sabato 21 dicembre 2024

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”



Capita di incontrare personaggi che potenzialmente avrebbero molto da trasmettere e valori insegnare ad altri, per esperienze ricche, vissute in modo variegato e composito.
Molti di essi sono spesso soggetti impegnati nel mondo dell’arte, che hanno molto da dire, anche per rabbie covate, rielaborate attraverso le loro opere.
Pittura, scultura, cinematografia e fotografia sono le espressioni artistiche che più rendono evidenti il fenomeno; ma non sono le sole, fra esse emerge sicuramente - e in modo palesemente dirompente - anche la più genuina corrente di street art, costantemente dedita a ironie, denunce e proteste.
L’accumularsi degli anni determina una implementazione d’esperienze che, al di là dei segni positivi o negativi vissuti, sintetizzano la loro condizione individuale del presente.
Quello che in ogni caso conta è sempre il risultato della somma algebrica dei tanti elementi e le incognite di base restano spesso tali fino alla fine e pertanto all’epilogo di ogni esistenza.
Il famoso detto che chiusa una porta spesso si apre un portone continua a costituire una verità. È pur vero che ognuno di noi è depositario di una sua storia, unica e destinata a dissolversi nel tempo.
La moltitudine dei vissuti sono sostanzialmente dei contenitori ordinari, che ripetono accadimenti comuni, altre racchiudono, invece, vicende e situazioni che meritano di essere rese note, raccontate, trasmesse e almeno per due aspetti.
Il primo per riuscire a ridare serenità a chi ne è stato il protagonista; da qui la famosa frase sul “potere liberatorio della scrittura”. Il secondo per poter informare, anche romanzando, su quanto può succedere ad ognuno nel corso di una vita.
Spesso, infatti e al di là delle apparenze, in quasi tutti talune esperienze continuano a covare nell’inconscio, emergendo e inabissandosi a secondo dei momenti. Solo una rielaborazione, serena e a distanza, può consentire quel riesame capace di razionalizzare le cose, magari ricollocando azioni e reazioni in una logica, al loro posto, e distillando i ricordi anche da aspetti sgraditi.
Procedere attraverso la scrittura può, quindi, costituire il percorso più adatto all’elaborazione in questione.
Certo, se i ricordi coinvolgono persone, gli stronzi, anche a distanza di tempo, possono essere riqualificati come tali, ma rielaborati potrebbero essere riletti come pedine per il raggiungimento di nuove esperienze positive, anche alla luce dei risultati dell’oggi.
Così come tolleranze o generosità inopportune possono, invece, aver contribuito a generare dei freni inibitori o scompensi.
In ogni modo, il caso resta sempre l’assoluto principe, incontrastato protagonista di ogni esistenza. Per concludere, così come il ceffone subito in età adolescenziale incide nei ricordi delle esperienze giovanili, fedeltà e tradimenti possono costituire anche fonti d’insegnamento per favorire crescite nei percorsi futuri del mondo d’adulti.
Ne deriva che tutto quanto è relativo, riuscendo perfino a confonde le caratteristiche reali di ogni esperienza direttamente vissuta.
L’arte, a trecentosessanta gradi, rimane una formula evoluta e raffinata per trasmettere sensazioni, suscitare emozioni, indurre a riflettere, impegnandosi a osservare sempre oltre le apparenze. Con il consapevole valore aggiunto e congiunto di tutte le parti in causa, conscienti d'essere coinvolte nell’ambito dei differenti specifici ruoli.
La valenza di romanzi poi, in particolare, capaci di enfatizzare vite ricche di eventi contrapposti, sarà non solo quella che unicità nel mondo reale sono circostanze rare ma che, nella maggior parte dei casi, come cantava il mitico Fabrizio De Andre’, un’altra verità è che “dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fior”.

Buona luce a tutti!


venerdì 6 dicembre 2024

Le "Sirene marine" di Bianca

Girando per i centri storici si scoprono spesso angoli e personaggi imprevedibili.
Mi era capitato di vedere abbozzato un disegno di un murale che dopo qualche giorno sono tornato a vederlo finito.
Quanto raccontato non era per nulla banale e induceva ad una lettura attenta. Mentre ero intento ad osservare in aiuto interveniva l’autrice che ora andava a leggermi i vari contenuti.
Lo scritto riportato di seguito descrive il murale in modo completo.
Alla stessa, che si chiama Bianca, piace anche scrivere e il link https://amzn.eu/d/4ju9lG9 corrisponde al libro “Aisa” che ha recentemente scritto, come è capitato a molti, anche per sfuggire dall’angoscia causata dalla pesante pandemia.


Buona luce a tutti!




“Dunque tutto nasce da un mio disagio quotidiano che si perpetua già da molti anni nel vedere e sapere con certezza ciò che accade nel Mar Mediterraneo, luogo meraviglioso dove sono fortunata a vivere. Non si può restare inermi e impotenti, addirittura indifferenti alle stragi di vite! Ho immaginato una figura magica e universale, padrona dei mari, ammaliatrice, ambigua e al di fuori del bene e del male. Le Sirene potrebbero fare ciò che gli uomini non vogliono fare dietro a miliardi di giustificazioni vomitevoli e spesso insensate. Le Sirene potrebbero essere empatiche a tal punto di salvare altri esseri diversi da loro! Come del resto fanno moltissimi animali sul pianeta. Ho voluto aggiungere il paesaggio per dare quel senso di arrivo, rappresenta la sopravvivenza, come quando i vecchi marinai urlavano " Terra! " E la barca fuori dall'acqua per evidenziare la speranza! La simbologia della Medusa si complica un po'... Perché affronto invece il tema del femminicidio, perché la bellissima Medusa venne prima violentata e poi punita per gelosia e vendetta. Temi, ahimè, attualissimi. Ma il murale vuole essere un simbolo di rivalsa, di rinascita. Rappresenta nel mio pensiero, la figlia nata dalla violenza subita da Poseidone. Volevo "smentire" per gioco che dopo la sua morte, dalla sua testa, siano nati solo i due esseri conosciuti, ma anche lei, la Sirena Medusa, la parte femminile, sempre tenuta in disparte o nascosta totalmente! Vuole lanciare il messaggio che se si desidera davvero, ma davvero, potremmo tutti trasformare il male. La Sirena Medusa è un essere nuovo, privo di rancore. Non trasforma nessuno in pietra, al contrario aiuta le vite a trovare approdo. È bellissima, come sua madre! F.to: Bianca Nascimento Gonçalves”

venerdì 29 novembre 2024

IA: All You Can



Forse la comparsa di tante immagini fake ha oggi portato a una maggiore attenzione sull’IA (Intelligenza Artificiale).
In verità, attraverso una serie di algoritmi molta della nostra vita ordinaria è gestita dall’IA senza che ormai ci facciamo più caso.
Di recente, ad esempio, una casa editrice mi ha proposto la traduzione in inglese di miei prodotti, nel caso fossi intenzionato a promuovere i volumi oltre confine, dichiarando apertamente che il servizio sarebbe stato realizzato facendo ricorso all’utilizzo di app d’IA.
Del resto già una applicazione Google free consente – e da tempo - di poter procedere in modo veloce alla traduzione di frasi complesse. Analoghe applicazioni, anch’esse gratuite, permettono di trasformare in lettura vocale un testo ricorrendo a programmi informatici costituiti da algoritmi; con risultati sorprendenti che vengono sempre più ad affinarsi attraverso un sempre maggiore ampliamento dei database sempre più evoluti grazie all’utilizzo degli utenti.
Algoritmi compositi, si sviluppano ormai attraverso elaborazioni di sempre più veloci, di tanti server e programmi assemblanti, che assicurano risultati in tempi straordinariamente veloci. Le percentuali d’attendibilità” dei prodotti sono sempre più elevate, peraltro assicurati da macchine che altrimenti comporterebbero utilizzi di tanti soggetti, impiegati in tempi molto più lunghi.
In ogni campo del sapere e quasi tutte le attività l’IA, quindi. la fa da padrone, procurando sempre riduzioni nell’impiego del personale umano.
Una visione pessimista e capitalistica, volta a ottimizzare i ricavi e a ridurre i costi, potrebbe prospettare paure di licenziamenti di massa, ma in realtà quel che accade è frutto dei tempi. Si tratta di riproposizioni di cambiamenti epocali che sono sempre accaduti con l’evoluzione tecnologica che inesorabilmente avanza.
Ne consegue che, più che procurare paure, per inevitabili riduzioni e licenziamenti (negli impieghi di maestranze umane, impieghi materiali o intellettuali non fa alcuna differenza), una visione progressista l’IA potrebbe essere valutata invece come una grande opportunità. Per il possibile affrancamento da attività ripetitive o da lentezze operative che, per intanto, potrebbe portare il mondo produttivo verso una riduzione delle ore lavorative e lo sviluppo dei servizi. Le innovazioni introdotte consentirebbero di sviluppare anche tutta una serie di supporti strategici volte a migliorare e ottimizzare le varie produzioni interessate (tecnologiche, agricole, industriali e tutto quanto è portato a beneficiarne un vantaggio).
Del resto, in campo medico ad esempio, l’utilizzo dell’IA sta risultando positivamente sorprendente. Per l’efficacia e l’attendibilità d’una serie diagnosi preventive precoci e lo sviluppo di sperimentazioni e terapie altrettanto precise ed efficaci, in malattie difficili da diagnosticare e da trattare per limitarne diffusione e agevolarne la guarigione.
Molta letteratura ormai offre opportunità per conoscere di più e approfondire le frontiere sull’argomento.
Come esempi si propongono le letture del libro dello statunitense Kevin Scott (“Il nuovo sogno americano”), che consente di prendere coscienza del fenomeno e, in particolare, dell’evoluzione dell’IA intervenuta e le tante start app generatesi negli USA; un altro di interessante volume è costituito da quello dall’italiano Anton Filippo Ferrari, “L’algoritmo – Questo sconosciuto”, che spiega l’IA dalla base e indica una serie di campi in cui da tempo trova ormai piena applicazione.
La diffusione ampia dell’IA in ogni campo sociale evidenzia aspetti di vulnerabilità. Cultura ed etica rappresentano in ogni caso gli ambiti sensibili che non possono essere lasciati ad autonomie incontrollate. L’intera materia necessita di attente e improrogabili regolamentazioni politiche poste a tutela di privacy e interessi sociali generali.
L’UE di recente ha promosso i primi passi, ma necessitano ulteriori interventi adeguati e al passo coi tempi.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

sabato 23 novembre 2024

"Condivido molte cose che hai scritto, come ad esempio il Fattore C"



Nel bellissimo film “Eterno visionario” di Michele Placido, interpretato splendidamente dagli attori coinvolti, una micidiale frase colpisce, quella che più volte Pirandello inserì nelle lettere inviate al figlio Stefano. Questa: “Si scrive per vendicarsi d'essere nati”.
E forse è proprio questa spinta che porta la necessità in tanti di voler scrivere, per raccontare, raccontarsi, analizzare, analizzarsi.
Stamattina ho ricevuto un bellissimo regalo inaspettato da un’amica che, dopo aver lungamente digerito “Fotogazzeggiando” ha voluto recensire il libro, con considerazioni non banali e ancor meno semplici, che mi lusingano per essere riuscito a suscitare riflessioni e riacceso emozioni in parte sopite.
Riporto di seguito il messaggio.

Buona luce a tutti!


© ESSEC



"Fotogazzeggiando. Il libro è quello dei ricordi, delle persone che hanno lasciato un segno nella vita, un segno profondo che solo le parole possono immortalare per sempre.
Hai fatto bene a mettere nero su bianco quello che avevi nell'anima, un omaggio soprattutto ai maestri della fotografia che sono stati capaci con le immagini di svelare realtà più di quelle raccontata con le parole. 
Traspaiono sentimenti, volti, abbracci significativi nelle foto che proponi e che fanno riflettere perché ci ricordano che non sappiamo più guardare, camminiamo ignorando tutti tranne che noi stessi.  La fotografia ci accusa di non saperci più stupire, commuoverci o adirarci.
Condivido molte cose che hai scritto, come ad esempio il Fattore C.
Specialmente nella fotografia è fondamentale: una per tutte mi viene in mente quella foto in Vietnam della bambina bruciata dal napalm. Nessuna parola avrebbe potuto esprimere meglio la sorpresa, il dolore per l'ingiustizia subita.
Mi ha colpito molto il racconto sul Professor Ciccio Callari. Mi ha catapultato in quegli anni, con le classi decimate a fine anno scolastico. 
È vero che oggi si è perso il senso della misura da parte di alunni e genitori, che non esiste più la sana autorevolezza, ma il pollice in giù era usato senza soffermarsi a capire le cause della sconfitta degli alunni.
Ho sempre sostenuto che i professori bravi sono quelli che portano avanti tutta la classe con il loro entusiasmo, la loro capacità di insegnare a tutti e di aiutare chi resta indietro.
Ora promuovono tutti, ma prima bocciavano troppo. Ricordo un ragazzo che veniva dalla campagna, si alzava all'alba per arrivare a scuola e poi doveva anche aiutare nei campi. Non sono sicura avesse tutti i libri. Fu bocciato, chissà se ha mai ripreso gli studi.
E potrei nominartene altri, la lista è lunga. Cercavo disperatamente di suggerire alle interrogazioni, non sempre con successo.
Potrei scrivere ancora a lungo sulle tue fotografie, di alcune avrei desiderato vederle più grandi, altre hanno risvegliato ricordi e emozioni.
L.L."

venerdì 15 novembre 2024

"Prima Legge" - Corto di Mauro Baiamonte



L’uso dell’intelligenza artificiale è diventato l’argomento del giorno, forse anche per le performance visive che interagendo con essa si possono ormai facilmente realizzare (fike comprese).
Eppure ci sono già molti che la utilizzano da tempo, specialmente nelle elaborazioni di testi e c’è chi perfino riesce a demandare alla IA scritture di articoli, saggi e romanzi, mettendone in dubbio la legittima titolarità del copyright.
Chi ha avuto modo già di sperimentare ChatGPT, ad esempio, si sarà anche accorto dei limiti. Non tanto della piattaforma IA ma della profondità delle conoscenze culturali del soggetto stesso che ne fa uso.
Chi non è addentro alla materia su cui intende elaborare/interloquire potrebbe trovarsi, infatti, di fronte a risultati attendibili ma non sempre precisi. Ciò per il semplice fatto che l’IA sostanzialmente si alimenta su una serie di informazioni assemblate nei server che derivano da database di testi digitalizzati e dal continuo interscambio (do ut des) che si instaura con gli stessi fruitori, che di fatto l'allenano e sempre più l'affinano.
Più interazioni intervengono e più l’IA si arricchisce di informazioni, nozioni, logiche, connessioni che simulano una infinità di sinapsi e pseudomemorie che poi elabora con algoritmi che cercano di emulare una sorta di super intelligenza umana.
L’interessante libro di Kevin Scott, esperto d’informatica che oltre ad aver operato nei ruoli apicali dei colossi americani della Silicon Valley è stato parte attiva di svariate start-app, descrive efficacemente il processo di crescita del fenomeno, mettendo a nudo quanta IA è stata via via attuata senza che noi ce ne siamo mai resi conto.
Il mondo americano ha continuato intuizioni concettuali di talentosi studiosi e sviluppato i primi passi. Altri paesi ne stanno oggi seguendo il solco, con la consapevolezza generale che, così come potrebbe nascondere pericoli se non adeguatamente disciplinata con regole certe, l’IA è una enorme opportunità di crescita sociale e, anche o ancor di più, occasione di progresso artistico e culturale.
Nell’ambito del Festival delle Filosofie organizzato da Lympha ho avuto modo di assistere all’interessante cortometraggio “Prima Legge”, realizzato da Mauro Baiamonte unitamente a un insieme di giovani artisti indicati nella locandina in testa a questo scritto.
La sinossi dell’operazione recita: “È tipico dell’esperienza umana percepire nel buio forme non esistenti nella realtà. La mente può giocare brutti scherzi quando c’è poca luce. Amplificando i suoni, facendo vedere movimenti dove non ce ne sono. La mancanza di stimoli visivi chiari porta a riempire i vuoti con l’immaginazione.” E l’illustrazione del corto da parte del regista e degli amici che lo hanno coadiuvato potrebbe continuare ancora.
Personalmente, al di là degli spunti illustrati dagli autori che hanno preso a pretesto l’IA nella realizzazione del cortometraggio, i messaggi mescolati nell’opera di Mauro Baiamonte sono tanti.
Anche perché la costante regola risaputa è che, per quanti chiamati a leggere qualunque proposta artistica, che la cognizione dei messaggi per ciascun osservatore rimane strettamente legata alla sensibilità di ciascuno, al personale talento naturale detenuto e alla correlata cultura intanto accumulata.
Talvolta capita all'osservatore anche di leggere cose a cui lo stesso autore non aveva pensato, percui i contenuti di un'opera artistica possono ben inglobare il risultato di somme tra visioni dell'autore e i vari lettori.
In ogni caso il fimato proposto nell'evento illustra in modo efficace il rapporto tra psicologia e psicoanalisi nell’arte, focalizzando quanto l’opera artistica riesca a ingenerare reazioni in chi l’osserva.
Nella lettura del corto in questione, pertanto, potrebbe certamente essere d’ausilio l’articolo di Michele Cavallo e Ivana Salis che esordisce sostenendo: “l’esperienza artistica (come pratica e come fruizione) è considerata, nella nostra cultura, una dimensione separata dalla vita quotidiana e prerogativa di “specialisti” detentori di un sapere difficilmente accessibile. Riportare tale dimensione alla luce della quotidianità dell’esperienza di ogni essere umano, può essere un obiettivo della psicologia.”
Il seguito, pubblicato su Artiterapie, n. 3-4 2000, è accessibile attraverso il link: https://www.nuoveartiterapie.net/psicologia-psicoanalisi-dell-arte/ e vale la pena soffermarsi a leggerlo.
Chi poi potrà anche avere l'opportunità di visionare il corto "Prima Legge" troverà conferma della complessità dei contenuti dell'opera.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

lunedì 11 novembre 2024

Turisti trentini a Palermo



Con S. ci accompagnavamo in una lunga passeggiata con R. e A. per proporre una visione di Palermo turisticamente inusuale.
Attraversata la parte alta di Corso Vittorio Emanuele e superata la Cattedrale, si era infatti deciso di addentrarsi nella depressione di Danisinni, un angolo della città sconosciuta ancora oggi anche a tanti palermitani che, grazie all’impegno di volontari e artisti di street, si sta avviando verso un recupero sociale.
Una volta ammirati i tanti murales dei diversi graffitari e percorsa l’opera in continuo divenire di Igor Palminteri, denominata “Fiume di vita” abbiamo continuato l’immersione nelle viscere cittadine e, attraversando il Vicolo Zisa, ci si veniva ad imbattere in un’altra coppia di trentini. Per lui era la quarta volta che visitava Palermo.
Erano reduci dall’aver visto il museo dei Cappuccini e dopo aver ammirato dall’esterno il Castello della Zisa si stavano avviando a rientrare verso il centro storico, forse per tornare ad immergersi negli sgargianti colori dei mercati.
Per R., che m’accompagnava, era la seconda volta di Palermo; A. invece conservava vaghe reminiscenze di lontani ricordi giovanili.
In verità R. aveva scoperto la città solo da qualche mese ed era andata via con la voglia di ritornare presto per continuare a scoprire dell’altro, come stava avvenendo.
R. e A., analogamente alla coppia incrociata di prima, erano anch’essi interessati alla scoperta di una Palermo antropologica e più popolare. R. in più era affascinata per le opportunità fotografiche che si offrivano dietro ogni angolo e al cospetto della gente.
Per chi vive stabilmente nei luoghi la miscela umana è sempre una realtà che muta lentamente e rientra nella normalità il somatizzare quello che viene sempre più a caratterizzare i vari contesti.
Palermo è ormai sempre più un crocevia che porta a far convivere tantissime etnie e, in quanto porto di mare, alloca nei quartieri del suo centro storico tantissime culture eterogenee, che comunque riescono a convivere pacificamente; che progressivamente si integrano in un cotesto sociale confuso, talvolta indistinguibile, tra un legale e un illegale sostanzialmente impegnato nella sopravvivenza. Significativa al riguardo appare l’opera artistica di Blu realizzata all’albergheria.
Anche per noi, abitanti di quartieri borghesi, le diversità non costituiscono più situazioni incompatibili, anzi. È pertanto normale che le nuove comunità tendano anche a ricreare delle loro aggregazioni, con l’intento di conservare e preservare specifiche abitudini e valori differenti.
Ne deriva che, mescolandosi anche ai palermitani meno abbienti, i quartieri del centro storico tendono a concentrare e mischiare fra di loro soggetti appartenenti anche a culture diverse, portate a replicare riti ed abitudini dei loro luoghi d’origine.
Tutto quello che accade è, quindi, anche un laboratorio sociale perpetuo in continuo mutamento e, pertanto, viene a costituire – e non solo per il turista - oggetto di curioso interesse; generando una particolare attrazione, specie in chi viene a visitare questi posti per la prima volta.
L’occhio e la mente del turista sono più disinibiti e osservano, rispettano, spesso interloquendo; scoprendo un universo diverso e talvolta sconosciuto di cui in breve s’innamora.
Palermo è caotica, è munnizza, è un vociare continuo nei mercati, è la presenza dei posteggiatori abusivi, dei vigili urbani e delle autorità invisibili e assenti; è le tante carrozzelle trainate da cavalli, i tanti moto ape alla ricerca di turisti, è il fruttivendolo all’angolo con il lapino pieno di mercanzie e a fare concorrenza sleale, è il venditore di sfincionelli, frittola, panelle, stigghiola o polpo.
Palermo è un caos equilibrato e lungo il via vai delle arterie principali del centro, propone monumenti unici che testimoniano tracce dei tanti dominatori che si sono succeduti nei secoli.
Palermo è Palazzo dei Normanni, Cappella Palatina, la Cattedrale, Teatro Massimo, Biondo, Politeama, Ballarò, Vucciria, Capo, la Kalsa, Borgo Vecchio, Mondello, Sferracavallo, ma anche Steet Art, Cantieri Culturali alla Zisa, Sperone 167. Palermo è un insieme di bellezze e anche le tante brutture delle sue contraddizioni, da prendere in blocco, come pacco unico, senza escludere niente.
Palermo è, inesorabilmente, come in tutti gli ambienti promiscui anche manifestazione di malavita, di delinquenza comune, mafia sottotraccia e presenza di tanta gente onesta: in maggioranza; di realtà poliedriche miscelate nell’essenza di una comunità globale, in maniera tale da confondere i ruoli per assicurare propri spazi di sopravvivenza.
Le diverse moschee disseminate nel territorio, le tante chiese cattoliche, protestanti e valdesi; come pure le comunità e associazioni dove la domenica s’intonano gospel di gente di colore, testimoniano l’apertura concreta che è stata incentivata da una “Politica Leoluchiana” rivolta all’accoglienza.
Tamburi, musica etnica e rock moderno riecheggiano, coabitano e si sovrappongono, quindi, nei vari spazi che accolgono le differenti culture artistiche e sviluppano sempre più l'arte della coesistenza sociale.
Per concludere, accompagnare amici a conoscere la propria città permette d'osservare meglio la realtà in cui noi stessi siamo immersi e consente di capire gli accadimenti dei tanti mondi che hanno come costante - e tutti - dei confinanti che etichettiamo con la formula "stranieri".
Del resto viaggiare, come risaputo, è un’occasione per crescere, non è solo mettere delle bandierine in luoghi esotici o lontani, ma accorgersi che siamo un crogiuolo unico in cui si riversano tante esistenze, spesso assai diverse, destinate, comunque, a convivere per poter assicurare a tutti quanti dei margini di sopravvivenza.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

mercoledì 6 novembre 2024

D-Day



Una delle domande più vacue cavalcate dalla stampa e dai media in genere fino a ieri era stata quella sulla preferenza nelle elezioni americane tra la Harris e Trump, anzi, più precisamente: “ma lei per chi voterebbe fra i due?”. Per quanto evidente, una discussione sostanzialmente da bar, volta a precostituire o rinforzare delle tifoserie.
Il quesito avrebbe potuto starci, per sondare l’orientamento socio-politico dell’intervistato generico, ma non come domanda da porre a un politico schierato, che avrebbe avuto connotati assai banali.
Il responso che oggi sembra aver vinto le elezioni americane Donald Trump apparirebbe un fatto acclarato che deve essere democraticamente accettato, oltre che dal popolo americano, anche dalle diverse nazioni in attesa e poste ad osservare.
In ogni caso, anche se gli USA costituiscono ancora un punto di riferimento molto importante per gli equilibri mondiali e in special modo per il mondo occidentale, al di là del risultato, gli USA rimangono una realtà complessa, variegata e con tanti problemi, pertanto, comunque: “non sarebbe stato tutto oro quello che luce”.
Un libro di Kevin Scott del 2020, intitolato "il nuovo sogno americano - Come l'intelligenza artificiale cambierà il mondo", edito da HarperCollins, nel trattare il mondo dell'IA fin dalle origini, evidenzia quanto delle nuove tecnologie sono ormai parte ingegrante del quotidiano senza che più ce ne accorgiamo e descrive una società confederata non completamente integrata. Con discrepanze socio-economiche rilevanti fra un sud e un nord, fra un'america moderna e una rurale; dimostrando come equilibri e pari opportunità per tutti siano assai lontani dal divenire reali anche negli opulenti Stati Uniti d'America. Così come tutto è in continuo mutamento, in un contesto spazio-tempo indefinito, così la babele sociale americana si evolve e involve secondo logiche di potere spesso difficili da cambiare. Ne consegue che le tante soluzioni che caratterizzano stati, nazioni e culture sociali rappresentano, in generale, tante fotografie raccolte in pagine enciclopediche che presentano panorami differenti.
Del resto, un combinato di società e di relativi rappresentanti politici che si autolegittimano costituiscono ognuno gli interlocutori obbligati a interfacciarsi nel governare il mondo.
Oligarchie, democrazie, dittature e tante altre situazioni producono propri rappresentati, legittimati e destinati a dialogare e coesistere. Globalizzazioni, autarchie, liberalismi o pseudo democrazie si trovano, quindi, costrette a rapportarsi per garantire ricchezze e opportunità destinate, in ogni caso, a non essere mai equamente divise.
Esponenti delle diverse rappresentanze, al fine di gestire privilegi e potere, sono pertanto costretti a dialogare fra loro o a confrontarsi in eventuali guerre (virtuali, fisiche o psicologiche non ha molta importanza).
Nel caso dell’esito delle elezioni americane accennate in premessa, indipendentemente da chi sarebbe risultato vincitore, una cosa era già certa e conosciuta da tutti. Ovvero che ognuno avrebbe dovuto avere a che fare con qualunque fra i due ne sarebbe uscito vincitore.
Sherlock Holmes avrebbe chiosato, per chiudere: “elementare Watson”.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

venerdì 1 novembre 2024

"Salsedine" di Stefania Genovese



Un aspetto mai secondario nelle mostre e nelle esposizioni d’arte in genere è certo costituito dal loro allestimento.
Sono in molti a sostenere che specialmente le fotografie non abbisognino sempre di didascalie e che, anzi, la necessità di dover spiegare all’osservatore le immagini potrebbe implicitamente evidenziare una carenza comunicativa delle stesse.
Tutti comunque si è concordi sul fatto che una immagine, fotografica, pittorica, grafica, etc… deve in qualche modo suscitare un’emozione o, quantomeno, intrigare al punto da sentire la necessità di saperne di più e andare oltre.
L’esposizione di Stefania Genovese inaugurata venerdì scorso all’Arvis di Palermo, efficacemente illustrata dallo scritto del valente critico Giuseppe Cicozzetti, è presentata dall’autrice con la seguente sinapsi:

“Salsedine è quel sottile stato biancastro lasciato dall’acqua salata. È quell’odore e sapore di sale che si appiccica addosso, che vuoi portare sulla pelle quando sei lontano dal mare. Papà rappresenta il mare con tutte le sue declinazioni. Solo quando è cullato dalle onde, quando è accarezzato dal vento si sente felice. Per anni ho amato e odiato il sapore del mare perché allontanava da “casa” ma il tempo è riuscito a curare le mie ferite e ad accorciare le distanze”.

A rappresentare queste parole, a mio parere, basta leggere il percorso di un filo che lega le tante tessere che compongono l’esposizione.
Giustamente Cicozzetti evidenzia che “le fotografie crescono con noi” e che “una volta alla vista ci raccontano storie”, specialmente se si stratta di foto familiari che riesumano dai ricordi testimonianze vive.
La centralità del padre presente nel racconto della Genovese fa apparire quel filo come la sintesi estrema e stenografica di un racconto psicanalitico (con tutti gli alti e bassi rappresentati).
La miscellanea tra fotografie d’album e realizzazioni più recenti dell’autrice coinvolge e stimola l’osservatore a un suo percorso intimo e personale, che sempre si cela e si nasconde dormiente sotto traccia in ognuno di noi.
In tutto questo, torno a sostenere che l’allestimento pensato, non so se per questa circostanza o comune ad altre precedenti esposizioni, a mio parere, costituisce l’asse concettuale portante dell'intera mostra.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

domenica 27 ottobre 2024

"Inventare la pace" di Wim Wenders e Mary Zournazi



Per chi è appassionato di fotografia Wim Wenders costituisce un autore/artista da non trascurare assolutamente, anche per il semplice fatto che il suo modo di trattare l’immagine (fotografia o filmografia) va sempre oltre quelle che sono le apparenze.
Ne consegue che anche gli scritti, propedeutici ai suoi lavori o che li accompagnano durante il loro svolgimento, costituiscono delle lenti che consentono di decifrare e decontestualizzare i tanti messaggi che sottintende e si intrecciano.
Soltanto limitandosi alla fotografia, le analisi che Wenders sviluppa individuano il suo punctum, portando alla luce le diverse profondità sottostanti ai suoi propositi.
In questa chiave “Inventare la Pace”, scritto unitamente alla filosofa australiana Mary Zournazi, rappresenta un prezioso documento che aiuta chi si occupa d'immagini a poter andare oltre l'evidente.
I diversi capitoli del libro sviluppano e si soffermano su vari elementi connessi alle produzioni artistiche visive, collegandoli con diari di lavoro redatti in contemporanea e che rendono quasi partecipe il lettore nei processi creativi.
Sarebbe impegnativo tentare trattare in poche battute i tanti spunti e argomenti. Si rischierebbe di tediare con disquisizioni che risulterebbero comunque parziali e incomplete nel tentativo di definire le singole questioni; demotivando magari chi si propone di leggere per intero i ricchi contenuti del volume.
Ci si limita, quindi, a soffermarsi solo sulle poche pagine finali, che riescono a riassumere l'intera opera letteraria con diverse considerazioni mirate.
Tra le tante, interessanti e centrali appaiono alcuni periodi concettuali, come, ad esempio:

“Se non è probabilmente difficile riconoscere la nostra appartenenza a quella che oggi, con una certa approssimazione, chiamiamo la civiltà delle immagini, è invece molto più arduo accorgerci, con la stessa certezza, che apparteniamo da sempre a un mondo di sguardi.” ….. “Il mondo delle immagini dischiude per noi una duplice possibilità, nel momento in cui il nostro occhio si identifica con una immagine, dandole il suo assenso, essa diviene per noi trasparente ed è come se si aprisse una finestra sul mondo per mostrarci la realtà così come è; quando invece il nostro sguardo non si identifica, respingendola, la stessa immagine ci appare subito come un fastidioso diaframma che ostacola il nostro contatto col mondo. Non altrettanto può accadere con il nostro sguardo.” …… “A volte, sono le immagini stesse che rivelano lo sguardo a sé, come uno specchio, mostrandogli ciò che cerca e proietta in esse, il suo desiderio e la sua paura. Talvolta lo fanno attraverso le loro lacune. Sono i momenti in cui il nostro sguardo cerca nelle immagini molto più di quello che potrebbe vedere, finendo per scorgere sé stesso. Ma c’è una cosa che può rivelare più di ogni altra uno sguardo a sé stesso: un altro sguardo. È questo ciò che il nostro sguardo cerca e desidera, talora senza saperlo. Nonostante la sua attrazione per gli oggetti, il nostro sguardo tenta di trovare qualcuno che gli risponda, permettendogli di uscire da sé. È questo il suo segreto che infantilmente custodisce.”

Diversi altri pensieri e richiami filosofici riassumono, poi, variegati altri contenuti dell’interessante volume pubblicato dalla Bompiani nel 2014.
Per voler ribadire o sottolineale l’importanza di certi processi creativi altrui, alcuni degli autori citati in questo libro sono stati pure successivamente ripresi da Wim Wenders nel volume della Contrasto intitolato “Wim Wenders – I pixel di Cézanne e altri sguardi su artisti” pubblicato nel 2017 (da Michelangelo Antonioni a Edward Hopper, da Pina Baush a Yasujiro Ozu, etc.).
Avendo letto i due libri a distanza di tempo, a parer mio, rimane molto più ricco, specialmente per un appassionato di fotografia, l’operazione realizzata con la filosofa australiana che, a sua volta, controbilancia e riesce a completare i tanti spunti e messaggi proposti da Wenders. Mettendo sempre in condivisione studi, intuizioni, sperimentazioni e scoperte messe in opera in ogni sua lovoro.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

mercoledì 23 ottobre 2024

ChatGPT free, test d'ottobre 2024



L’anno scorso avevo scritto nel blog di una sperimentazione realizzata per testare le potenzialità dell’IA (https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2023/05/ia-intelligenza-artificiale-argomento.html). A seguito di un’ampia dissertazione avuta ieri riguardante lo stesso argomento (intelligenza artificiale), sono tornato a provare la piattaforma sottostante per verificare lo stato dell’arte del fenomeno, almeno per quanto riguarda l’elaborazione dei testi. Al lettore lascio ogni considerazione sul risultato ottenuto utilizzando la versione free del portale accessibile a tutti. Non ultimo, se abilmente utilizzata, una IA che iterroghi o coinvolga se stessi, come in coda nell'esempio sviluppato, potrebbe rivelarsi anche un buon ausilio per risolvere eventuali carenze di autostima ..... ahahahahahahah!!

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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ChatGPT (https://talkai.info/it/image/)
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Voi
Vorrei qui parlare della fotografia in generale e dei fotografi siciliani in particolare. Distinguendo per tematiche e genere.

ChatGPT
La fotografia è un'arte versatile e multidimensionale che offre molteplici modalità di espressione, ognuna delle quali può riflettere la cultura, la storia e il paesaggio di un luogo. In Sicilia, l'arte della fotografia si è sviluppata in un contesto ricco di tradizioni, bellezze naturali e sociali, rendendo i fotografi siciliani particolarmente interessanti e talentuosi. Tematiche della Fotografia Siciliana
1. Paesaggio: La Sicilia è famosa per i suoi paesaggi mozzafiato, da quello montano dell'Etna alle coste frastagliate. Molti fotografi catturano la bellezza naturale dell'isola, documentando i vari ambienti, dalla campagna alle spiagge.
2. Cultura e Tradizioni: La Sicilia è un crocevia di culture, e i suoi fotografi spesso si concentrano su eventi folkloristici, feste religiose e tradizioni artigianali. Le immagini possono rappresentare queste manifestazioni con un occhio attento ai dettagli e alle emozioni.
3. Ritratti e Società: Attraverso i ritratti, i fotografi siciliani esplorano le vite quotidiane delle persone, mettendo in luce le diverse identità culturali e sociali. I ritratti possono anche riflettere la resilienza e la bellezza degli abitanti delle varie città siciliane.
4. Architettura: La Sicilia vanta una ricca eredità architettonica, dalle chiese barocche ai resti delle antiche civiltà. I fotografi documentano non solo la bellezza estetica degli edifici, ma anche la loro storia e il loro significato.
5. Fotogiornalismo: Alcuni fotografi siciliani si dedicano al reportage, affrontando tematiche sociali e politiche attuali, come l'immigrazione, l'ambiente e le questioni economiche che interessano l'isola. Generi Fotografici
1. Fotografia di paesaggio: Questa categoria comprende scatti di panorami naturali, agricoltura e habitat unici. Fotografando luoghi emblematici come la Valle dei Templi o le saline di Marsala, i fotografi catturano l'essenza visiva della Sicilia.
2. Ritrattistica: I ritratti possono essere emotivi e significativi, raccontando storie personali e collettive. Lavorando in contesti rurali o urbani, i fotografi catturano momenti di vita quotidiana e interazioni personali.
3. Street Photography: Molti fotografi si dedicano alla fotografia di strada, immortalando scene di vita quotidiana nelle città siciliane. Questi scatti possono riflettere la vitalità e la diversità culturale delle metropoli come Palermo e Catania.
4. Fotografia documentaria: Questo genere si concentra su temi di rilevanza sociale, raccontando storie di comunità, esperienze di immigrazione e problemi ambientali. Attraverso il fotodocumentarismo, si può ottenere una comprensione più profonda della società siciliana.
5. Fotografia artistica: Alcuni fotografi siciliani si dedicano alla creazione di opere artistiche, utilizzando tecniche e stili innovativi per esprimere la loro visione del mondo.
Fotografi Siciliani Rilevanti
Ci sono diversi fotografi siciliani noti sia in ambito nazionale che internazionale. Alcuni di loro si sono distinti per il loro approccio unico e il loro contributo alla fotografia contemporanea. Tra questi vi sono:
• Letizia Battaglia: Conosciuta per il suo lavoro in fotogiornalismo, Battaglia ha documentato la vita e la morte a Palermo, esplorando il tema della mafia.
• Francesco Cito: Un fotografo noto per il suo lavoro sui temi dell'immigrazione e della cultura siciliana.
• Giovanni Vannini: Celebre per i suoi paesaggi e la capacità di catturare la luce siciliana.
La fotografia siciliana è dunque una ricca fusione di temi, generi e stili che riflettono non solo la bellezza del territorio, ma anche la complessità e la varietà delle esperienze umane. Documentare la Sicilia attraverso la fotografia non è solo un modo per congelare un momento, ma anche per raccontare storie che altrimenti potrebbero andare perdute.

Voi
Francesco Cito non è siciliano Hai altro da aggiungere

ChatGPT
Francesco Cito è un fotografo e giornalista italiano noto per il suo lavoro nell'ambito del fotoreportage e per aver documentato eventi significativi, in particolare in Sicilia. Tuttavia, non è originario di quella regione. Cito ha influenzato la maniera in cui le storie di vita e di lotta siciliane sono state raccontate attraverso le sue immagini. Se desideri ulteriori informazioni specifiche su di lui o sul suo lavoro, fammi sapere!

Voi
certo puoi completare le informazioni su Francesco Cito

ChatGPT
Francesco Cito è un fotografo italiano noto per il suo lavoro documentaristico e il suo impegno nel raccontare storie attraverso le immagini. È particolarmente conosciuto per le sue fotografie che catturano momenti significativi nella storia contemporanea, gettando luce su temi quali la guerra, i diritti umani e le questioni sociali.
Cito ha seguito vari conflitti nel mondo, tra cui quelli in Medio Oriente e nei Balcani, e il suo lavoro è stato pubblicato su importanti riviste e libri. La sua capacità di entrare in contatto con le persone e trasmettere emozioni attraverso le sue fotografie lo ha reso un reportage di grande impatto.
Inoltre, Cito ha partecipato a mostre fotografiche sia in Italia che all'estero, ricevendo riconoscimenti per la sua opera. La sua visione artistica si distingue per la capacità di raccontare storie complesse e spesso trascurate, utilizzando la fotografia come mezzo per stimolare la riflessione e il dialogo.
Se desideri informazioni più specifiche su progetti particolari, stili fotografici o altre opere di Francesco Cito, fammi sapere!

Voi
Non hai citato Ferdinando Scianna, Giuseppe Leone, Melo Minnella, Enzo Sellerio, come mai?

ChatGPT
Non ho citato Ferdinando Scianna, Giuseppe Leone, Melo Minnella ed Enzo Sellerio perché, a seconda del contesto della discussione, potrei non aver avuto informazioni o spunti specifici relativi al loro lavoro o alla loro importanza. Se desideri approfondire il contributo di questi fotografi e editori, posso fornirti ulteriori informazioni su di loro e sul loro impatto nel campo della fotografia e dell'editoria in Italia. Fammi sapere come posso aiutarti!

Voi
Certo, forniscimi maggiori informazioni su di loro

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Certo! Tuttavia, avrei bisogno di sapere a chi o a cosa ti riferisci con "loro". Puoi fornirmi ulteriori dettagli o specificare di chi o cosa hai bisogno di informazioni?

Voi
Enzo sellerio

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Enzo Sellerio was an Italian photographer and filmmaker known for his work in the field of visual arts, particularly in the genres of photography and cinematography. As of my last update in October 2023, he was recognized not only for his artistic projects but also for his contributions to the cultural landscape of Italy.
If you are looking for specific information about his works, career, or another aspect of his life, please let me know!

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Melo minnella

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It seems like "Melo Minnella" might refer to a specific person, character, or concept, but without additional context, it’s hard to provide a detailed response. If you can provide more information about what you're referring to—whether it's a fictional character, a public figure, or something else—I'd be glad to help!

Voi
Ferdinando Scianna

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Ferdinando Scianna is an Italian photographer born on July 4, 1943, in Bagheria, Sicily. He is renowned for his work in photojournalism and his fine art photography, often focusing on cultural and social themes, particularly those related to Sicily and Italian life. Scianna's photography stands out for its storytelling approach, blending documentary photography with a strong artistic vision.
One of his notable works is a project on the traditions and rituals of Sicilian life, which he has been photographing since the 1970s. He has published several photography books, gaining recognition for both his aesthetic sense and his ability to capture the essence of human experience.
Scianna has collaborated with important magazines such as "Il 13" and "L'Espresso," and he was associated with Magnum Photos beginning in the 1980s. His contributions have had a significant impact on contemporary photography, particularly in the context of Italian culture and the role of photography as a medium for storytelling.
If you are interested in specific aspects of his work or career, feel free to ask!

Voi
e su Toti Clemente che puoi dirmi?

ChatGPT
Toti Clemente è un noto personaggio italiano, ma non ho informazioni specifiche o dettagli recenti su di lui. È possibile che possa riferirsi a un artista, un politico, o un altro tipo di figura pubblica. Se hai ulteriori dettagli o contesto su chi sia Toti Clemente, potrei fornirti informazioni più pertinenti. In alternativa, se si tratta di una personalità emersa dopo ottobre 2023, potrei non avere dati aggiornati su di lui.

Voi
Fotografo e blogger

ChatGPT
Essere un fotografo e blogger è un modo fantastico per esprimere la propria creatività e condividere passioni con un pubblico più vasto. Ecco alcune idee e suggerimenti su come unire queste due attività:
1. Scegli la tua nicchia
Decidi se vuoi concentrarti su un tipo specifico di fotografia, come ritratti, paesaggi, fotografia di viaggio, fotografia di cibo, ecc. Questo ti aiuterà a definire il tuo pubblico e a creare contenuti mirati.
2. Crea contenuti di qualità
Assicurati che le tue fotografie siano di alta qualità. Investi in buone attrezzature (se possibile) e dedica tempo all'editing per rendere le tue immagini ancora più accattivanti.
3. Scrivi articoli coinvolgenti
Accompagna le tue foto con testi interessanti. Racconta la storia dietro lo scatto, gli aspetti tecnici della fotografia o i tuoi pensieri e sentimenti su quel momento.
4. Usa i social media
Instagram è una piattaforma perfetta per i fotografi, ma non dimenticare altre opzioni come Facebook, Pinterest o TikTok, dove puoi condividere il tuo lavoro e raggiungere un pubblico più ampio.
5. Interagisci con il tuo pubblico
Rispondi ai commenti, fai delle domande e coinvolgi i tuoi lettori. Creare una community attiva è fondamentale per il successo di un blogger.
6. Offri tutorial e consigli
Condividi il tuo know-how fotografico. Potresti scrivere articoli o registrare video tutorial su come migliorare la tecnica fotografica, l'editing o l'uso di determinate attrezzature.
7. Collabora con altri creatori
Le collaborazioni con altri fotografi o blogger possono aiutarti a espandere la tua audience e a portare freschezza nel tuo contenuto.
8. Monetizza il tuo lavoro
Puoi esplorare diverse opzioni di monetizzazione, come la vendita delle tue foto, la creazione di corsi online, o la partecipazione a programmi di affiliazione.
9. Aggiorna regolarmente il tuo blog
Crea un programma di pubblicazione regolare per mantenere il tuo pubblico interessato e far crescere il tuo blog nel tempo.
10. Rimani autentico e appassionato
La passione per la fotografia deve riflettersi nel tuo lavoro. Sii autentico nel tuo stile e nelle tue scelte creative.
Con impegno e creatività, puoi costruire una carriera gratificante come fotografo e blogger. Buona fortuna!

Voi
Ti ringrazio per i suggerimenti, ma mi interessano di più le biografie dei personaggi indicati

ChatGPT
Certamente! Se mi fornisci i nomi dei personaggi di cui desideri conoscere la biografia, sarò felice di offrirti informazioni dettagliate su di loro.

domenica 20 ottobre 2024

"Non sono andato lontano fotografando" - Arvis "Incontro con l'Autore": Giuseppe Gerbasi



Nell’ambito degli incontri con l’autore, il 18 u.s. si è svolto all’Arvis il previsto appuntamento con Giuseppe Gerbasi.
Quella di venerdì è stata una bella occasione per visionare tante immagini inedite di un autore che preferisce operare in penombra, senza farsi molto notare, poiché non ama molto le luci della ribalta.
L’incontro ha peraltro dato opportunità di discutere di fotografia in modo libero e senza preconcetti, coinvolgendo gli intervenuti interessati all’argomento.
Introdotto dal presidente Gianni Nastasi, Gerbasi ha riassunto i circa quarant’anni del suo mestiere di fotografo, affiancato alla ininterrotta raccolta della “fotografia di contorno”, volta a fissare in uno scatto scene collaterali catturate nello svolgimento dell’attività principale e non solo.
Come i veri appassionati si accompagna sempre con una macchina fotografia o si rifugia nel cellulare per fissare accadimenti che riesce a leggere nella vita di ogni giorno. Un’immagine può essere del resto il riassunto di una sensazione, di un messaggio, di una ironia, di un sarcasmo, di una scena surreale che può stimolare ilarità. Così come può costituire un’interpretazione artistica di personaggi o di scene di vita.
La fotografia, da Gerbasi, è vissuta anche “come un pretesto per entrare nelle case della gente” e soddisfare la curiosità di conoscere persone e gli ambienti della società palermitana nella quale è immerso.
Dopo aver conseguito il diploma, nel 1985 inizia in modo professionale l’attività fotografica con l’agenzia Pubblifoto di Enzo Brai, dove incontra Franco Lannino che, in qualche modo, ha rappresentato il suo mentore.
Nell’attività ha avuto modo d’incrociare tantissimi professionisti e di documentare gli avvenimenti di cronaca dell’ultimo quarantennio siciliano, Mafia compresa.
Nel 1991, maturata un’ampia esperienza nel settore, associato al collega Francesco Pedone, si propone come freelance ed approda all’agenzia fotogiornalistica Contrasto di Roma.
Durante l’incontro all’ARVIS, alla presentazione introduttiva è seguito un ampio dibattito, che ha visto mettere in campo scambi di vedute e opinioni anche sullo stato di salute della fotografia con la F maiuscola, palermitana, siciliana, nazionale e internazionale; il tutto piacevolmente intervallato da aneddoti riguardanti taluni personaggi che hanno contribuito a creare la storia della produzione fotografica locale.
Si è ovviamente discusso della centralità del tema mafia, posto in risalto negli anni ’80, portando alla ribalta negativamente la Città di Palermo. Argomento che ha focalizzato l’interesse dei media e generato una miriade di committenze anche internazionali per le agenzie e i fotografi operanti nel territorio.
L’attività di Giuseppe Gerbasi dimostra, però, che un fotografo, nello svolgere la sua professione fatta di committenze ha anche modo d’incontrare quella che rappresenta la sua fotografia; fatta di linee, luci, composizioni, scene spesso decontestualizzate, che documentano talune visioni suggestive dell’ordinarietà della vita comune.
Al riguardo Gerbasi sostiene, infatti, che “la magia della fotografia è quella di raccogliere e raccontare quello che succede intorno”. Pertanto alla sua attività principale lui ha sempre agganciato la passione per quella che ritiene essere la sua fotografia, che vede e ha modo d’incontrare andando in giro privatamente ovvero nello svolgere le variegate attività lavorative.
Il link indicato di seguito https://youtu.be/amrRz1rDcu8 consente di seguire i contenuti dell’interessante incontro.

Buona luce a tutti!


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domenica 13 ottobre 2024

Viaggiare ......



Viaggiare genera a volte anche incontri insoliti, strani, magari con personaggi quasi virtuali che rimangono sconosciuti.
Nella cabina accanto alla mia della nave presa per il ritorno a casa, mentre mi ritrovavo a leggere una storia biografica, scorreva il racconto di una passeggera che, predisponendosi al sonno, intratteneva le sue non meglio quantificabili compagne di viaggio, accennando a pagine della sua vita.
Raccontando delle sue fobie ricordava della paura che aveva dell’acqua, in quanto liquido che poteva anche nascondere abissi, e di quella volta in cui si decise a rompere drasticamente quel tabù. Indossato in fretta il costume che portava con se venne a tuffarsi in piscina.
Non aveva mai fatto fino ad allora quel gesto …. In qualche modo immaginato come un modo di proiettarsi verso l’ignoto. Si buttò decisa, chiudendo gli occhi e, annaspando per qualche istante; evidentemente ebbe ad aprire la bocca, tanto da perdere in un sol colpo entrambe le protesi dentarie che era costretta a portare per un problema gengivale.
Quella sua estemporanea disavventura ebbe un seguito con una felice soluzione perché, narrando l’accaduto al suo compianto amico Pippo, questi si premurò di recuperarle le due dentiere che erano rimaste a giacere in fondo alla piscina.
La sconosciuta continuò a narrare tanti altri aneddoti, che andava a sfilare sapientemente ad uno ad uno alle sue amiche complici che, nella circostanza, immaginavo anche attente.
Con molte probabilità si trattava una persona matura che in età giovanile era stata molto esuberante ed imprevedibile, anche per l’avere lasciato dopo soli diciassette anni il lavoro, mandando - a suo dire - tutti a quel paese, senza aver accumulato i contributi necessari per poter accedere alla pensione. Fortunatamente, veniva pure a raccontare come la cosa non costituisse un problema, in quanto il reddito del marito era sufficiente per continuare a mantenere il suo stato sociale, senza alcun patimento economico.
Ai tanti altri racconti intramezzava delle vecchie filastrocche, delle nenie e ninna nanna con vecchie canzoni dello zecchino d’oro che conoscevo anch’io, che veniva a cantare con voce intonata e ricordando perfettamente tutte quante le parole del testo.
Visto l’andazzo ero quasi rassegnato per una notte in bianco, pensavo: stanotte mi dovrò sorbire tutte queste storie. Peraltro la tonalità delle sconosciuta era alta e sembrava quasi che anch’io fossi all’interno della loro cabina.
Ma come accade spesso coi bambini, anche i più irrequieti, tutto ad un tratto fu un silenzio di tomba, intervallato ritmicamente da un respiro profondo. Quasi si fosse spento l’interruttore e la radio, rimasta priva di corrente, si fosse zittita.
Non accadde più nulla fino al mattino seguente.
Non ebbi a conoscere i personaggi narrati, rimasti del tutto sconosciuti, anche se i miei sospetti caddero su un tavolino al bar, dove stavano sedute quattro donne attempate, che potevano corrispondere nell'età ai soggetti.
Una di loro teneva sempre testa alle altre, continuando a parlare sempre di qualcosa, in modo quasi logorroico, in un monologo perpetuo che non trovava fine.
Questa volta erano sedute molto lontano e non riuscivo a sentire nulla del loro discorrere.
Si sostiene che da vecchi si torna a respirare le sensazioni e le stesse spontaneità che si sono vissute da bambini. In età adulta non ci di basa però sulle favole o sulla fantasia, ma si ripercorrono i frames della vita vissuta. Raccontandola talvolta come fosse una raccolta di vecchie storie, capitoli di una propria favola, seppur velata e spesso intrisa di nostalgie.
Mi rimaneva la curiosità sulla sopportazione di un qualcuno che continua a parlarsi addosso, raccontandosi senza sosta. Una considerazione, la mia, senza pregiudizio o alcuna distinzione di genere. Uomo e donna poco importa ... sarebbe la stessa cosa.

Buona luce a tutti!


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mercoledì 9 ottobre 2024

Banche d’Italia & …



Di seguito quarta di copertina del libro di Francesco Salvio, recensito in questi giorni da Gerardo Coppola su Economia & Finanza Verde (recensione pubblicata su: https://www.economiaefinanzaverde.it/2024/10/06/il-minimalismo-di-francesco-salvio/)

Buona luce a tutti!


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Quarta di copertina a firma A.M. Giardi: "In questo racconto, in cui non si possono non ravvedere i tanti dettagli di una vicenda autobiografica, vi sono due canoni di lettura: uno che segue pedissequamente gli avvenimenti dietro le ricostruzioni dei singoli passaggi, l’altro di ricercarvi la chiave più controversa e sofferta del rapporto tra un impiegato e la sua organizzazione burocratico-gerarchica. Nulla di nuovo si dirà, da Gogol a Cechov, da Kafka a Fantozzi. La storia dell’individuo che soccombe più o meno tragicamente, surrealisticamente o comicamente, davanti alle tante vessazioni di una vita di lavoro nelle strutture organizzative d’ogni tempo. La macchina che stritola, che annienta, che deve reprimere ogni pur minima devianza. Dove sta allora l’originalità di questo racconto? Sta nel rapporto di odio-amore verso l’istituzione, sta nella attrazione e nella repulsione dei suoi canoni. Sta nella meravigliata sorpresa di tanti incomprensibili comportamenti a danno del protagonista. Ma anche a danno di sé stessa. Sta nella pazienza e nella delusione. Ma sta anche nella difficoltà a rinnovarsi, nella più facile accettazione di strumenti organizzativi e gestionali vecchi, nel rifugiarsi nella sempre comoda gerarchia, dove il grado prevale sulla ragionevolezza, dove il comando non deve essere messo in discussione, sventolando la paura dell’anarchia.” (A.M.Giardi)

giovedì 12 settembre 2024

Ho visitato una sola volta Israele



Ho visitato una sola volta Israele, approfittando di un periodo politico non turbolento.
Un giorno il mio amico G, molto lontano dal Signor G di Gaber perché pragmatico e sostanzialmente cinico, mi propose un viaggio insieme in quella terra tanto decantata e storicamente importante per la mostra cultura occidentale.
Tra noi c’era un certo affiatamento collaudato e la sua padronanza delle lingue, specie l’inglese, era per me sicuramente un vantaggio.
Ci volle poco per decidere e, in quattro e quattr’otto, convenimmo d’andarci. Stabilimmo percorso rivolgendoci a una nostra sperimentata agenzia che si mise subito all’opera. 
Per come ci stavamo organizzando in pratica affrontavamo l’avventura quasi come turisti fai da te, senza cioè l’ausilio di una guida che ci accompagnasse, ma con itinerario e ogni aspetto logistico perfettamente programmato.  
La stessa agenzia, ovviamente, ebbe ad attivarsi per l’ottenimento dei visti e ogni cosa venne predisposta per la data di partenza fissata. Tutto fatto quindi. Prenotati voli, alberghi e trasferimenti interni. E vaiiii!
Preparato in ogni minimo dettaglio per corrispondenza, stante le residenze di entrambi in regioni diverse.
Il giorno di partenza ci ritrovammo per tempo all’aeroporto di Fiumicino con carte d’imbarco alla mano e bagagli al seguito. Le istruzioni prevedevano una presentazione al gate d’imbarco in tempi abbastanza anticipati.
Arrivati sul luogo entrambi fummo chiamati separatamente per colloqui preventivi alternati che, a quanto pare, costituivano usuali rituali di sicurezza.
Sarà stato per le sembianze del mio amico, somaticamente vicine ad un arabo, ma i colloqui cominciavano ad andare per le lunghe e in breve si trasformarono in due veri e propri interrogatori inquisitori incrociati.
“Come mai avete scelto per questo viaggio in così breve tempo?”
“Perché avete deciso di visitare Israele?”
“Come mai non avete scelto come fanno tanti nei pacchetti di viaggio programmati da agenzie turistiche?”
“Che grado di conoscenza c’è col suo amico? Da quanto tempo vi conoscete? Che lavoro svolge?”
“Come si chiamano i genitori del suo amico? Che età anno? E loro che professione fanno?”
“Dove è ubicato il luogo di lavoro del suo amico? Quale è il suo domicilio?”
In relazione alle quanto acquisito ci facevano ruotare ogni cinque minuti per verificare il reciproco grado di conoscenza e sondare l’attendibilità delle nostre risposte.
Fino ad allora non mi era mai capitato un preambolo simile nel preludio di un viaggio.
Le domande continuavano con sempre maggiore insistenza e esagerata invadenza, tanto da travalicare ogni logica e cominciare ad assumere aspetti irritanti.
Per cercare di chiudere cominciai a mostrarmi intollerante e a contrappormi in modo scortese. Al punto tale da sbottare e dire loro che questo modo di fare era inconcepibile, che avevano ormai superato ogni limite e che, anzi, avevano proprio rotto e che se avessero continuato con questi toni avrei tranquillamente rinunciato all’imbarco e messo anche una croce definitiva sull’eventuale visita in futuro del loro paese.
L’indisponibilità esternata a non voler continuare e l’evidente incazzatura procurarono il loro effetto. Fummo rilasciati con un visto sui bagagli e ci mettemmo in attesa per le procedure d’imbarco.
Una volta in aereo scoprimmo con sorpresa che i conduttori degli interrogatori incrociati erano anche membri dell’equipaggio che, evidentemente, tra i loro compiti avevano anche quel ruolo poliziesco. Una volta decollati in breve tempo arrivammo a Tel Aviv. Spostandoci poi a Gerusalemme e successivamente a girare la Galilea con un pacchetto turistico locale.
Il Mar Morto è un’esperienza unica che consiglio a tutti, il Giordano vive del mito, Betlemme rievoca le storie del cristianesimo. Tutti i luoghi risultavano interessanti, anche le Alture del Golan che sovrastano la Siria. La chiusura del viaggio prevedeva un soggiorno marino ad Eilat, sul Mar Rosso.
Tutto il percorso per terra ferma si svolse senza intoppi, unica costante furono solo i ripetuti terzi gradi ogni qualvolta dovevamo procedere con i voli interni.
Girare per Gerusalemme è anch’essa un’esperienza unica che non si può descrivere. Si deve solo vivere in prima persona.
Un giorno prendemmo pure il loro bus di linea per visitare la parte residenziale esterna degli ebrei ortodossi. Fu l’unica volta che rischiai fotograficamente di brutto, solo per avere inquadrato con la mia reflex un gruppetto locale ma senza scattare la fotografia. Divertente era stato anche fotografare i passeggeri che accedevano al bus per recarsi sul posto, ma dopo un giro del percorso l’autista, che da subito era infastidito della nostra presenza e non approvando il fatto che scattassimo foto all’interno del veicolo, ci espulse in malo modo, lasciandoci letteralmente in mezzo a una strada e fuori dalle mura. Tutto questo comunque rientra negli imprevisti e delle causalità che si creano nel corso di qualunque viaggio.
Costante a Gerusalemme era continuare a recarsi al muro del pianto o andare a posizionarsi nella panoramica che dominava la spianata delle moschee. Gli ebrei di quei luoghi cittadini che incontravamo si dimostravano molto cortesi e sempre disponibili. Certo facevano impressione tutti quei militari e i continui presidi che vigilavano l’accesso alla città vecchia.
Oggi Israele sta vivendo un momento terribile e posso anche comprendere il terrore che questo popolo nutre. Forse nel loro intimo il loro sentirsi perennemente in pericolo. Deriva all’aver avuto attribuito quel territorio stato per una convenzione, come risarcimento e compensazione alla Shoah nazista subita. Di certo nel modo di rapportarsi con gli altri, specie se arabi o palestinesi, manifestano tutta la loro insicurezza. La parte ebraica laica, diviene sempre più minoranza nel paese, messa in minoranza dalla proliferazione continua degli ebrei religiosi e condizionata dall’intransigenza degli ortodossi e dai coloni che, invadendo sempre più territori della Cisgiordania, complicano ogni possibilità di dialogo con gli altri coabitanti della frazionata terra promessa.
Il nazionalismo autoritario li pone da tempo e sempre più nella parte del torto, ma tutti gli israeliani non hanno certamente le stesse idee e, come si usa dire, di loro non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Cultura e tradizioni sono punti di riferimento della nostra civiltà. La soluzione del conflitto tra Israele e Palestina non piò continuare in questo modo, oggi occorre di certo una mediazione neutrale e medicamentale esterna con un tutoraggio adeguato dell’ONU volto ad avvire un processo di pacificazione e il ritorno alla democrazia.
Israele vive una sindrome costante dalla sua fondazione come stato e vede nel prossimo un potenziale terrorista. La patologia che li affligge e li terrorizza è la fottuta paura di essere costantemente esposti a un attentato.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

martedì 10 settembre 2024

Qualche considerazione politica, anche leggera, può aiutare a riflettere



Nella ricerca scientifica non si possono mai disconoscere le intuizioni agli innovatori, ma non ci si può arrestare e fermarsi solo alle scoperte primordiali. Lo stesso vale anche nell’arte e in genere in ogni comparto umano, laddove capiscuola che introducono novità rivoluzionarie, diventano in breve solo storici pionieri di sviluppi successivi.
Tutto questo per dire che le genialità umane consentono di aprire costantemente sempre nuove frontiere, che permettono di capire di più e consentono ad altri di ottimizzare successivamente ogni singola nuova via.
Al riguardo, la tecnologia contemporanea ne è esempio e l’intelligenza artificiale d’oggi, se saputa gestire, costituisce un’opportunità immensa per le benefiche potenzialità che potrebbe offrire.
Da qui passerei a parlare un po’ di politica. Era da tanto tempo che volutamente trascuravo il problema.
In questo campo la tendenza generale è però indirizzata al giurassico. I protagonisti continuano a perpetuare strategie retrograde. La dicotomia tra promesse elettorali e azione di governo è ormai una regola. Il cittadino si allontana sempre più dalla partecipazione politica, con il rischio ancora - non percepito da tanti - che gli stessi referendum propagandati, in caso di mancato quorum, potrebbero rivelarsi dei pericolosissimi boomerang.
Quest’ultimo caso è il più preoccupante, perchè è la memoria breve - in particolare quella televisiva - èl’estrema razio che condiziona gli individui. Prova ne è l'attualità, per l’ampio spazio consentito al gossip del ministro della cultura e a suoi sodali esponenti istituzionali che non si sono rivelati all’altezza e adeguati ai compiti.
La stessa presidente del consiglio è assurta all’attuale strapotere politico grazie al combinato di una sguaiata opposizione strumentale e una stupida (proprio da cretini) inconciliabilità fra le due principali forze d’opposizione (la strategia del nipote docente parigino si è rivelata nefasta nella gestione separata dei collegi). Nel panorama sinistrorso, il politico longilieo che nascondeva il profumo in tasca senza pagarlo non è però il sono demente che circola a Montecitorio. Di rinco ce ne sono tanti e nessuno ha il coraggio di attivarsi per rinnovare seriamente questa classe politica ormai decotta, compromessa e poco credibile che, in tempo di elezioni si attiva pro domo suo, pensando solo a mantenere il proprio scranno; senza avere più meriti o titoli per rappresentare la stessa area del potenziale elettorato.
Il partito maggiore d’opposizione continua e resiste basandosi sul suffragio di fedeli al simbolo e al partito. Nostalgici che ci credono ancora ma che non si rendono conto come le liste elettorali sono calate dall’alto e annoverano o i fedelissimi del segretario di turno, o i controllori dei pacchetti di voto.
In questo scenario era intervenuta, anche in conseguenza di un berlusconismo che aveva saputo ottimizzare le carenze del sistema, il fenomeno utopico dei cinque stelle. Un evento rivoluzionaria alla "Franceschiello" che ha pure prodotto risultati imprevedibili, Che hanno fatto assurgere agli scranni cittadini comuni, umani, spesso impreparati e sensibili a lusinghe e offerte non rifiutabili.
Oggi al partito meloniano sta succedendo un po’ la stessa cosa, almeno sull’impreparazione dirigenziale a ricoprire i ruoli istituzionali, ma questo gruppo si salva per la fede d’obbedienza che fa parte del dna dei soggetti che annovera (sostanzialmente fascisti dentro).
La presidente del consiglio, però, nella gestione del potere si sta dimostrando anche qui furba, in quanto, sfruttando al meglio quello che gli poteva offrire la coalizione ha attinto ad altri che non erano fratelli. Al Ministero dell’Economia e delle Finanze ha messo un esponente leghista e a gestire la montagna di finanziamenti del pnnr un ex democristiano, convertito forzista. Affidato il ministero degli interni a un suo solidale in mimetica, ha pensato solo di rafforzare con sottosegretari i punti più sensibili, per tutto il resto ha applicato il manuale cencelli senza attenzionare particolarmente curricula e meriti.
A tutela personale e per scelte reali sulla giustizia il magistrato migliore e suo mentore, de da tempo naviga sotto traccia. Di fiducia, occultato, posto nelle retrovie della sua presidenza. Abile e sufficiente a parare eventuali colpi (anche quirinalizi).
Comunque la politica è un’arte e gli eredi del padre sono sempre attenti a valutare vantaggi e svantaggi, adeguandosi, se del caso, anche ai cambiamenti di vento e anticipando eventuali burrasche. Anche per gli eredi la regola principale è preservare il patrimonio, la roba, da qualunque potenziale insidia, tutto il resto, destra, centro o sinistra per loro rappresenta folclore.
In questo scenario, l’allargamento dell’opposizione verso un campo largo eterodiretto nato dando calci ad un pallone, costituisce una scelta da allocchi disperati. A meno che’ l’obiettivo principale per tutti quanti gli associati non sia il raggiungimento del potere in quanto tale, per sostituirsi agli attuali distributori di carte nel contorto gioco della politica.
Misera considerazione per i sostenitori di base che aspirerebbero all’abiura del liberismo dilagante e a vere politiche keynesiane o di centro sinistra.
Mentre tutti sono impegnati nelle lotte ai vertice, l'elettorato si defila sempre più ad ogni tornata. Nessuno s'impegna più di tanto a riavvicinare la gente alla politica, avendo scoperto che è più facile governare con lo zoccolo duro votante di ciascuno, facilmente gestibile e feudalmente ricompensabile.
Anche se la quota di elettori votanti è ormai scesa al di sotto del 50% si beano con le percentuali conseguite che, però, stante l'astensionismo, rappresenta sempre meno le percentuali reali della popolazione che sono chiamati a governare.
La scienza d’oggi individua tre tipi di memoria: “sensoriale”, “a breve termine” e “a lungo termine”. La memoria sensoriale: è la registrazione di quanto è percepito dai nostri sensi. La memoria a breve termine contiene le informazioni per un periodo di tempo molto breve, con tracce labili decadono velocemente. La memoria qui svolge una funzione transitoria e di servizio tra la memoria sensoriale e la memoria lungo termine. La memoria a lungo termine è un archivio con capacità quasi illimitata, dove sono conservate tutte le esperienze e le conoscenze acquisite nel corso della vita e quelle che corrispondono al nostro carattere o temperamento. E' del tutto evidente che la politica dei partiti di oggi è esclusivamente "sensoriale", nasata sull'attuale e senza visioni future. Il distacco degli intellettuali indipendenti - o quanto meno più lungimiranti e comunque dotati di onestù intellettuale a prescindere dal loro schieramento - allarga sempre più le distanze sociali. In questo scenario mi piace tornare ai cinque stelle, per la recente discesa in campo del vecchio cofondatore. Quello che si pone ancora super partes come garante, credendosi ancora il padre padrone di un movimento che si è intanto evoluto e gli è sfuggito di mano.
Esperienze di governo, errori, colpi di scena e quant’altro sono stati comunque ottimi ed efficati farmaci, che hanno rafforzato con adeguati anticorpi le forze resistenti attuali che siedono in parlamento.
I virus principali sono già stati debellati, restano all’interno dei nostalgici che politicamente non fanno testo. E' per questo che Le pretese attuali del padre padrone potrebbero, in questa particolare fase, diventare un'occasione. Diventare un ulteriore ottimo ricostituente, magari provocando un'altra scissione come quella di dimaiana memoria e un rientro di quel DiBa che non le manda a dire, auspicato da molti, che potrebbe rianimare lo spirito combattivo delle origini.
Tante cose potranno sicuramente accadere, chissà cosa ci riserverà il futuro.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

giovedì 5 settembre 2024

“Marilyn & Me” di Lawrence Schiller



La monografia su Marilyn Monroe di Lawrence Schiller, pur raccontando un periodo temporale relativamente breve dell’attrice, riesce a focalizzare diversi aspetti della star divenuta mito.
La narrazione di Schiller, che offre visioni di un mondo americano che ci appare lontano e va oltre, mescola l’aspetto professionale del fotografo con il rapporto empatico nato con l’attrice.
Sono tanti gli aneddoti che confondono, quindi, i vari aspetti del loro rapporto nato nell’aprile del 1960.
Schiller non esprime mai in giudizi, racconta gli accadimenti. Con il senno di poi manifesta comunque sue considerazioni maturate nel tempo.
Appare evidente che il triennio 1960-1963, per il fotografo ventitreenne costituisce una tappa fondamentale nella sua formazione professionale.
La pubblicazione del libro realizzata - dallo Schiller diventato anche scrittore - a distanza di cinquanta anni dalla morte della Monroe ne rende particolarmente interessante il contenuto. Alcune immagini in bianco e nero intervallano il testo.
Potrebbe anche intendersi come un omaggio postumo a una amica che nascondeva col sorriso tante ombre e ferite.
Una recensione del libro riporta: “Leggendo "Marilyn & Me" si ha l'impressione di toccare con mano la vera Marilyn, di conoscere la personalità e di vederla in carne e ossa attraverso gli occhi di un giovane uomo che le è stato vicino, che ha creato con lei un rapporto di amicizia e di fiducia.”
In effetti è così e la lettura sviluppa un crescendo che coinvolge.
Può ben costituire anche uno strumento utile per chi naviga nel mondo della fotografia, offrendo spunti e riflessioni sull’approccio e, non ultimo, sull’etica da applicare nel campo.
Marilyn & Me - Un memoir fotografico”, edito da Castelvecchi nel 2012, conserva una freschezza che lo rende attuale. Affianca l’omonima edizione che raccoglie fotografie dello stesso autore.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

martedì 3 settembre 2024

L'occhio lungo del reporter attento

Oggi l’amico Giuseppe Gerbasi ha pubblicato su Facebook questa bellissima foto in bianco e nero con indicata la solita didascalia didattica e quasi provocatoria ….. e, in questo caso, non solo rivolta al mondo dei fotografi.



©G.Gerbasi
"Non sono andato lontano fotografando"
Palermo, 3 Settembre 2024
Via Isidoro Carini
41° commemorazione

Lo stesso Giuseppe, il giorno in cui ricorreva il suo compleanno, rispondendo ai miei auguri ha fatto lui un regalo a me inviandomi la bellissima fotografia del mio incontro all’UNIPA durante una lectio di Ferdinando Scianna.



Non ci conoscevamo allora, ma anche qui l’occhio lungo del reporter attento è riuscito a fissare un momento particolare ….. accostabile alla classica cattura dell’attimo fuggente di bressoniana memoria.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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P.S. - La foto scattata da me a Ferdinando Scianna, su concessione dello stesso, è stata poi pubblicata unitamente all'articolo nel mio blog e poi su "Fotogazzeggiando". Per chi fosse interessato, la registrazione della Lectio è disponibile su You Tube.

lunedì 26 agosto 2024

La vera amicizia non richiede poi tante cose



Trascorrere una giornata con amici al giorno d’oggi è quasi un lusso riservato a pochi.
Sono ormai moltitudini le conoscenze di ciascuno, ma non sempre adatte per condividere interessi e avviare confronti costruttivi.
Questo fine settimana ho potuto incontrare amici che non vedevo da tempo ma coi quali intrattengo rapporti virtualmente attivi.
Che si fa? Dove andiamo? La facciamo un’escursione fotografica a Burgio? Perché no?
Stabilito il giorno ci si ritrova per l’appuntamento.
Prima una sosta al bar, poi un rapido giro a vedere installazioni artistiche e murales e tutti in macchina alla volta di Burgio.
Per arrivare al paese occorre percorrere parecchi chilometri, con strade sconquassate e piene di trappole invisibili.
Parti del tracciato stradale nascondono di continuo insidie per smottamenti, frane e buche inverosimili.
Il commento generale che torna in mente si sofferma più volte sulla follia salviniana di voler realizzare il ponte sullo stretto. Ma come? Le infrastrutture e tutte le strade interne sono in condizioni pietose e questi pazzi pensano a realizzare il ponte? Folli totali!
Durante il tragitto per ben due volte almeno, dislivelli invisibili producono scarti di aderenza sull’asfalto sconnesso e marcio, procurando sobbalzi inauditi con rischi di perdita di assetto e, senza esagerare, di ribaltamenti veri e propri.
Il segnale antifurto localizzatore installato nell’auto ebbe a segnalare alla centrale un avvenuto incidente, tanto erano stati violenti i contraccolpi subiti dalla vettura.
In qualche modo, e rallentando ulteriormente l’andatura che era già prudente, raggiungemmo Burgio.
Non c’era anima viva. Il ristorante che avevamo scelto per il pranzo era chiuso per ferie. Un sole a picco e nessuna persona che circolasse in giro.
A un tabaccaio che era aperto in piazza si chiesero informazioni su un eventuale locale per il pranzo alternativo e le indicazioni furono precise.
Solo che ci indirizzarono verso una strada senza uscita che rese difficoltosa le manovre per riuscire da quel cul de sac.
Tutti ricordavamo un paese diverso, per averlo già visitato in primavera, ma la realtà e l'insopportabile calura mettevano in evidenza la fallacità della memoria umana.
Stabilita l’inospitalità del luogo e valutate l’impossibilità d'alternative, decidemmo di allontanarci da quel posto per cercare altri luoghi che fossero più ospitali.
Il territorio sostanzialmente era uniforme e non ci volle molto per cercare di guadagnare la costa.
Stabilimmo Sciacca come prossima meta, nonostante i mugugni di qualcuno che reclamava per un pranzo immediato.
Perseverammo nel proposito di raggiungere la localita' marina e fu la salvezza per tutti.
In un ottimo ristorante, accogliente e pulito, avemmo modo di gustare un pranzo a menu fisso nel prezzo ma di qualità elevata.
Un antipasto costituito da sei specialità della casa, un primo piatto, dei secondi a base di pesce piastrato e un misto di frittura, un raviolo di ricotta e melone bianco, vino d'insolia, acqua minerale e caffè finale.
Andammo via satolli, trasferendoci al porto nel tentativo di tirar fuori qualche buona foto. Ci sparpagliammo in giro ma senza molta fortuna. Era sabato e i pescherecci erano tutti fermi in rada.
Tornati al luogo dell’appuntamento iniziale convenuto abbimo il tempo per parlare ancora delle nostre cose.
All’imbrunire si sciolse il raduno che aveva consentito di rivederci dopo tempo e di scambiare la piacevolmente compagnia, anche se limitata a quelle poche ore.
La vera amicizia non richiede poi tante cose, bastano anche queste piccole occasioni per goderne i vantaggi e rinverdire i rapporti.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

martedì 20 agosto 2024

12^ TrapanInPhoto 2024



Gli eventi inseriti nel festival di fotografia TrapanInPhoto, quest’anno giunta alla dodicesima edizione, sono sempre assunti in seno alle attività del Gruppo Scatto, una sezione dell’associazione I Colori Della Vita, entrambe riconosciute dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e dal Comitato UISP Sicilia.
Il programma di quest’anno ha incluso nove mostre esposte in sei location, tanti talk e diverse presentazioni di libri fotografici d’autori di prestigio nazionali e locali, che hanno coinvolto: Sandro Iovine giornalista e Dir. FPMag, Cosmo Laera fotografo e docente presso dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Antonella Pierno docente presso dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Sandro Scalia docente dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, Daniela Sidari Arch. e lettrice di fotografia Fiaf, Michele Di Donato fotografo e lettore di fotografia FIAF, Don Liborio Palmeri Dir. del Museo di Arte Contemporanea San Rocco di Trapani, Francesco Bellina Fotografo, Angelo Pitrone fotografo e docente di fotografia, Alessandro Ingoglia fotografo, Luca Safina fotografo, Mariano Bevilacqua fotofrafo, Silvia Amodio fotografo, Ugo Panella fotografo, e Franco Carlisi nella duplice veste di fotografo e regista.



Le mostre fotografiche messe in esposizioni per TrapanInPhoto, a detta dei visitatori e dei partecipanti, sono sempre di grande interesse e impatto culturale, con l’intento, non ultimo, di mettere in risalto - con la scelta delle diverse location - i nostri luoghi, l’architettura dei Palazzi Istituzionale e privati, monumenti e manufatti artistici realizzati dai maestri scultori.
In tutto questo l’ausilio dei mass media e i nostri media partner hanno fatto sì, che la città fosse costantemente informata (tramite spot Tv, Radio, Autobus, manifesti, pieghevoli, con istallazioni all’aperto visitabile sempre in qualsiasi ora).
Alcune mostre rimarranno aperte anche dopo la fine della manifestazione, come:
“Oro Bianco” di Arturo Safina fino al 15 settembre,
“La Cattedrale Del Silenzio”, fino 30 agosto,
“La Valle della Dea, presso al Balio di Erice” fino al 30 settembre,
“La mostra The Southern Light” di Cosmo LAERA fino al 30 Agosto.



Come da programma domenica 9 giugno si sono chiusi gli incontri del festival di fotografia TrapanInPhoto in bellezza, con la proiezione del film "Non sai quanti nomi ti ho dato" regia di Franco Carlisi.
Un film che anche qui a Trapani ha suscitato tanto interesse di pubblico e che ha pure fatto registrare un articolato dibattito con diversi interventi. La visione del film ha evidenziato la composizione creativa, ricca di scene poetiche che, in molto punti, hanno messo in luce il percorso del Carlisi fotografo e la sua sensibilità. Abbiamo assistito ad uno spettacolo di grande impatto emotivo.



A seguire è stato consegnato il premio alla carriera ad un nostro amico fotografo, Giuseppe Leone scomparso recentemente, è stato un momento di grande emozione, il premio è stato consegnato a Franco Carlisi in rappresentanza della famiglia Leone.
Giuseppe Leone è stato un fotografo di grande capacità narrative ed espressive per la sua Sicilia, con oltre più di 55 libri fotografi pubblicati, l’ultimo dei quali presentato nella precedente edizione di TrapanInPhoto. Con le sue fotografie ha collaborato a edizioni letterarie d’illustri scrittori Siciliani, come Camilleri, Consolo, Sciascia e tanti altri.
Il Premio è stato offerto da RossoCorallo di Platimiro e Rosadea Fiorenza , una originale creazione in corallo di grande artigianato Trapanese.



Non sono mancate le ormai classiche letture di portfolio. Si sta già lavorando per progettare l’appuntamento del prossimo anno che, per la tredicesima edizione, cercherà di portare a Trapani sempre nuovi e importanti personaggi del mondo della fotografia nazionale e non solo.

© Arturo Safina