"Dopo gli anni ovattati dell'infanzia e quelli spensierati dello studio ci si immerge nella catena lavorativa che, al di là di qualunque gratificazione, assorbe e lascia poco tempo ... e poi finalmente arriva la tua quarta dimensione ... e ritrovi quella serenità smarrita."

Il presente blog costituisce un almanacco che in origine raccoglie i testi completi dei post parzialmente pubblicati su: http://www.laquartadimensione.blogspot.com, indicandone gli autori, le fonti e le eventuali pagine web (se disponibili).

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domenica 22 novembre 2009

ESTERNAZIONE

Molti lo trovano ridicolo,
trovano i suoi scatti d'ira
impulsivi e irragionevoli.
Molti trovano patetico che si sia fatto
strumentalizzare dall'opposizione,
strumentalizzare dalla lega e dai missini,
dato in pasto alla stampa per affondare il suo stesso partito...
Molti ancora trovano ridicole le sue morbosità
per i carabinieri e per la televisione...
Altri, infine, trovano pietose le sue risse con i giudici,
stonate le liti con l'opposizione,
comica la minaccia dei misteriosi dossier...
non dico che abbiano torto:
forse sarà un presidente emotivo;
forse sarà un presidente stravagante e bilioso;
forse ingenuo.
Ma è il mio presidente; e mi levo il cappello quando rido!

Corrado Guzzanti (Il libro de Kipli)

LA BUGIA DEL DENARO FACILE


Il caso Parmalat getta una luce spietata su un sistema malato, scrive il corrispondente di Le Monde A dieci anni di distanza, i contribuenti francesi continuano a pagare di tasca loro gli errori del Crédit Lyonnais. E tra gli intellettuali parigini infuria il dibattito sul “declino della Francia”. Tutto questo induce l’osservatore francese a considerare con umiltà la situazione italiana e gli conferisce anche una certa competenza. L’Italia è realmente una grande Parmalat, un paese al tramonto, come suggerisce l’analisi – brillante ma molto pessimista – di Beppe Grillo? Il caso Parmalat – eccezionale per la sua ampiezza e rocambolesco per i dettagli svelati un giorno dopo l’altro – getta una luce spietata su un’epoca, un sistema, una società, proprio come ha fatto lo scandalo del Crédit Lyonnais sulla Francia degli anni ottanta e novanta. Manie di grandezza. Era l’epoca del denaro facile: la banca statale non aveva resistito alle sue smanie di gigantismo, incoraggiata dalla megalomania di certi dirigenti ma anche da quel “capitalismo alla francese”, una mescolanza di stato e di settore privato che diluisce le responsabilità. E nella relazione sulfurea tra politici e industriali aveva messo radici una sensazione di impunità. Beppe Grillo ha ragione a dire che lo scandalo Parmalat non è un evento isolato, ma è emblematico di un capitalismo italiano reso opaco dai conflitti d’interesse. Quando il banchiere è nel consiglio di amministrazione dell’impresa, quando l’industriale siede in quello della banca, quando spesso l’uno è in debito con l’altro, o addirittura suo dipendente, e quando entrambi si ritrovano a concludere affari nello stesso club di calcio, si arriva a quella consanguineità che mina le grandi famiglie. Al centro del sistema sembra esserci una complicità di fatto, quasi genetica. Come spiegare altrimenti che una simile truffa sia andata avanti per più di quindici anni, proprio quando il paese era paralizzato dalle inchieste di Mani pulite, e che nessuno, in nessun momento, abbia creduto opportuno gridare: “Attenzione!”? Perché gli italiani, come dice Grillo, hanno fatto finta di non vedere la realtà Parmalat? La risposta dell’umorista non è divertente. Il paese intero sarebbe vittima di un’illusione, perché l’economia reale si è trasformata in economia virtuale. Proprio come, nella Parmalat, il latte è diventato aria. Il paese intero starebbe sprofondando in una crisi senza ritorno, pagando a caro prezzo il suo gusto per l’apparenza più che per la sostanza. Se in questi ultimi anni non sono state effettuate le necessarie modernizzazioni, non è stato per mancanza di lucidità. Nella coscienza che gli italiani hanno dell’interesse generale, una priorità scaccia l’altra. È il tributo da pagare in un paese che si è arricchito grazie alle sue diversità. Ci vorrebbe molto coraggio per remare controcorrente. Con i tempi che corrono, chi avrà l’ardire di chiedere “più stato”?

Jean-Jacques Bozonnet, Le Monde


I PACIFISTI ARMATI


NEW DELHI - venerdi , 29 maggio 1998 - Quarantasei gradi e mezzo all'ombra. Il caldo è soffocante. Il condizionatore d'aria non funziona perché da giorni l'elettricità va e viene. Apro il rubinetto dell'acqua, sperando di rinfrescarmi sotto la doccia, ma dopo un promettente gorgogliare d'aria, non esce nulla. Cerco di telefonare all'amministratore del mio condominio, ma il telefono è muto. In mia assenza qualcuno ha dato una manciata di rupie al locale funzionario dei telefoni e quello ha attaccato l a mia linea all'apparecchio di qualcun altro. Sono stato via dall'India per alcuni mesi e tornare a casa è il solito sofferto piacere. «Di questa stagione è sempre così: né luce né acqua. Ma almeno ora abbiamo la bomba», viene a consolarmi, con la su a saggia ironia, il mio vicino. Ha fatto la sua passeggiata nei giardini di Lodhi dove gli avvoltoi son venuti, come ogni anno, ad affollare le cupole delle vecchie tombe Mogul, ha acceso le bacchette d'incenso, ha pregato davanti ai suoi dei e ha tutto il tempo per darmi una delle sue solite lezioni d'indianità. «Siamo come quei poveri che a casa mangiano solo riso, ma quando escono si ungono le labbra di burro per far credere alla gente d'aver mangiato anche del buon condimento».


Tiziano Terzani


giovedì 19 novembre 2009

Berluschino il breve

Testo:

Buongiorno a tutti. Credo che, a furia di sentir parlare di processo breve e di leggere l’espressione processo breve sui giornali, la gente non abbia ancora ben capito di che cosa stiamo parlando: Berlusconi è un pubblicitario, è laureato in pubblicità con una tesi sulla pubblicità, ha sempre fatto pubblicità soprattutto a sé stesso e quindi, su quel versante, è bravo, è l’unico versante nel quale eccelle.

La legge sul processo morto - Conseguentemente è sempre riuscito a inventarsi degli slogan che funzionano, come il processo breve: in realtà bisogna chiamarlo con il suo nome, il processo che esce da questa cosiddetta riforma della giustizia, bisognerebbe cominciare a chiamarlo il processo morto, perché il processo non diminuirà neanche di un minuto nella durata media, ma anzi, semmai questa legge, creando più aspettativa di impunità con l’istituto nuovo della prescrizione del processo, anziché della prescrizione del reato, sarà un incentivo agli Avvocati difensori per allungare ulteriormente il brodo e puntare alla prescrizione del processo. Mi spiego: oggi la prescrizione si applica al reato, oppure alla pena, nel senso che dopo un certo periodo dal momento in cui è stato commesso il reato, scatta la prescrizione e quindi l’imputato accusato di quel reato non può più essere processato. Poi c’è la prescrizione della pena: dopo un certo numero di anni, se la pena.. ecco, è cascato l’elicottero del commissario Basettoni, va beh, sarà un segnale! Dopo un certo numero di anni, se la pena non è stata eseguita, non si può più eseguirla e quindi chi scappa, per esempio, e si sottrae a una pena, se non si riesce a acciuffarlo in tempo la farà franca. Adesso, con questa legge, arriva la prescrizione del processo, che dipende non da quando è stato commesso il reato, ma da quando l’imputato è stato rinviato a giudizio: da quel momento inizia a ticchettare la bomba a orologeria, che esplode dopo due anni in primo grado, dopo due anni in appello e dopo due anni in Cassazione. Abbiamo detto la settimana scorsa, quando ancora non c’era il testo - poi il testo è stato esplicitato questo giovedì - che funzionerà così: i giudici, dal momento del rinvio a giudizio al momento della sentenza di primo grado, dovranno fare tutto in due anni; se passa un giorno più di due anni il processo è morto subito, in primo grado, anche se il reato è stato commesso due anni e due giorni prima, per dire, ovvero se paradossalmente vado - che ne so? - a molestare una bambina oggi, domani mi beccano e mi citano immediatamente per direttissima e poi il processo dura.. non si riesce a concludere in primo grado entro due anni, io sono già rovinato, cioè scusate, la vittima è già rovinata: perché? Perché non avrà mai giustizia e io sono salvo. Quindi non c’entra quando è stato commesso il reato, ma c’entra quanto tempo impiegano i giudici a fare le tre fasi di giudizio: due anni per il primo grado, ma non due anni dalla prima all’ultima udienza, due anni dal rinvio a giudizio alla sentenza, il rinvio a giudizio lo fa il G.I.P., poi prende tutto il faldone e a volte ci vogliono dei camion per portare il faldone, pensate soltanto ai processi dove ci sono molti imputati o ai processi dove ci sono consulenze tecniche, perizie etc., prende il faldone, lo manda al Tribunale e quest’ultimo, a seconda degli accumuli di arretrato che ha, fissa l’inizio del processo di lì a chissà quando. Tutti questi tempi morti a questa legge non interessano, dal rinvio a giudizio del G.I.P. alla sentenza del giudice di primo grado non possono passare più di due anni, altrimenti il processo muore lì, anche se il reato è stato commesso due anni e due giorni prima. Tutto ciò vale e la stessa cosa avviene in appello, se dal momento della sentenza di primo grado alla sentenza d’appello passano più di due anni e lo stesso avviene in Cassazione, in Cassazione sapete che bisogna che le carte partano dal Tribunale e dalla Corte d’Appello, sapete che i tribunali sono tanti, ce ne è uno, per esempio, a Alba, mentre poi la Corte d’Appello di solito è una sola per ogni regione, a parte le regioni grandi che ne hanno due, tipo la Lombardia che ha Milano e Brescia, tipo la Sicilia che ha Palermo e Catania, qua in Piemonte di Corte d’Appello ce ne è una e quindi c’è il Tribunale di Alba, poi c’è la Corte d’Appello di Torino, che vale per tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta e dopodiché, quando il processo va in Corte di Cassazione, che cosa succede? Partono le carte dalla Corte d’Appello di Torino e vanno a Roma al Palazzaccio, per la decisione finale. Anche il periodo tra la sentenza d’appello e la sentenza di Cassazione non può superare i due anni, ma è proprio la prima fase, cioè quella del primo grado, la più delicata: perché? Perché il processo in primo grado si deve fare sempre nella sua forma del dibattimento, è chiaro, non quando si patteggia o quando si fa il rito abbreviato, dove il giudice valuta le carte allo stato degli atti, gli Avvocati difensori e il Pubblico Ministero gli fanno vedere le carte e lui giudica e, con rito abbreviato, emette una sentenza, non deve sentire la gente. L’oralità del processo è comunemente nel dibattimento normale è lì che tutti vogliono essere sentiti, portare testimoni, portare perizie e quindi le udienze si accumulano. La fase più laboriosa è proprio quella di primo grado, dove bisogna sentire tutti: i testimoni di accusa, di difesa, i poliziotti che hanno scoperto il reato, i periti, i consulenti, gli Avvocati, il Pubblico Ministero, le repliche, le controrepliche etc. etc., le rogatorie. In questa fase del primo grado, che è la più lunga proprio perché bisogna sentire tutti, il tempo a disposizione dei giudici sarà lo stesso che i giudici avranno a disposizione in Appello e in Cassazione, ma in Appello o in Cassazione, salvo eccezioni, non si riapre la discussione nel processo, non si riapre il dibattimento: i giudici semplicemente valutano, in base alle carte - questo succede nel 99% dei casi - se la sentenza di primo grado è corretta, oppure se non ha tenuto conto di alcuni punti che o il Pubblico Ministero o il difensore segnalano nel loro ricorso, punti di merito per quanto riguarda il processo d’appello, punti di legittimità, ossia di conformità alla legge, per quanto riguarda il giudizio di Cassazione. Teoricamente è molto più facile fare i processi in Appello e in Cassazione, che non farli in primo grado: intanto perché i processi di primo grado sono molti di più, in primo grado, una volta rinviato a giudizio uno ci va e poi in Appello non ci vanno tutti i processi che c’erano in primo grado, perché a volte c’è chi accetta la sentenza di primo grado senza impugnarla, soprattutto quando c’è un’assoluzione e la Procura non ritiene di dover impugnare. Quindi è chiaro che c’è anche un sovraccarico di lavoro nei tribunali, che non c’è in Appello e in Cassazione, eppure due anni dal rinvio a giudizio alla sentenza di primo grado, due anni per l’Appello e due anni per la Cassazione. Molto probabilmente, secondo quello che calcolano i magistrati che stanno, in questi giorni, cercando di fare una proiezione sulla strage di processi che produrrà questa porcata, la stragrande maggioranza di quei 100 /200. 000 processi destinati a morire morirà nella fase del primo grado. Badate, stiamo parlando di quei processi che moriranno in aggiunta a quei 150 /200. 000 processi l’anno che già muoiono per la prescrizione del reato, conseguentemente se ogni anno si prescrivono 200. 000 processi per prescrizione del reato e adesso si prescriveranno altri 100 /200. 000 processi per prescrizione del processo, noi avremo.. andiamo verso il mezzo milione di imputati che la fanno franca, in un modo o nell’altro, e verso almeno mezzo milione di vittime che, ogni anno, si vedranno sbeffeggiare dall’imputato che se ne va libero, anche se colpevole, perché il processo è durato più di due anni nella fase di giudizio in cui si è, oppure perché è riuscito a fare durare il processo più del periodo di prescrizione del reato. Voi capite che è una catastrofe epocale e non è una catastrofe dovuta alle sfavorevoli condizioni atmosferiche, a una casualità o una maledizione del Cielo, è dovuta all’ennesima legge fatta per non far processare Berlusconi.

Liberi tutti: i cittadini non avranno giustizia - Abbiamo detto che questa legge si applica a tutti e tre i gradi di giudizio per il futuro, è retroattiva, ossia vale per i processi già iniziati che siano nella fase del primo grado mentre, se sono già in fase di Appello o di Cassazione, questa legge non vale e quindi in Appello o in Cassazione i processi già iniziati possono durare più di due anni, volendo, mentre invece i processi in primo grado già iniziati devono durare non più di due anni e perché? Perché Berlusconi ha i processi in primo grado. Mills, per esempio, è in Cassazione e quindi Mills, anche se il suo processo durasse più di due anni in Cassazione, non sarebbe soggetto a questa salvaladri, mentre quello che è accusato di averlo corrotto Mills, si salva: pensate a come è contento Mills di questa disparità di trattamento, ma pensate come questa legge può essere costituzionale, visto che stabilisce delle disparità di trattamento non solo tra quelli che avranno i processi in futuro e quelli che hanno avuto dei processi già iniziati e sono imputati oggi, ma addirittura all’interno di quelli che sono imputati oggi crea delle disparità di trattamento e non sono mica finite, queste disparità di trattamento, perché questa legge va a distinguere per processi già iniziati e per quelli che inizieranno in futuro tra vari tipi di reato, alcuni li comprende nella “ liberi tutti” e alcuni li esclude e poi fa distinzioni non solo dei tipi di reato commessi, ma fa distinzioni anche dei tipi di imputati. Per esempio, la distinzione è questa: gli imputati pregiudicati, ossia che hanno già avuto una condanna un’altra volta, non beneficiano del processo breve, mentre gli incensurati, ovvero quelli che non hanno mai avuto condanne definitive, anche se magari hanno avuto un sacco di processi ma l’hanno già fatta franca per prescrizione (tipo Berlusconi, Andreotti, D’Alema etc. etc.), questi avranno diritto al processo breve, sia che il processo sia già iniziato e sia che inizi in futuro. Qualcuno dirà “ beh, è giusto, il pregiudicato l’hanno già beccato una volta a violare la legge e quindi presumibilmente è più pericoloso dell’incensurato”, ma neanche per sogno! Nemmeno per sogno! Se per esempio uno - che ne so? - per la strada ha mandato a fare in culo un vigile e è stato condannato per oltraggio, quando era ancora reato l’oltraggio a pubblico ufficiale, quello è un pregiudicato, se l’hanno condannato; se uno è stato beccato a scaricare musica o film dal computer è reato, lo sapete; se uno è stato beccato con la piantina di canapa sul balcone è reato, lo sapete: beh, tutte queste persone.. se uno, a causa della nebbia o dell’asfalto ghiacciato ha messo sotto con la macchina qualcuno e l’ha mandato all’ospedale, e si è scoperto che magari non era attento al 100% e l’hanno condannato per lesioni colpose, o se la vittima è morta e l’hanno condannato per omicidio colposo beh, questo è un pregiudicato; mentre se uno è stato prescritto in un processo di mafia, con una sentenza dove c’è scritto che è un mafioso, ma che l’ha fatta franca, tipo Giulio Andreotti, quello è incensurato: secondo voi è più pericoloso socialmente uno che è stato beccato a scaricare musica da Internet, o uno che ha avuto la prescrizione e che, quindi, è incensurato per mafia? Quello che scarica musica avrà diritto al processo lungo e conseguentemente un’altra condanna la becca di sicuro, mentre invece il prescritto per mafia avrà il processo breve, se lo ribeccano a commettere un altro reato, e lo prescrivono nuovamente e così via sempre, perché sarà sempre prescritto e quindi sempre incensurato e non avrà mai la prima condanna che lo trasforma in un pregiudicato e avrà sempre diritto al processo breve, cioè al processo morto, anche se è infinitamente più pericoloso di quell’altro che scarica la musica, o di quello che ha la piantina di cannabis. Questa è la distinzione demenziale, secondo alcuni totalmente incostituzionale tra imputati incensurati e imputati pregiudicati, non vi dico poi la diffamazione: noi giornalisti la diffamazione la.. i processi per diffamazione, con tutte le centinaia di denunce che ci fanno, almeno a quelli che i giornalisti li fanno per davvero, è evidente che prima o poi capita che il giornalista venga condannato per diffamazione, perché si è sbagliato, perché ha preso per buona una cosa, perché ha scritto un nome per un altro, immaginate la fretta con cui si scrive tutti i giorni per i giornali, soprattutto sui quotidiani, può capitare continuamente questo rischio e è lo stesso rischio che corre un autista che vive nella sua macchina, un tassista che vive nella sua macchina di tamponare, è evidente che prima o poi tamponi. Altra cosa - l’abbiamo sempre spiegato - è quando uno organizza campagne basate sul falso, in malafede, questo è un altro paio di maniche, ma in ogni caso la diffamazione è un incidente di percorso, tant’è che io non mi sono mai fatto vanto di non aver avuto condanne definitive per diffamazione: perché? Perché prima o poi capita, dopo 26 anni che uno fa questo mestiere, sto cominciando a dire che non ho ancora avuto condanne definitive per diffamazione, ma potrebbe capitare un giorno, soprattutto se si usa un linguaggio piuttosto critico nei confronti del potere.

I criminali potenti incensurati a vita
- Lasciamo stare, il giornalista che ha una condanna per diffamazione è un pregiudicato, ovviamente secondo questa legge, secondo la legge e quindi verrà trattato molto più severamente di Andreotti che ha avuto la prescrizione per mafia e di tutti quelli come Andreotti e Berlusconi, sei volte prescritto per corruzione, finanziamento illecito ai partiti, frode fiscale, falso in bilancio etc. etc.. Immaginate se è mai ammissibile! Avete visto dalla Gabanelli di Report, nel servizio di Paolo Mondani ieri sera, che cosa è il riciclaggio, che cosa è la frode fiscale, che cosa è portare i soldi all’estero per pagare le tangenti etc. etc.: bene, quelli che la fanno franca per prescrizione, grazie al fatto che oggi la prescrizione per quei reati è brevissima, adesso potranno godere anche della prescrizione del processo che, per loro, sarà brevissimo, perché? Perché sono riusciti a farsi prescrivere prima e continueranno in eterno a essere prescritti! L’altra distinzione che si fa è quella tra reato e reato e qui, di solito, capita: si fa un’amnistia e si dice che per certi reati gravissimi non vale, si fa un indulto e si dice che per certi reati gravissimi non vale e quindi, il fatto di distinguere tra reato e reato, ci sta. Di solito si prendono i reati puniti con una pena superiore a tot, si stabilisce che quelli sono i più gravi, perché quelli sono i più gravi secondo il Codice Penale e, per quelli, niente indulgenza. Ora che cosa hanno fatto, invece? Shopping, hanno fatto shopping tra i vari reati, cioè questo sì, questo no, questo mi piace, questo non mi piace, questo non lo vuole la Lega Nord, questo non lo vuole Gasparri, questi li fa Berlusconi: così hanno fatto a scegliere quelli gravi e quelli no. Conseguentemente avranno il processo lungo, cioè possibilità concrete di condanna, i reati di mafia - Berlusconi non è imputato, in questo momento almeno, di mafia - di strage, di terrorismo, di omicidio, di grandi traffici d’armi e di droga, quelli proprio massicci, internazionali e basta direi.. ah, sequestro di persona a scopo di estorsione, bontà loro, e poi furtarelli e immigrazione clandestina. Sapete con quanto è punita l’immigrazione clandestina? Con una multa da 5.000 a 10.000 Euro: non stiamo parlando del clandestino che va a fare le rapine o uccide qualcuno, o spaccia droga, ma stiamo parlando del clandestino che è clandestino e punto, prima non era reato perché non si può punire uno status, bisogna punire un’azione, adesso puniamo lo status di clandestino con una multa, ossia facciamo pagare 5 o 10. 000 Euro a uno che non li ha e, anche se li ha, li nasconde, perché è clandestino e conseguentemente non può avere un lavoro regolare, ovviamente, e non può dichiarare di guadagnare, per cui è una multa puramente fittizia, è la legge cazzata dell’ultimo pacchetto sicurezza, che intasa ulteriormente le carceri e i tribunali, perché poi questi li prendono, li processano per direttissima, passano qualche ora in carcere e fanno aumentare a dismisura il numero dei detenuti, ma questo è un altro paio di maniche. Come si fa a paragonare un reato punito con la multa, come il divieto di sosta, con quelli di mafia, di strage, di terrorismo, di omicidio volontario, di sequestro di persona, di traffico d’armi, che sono esclusi anch’essi dal processo breve? E come si fa, soprattutto, a assicurare il processo lungo al clandestino che, alla fine del processo lungo, verrà multato di qualche migliaio di Euro e non li pagherà, con reati che invece avranno il processo breve, ossia morto, quali abuso d’ufficio, corruzione, corruzione giudiziaria - Berlusconi ha il processo Mills per corruzione giudiziaria - truffa semplice e aggravata, frodi alla Comunità Europea? Stiamo parlando di reati che portano via i soldi dei cittadini, milioni, miliardi! Frodi fiscali, falsi in bilancio, bancarotta preferenziale, intercettazioni illecite, reati informatici, ricettazione, vendita di prodotti con marchi contraffatti, traffico di rifiuti, sfruttamento della prostituzione, violenza privata, favoreggiamento della prostituzione, lesioni personali, omicidi colposi per colpa medica, maltrattamenti in famiglia, aborto clandestino, incendio, incesto, falsa testimonianza, calunnia, falso in atto pubblico: questi avranno il processo breve, cioè morto, in quanto non si riuscirà più a processare nessuno per questi processi, a meno che qualcuno di questi non sia stato beccato a taroccare i CD o a scaricare musica, allora sono già pregiudicati e gli si fa.. ma vi rendete conto di che cosa vuole dire una legge ad personam?! Questa è una legge contra personas, contro i cittadini onesti! E infatti il nostro migliore cronista giudiziario, che è Ferrarella de Il Corriere, fa un paginone raccontando quali processi salteranno per questa legge: il processo Mills, ci mancherebbe, il processo Mediaset, ci mancherebbe, Antonveneta, il governatore Fazio, processo morto; Calisto Tanzi, l’aggiotaggio alle banche imputate nel caso Tanzi Parmalat, ci sono decine di banche italiane e straniere imputate per questo reato morto. Non vuole dire che moriranno questi processi, eh: vuole dire che oggi, mentre parliamo adesso, se la legge passasse in vigore adesso o tra una settimana o tra un mese, ma già adesso, questi processi sono durati più di due anni in primo grado e conseguentemente verrebbero dichiarati morti, non che saranno morti. Questa non è una legge che dice ai giudici “ fateli più in fretta, perché altrimenti scatta la prescrizione del processo”: no, questa legge dice loro “ è già finito il vostro processo, è già morto oggi”, quindi il giorno dopo l’entrata in vigore di questa legge il giudice dichiarerà concluso il dibattimento, saluterà gli imputati felici, le vittime incazzate , “ andate in pace, il processo è finito, amen!”, questo sarà! Tanzi, prescritto l’aggiotaggio a carico delle banche, ve l’ho detto; tra poco si prescrive quasi tutto anche nel caso Telecom Tavaroli, gli spioni della security Telecom, che hanno spiato migliaia, schedato migliaia di dipendenti, concorrenti di Tronchetti Provera, giornalisti, politici, imprenditori, uomini dei servizi che non piacevano loro, magistrati: prescritto. La stessa cosa accadrà per altri casi di spionaggio illegale: Enel Power, Eni Power, crac Parmalat, aggiotaggio Antonveneta, crac HDC, il crac del sondaggista Crespi, dove è imputato Confalonieri per favoreggiamento, prescritto. Altri processi che si prescrivono. Alla fine vi racconterò un piccolo caso: quello della clinica Santa Rita, ma ci sono ancora i processi Eternit per i 3. 000 morti da amianto, c’è il processo per i rifiuti a Napoli, la gigantesca truffa dei rifiuti a Napoli, dove è imputato Bassolino, tutto ovviamente già morto. Cragnotti, Cirio, Geronzi, il Presidente di Mediobanca coinvolto in Parmalat e in Cirio, stiamo parlando di tutti i più grandi e importanti processi di questi anni, salvo naturalmente per chi ha scannato un’intera famiglia o già si sa che è un mafioso e quindi i processi in cui si parte già dall’accusa più grave di mafia. Avrete sentito a Annozero Belpietro raccontare che questa legge costringerà i giudici a fare in fretta e quindi a lavorare, perché il problema in Italia, se non si fanno quei 5 o 6 milioni di processi arretrati e quei 3 milioni di processi che arrivano nuovi ogni anno sul lavoro tavolo, è appunto dei giudici che non lavorano: pensate, 10. 000 giudici scarsi che dovrebbero fare 3 milioni di processi nuovi, più i 5 /6 milioni di processi arretrati! Fate il calcolo di quanti processi toccherebbero a ciascuno: è ovvio che non è quello il problema, ci saranno dei fannulloni tra i giudici come ci sono in tutte le categorie, ma non è quello il problema, non è vero che lavorano quattro ore al giorno, sono costretti a restare in ufficio soltanto quattro ore al giorno, cioè la mattina, perché? Perché al pomeriggio i tribunali chiudono, non ci sono le segreterie, non ci sono i cancellieri, non c’è la sorveglianza, tutti gli atti che fa un magistrato, se vuole interrogare qualcuno o celebrare l’udienza di un processo, senza il cancelliere, senza il pubblico ufficiale al suo fianco sono nulli, non si possono fare i processi senza i cancellieri e, dato che i cancellieri sono sotto/organico e non vengono pagati per gli straordinari, i processi si fanno soltanto la mattina. Dopodiché cosa fa il giudice, al pomeriggio? Si porta a casa il lavoro e continua a lavorare da casa, chi di voi conosce dei magistrati va a casa loro e vede faldoni dappertutto: mica sono gingilli che si portano a casa per sport, lavorano lì! Lo sapete che i giudici di Corte di Cassazione in Cassazione non hanno neanche l’ufficio? Non esistono gli uffici in Corte di Cassazione per tutti i giudici della Cassazione, i quali provengono da tutta Italia, hanno giusto le aule di udienza e che cosa fanno, quando non hanno il turno in udienza? Si portano a casa le sentenze e se le scrivono a casa sui loro computers, sui loro faldoni, dopodiché che non è che un giudice, se non è in ufficio, non lavora: pensate a tutti quelli che vanno nelle carceri a interrogare la gente, pensate a tutti quelli che vanno a fare i sopralluoghi nei posti del delitto, a tutti quelli che vanno nelle caserme delle forze dell’ordine per coordinare le indagini, a tutti quelli che vanno a sentirsi le intercettazioni nelle salette audio. Belpietro naturalmente non lo può sapere, visto che non fa questo mestiere: sarebbe interessante sapere che mestiere fa, questa gente, ma questo è. Perché i processi durano a lungo? L’ha detto Davigo: perché se ne fanno troppi, perché ci sono troppe impugnazioni, perché in Italia la Cassazione celebra 120. 000 processi l’anno, mentre la Corte Suprema degli Stati Uniti emette 120 sentenze l’anno - 120 sentenze l’anno! - perché? Perché c’è un filtro: mica tutti quelli che ricorrono in Cassazione hanno diritto a essere esaminati dalla Cassazione, la Corte di Cassazione decide soltanto i casi che ritiene opportuno esaminare e lo stesso avviene nelle rare volte in cui c’è un processo d’appello. Da noi non c’è filtro, per cui quasi tutti i processi conviene appellarli fino in Corte di Cassazione, perché così intanto si perde tempo, si fa scattare o la prescrizione del reato o adesso, ultima novità grazie a Ghedini e C., la prescrizione del processo.

Il caso della clinica Santa Rita
- Vi racconto - e chiudo - un caso di scuola: la clinica Santa Rita. La Clinica Santa Rita è quella clinica di Milano in cui, grazie a intercettazioni disposte per tutt’altro, cioè per una presunta truffa sui contributi della Regione Lombardia, si scoprì che alcuni chirurghi, insieme a alcuni amministratori e azionisti della clinica, scannavano i pazienti asportando organi a pazienti sani (polmoni, reni, di tutto) con il sospetto addirittura - adesso non so se al processo questo sospetto verrà confermato o meno - che qualcuno, dopo le operazioni inutili, inutilmente invasive sia morto, mentre non sarebbe morto se non gli avessero asportato degli organi che non andavano asportati, ebbene perché facevano tutto questo? Perché così incassavano più soldi dalla Regione Lombardia. Questi mascalzoni sono stati rinviati a giudizio per lesioni gravi, non so che fine abbia fatto l’accusa di omicidio e non so neanche se quest’omicidio fosse stato considerato colposo, preterintenzionale o volontario, ma mi interessa la tempistica: il caso lo ricordate. Operazioni chirurgiche invalidanti e invasive per lucrare rimborsi e finanziamenti dalla Regione Lombardia senza che ci fosse bisogno di questi interventi, gente che si è trovata con un rene o con un polmone in meno completamente sani! Gli imputati vengono arrestati nel giugno del 2008, nel giugno di due estati fa, soltanto un mese dopo, il 12 luglio di due estati fa (2008), il Pubblico Ministero chiede il rito immediato subito, “ li processiamo subito, abbiamo prove sufficienti, non c’è bisogno di indagini, quello che abbiamo fatto è già sufficiente”. Da quel momento il Pubblico Ministero chiede il rito immediato, decorre, comincia a ticchettare la bomba a orologeria prevista da questa nuova legge, facciamo il caso che questa nuova legge sia già in vigore. Parti a calcolare i due anni necessari per il primo grado nel momento in cui il Pubblico Ministero chiede il rito immediato, 12 luglio dell’anno scorso. Il Tribunale deve dunque processare questi imputati per 88 lesioni gravi, 40 truffe alla Regione Lombardia e alle A.S.L., diverse decine di falsi, perché questi poi falsificavano le cartelle cliniche; il 17 luglio 2008 il G.I.P. emette il decreto con cui manda a processo questi signori per questi reati; il Tribunale fa i miracoli e riesce a fissare la prima udienza entro pochissimo tempo: entro la fine dello stesso 2008. Un anno fa, il 2 dicembre 2008, il Tribunale comincia con la prima udienza, gli imputati sono nove, le parti civili sono 40, i malati scannati, gli Avvocati quindi sono quelli necessari per tutelare 40 parti civili e nove imputati, almeno 50 Avvocati. Aula bunker, il Tribunale un anno dopo è riuscito a celebrare 43 udienze, che sono tantissime: vuole dire una alla settimana, escluse le ferie; è rarissimo un processo che vada al ritmo di un’udienza alla settimana, oggi hanno rinviato il processo Mediaset, perché Berlusconi è barricato al vertice della Fao, è un noto cultore dei problemi della fame del mondo, rinviato a gennaio di due mesi, di tre mesi in tre mesi, qui una alla settimana le udienze, 43. Questi tre giudici stanno facendo i miracoli per fare in fretta e le fanno (le udienze) addirittura fino al tardo pomeriggio, conseguentemente ci sono, evidentemente, degli impiegati e dei cancellieri che stanno lì, anche se non pagano loro gli straordinari. Naturalmente questo collegio ha anche altri processi, non è che faccia un’udienza alla settimana: per questo processo utilizza una giornata alla settimana e poi ne ha tanti altri da celebrare; bene, hanno già sentito 154 testimoni, tre a udienza e hanno esaminato, hanno interrogato tutti e nove gli imputati, mancano i consulenti tecnici delle difese, perché ogni difensore vuole dimostrare che il suo cliente non ha fatto niente di male al paziente e quindi consulenze tecniche sulle operazioni a proposito di quei 40 pazienti che si lamentano. Naturalmente tutte le difese hanno chiesto di fare delle perizie mediche al Tribunale, per cui ci sono i consulenti di parte delle difese, ci sono i consulenti di parte delle parti civili, che sono 40 e poi ci sono i consulenti del Pubblico Ministero e hanno già chiesto al giudice di fare pure lui una perizia tecnica su quelle cose, conseguentemente immaginate quante consulenze, decine, decine e decine di consulenti e periti che andranno sentiti. E’ passato un anno dall’inizio dell’udienza, ma il processo deve durare due anni dal momento in cui il Pubblico Ministero chiede il rito immediato, che è una procedura un po’ diversa rispetto al rinvio a giudizio classico e quindi, se il processo non finisce entro luglio del 2010, ossia tra sette mesi, il processo è morto e, come vi ho detto, è un processo rapidissimo, è un processo che è durato un anno, dove hanno già fatto gran parte delle cose, ma ci sono soprattutto le perizie da esaminare. E’ assolutamente impossibile, salvo miracoli, che questo processo vada a conclusione e il risultato quale sarà? E’ che tra sei o sette mesi - a luglio del 2010 - il giudice, se non sarà riuscito a fare tutto, comprese le arringhe (nove), gli interventi delle parti civili (40), la requisitoria del Pubblico Ministero, le repliche degli Avvocati della difesa e della parte civile e poi la replica del Pubblico Ministero, se non sarà riuscito a fare tutto questo insieme alle perizie entro questi sei o sette mesi che gli mancano dovrà salutare i medici che scannavano la gente, i parenti degli scannati, gli scannati, il Pubblico Ministero e dire loro “ guardate, per non processare Berlusconi non possiamo più andare avanti, gli imputati sono liberi di tornare a fare quello che facevano prima, le vittime sono libere di tornare a leccarsi le ferite perché non avranno giustizia, e questo è il processo breve, anzi il processo morto per salvare il Presidente del Consiglio!”. Continuate a leggere Il Fatto Quotidiano e passate parola.

RETTIFICA di MARCO TRAVAGLIO - Ringrazio l'amico Alessandro che sul blog mi segnala una modifica legislativa che mi era sfuggita: il reato di oltraggio al pubblico ufficiale è stato reintrodotto in agosto. nel Passaparola di ieri ero rimasto fermo alla depenalizzazione di qualche anno fa.

Lo Struzzo Caimano


Brutta bestia, l’invidia. E anche la cattiva coscienza. Il mese scorso Francesco Piccolo, bravo scrittore e sceneggiatore nonché autore Einaudi, stroncava sull’Unità il Quaderno di José Saramago, rifiutato dalla mondadoriana Einaudi perché parla male di Berlusconi e pubblicato da Bollati Boringhieri (gruppo Garzanti). Ora, a stroncare Saramago provvede sul Sole 24 Ore un altro autore Einaudi, lo storico torinese Sergio Luzzatto.
A suo dire, quella dell’Einaudi contro Saramago non è stata censura, anzi: “C’è piuttosto da chiedersi se non abbia ecceduto in coraggio la Bollati Boringhieri, pubblicando un volume tanto superficiale e tanto ovvio. Una collezione di luoghi comuni gauchistes in forma di blog, non soltanto su Berlusconi ‘capo mafia’, ma su George W. Bush ‘bugiardo emerito’, sulla ‘povera Francia’ nelle mani del ‘signor Sarkozy’, sulla ‘rivoluzione morale’ necessaria a Israele, sulle ‘vaticanate’ di Papa Ratzinger e la Chiesa cattolica come il Titanic, su Roberto Saviano ‘maestro di vita’, sullo ‘tsunami benevolo’ di Obama eccetera”.
Purtroppo, incuranti degli sconsigli per gli acquisti di Piccolo e Luzzatto, i lettori continuano ad acquistare in massa il Quaderno di Saramago, che da due mesi troneggia in vetta alle classifiche dei libri più venduti. E forse è proprio questo il problema dei suoi detrattori einaudiani in conflitto d’interessi. Luzzatto non spiega perché mai Saramago, premio Nobel per la Letteratura 1998, non abbia il diritto di scrivere dove gli pare quel che pensa di Berlusconi, Sarkozy, Bush jr, Saviano, Ratzinger e Obama. Spiega invece che i suoi pensieri non vanno pubblicati. Dunque bene ha fatto l’Einaudi a rifiutare il libro a uno dei suoi autori più noti e apprezzati. La censura non c’entra, per carità, e nemmeno il desiderio di compiacere a padron Silvio. E’ che “gli ottantasette anni di Saramago sono troppi per un blogger”. Ecco finalmente spiegato il gran rifiuto dello Struzzo incrociato col Caimano: avendo 87 anni, Saramago è rincoglionito. Pubblicare ancora i suoi scritti è “eccesso di coraggio”. E il coraggio, come insegna don Abbondio, “se uno non ce l’ha, non se lo può dare”. Resta da capire come mai gli editori tedesco e spagnolo di Saramago, Rowohlt e Alfaguara, abbiano pubblicato il Quaderno senza tante storie: forse non prevedevano che il Luzzatto non avrebbe gradito. La prossima volta, prima di osare tanto, sarà il caso che lo interpellino: “Scusi, dottor Luzzatto, lei avrebbe qualcosa in contrario se noi pubblicassimo un premio Nobel?”. Prima di Saramago, Einaudi aveva già rifiutato le Poesie politiche postume di Giovanni Raboni (che non era soltanto anziano: era addirittura morto), il Duca di Mantova di Franco Cordelli (poi uscito da Rizzoli) e Il corpo del Capo di Marco Belpoliti (poi pubblicato da Guanda). Belpoliti, per la verità, ha appena 55 anni e Cordelli 66, ma lo Struzzo ha fatto lo struzzo pure con loro: forse perché anche i loro libri criticavano Berlusconi. O forse si tratta soltanto di coincidenze. Chissà che cosa scriverà lo storico Sergio Luzzatto quando farà la storia dell’Italia di questi anni, alla voce “censura”. Chissà se parlerà dei tanti intellettuali servili e frustrati che fingevano di non vederla, la chiamavano con un altro nome e, in pieno conflitto d’interessi, difendevano il loro editore-premier dipingendolo come un campione di tolleranza e liberalismo.
Non c’è soltanto Luzzatto. Impossibile dimenticare il dalemiano Andrea Romano, allora editor della saggistica einaudiana, che il 1° maggio 2006, in pieno caso Raboni, dichiarò al Corriere: “L’Einaudi è molto più a sinistra di me, che provengo dalla Fondazione ItalianiEuropei di Amato e D’Alema. Anzi, è più a sinistra di buona parte della sinistra. Conta la cultura manageriale della Mondadori: ma direi che il Caimano, se avesse agito diversamente, sarebbe stato autolesionista”. Oggi Romano, dopo due anni di Riformista, cioè di clandestinità, è approdato al Sole 24 Ore. Due anni fa il Corriere sentì anche Luzzatto. Il quale giurò che l’Einaudi era un paradiso di libertà, anzi un covo di antiberlusconiani: “C’è un pregiudizio ideologico di un sistema culturale contro la Einaudi. Lo Struzzo non ha mai rinunciato a fare un discorso culturale antiberlusconiano, indipendentemente dalla proprietà”. Mai avuto problemi?, gli domandò l’intervistatore. E Luzzatto, restando serio: “No, salvo un caso: per l’uscita de La crisi dell’antifascismo, scritto senza che nessuno storcesse il naso, mi hanno chiesto di non menzionare l’affiliazione di Berlusconi alla P2, con tanto del suo numero di tessera”. Ecco, se parli del sole e della pioggia, nessun problema. Se citi Berlusconi e la P2, te li fanno togliere. Ma non sono censori. Sono diversamente liberali.

Articoli | Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano del 18 novembre 2009

mercoledì 18 novembre 2009

La riforma dell'acqua su cui è stata posta la fiducia (Ddl Senato)


Il governo ha posto la fiducia sul decreto salva-infrazioni comunitarie che contiene anche la riforma dei servizi pubblici locali, compresa l'acqua. Il testo è dal 16 novembre all'esame dell'Aula della Camera dopo aver ottenuto il via libera dal Senato, ed è destinato a scadere il 25 novembre. Il decreto, approvato in prima lettura dal Senato, contiene l'attuazione di una serie di obblighi già giunti in scadenza per il ritardo o il non corretto recepimento della normativa comunitaria nell'ordinamento italiano. Tra gli argomenti affrontati: l'obbligo di consegna ai centri di raccolta dei pezzi usati asportati al momento della riparazione solo in capo alle imprese di autoriparazione, il funzionamento dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari, la promozione dell'ambientalizzazione delle imprese e delle innovazioni tecnologiche finalizzate alla protezione dell’ambiente e alla riduzione delle emissioni, l'individuazione di risorse per il Numero di emergenza unico europeo, i controlli in materia di sicurezza alimentare, i sistemi di misura installati nelle reti di trasporto del gas, l'adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica e le norme sul Made in Italy. II testo prevede in particolare che la quota di capitale in mano pubblica nelle società di gestione dei servizi scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati, rendendo di fatto obbligatorie le gare per l'affidamento dei servizi da parte degli enti locali.(17 novembre 2009)

Ddl Senato - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (testo)

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La fotografia è in genere un documento, la testimonianza di un ricordo che raffigura spesso persone e luoghi, ma talvolta può anche costituire lo spunto per fantasticare un viaggio ovvero per inventare un racconto e leggere con la fantasia l’apparenza visiva. (cliccando sopra la foto è possibile visionare il volume)

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Monte Pellegrino visto da casa natia di Acqua dei Corsari

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