Nell’Italia delle caste e delle rendite di posizione può anche succedere che una web tv cittadina venga invitata a farsi da parte, magari addirittura spenta. La sua unica responsabilità è che in questo canale di comunicazione cittadini di ogni ordine e grado condividono video, testimonianze, pareri sulla città.
Ha dell’incredibile l’esposto depositato alla Procura di Pordenone dall’ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia nei confronti di Francesco Vanin, amministratore delegato di Pnbox, web tv cittadina nata a Pordenone, piattaforma online che non è testata registrata. Vanin, fondatore della web tv che oggi dà lavoro a quattordici collaboratori, sarebbe reo di “aver diffuso gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità, politica e spettacolo”. Insomma, Vanin sarebbe responsabile di ciò che fanno abitualmente migliaia di piattaforme informative, blog, web radio, web tv.
Il fatto è tanto grave quanto paradigmatico: viviamo in un Paese di apparati e quindi creare occasioni di confronto in rete significa infrangere l’ordine costituito. Ma come si fa a pensare che per fare web tv occorra necessariamente essere giornalista? Non è anacronistico ipotizzare, nell’era di Internet e in assoluta controtendenza rispetto a quello che accade in ogni altra parte del mondo, che per raccontare un evento al quale abbiamo partecipato o che abbiamo visto accadere serva un tesserino dell’ordine? L’ordine sembra quindi sostenere che soltanto chi è munito di tesserino possa fare informazione e diffondere notizie.
Il capo d’accusa pone a rischio tutta l’informazione online, come ha giustamente ricordato l’avvocato Guido Scorza in un suo post sul blog del Fatto: “Personalmente credo che mentre la professione e la professionalità dei giornalisti vada tutelata e salvaguardata in ogni modo come quella di chi è chiamato a garantirci ogni giorno un’informazione libera, affidabile e di qualità, il citizen journalism e l’informazione partecipativa e dal basso del web 2.0 siano un fenomeno prezioso ed irrinunciabile per ogni Paese democratico del presente e del futuro”.
L’azione promossa dalla procura della Repubblica di Pordenone su denuncia del consiglio regionale dell’ordine dei giornalisti contro Vanin e la sua web tv è autentico attacco alla libertà di informazione online, al fare impresa sostenibile attraverso la rete. E, in fondo, un attacco a tutti noi che in rete lavoriamo e ci informiamo.
Giampaolo Colletti (Il Fatto Quotidiano - 4 aprile 2012)
Ha dell’incredibile l’esposto depositato alla Procura di Pordenone dall’ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia nei confronti di Francesco Vanin, amministratore delegato di Pnbox, web tv cittadina nata a Pordenone, piattaforma online che non è testata registrata. Vanin, fondatore della web tv che oggi dà lavoro a quattordici collaboratori, sarebbe reo di “aver diffuso gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità, politica e spettacolo”. Insomma, Vanin sarebbe responsabile di ciò che fanno abitualmente migliaia di piattaforme informative, blog, web radio, web tv.
Il fatto è tanto grave quanto paradigmatico: viviamo in un Paese di apparati e quindi creare occasioni di confronto in rete significa infrangere l’ordine costituito. Ma come si fa a pensare che per fare web tv occorra necessariamente essere giornalista? Non è anacronistico ipotizzare, nell’era di Internet e in assoluta controtendenza rispetto a quello che accade in ogni altra parte del mondo, che per raccontare un evento al quale abbiamo partecipato o che abbiamo visto accadere serva un tesserino dell’ordine? L’ordine sembra quindi sostenere che soltanto chi è munito di tesserino possa fare informazione e diffondere notizie.
Il capo d’accusa pone a rischio tutta l’informazione online, come ha giustamente ricordato l’avvocato Guido Scorza in un suo post sul blog del Fatto: “Personalmente credo che mentre la professione e la professionalità dei giornalisti vada tutelata e salvaguardata in ogni modo come quella di chi è chiamato a garantirci ogni giorno un’informazione libera, affidabile e di qualità, il citizen journalism e l’informazione partecipativa e dal basso del web 2.0 siano un fenomeno prezioso ed irrinunciabile per ogni Paese democratico del presente e del futuro”.
L’azione promossa dalla procura della Repubblica di Pordenone su denuncia del consiglio regionale dell’ordine dei giornalisti contro Vanin e la sua web tv è autentico attacco alla libertà di informazione online, al fare impresa sostenibile attraverso la rete. E, in fondo, un attacco a tutti noi che in rete lavoriamo e ci informiamo.
Giampaolo Colletti (Il Fatto Quotidiano - 4 aprile 2012)
Auguri di una serena Pasqua a te e a tutti i tuoi cari.
RispondiElimina