Sei settimane fa è nato mio figlio secondogenito, 10 anni circa dopo la
nascita di mia figlia Lisa. Andrea è stato messo al mondo dalla mia compagna di
vita ed è stato un regalo immenso per tutta la nostra famiglia.
In quell'occasione scrissi il pezzo che potete leggere sotto per tentare di raccontare in poche linee il mio percorso di donna, di lesbica, di madre. Un pezzo che pubblicai sul mio profilo facebook per condividerlo con le tante persone che s'interessano al fenomeno della genitorialità delle persone omosessuali. Le reazioni, le numerose condivisioni, i bei commenti mi hanno lasciato pensare che valeva la pena riproporvelo come primo pezzo su questo blog: una specie di presentazione, personale e politica, di un percorso di vita.
Buona lettura.
In quell'occasione scrissi il pezzo che potete leggere sotto per tentare di raccontare in poche linee il mio percorso di donna, di lesbica, di madre. Un pezzo che pubblicai sul mio profilo facebook per condividerlo con le tante persone che s'interessano al fenomeno della genitorialità delle persone omosessuali. Le reazioni, le numerose condivisioni, i bei commenti mi hanno lasciato pensare che valeva la pena riproporvelo come primo pezzo su questo blog: una specie di presentazione, personale e politica, di un percorso di vita.
Buona lettura.
Ogni giorno nascono migliaia di figli che spesso fanno la
gioia delle loro famiglie e rendono la vita dei propri genitori più bella e più
ricca. Tutti i genitori del mondo guardano alle loro creature come se fossero
la settima meraviglia del mondo e per certi versi ogni nuovo nato lo è per
tutte le promesse e le speranze che sembra portare. Ogni volta e per tutti, un
nuovo figlio è (o dovrebbe essere) nello stesso tempo, una meraviglia e la
continuazione quasi banale della vita. Ma per una donna lesbica nata nel 63,
dire queste tre semplici parole, "I miei figli", rileva di un
qualcosa di quasi magico, di straordinario comunque. Eppure nel mio immaginario
di bambina e di adolescente ho sempre visto nel mio futuro di donna anche una
madre. E nello stesso tempo ho affermato, molto presto e determinata: "non
mi sposerò mai". Due cose che nella testa di mia madre erano inconcepibili
e forse anche nella mia ma non sapevo bene il perché. E poi a 17 anni
l'incontro con Raphaelle e poco dopo la consapevolezza chiara e limpida che la
mia vita l'avrei costruita con una donna. Ricordo ancora perfettamente quel
giorno del maggio del 1982 quando ogni cosa finalmente aveva trovato il proprio
posto e le parole potevano nominare ciò che sentivo e non avevo capito fino a
ora. Ero incontestabilmente lesbica e la cosa non mi spaventò e non mi fece
ribrezzo e non mi sentii non adeguata o strana o diversa. Al contrario mi
sentivo finalmente realizzata e capivo ogni cosa e mi sentivo finalmente libera
e piena e intera. Però ricordo anche che quel giorno stesso, dissi alla donna
che amavo "peccato, non avremmo mai figli". Ero troppo giovane e
innamorata per esserne davvero ferita in quel momento. Era solo una
constatazione serena. Era una rinuncia formulata: essere lesbica e decidere di viverlo
pienamente voleva dire semplicemente non avere figli. Avevo come tutti
assorbito un concetto mai veramente espresso ma pesante e presente come un
macigno: gli omosessuali sono sterili; non sterili biologicamente certo ma sono
persone a cui viene imposta una sterilità sociale indiscussa e indiscutibile.
Gli unici omosessuali che avevano figli erano quelli che rientravano nel
sistema, sposandosi e dando all'esterno un'immagine che corrispondeva a quella
che ci si aspettava da un uomo, da una donna. Una vita falsa insomma che non
ero disposta a vivere. Quanti matrimoni combinati, quanta ipocrisia, dolori, e
anche arrangiamenti tra gay e lesbiche che ancora oggi purtroppo perdurano ! E
poi i tanti che in buona fede ci provavano, si sposavano, e poi divorziavano,
spesso con molti drammi e solitudine per figli e genitori. I miei figli. I miei
figli hanno due mamme. Nel 78, avevo 15 anni, in piena adolescenza ribella e mi
ricordo ancora con quanta attenzione e curiosità vidi la notizia della nascita
di Louise Brown, la prima bambina al mondo nata grazie a un concepimento in
vitro, una fivet. Mi sembrava straordinario e non so come spiegarlo ma sentivo
senza capirlo che questa cosa mi riguardava da molto vicino. I miei figli sono
nati tutti e due grazie a una fivet e grazie a doni di gameti esterni alla
coppia. Sono nati perché un giorno, avevo 38 anni, capii una cosa semplicissima
ma rivoluzionaria: io non ero sterile e nemmeno la mia compagna era sterile.
Ciò che ci aveva rese sterili fino allora erano due elementi che potevano
trovare soluzioni entrambi: il primo elemento era estremamente potente,
l'oppressione sociale ; il secondo aveva soluzioni immediate se si riusciva a
superare il primo : la mancanza di un gamete maschile. Tutto il resto
funzionava o almeno poteva funzionare o era programmato per funzionare. E io
potevo diventare madre semplicemente se passavo da un concetto all'atro, da una
consapevolezza all'altra e cioè dalla sterilità sociale imposta alla molto più
semplice sterilità di coppia. Scoprii in effetti con liberazione che la nostra
vera sterilità era una semplice sterilità di coppia, equivalente in tutto e per
tutto alla sterilità che affliggeva migliaia di coppie eterosessuali incapaci
di concepire per motivi "tecnici" : aspermia, ovuli non adeguati,
uteri assenti e mi resi conto che la scienza poteva aiutare noi come aiutava
loro. I miei figli sono nati perché abbiamo rifiutato l'imposizione della
sterilità obbligata per le coppie e le persone omosessuali. Perché piano piano
abbiamo disimparato a "non pensarci", a negarci questa possibilità. I
miei figli sono nati grazie a Louise Brown e a Robert Geoffrey Edwards e alle
centinaia di migliaia di coppie infertili che non si sono arrese "al
destino" "alla volontà di dio" alla "maledizione". Oggi
nel mondo nascono bambini grazie alle PMA ogni secondo e ognuno di loro è un
regalo straordinario che la vita e la scienza fa ai loro genitori e ai bambini
stessi. Il fatto che alcuni di questi genitori felici e appagati siano
omosessuali dovrebbe essere un particolare che non cambia nulla alla magia dei
fatti. Un particolare per certi aspetti perché una famiglia è una famiglia è
una famiglia, punto. Ma una rivoluzione per tanti altri aspetti... Nelle nostre
famiglie ci sono adulti consapevoli e preparati e bimbi che sanno tutto della
loro storia e che crescono con la consapevolezza di essere stati desiderati più
di ogni altra cosa e questo, insieme ai baci e ai rimproveri fa diventare loro
grandi e forti anche per affrontare l'omofobia, la stupidaggine, l'ignoranza.
Nelle nostre famiglie, si cresce nella verità della propria storia e si impara
che è l'amore che crea una famiglia e che l'amore è più forte dei legami di
sangue, dei cromosomi e anche delle leggi. Si impara anche che una mamma può
assumere un ruolo tradizionalmente paterno e un papà quello tradizionalmente
materno e che queste fluttuazioni non cambiano nulla per i figli ma sono
importanti per tutti poiché offrono un modello in cui i ruoli di genere saltano
in aria per dare libertà a tutti quanti. Quando un bambino cresce nella verità,
nell'amore, nel rispetto e nei limiti protettivi che gli danno adulti
amorevoli, questo bambino crescerà forte e sicuro.
E quello che io, Raphaelle e i nostri figli auguriamo a tutti i bambini del
mondo.
Giuseppina La Delfa (Presidente Associazione Famiglie Arcobaleno)
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