oggi invece il distacco sembra incolmabile?

Bella domanda. Quella che si pone Giovanni Sartori sul Corriere della sera. E cioè: come mai nel 1994 la sinistra (il Pds di Occhetto) e Berlusconi erano quasi pari e oggi invece il distacco sembra incolmabile? Già, perché?

Perché? Una bella domanda sulla quale ognuno dirà la sua. La mia è che la sinistra ha commesso sbagli colossali, con D’Alema che avrebbe regalato a Berlusconi l’impero della tv (tutta quanta), e con Prodi che si è ossessivamente dedicato alla creazione di un partito «contro natura» tra cattolici di sinistra e sinistra «dura» e laica. La legge vigente sul conflitto di interessi che in sostanza consente a Berlusconi non solo di essere il monopolista di tutta la tv privata ma anche, quando vince le elezioni, di controllare a suo piacimento tutta la tv pubblica, è la legge Frattini (oggi ricompensato con il ministero degli Esteri). Ora, la sinistra poteva benissimo approvare, tra il 1995 e il 1998, una legge che invece bloccava Berlusconi. Non l’ha fatto. Il testo c’era (steso dal senatore Passigli), era ben disegnato e fu approvato dal Senato nel 1995. Decadde per lo scioglimento anticipato della legislatura, ma fu subito ripresentato dal centrosinistra nel 1996. Dopodiché niente. Niente anche se allora esisteva una sicura maggioranza (ci stava anche la Lega) per vararlo. Non avevo mai capito, confesso, questa stupefacente inazione.

L’arcano è stato poi inopinatamente svelato da Violante, che nel 2002 era capogruppo Ds a Montecitorio, con questa dichiarazione: nel 1994 a Berlusconi «è stata data la garanzia piena che non gli sarebbero state toccate le televisioni ». Garanzia da chi? I sospetti possono soltanto convergere su D’Alema, a quel tempo segretario del Pds.

http://segnaleorario.splinder.com/tag/legge+frattini

EUROPEE/PANNELLA-BONINO: NON SONO ELEZIONI DEMOCRATICHE

Ansa, 24 aprile - "Le elezioni europee non sono elezioni democratiche". Emma Bonino non usa mezzi termini per lanciare la campagna dei radicali in vista della consultazione per il rinnovo del parlamento europeo, dove i radicali si presentano da soli, con una lista Pannella-Bonino che parte con poche speranze di superare la soglia del quattro per cento.
La storica leader dei radicali, affiancata da Marco Pannella, tutti con la stella gialla sul petto per denunciare la mancanza di democrazia, ha presentato oggi nelle sede di via di Torre Argentina quello che sarà il manifesto della "campagna politica più che della campagna elettorale" dei radicali: una sorta di "libro nero della partitocrazia" intitolato 'La peste italiana', che denuncia "lo snaturamento e lo svuotamento della Costituzione", messo in atto dai partiti "già dal primo gennaio del 1948, nel momento stesso dell' entrata in vigore della Carta".
Ma la denuncia più dura è quella relativa al carattere non democratico delle europee. "Quelle elezioni - spiega la Bonino - non sono democratiche perché non sono democratiche le istituzioni che ad esse presiedono. Non è democratico un Parlamento di nominati, non e' democratico un paese che non rispetta le proprie leggi".
"Il nostro dossier - sottolinea la senatrice radicale - mira a far tornare l'attenzione sui fenomeni degenerativi della nostra democrazia. In una situazione già sfaldata in termini di illegalità, si sta inserendo un dato di populismo preoccupante per la mancanza di paletti, venuti meno nel corso di decenni".
"La nostra - aggiunge Bonino - è un'iniziativa di speranza e di impegno, che lanciamo per la liberazione del Paese. E' una chiamata alla riscossa degli spiriti liberi che vedono e riconoscono i problemi del paese: da domani parte il 25 aprile della liberazione dalla partitocrazia nel nostro paese".
"La partitocrazia - dice da parte sua Marco Pannella - fa di tutto per impedire il funzionamento di quel minimo teorico di legalità costituzionale. Altro che stato di diritto".
Tra i presenti nella sede dei radicali alla presentazione del dossier-denuncia, il democratico Antonio Maccanico, che parla di "situazione neo-totalitaria" e invoca "una grande battaglia per la democrazia e la legalità".

http://www.emmabonino.it/news/7443


mercoledì 22 aprile 2009

Gino e Michele per il Comitato Rutelli (Elezioni 2001)

Massimo D’Alema da piccolo era un bambino molto presuntuoso e saccente. Una volta la maestra di prima elementare gli chiese: “Ma tu credi in Dio?”, lui rispose: “Be’, credere è una parola grossa. Diciamo che ricambio la sua stima”.

I manifesti di Berlusconi che tappezzano le città italiane lo fanno sembrare di vent’anni più bugiardo.

Antonio Di Pietro: “Aiutatemi a capire ciò che vi dico e ve lo formulerò meglio”.

Io appartengo a una famiglia povera. I Bertinotti sono stati proletari da sempre. Mi ricordo che da piccolo i miei mi mandavano in una colonia di bambini così poveri che sulla spiaggia, invece dei castelli, facevamo le case popolari di sabbia.

Invitato a leggersi il Nuovo Testamento, un sindaco della Lega ha chiesto: “Perché, sono compreso tra gli eredi?

Come dice D’Alema, se i partiti di sinistra non rappresentano più gli elettori allora è arrivato il momento di cambiarli questi benedetti elettori.

Gino e Michele (Anche le formiche nel loro piccolo fanno politica .... e s'incazzano)