Strada solitaria, di sera. Arriva lentamente una coppia di innamorati che passeggiano. Si fermano.
Lui: Che sera d’incanto, che luna e che silenzio, in questa strada solitaria!
(fa per abbracciarla).
Lei: Non approfittarne. Potrebbe passare gente.
Lui: Non c’è nessuno. Un solo bacio, ti supplico. Uno di quei lunghi baci durante i quali le anime si fondono in un unico sospiro e quasi si desidera morire, lentamente, dolcemente, in una estasi di felicità. (l’abbraccia)
I due uniscono le loro bocche in un lungo bacio. Una breve pausa, durante la quale, mentre i due restano con le bocche unite nel lungo bacio, la luce diventa violetta e comincia un sottofondo musicale suggestivo: per esempio il Valzer lento di Moskowky; e contemporaneamente s’odono i pensieri dei due che le loro voci registrate dicono con altoparlante, acciocché non si confondano i discorsi. Naturalmente, s’immagina che nessuno dei due oda i pensieri dell’altro.
Lui (pensieri): Come è strana la vita! Si pensa che queste cose debbano essere divine, ma dopo il primo momento si è smontati. In fondo, questi baci lunghissimi non valgono la loro fama. Si prova un certo brivido quando le labbra si uniscono, ma poi ci si fa l’abitudine. Ecco qua, io non provo un’emozione molto forte, anzi non provo nessuna emozione. Posso guardare intorno… (sempre restando bocca a bocca con Lei, cerca di occhieggiare furtivamente intorno e prosegue) … distrarmi, pensare ad altro. Oh, giusto, bisogna che mi rammenti, domani, di farmi tagliare i capelli. (con una mano si carezza la zazzera)
… D’altronde, non voglio essere io il primo a staccarmi. Lei crede che io sia in estasi… (si gratta un polpaccio) … e bisogna coltivare la sua illusione. Non capisco perché le donne smaniino tanto per questi baci interminabili. Per esse, questi sono fatti d’importanza capitale. Tra l’altro, mi sta per cadere il cappello. Chissà che ora sarà? … (cerca di vedere l’ora dall’orologio da polso del braccio con cui stringe Lei. E continua) … Non ci si vede un accidente. Però potrebbe ben decidersi a staccarsi, adesso. Dio mio, non si può restare eternamente così. Almeno arrivasse un vigile o una guardia di pubblica sicurezza, o un’altra coppia di innamorati, i un passante… (c.s. scruta nelle ombre) Macché, nemmeno un cane. Siamo soli ed indisturbati. E la situazione diventa insostenibile.
Lei (pensieri): Come siamo diverse dagli uomini, noi donne! Noi proviamo un piacere riflesso. Godiamo della gioia che diamo. Perché in fondo, se dicessi che questo lunghissimo bacio mi dà l’ebbrezza, non sarei sincera. Anzi, passato il primo momento, debbo confessare che non provo più niente. Però, non voglio staccarmi io per prima. Lui si immagina che io provi i suoi stessi sentimenti, e gli darei un dispiacere, se lo deludessi. Aspettiamo che si stacchi lui. Ma intanto non si decide, e non si può andare avanti così. Accidenti, com’è assetato delle mie labbra! Purtroppo non passa un’anima viva. Ci vorrebbe un pretesto per staccarsi. Oh, se incominciasse a piovere! (furtivamente e restando abbracciata allunga una mano alle spalle di lui per sentire se piove. E continua) … Macché! C’è un chiaro di luna limpido, accidenti.
Durante i due monologhi, piccole azioni furtive dei due innamorati sempre uniti nell’interminabile bacio. Lui si mette a posto il cappello che sta per cadergli, lei s’accomoda una ciocca di capelli, ad libitum. Terminato il monologo di lei, i due restano per un attimo nell’imbarazzante situazione, tendendo l’orecchio, con la speranza di udire avvicinarsi un passo, finché, al fruscio di una foglia che cade, si staccano precipitosamente, fingendo di credere che arrivi qualcuno.
Lui (barcolla: Ah! …
Lei (con voce strozzata, mano sulla fronte): Tu mi uccidi!...
Sipario.
Achille Campanile
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