L’erba del vicino è sempre più verde. E’ un modo di dire che avrebbe un fondamento nella realtà a causa del modo in cui il nostro cervello ci fa percepire il lavoro compiuto dagli altri. Sembra infatti che il nostro cervello si sia evoluto in modo tale da percepire più lievi le fatiche altrui nel compiere un’azione impegnativa o un lavoro.
Si potrebbe definire un errore di calcolo da parte del nostro cervello, ma nulla toglie che nell’evoluzione della nostra specie sia una caratteristica che sia tornata utile ai nostri antenati per percepire la paura in maniera amplificata.
Lo ha dimostrato lo studio condotto da Antonia Hamilton, dell'Institute of Cognitive Neuroscience presso l’ University College London (UCL) e pubblicato sulla rivista Current Biology.
I volontari arruolati nell'esperimento dovevano trasportare un pacco e giudicare il peso di un altro pacco trasportato trasportato da alcuni attori. Questi ultimi, a giudizio dei partecipanti, facevano sempre un lavoro piu' leggero del loro.
Per capire le azioni degli altri il nostro cervello imita l'azione stessa osservata. Quindi se questa implica dei movimenti nel cervello dell'osservatore si mettono in moto le stesse aree cerebrali che si accenderebbero se fosse lui in prima persona a compiere l'azione. Questa simulazione prende il nome di empatia quando entriamo nella sfera dei sentimenti piu' che delle azioni. I ricercatori hanno scoperto che, mentre la percezione del lavoro altrui e' accurata quando l'osservatore se ne sta comodo a guardare l'altro all'opera, delle perturbazioni o deviazioni dalla realta' intervengono quando l'osservatore stesso sta compiendo lo stesso tipo di lavoro che grava contemporaneamente sulle spalle del vicino. Negli esperimenti i volontari dovevano trasportare un pacco di 750 grammi, considerato pesante, o uno di 150 considerato invece leggero. Altre persone, contemporaneamente, trasportavano altri pacchi. La Hamilton ha chiesto ai partecipanti di giudicare la fatica degli altri: quando trasportavano il pacco da 750 grammi gli individui coinvolti giudicavano il pacco degli attori sempre piu' leggero del loro, anche quando non lo era.
Secondo la Hamilton l'erba del vicino e' quindi sempre piu' verde, perche', quando siamo presi in prima persona a compiere un lavoro, alcuni dei centri motori del nostro cervello, quelli che dovrebbero accendersi per imitare, e quindi percepire con esattezza il lavoro di altri, sono impegnati contemporaneamente a seguire il nostro corpo e fanno male i loro calcoli nel valutare il lavoro altrui.
Il nostro cervello è legato alla visione dell’azione delle altre persone e mescola le informazioni relative al nostro lavoro e quello, altrui aiutandoci così ad affrontare le situazioni sociali. Nel compiere questo mix però, il nostro cervello viene influenzato nel suo giudizio facendo ritenere il lavoro degli altri più semplice.
Lo ha dimostrato lo studio condotto da Antonia Hamilton, dell'Institute of Cognitive Neuroscience presso l’ University College London (UCL) e pubblicato sulla rivista Current Biology.
I volontari arruolati nell'esperimento dovevano trasportare un pacco e giudicare il peso di un altro pacco trasportato trasportato da alcuni attori. Questi ultimi, a giudizio dei partecipanti, facevano sempre un lavoro piu' leggero del loro.
Per capire le azioni degli altri il nostro cervello imita l'azione stessa osservata. Quindi se questa implica dei movimenti nel cervello dell'osservatore si mettono in moto le stesse aree cerebrali che si accenderebbero se fosse lui in prima persona a compiere l'azione. Questa simulazione prende il nome di empatia quando entriamo nella sfera dei sentimenti piu' che delle azioni. I ricercatori hanno scoperto che, mentre la percezione del lavoro altrui e' accurata quando l'osservatore se ne sta comodo a guardare l'altro all'opera, delle perturbazioni o deviazioni dalla realta' intervengono quando l'osservatore stesso sta compiendo lo stesso tipo di lavoro che grava contemporaneamente sulle spalle del vicino. Negli esperimenti i volontari dovevano trasportare un pacco di 750 grammi, considerato pesante, o uno di 150 considerato invece leggero. Altre persone, contemporaneamente, trasportavano altri pacchi. La Hamilton ha chiesto ai partecipanti di giudicare la fatica degli altri: quando trasportavano il pacco da 750 grammi gli individui coinvolti giudicavano il pacco degli attori sempre piu' leggero del loro, anche quando non lo era.
Secondo la Hamilton l'erba del vicino e' quindi sempre piu' verde, perche', quando siamo presi in prima persona a compiere un lavoro, alcuni dei centri motori del nostro cervello, quelli che dovrebbero accendersi per imitare, e quindi percepire con esattezza il lavoro di altri, sono impegnati contemporaneamente a seguire il nostro corpo e fanno male i loro calcoli nel valutare il lavoro altrui.
Il nostro cervello è legato alla visione dell’azione delle altre persone e mescola le informazioni relative al nostro lavoro e quello, altrui aiutandoci così ad affrontare le situazioni sociali. Nel compiere questo mix però, il nostro cervello viene influenzato nel suo giudizio facendo ritenere il lavoro degli altri più semplice.
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