Nel mondo reale, sparire non è così difficile. Per lo meno se «Chi l’ha visto?» non si mette di mezzo. Ma cancellare tutte le tracce della nostra vita digitale diventa sempre più complicato. Tra computer, telefonini, email, social network, forum e blog far piazza pulita del mosaico di bit è un’impresa.
Quando si parla di dati memorizzati su pc, una pulizia accurata è possibile. L’importante è seguire qualche avvertenza. Non basta buttare i file nel cestino e svuotarlo. Diversi casi di cronaca recente (da Parmalat al giallo di Garlasco) hanno dimostrato che è possibile ricostruire i contenuti rimossi dal disco fisso. «Quando si svuota il cestino sul pc, i documenti non sono davvero cancellati – spiega Paolo Salin, manager di Kroll Ontrack, azienda leader nel recupero di file danneggiati - Restano accessibili finché non sono sovrascritti». Esistono programmi, anche gratuiti, che permettono il recupero di questi dati. E neppure un intervento più radicale, come la formattazione del sistema, ci mette del tutto al riparo da sorprese.
Il consiglio è allora di ricorrere a un programma specifico di “Wiping” (pulizia) o “Shredding” (“fare a pezzetti”) del disco fisso. Quelli più sofisticati rendono del tutto irrecuperabili i dati, senza danneggiare l’hard disk.
Per i più paranoici l’alternativa è la distruzione fisica del supporto di memoria. Su Internet i consigli abbondano: si va dall’acido muriatico, all’uso di campi magnetici, al forno a microonde (pare ottimo per i cd-rom), fino al più classico “sega elettrica e martello”. «Ma in quest’ultimo caso sinceratevi di ridurlo in pezzetti davvero piccoli, perché se no possiamo recuperarlo», chiosa Paolo Salin che ricorda come furono ricostruiti gli hard disk dello Shuttle Columbia esploso nel 2003. Il discorso è più o meno analogo per i cellulari. Anche qui esistono efficaci software di pulizia.
La faccenda si fa più complessa quando si passa ai dati sul web. Soprattutto se - tra Facebook, MySpace, Twitter e blog - la nostra identità digitale è aggiornata con continuità. Oggi i “cacciatori di teste” esaminano i candidati cercando anche sui social network. Per evitare affannose corse a cancellare vecchi video in cui si fumano sostanze proibite o si tracanna whisky, è meglio tenere presente la posizione del Ceo di Google, Eric Schmidt: «Se c’è qualcosa che vuoi nascondere agli altri, allora non dovresti fare del tutto quella cosa». È la privacy versione XXI secolo.
Il professor Antonio Pizzetti, presidente dell’autorità Garante per la privacy, mette l’accento sull’informazione personale: “I cittadini devono imparare a distinguere tra comunità chiuse, in cui si fa solo “comunicazione”, e pagine web aperte, in cui si applica il codice della privacy. Tenendolo presente si eviterebbero il 90% dei comportamenti illegittimi”.
Le informative dei siti sui personali, aggiunge Pizzetti «non sono ancora adeguate. Abbiamo chiesto un metodo a pop-up del testo, tipo pubblicità, e uno sportello reclami più visibile». La posizione di Google è chiara:«Offriamo agli utenti una reale scelta in merito alla gestione dei loro dati, attraverso strumenti quali la Privacy Dashboard (www.google.com/dashboard), un pannello di controllo dal quale chiunque può controllare e gestire le informazioni del suo account Google», dice la portavoce dell’azienda per l’Italia, Simona Panseri.
Sia Google che Facebook offrono una pagina in cui è possibile cancellare il proprio profilo, rendendo inaccessibili i file su di esso memorizzati. Chi teme di dimenticare in giro per la rete qualche file importante, può rivolgersi a un’azienda specializzata nel ripulire la reputazione online. Ne esistono diverse, da ReputationDefender.com a TigerTwo.co.uk, solo per citarne un paio. Si parte da una decina di euro al mese.
Paolo Ottolina (Corriere della sera - 20 febbraio 2010)
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