Da qualche tempo a questa parte, appena
prende la parola, il che gli accade ormai di continuo, in una logorrea
esternatoria senza soste, anche due volte al giorno, prima e dopo i
pasti, il presidente della Repubblica piange. È una piccola
variante sul solito copione: il monito con lacrima. A questo punto
mancano soltanto le scuse al popolo italiano, unico abilitato a
disperarsi per lo schifo al quale è stato condannato da istituzioni e
politici irresponsabili. Cioè responsabili dello schifo. L’altro giorno,
mentre Letta Nipote garantiva agli americani che il suo governo era
stabile e coeso come non mai e B. raccoglieva le firme dei suoi 188
servi in Parlamento per minacciare di rovesciarlo, Napolitano definiva
“inquietante” la pretesa del Caimano di condizionarlo per fargli
sciogliere le Camere e interferire nei processi giudiziari. E lo dice a
noi? Sono anni e anni che lui, non noi, corre in soccorso
dell’Inquietante non appena è in difficoltà.
Lo fece nel novembre 2010, quando Fini presentò la mozione di
sfiducia al governo B. e lui ne fece rinviare il voto di un mese, dando
il tempo all’Inquietante di comprarsi una trentina di deputati.
Lo rifece nel novembre 2011, quando B. andò a dimettersi per mancanza
di voti alla Camera, e lui gli risparmiò le elezioni anticipate, dando
il tempo all’Inquietante di far dimenticare i suoi disastri quando i
sondaggi lo davano al 10 per cento. Lo rifece quest’anno, dopo la
batosta elettorale di febbraio (6,5 milioni di voti persi in cinque
anni): prima mandò all’aria ogni ipotesi di governo diverso
dall’inciucio, tappando la bocca ai 5Stelle che chiedevano un premier
fuori dai partiti; poi accettò la rielezione al Quirinale, sostenuta fin
dal primo giorno proprio da B., quando ancora Bersani s’illudeva di
liberarsi della sua tutela; infine impose le larghe intese, in barba
alle promesse elettorali di Pd e Pdl, e nominò premier Letta Nipote che,
come rivela Renzi nel suo libro, era stato scelto da B. prim’ancora che
dal Pd.
L’idea di consultare gli elettori gabbati per sapere che ne
pensavano (come si appresta a fare l’Spd con un referendum fra i suoi
elettori prima di andare a parlare con la Merkel), non sfiorò nessuno.
Tanto i giornaloni di destra, centro e sinistra suonavano i violini e
le trombette sulla “pacificazione” dopo “vent’anni di guerra civile”. E
B., semplicemente, ci credette: convinto che Napolitano e Pd l’avrebbero
salvato un’altra volta. Il Fatto titolò: “Napolitano nomina il nipote
di Gianni Letta”. Apriti cielo. A Linea notte Pigi Battista tuonò contro
quel titolo “totalmente insensato, eccentrico, bizzarro, non certo
coraggioso” perché “non riconoscere che Enrico Letta sia una figura di
spicco del Pd e scrivere che la sua unica caratteristica è essere nipote
di Gianni Letta è una scemenza. Non vorrei che passasse l’idea che ci
siano giornali, come il Corriere su cui scrivo, accomodanti e
trombettieri, e altri che dicono la verità, sono coraggiosi, stanno
all’opposizione”. Ieri il coraggioso Corriere su cui scrive Battista
pubblicava le foto di Enrico e Gianni Letta imbalsamati che sfrecciano
sulle rispettive auto blu dopo l’incontro al vertice di venerdì, quando
“a Palazzo Chigi arriva anche lo zio di Enrico, Gianni Letta. Incontri
non risolutori, che preparano il colloquio delle 18 al Quirinale”. C’era
da attendersi un puntuto commento del coraggioso Battista per
sottolineare quanto fosse insensata, eccentrica, bizzarra questa
simpatica riunione di famiglia fra il premier e lo zio, sprovvisto di
qualunque carica pubblica, o elettiva, o partitico, che ne giustificasse
la presenza a Palazzo Chigi.
L’indomani Napolitano lacrimava alla Bocconi perché B. ha “smarrito il rispetto istituzionale”. Perché, quando mai in vent’anni l’ha avuto? Per smarrire qualcosa, bisognerebbe prima possederla. Intanto il ministro Franceschini , in Consiglio dei ministri, si accapigliava con Alfano: “Voi volete solo salvare Berlusconi!”. Ma va? E quando l’ha scoperto? Infine ieri, mentre tutti parlavano di fine del governo e di “punto di non ritorno”, Napolitano dimostrava che il punto di non ritorno non esiste, la trattativa Stato-Mediaset è più che mai aperta.
L’indomani Napolitano lacrimava alla Bocconi perché B. ha “smarrito il rispetto istituzionale”. Perché, quando mai in vent’anni l’ha avuto? Per smarrire qualcosa, bisognerebbe prima possederla. Intanto il ministro Franceschini , in Consiglio dei ministri, si accapigliava con Alfano: “Voi volete solo salvare Berlusconi!”. Ma va? E quando l’ha scoperto? Infine ieri, mentre tutti parlavano di fine del governo e di “punto di non ritorno”, Napolitano dimostrava che il punto di non ritorno non esiste, la trattativa Stato-Mediaset è più che mai aperta.
Infatti chiedeva, eccezionalmente a ciglio asciutto, “l’indulto e l’amnistia”.
Ma sì, abbondiamo. Così sparirebbero per incanto i processi Ruby-1 e
Ruby-2, De Gregorio, Tarantini, Lavitola, la sentenza Mediaset e tutti i
reati commessi da B. ma non ancora scoperti. I detenuti perbene
dovrebbero dissociarsi e rifiutare di diventare gli scudi umani per
B.&N., a protezione del sistema più marcio della storia. Essi sì
avrebbero diritto a versare qualche lacrimuccia. Invece in Italia
lacrimano solo i coccodrilli: chi è causa del nostro mal, piange al
posto nostro.
Marco Travaglio (Jack's Blog - Il Fatto Quotidiano 29 settembre 2013)