Si apre il processo Ruby a Milano. E com’è giusto che sia, visto che anche altri dibattimenti subiscono lunghi rinvii, per la prima udienza operativa se ne riparlerà il 31 maggio. Dopo le elezioni amministrative. Un’equilibrata scelta dei giudici. Non altrettanto si può dire per quello che sta succedendo a Roma, tra Camera e Senato. Un Parlamento impegnato a fare soltanto un’arte: salvare il premier.
All’insegna del “salva Silvio” ecco l’ultima novità già approvata in commissione Giustizia a palazzo Madama. Il pidiellino Mugnai, quatto quatto, ha sfruttato il ddl sul rito abbreviato (negato per i reati più gravi) in arrivo dalla Camera e ci ha piazzato dentro una vecchia idea di Niccolò Ghedini, che già figura nel ddl monstre sul processo penale, e che il deputato Enrico Costa stava per presentare alla Camera in autunno. Repubblica lo aveva ribattezzato “processo lungo”. Stabilisce che in dibattimento il giudice deve accettare tutti i testi presentati dalle difese, senza “potarli”, come avviene adesso, e come proprio Ghedini ha lamentato nei processi contro il premier. Da ultimo, appena due settimane fa, per il caso Mediaset.
Non basta. Ecco un’altro cavallo di battaglia ghediniano, il divieto tassativo di utilizzare una sentenza passata in giudicato, come nel caso Mills quella contro l’avvocato londinese David Mills, per evitare di rifare daccapo l’istruttoria in udienza. E’ la famosa legge Falcone, pensata per evitare che nei processi di mafia ogni volta si dovesse dimostrare daccapo pure l’esistenza di Cosa nostra.
Il “processo lungo” marcia spedito al Senato verso l’aula. E alla Camera, in aula, sta per approdare il processo breve con la prescrizione breve. Contraddizione? Una maggiorabnza impazzita? Macché. Il contrasto è palese, ma chisseneimporta visto che serve per “salvare Silvio”. La prescrizione breve per gli incensurati, “un’irrazionale amnistia” secondo il Csm che vota un durissimo documento proprio in queste ore, accorcia irrazionalmente i tempi dell’azione penale per chi non ha commesso reati, ma è in quel momnento sotto processo, e quindi un reato lo ha commesso. Ma siccome è uno solo merita un cadeau. Il tempo in cui lo Stato può esercitare il diritto alla giustizia si riduce dal massimo della pena più un quarto al massimo più un sesto. E Berlusconi è subito fuori dal processo Mills. Quanto al processo breve, tre anni in primo grado, due in secondo, uno e mezzo in Cassazione, servirà soprattutto come strumento per colpire i giudici scomodi e far aprire contro di loro un processo disciplinare.
A questo lavorano senatori e deputati. Per “salvare Silvio” in ogni modo possibile. Anche con norme contraddittorie. Ma tanto basta che servano.
Liana Milella (La Repubblica - 6 aprile 2011)
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