In questo particolare momento storico che registra
tanti eventi che facciamo finta di non vedere, con un crescendo di turbolenze socio-politiche
anche nell'ovattato "nostro habitat occidentale" e che annuncia
avvisaglie di nuovi interventismi nel mondo, camuffati sotto maschere e
cartelli "in nome dei diritti umani", mi piace pubblicare il bell'articolo
dell'amico Giuseppe che induce a riflettere.
"Al mio amico Toti che mi ha saputo trasmettere
un input particolare per scrivere una personale riflessione su un Artefice,
Autore musicale che disdegna il termine di “Maestro”, che seguo fin dal 1979
quando cantavo a perdifiato l’Era del cinghiale bianco: Franco Battiato.
Ovviamente, non sono in grado di accennare degnamente
l’imponente opera artistica di Franco Battiato, quindi mi soffermerò a
condividere una delle più belle emozioni che ho provato e che ancora sento
quando rivedo e ascolto l’evento musicale registrato al Teatro nazionale di
Baghdad il 4 dicembre 1992, davanti a un pubblico non pagante, trasmesso da
Videomusic, per rilevare all’attenzione il dramma di milioni di bambini di un
Paese martoriato dalla guerra e dall’embargo economico e commerciale.
Un evento artistico e umanitario senza scopi politici
che secondo me rimane tutt’ora unico nel panorama mondiale: “un ponte per
Baghdad, per l’infanzia irachena per il piano di vaccinazione progettato
dall’Unicef per due milioni di donne e bambini a rischio in tutto il territorio
iracheno e per la campagna acqua pulita con il ripristino del depuratore di
Bassora.
Ricordo che in quell’occasione Battiato fu anche
criticato, ma la Sua musica sublime è andata ben oltre le parole, fino ad
arrivare a commuovere affermando le Sue idee sull’ingiustizia di far soffrire
per colpe non proprie, che ci sia sempre la possibilità di redimersi e che se
si tenta di salvare qualcuno non si deve pensare che un giorno questi potrà
farci del male; lo si salva e basta.
Battiato ha condiviso le Sue idee con il Suo potente
mezzo musicale e con questo straordinario momento di aggregazione in terra
irachena pretendendo che nessuno si presentasse con una divisa militare o in
armi, “non essendoci niente che impedisca ad una persona di aiutare chi la
pensa in un modo diverso”.
Anche adesso, mentre tento di mettere insieme qualche
riga di parole che abbiano un senso compiuto, risento nell’aria l’eco di quell’Oceano
di silenzio, in tutt’uno con l’Orchestra dei virtuosi italiani e in duetto con
l’Orchestra sinfonica nazionale irachena, che avvolge in un misticismo
esclusivo. Ci si sente come rapiti dalla fantastica melodia che solo Lui riesce
a creare; rievocando, al mio sentire, sensazioni che da un piccolo microcosmo
portano a un magico universo che si contamina con il mondo orientale.
Ascoltando L’ombra della luce, in arabo, Il re del
mondo, Fisiognomica, Prospettiva Nevskij, I treni di Tozeur, Mesopotamia, E ti
vengo a cercare, Gilgamesh, Schmerzen di R. Wagner, Plaisir d’amour di
J.P.A.Martin, Gestille Sensucht di J.Brahms, Oh sweet were the hours di
L.V.Beethoven, Come un cammello in una grondaia e Fog an Nakhal, brano
tradizionale iracheno in arabo, sono portato a riflettere sul magico mistero di
combinazioni liriche che regalano un indescrivibile, infinito, profondo
benessere. Un benessere che appaga in tutto e per tutto senza alcuna necessità
di qualsivoglia, ulteriore esigenza.
Tale status, grazie a Battiato alimenta la mia
diuturna tensione a uno stile di vita e di pensiero che mi porta alla ricerca
di un essere migliore di quel che attualmente sono e che mi plasma, regalandomi
evasioni uniche ed inimitabili che sono impossibilitato a vivere nella mediocre
quotidianità circostante.
Grazie a Battiato riesco pure a essere orgoglioso nel
rivendicare il mio senso di appartenenza alla mia terra e nel coltivare
l’antica, attuale lezione di Publio Terenzio Afro ( 185 A.C. / 159 A.C.)
nell’Heautontimorumenos ( il punitore di se stesso) : “homo sum, humani nihil a
me alienum puto” (sono un uomo, niente di ciò che è umano ritengo estraneo a
me)."
F.to Giuseppe La Grua
P.S. - La foto che accompagna l'articolo è stata scattata in occasione della cerimonia di consegna del "Premio Mario Francese", avvenuta al Teatro Santa Cecilia di Palermo il 26 gennaio 2019