Dal nostro caro amico Pippo Pappalardo:
Dialogo tra un venditore di almanacchi ed un cuore…… rabberciato.
- Almanacchi, almanacchi nuovi, lunari nuovi. Bisognano almanacchi?
- Amico, datemi un almanacco nuovo, ma che sia diverso, e che mi annunci un anno buono.
- Quello vecchio vi è, forse, dispiaciuto?
- Se devo essere sincero, si, mi è dispiaciuto, e non poco.
- E come vorreste quello nuovo?
- Vorrei non saperlo, ma vorrei che, almeno, fosse capace di restituirmi il tempo perduto.
- Quale tempo avete perduto, messere?
- Quello necessario per capire, ad esempio, le nuove immagini dei nostri corsisti, quello che ho smarrito per non aver vissuto l’otto marzo, quello che ho commentato per la ricorrenza delle dichiarazioni dei diritti umani ma non ho attraversato con i miei compagni di avventura; e poi, quello dei martedì mancati, delle birre non condivise, delle canzoni solo accennate, e, ancora, dei libri e dei sorrisi immaginati e scambiati solo a distanza, a troppa distanza.
- Beh, un lunario così affollato non saprei darvelo, né immaginarlo. Non potreste scriverlo da voi come se fosse un’agenda dei buoni propositi?
- E cosa dovrei appuntarvi? Di quella volta che ho avvertito come una meditazione nel “profilo di un’onda” che separava la terra dal mare, e vorrei parlarne ancora con chi, quell’onda, ha ascoltato? Oppure di una fotografia che ha “combattuto con un quadro” e, ancora, combatte? Oppure della “sagoma musicale di un pescatore” che mi ha raggiunto dal lontano Oriente? O, ancora, di un “girotondo d’anime” che mi ha invitato ad essere un anello di un infinito cerchio magico? Ogni giorno del nuovo lunario avrebbe avuto, invero, un volto, un nome, uno sguardo: adesso i giorni del vecchio almanacco sono finiti ed io non ho fatto in tempo a prendere qualche appunto.
- Messere mio, un lunario così come lo vuole lei lo si può solo sognare.
- No, assolutamente no. Deve esistere! Deve sapere che io l’ho guardato, fino ad oggi. Era nei volti dei miei amici, nei lunari da loro medesimi realizzati e i loro volti, erano cordiali, benevolenti, leggeri; ed io ho vissuto il loro tempo e loro il mio. Ed è stato bello. Te lo giuro! Ma qualcuno, qualcosa, quest’anno me l’ha rubato; ed ora vorrei che il tuo nuovo lunario mi garantisse che di quella perdita mi restasse almeno il ricordo.
- Non la seguo più messere. Io le posso augurare solo che i suoi desideri si avverino. Di più non posso. Ma che possa restituirle i ricordi, beh, mi sembra difficile.
- Se l’immagine si farà ricordo, quell’immagine diventerà memoria. Non avrebbe un almanacco, un lunario con le immagini dei miei amici, quelli che mi prendono in giro per le “pappalardate”, per le mie debolezze, per le mie infatuazioni fotografiche? Un lunario con i loro sorrisi intrisi di “rame di Napoli”, di “Fiasconaro”, di biscotti, ma anche di rime, canzoni, sogni, immagini, ninne nanne?
- In verità, messere, non ho mai visto un almanacco così formulato.
- Perché tu non sai che la Fata Turchina esiste veramente e cura il tuo cuore, prima e dopo i suoi incantamenti; perché tu non sai che gli amici ti soccorrono quando hai bisogno di allontanare i pensieri tristi e ti stimolano a riprendere i tuoi vecchi sentieri e, insieme, ritornano a camminarti accanto; talvolta, ancor quando hai viaggiato solo sulle carte geografiche, gli amici ti portano con loro e ti fanno uscire anche da un’anestesia che ti ha stregato con una affabulazione degna di Sherazade. Tutto questo, mi è stato rubato.
- Ma potrà riprenderselo!
- Si, ma quando questo avverrà sarò più vecchio e, magari, nel bosco delle mie immagini, qualche presenza non ci sarà più – o, peggio, non la riconoscerò! -.
- Strana cosa è il tempo. E pensare che ho avuto la presunzione di venderne qualche istante!
- Il tempo siamo noi, caro il mio venditore, e pertanto, ancorché mi dispiaccia, non comprerò il tuo calendario, ma cercherò nella memoria i volti dei miei compagni di avventura e di poesia, per ritrovare quel tempo che sto cercando e se ci sarà qualche assenza, qualche cicatrice, qualche lacrima, me ne farò una ragione, o meglio ne cercherò, pensa un po’ tu, la comune, condivisa speranza. Buon anno a te.
- Buon anno a Vostra Signoria e grazie della confidenza. Almanacchi, lunari, almanacchi nuovi.
Pubblicato sulla pagina ACAF di Facebook
P.S. - Racconto ispirato ad un bellissimo corto realizzato da Ermanno Olmi del 1954. Per confermare come spesso tutte le cose si ricollegano, Pippo mi ha raccontato che durante un suo incontro avuto con Olmi, parlando di questo filmato, il regista ebbe a dire che il tutto aveva avuto origine da una richiesta della Rai di andare a realizzare qualcosa che fosse collegata alla letteratura italiana. Nel caso, nella scelta, lui optò per Giacomo Leopardi che nel 1832 aveva pubblicato un breve dialogo appartenente alle
“Operette morali”, dal sapore malinconico e inquieto, noto come “Dialogo
di un venditore di almanacchi e di un passeggere. Anche questa precisazione di Pippo è una ennesima sua chicca regalata e che arricchisce il contenuto del suo scritto.