Testo:
"Buongiorno a tutti, vorrei parlarne forse per l’ultima volta, spero, forse no- se non ce ne sarà più bisogno non lo faremo, altrimenti ci ritorneremo- del caso Marrazzo, perché il caso Marrazzo non è importante soltanto per quello che è successo, ma è importante anche per quello che racconta al di fuori dei fatti avvenuti quel giorno, credo forse il 3 luglio scorso, in Via Gradoli 96. Intanto ci insegna come è importante avere dei giornali liberi e lo spiego tra un attimo, intanto ci insegna come è importante che i giornali liberi raccontino i particolari, i dettagli anche minimi di queste vicende senza il condizionamento e con grande professionalità. In terzo luogo, dimostra che non tutti quelli che sono iscritti all’ordine dei giornalisti in Italia fanno lo stesso mestiere e ancora dimostra come, in Italia, ci sia ormai da anni una centrale della diffamazione, della calunnia, del dossieraggio che, immancabilmente, si rivolge in una certa direzione, perché in quella direzione sa, oppure spera di poter trovare terreno fertile, soldi, posti, favori, in cambio di informazioni che possano sputtanare qualche avversario politico o qualche ritenuto avversario politico. Vado con ordine.
L'importanza della libera informazione - La prima cosa è l’importanza di un’informazione libera e non condizionata: avete visto da quanti punti di vista si poteva raccontare il caso Marrazzo, il caso Marrazzo, appena esplode, viene raccontato dal punto di vista più ovvio e anche più pruriginoso e appetitoso per le curiosità morbose e voyeristiche del pubblico che compra i giornali e guarda la televisione, ovvero il Presidente della Regione Lazio, volto noto della televisione, difensore civico con Mi Manda RAI Tre, va con i trans e tutti gli aspetti, la moglie, la famiglia, i figli, il dramma, il convento, i trans, il posto, l’auto blu etc. etc.. Questo è l’aspetto, l’unico aspetto sul quale si sono concentrati i giornali di Berlusconi e i giornali fiancheggiatori di Berlusconi. Secondo me è l’aspetto meno interessante, o meglio è l’aspetto che meno dovrebbe interessare a un cittadino, perché al cittadino i gusti sessuali del governatore del Lazio non devono interessare, a meno che i gusti sessuali del governatore del Lazio non influenzino l’azione di governo del governatore del Lazio: nel qual caso, il cittadino ha tutto il diritto e anzi il dovere di interessarsi dei suoi gusti sessuali e di pretendere che non influenzino le sue scelte. Se influenzano le sue scelte irreparabilmente, il cittadino deve pretendere che il governatore se ne vada, quindi l’aspetto trans di per sé non deve interessarci. E non ne sapremmo nulla, se non fosse stata commessa una serie gravissima di reati da parte di un gruppo, di una banda, di una gang di Carabinieri che ha fatto irruzione in quella casa, filmando una scena che avrebbe dovuto rimanere confinata in quella casa e che mai avrebbe dovuto essere divulgata, perché atteneva esclusivamente alla privacy del governatore. Altra faccenda è la droga, si è detto: intanto bisogna stabilire se la droga ce l’hanno messa i Carabinieri, lì vicina al tesserino in bella mostra, oppure se era lì per una sniffata che coinvolgeva il governatore o se era lì per altri clienti o cose di questo genere. Al momento non lo sappiamo, ma anche quello, il consumo di droghe in una casa privata è evidente che non sarebbe mai venuto fuori, se questi Carabinieri non avessero commesso il reato di irrompere con la forza dentro un domicilio senza il mandato di perquisizione, quindi illegalmente, di fare violenza al governatore costringendolo a sottoporsi al filmato e a firmare degli assegni: violenza che, tra l’altro, si nota dal racconto di chi ha visto questo videotape nelle parole del governatore, che dice “ non mi rovinate, non avrete mica chiamato i giornalisti sotto?”, pensava di essere nelle stesse condizioni in cui si trovò Lapo Elkann qualche anno fa, quando chi di dovere gli aveva fatto trovare, tra l’altro in un momento in cui era tra la vita e la morte, i fotografi, i paparazzi, almeno un paparazzo sotto lo stabile. Senza questa violenza, senza quest’irruzione illegale, senza questa violazione della privacy, senza questa estorsione, la firma degli assegni, mai sarebbe venuto fuori tutto questo e quindi non lo conosceremmo e neanche dovremmo conoscerlo, a meno che il governatore fosse un tossicodipendente il cui rapporto con la cocaina lo rendesse inadatto a fare il governatore, ma allora immaginate quanti uomini politici e pubblici amministratori dovrebbero lasciare il loro posto.
Meglio sapere tutto - Veniamo a conoscere questi fatti a causa di una serie di reati commessi da questi Carabinieri, altrimenti non sapremmo niente: non dico che sarebbe meglio non sapere niente, paradossalmente alla fine è meglio che si sia saputa questa cosa, è meglio per noi e forse, dal punto di vista pubblico, è meglio anche per lo stesso povero Marrazzo, perché mettetevi un attimo nell’ottica di una scena diversa, cioè i Carabinieri non vengono arrestati, il videotape non viene sequestrato, perché? Perché nessuno scopre che i Carabinieri hanno fatto quel video per ricattare, oppure per fare ricattare Marrazzo da qualcun altro, perché è questo che stiamo cercando di capire in questi giorni: se i Carabinieri lo volevano ricattare loro facendosi dare dei soldi, dei favori, delle promozioni da Marrazzo, oppure se lo volevano, quel video, vendere a qualcuno subappaltando il ricatto. E’ molto probabile che fosse questa seconda ipotesi, perché sapete che quei tre o quattro, addirittura cinque pare siano, Carabinieri che stavano gestendo la cosa, nel momento in cui, poche ore dopo aver filmato e estorto quei tre assegni a firma Marrazzo, oltre a avergli rubato qualche migliaio di Euro, non hanno portato avanti il loro ricatto, tant’è che gli assegni non li hanno incassati e, a parte una telefonata che poi non ha prodotto niente altro, non hanno chiesto esplicitamente qualcosa a Marrazzo, anche se quest’ultimo, convinto che loro lo volessero ricattare, pare che avesse offerto di dare loro una mano per fare carriera nell’arma dei Carabinieri. Loro in realtà il ricatto non l’hanno condotto in prima persona: sono Carabinieri, saranno delinquenti, vedremo, da quello che pare abbiano fatto direi di sì, ma stupidi non sono, il rischio che venissero presi se avessero condotto loro le trattative era molto alto e quindi che cosa fanno loro? Loro sanno di avere in mano la gallina dalle uova d’oro, il videotape e sanno o sperano di trovare qualcuno che è molto interessato a comprarlo. Attenti, non a pubblicarlo, perché ve lo immaginate un giornale, per quanto malfamato sia - e ne abbiamo di giornali malfamati che ne combinano ogni giorno di tutti i colori, ma immaginatevi il giornale più malfamato che vi viene in mente.. ecco, quello lì - che esce un giorno in edicola con allegato il videotape del governatore del Lazio in mutande con un trans e alcune piste di coca: neanche la spazzatura! Come fai a trasmettere un video nel quale si vede platealmente che si stanno commettendo dei reati mentre viene girato, che è un video frutto di reato (violenza privata, violazione di domicilio, perquisizione abusiva, minacce, estorsione, ce ne è una valanga)? Nessuno avrebbe potuto pubblicarlo, eppure molti sono interessati a comprarlo: alcuni trattano e poi non comprano, altri trattano e stanno per comprare, quando intervengono i magistrati e arrestano la banda, interrogano chi ha trattato quel materiale e sequestrano il videotape proprio mentre Marrazzo stava riuscendo o pensava di riuscire a ricomprarselo e a toglierlo di mezzo: pia illusione, viste le copie che circolavano, però i magistrati lo sapevano che c’erano tutte queste copie e quindi, scoperto che Marrazzo si sta mettendo d’accordo con l’agenzia di Milano per fare sparire il video pagandolo, intervengono a sequestrarlo, perché? Perché è il corpo del reato, è la prova di quello che hanno fatto i Carabinieri e quindi, paradossalmente, Marrazzo tentando di far sparire il video accelera il blitz con cui il video viene sequestrato e gli impedisce di farlo sparire: tutto ciò avviene qualche giorno prima delle primarie del Partito Democratico, la settimana scorsa. E’ un bene che sia venuto fuori quello che era successo in quella casa, perché se non ci fosse stata quest’indagine, che nessuno ancora sa come sia partita e chi abbia avvertito i Ros dei Carabinieri, cioè quelli che poi hanno sventato il colpo arrestando i colpevoli e la Procura di Roma del fatto che girava questo video e che si stava cercando di usarlo per ricattare Marrazzo. Non si sa ancora chi abbia avvertito gli inquirenti e le forze dell’ordine, ma in ogni caso, se non fossero intervenuti a sequestrare il video e a arrestare quei cinque Carabinieri, è evidente che cosa succederebbe oggi: nessuno di noi saprebbe niente, tranne quelli che hanno le copie del video, Marrazzo sarebbe al suo posto, in questi giorni si starebbe decidendo quali candidati presentare alle elezioni regionali di marzo, Marrazzo sarebbe sicuramente confermato dal centrosinistra, si farebbe la sua campagna elettorale e intanto, quelli che hanno la copia del videotape, o magari nel frattempo sono riusciti a comprarsene i diritti in esclusiva, non è che lo pubblicherebbero il videotape, ma continuerebbero a tenerselo e magari farebbero sapere a Marrazzo che loro se lo tengono. E’ una carineria importante: perché? Perché se venisse pubblicato, Marrazzo dovrebbe immediatamente dimettersi: è esattamente quello che è successo quando è venuta fuori la notizia. Quindi avremmo un governatore tenuto in scacco da alcuni giornali di Berlusconi o di area Berlusconi, ma anche da Berlusconi in persona, che ne ha ricevuto e visionato il contenuto del videotape e conseguentemente avremmo un governatore dimezzato, un governatore pupazzo i cui fili li tirerebbe l’altra parte politica, senza dimenticare che uno di quelli che stavano trattando il videotape, che era un passo dall’acquistarlo per 100. 000 Euro - questo è il racconto della proprietaria dell’agenzia di Milano, la signora Masi della Photo Masi, la quale ha detto che - Angelucci, che è l’editore di Libero e del Riformista, suo padre è parlamentare del Popolo della Libertà, la famiglia Angelucci è proprietaria di molte cliniche private convenzionate con varie regioni, tra cui il Lazio, mi pare che Marrazzo per colmare il megabuco della sanità regionale avesse cominciato a tagliare un po’ di queste convenzioni, comprese quelle con le cliniche degli Angelucci. Guarda un po’, mi limito a segnalare la coincidenza, non dico che ci sia un rapporto, ma anche se non ci fosse un rapporto sarebbe oggettiva la situazione: chi spera di fare affari, più affari con la Regione Lazio che gliene ne ha fatti fare un po’ meno per ragioni di bilancio, secondo l’agenzia fotografica che trattava il video va a vederlo e poi concorda di comprarlo, o sta trattando per comprarlo e, alla fine, non riesce a comprarlo perché? Perché altri si dicono interessati, si perde qualche altra ora e, nel frattempo, c’è il blitz delle forze dell’ordine: se non ci fosse stato il blitz probabilmente queste trattative sarebbero andate a buon fine e, in pole position, le teste di serie finali erano due, da un lato Libero, edito da Angelucci e diretto da Belpietro, e dall’altro Panorama, edito da Berlusconi e diretto da un certo Giorgio Mulè, che è subentrato a Belpietro due mesi fa, Belpietro prima stava a Panorama, questa è la storia. Meno male che hanno preso i ricattatori, o meglio i Carabinieri che avevano tentato di subappaltare il ricatto e hanno preso il video, così non c’è più il ricatto, non c’è più il governatore e non c’è più un governatore sotto ricatto, meno male che tutto ciò è venuto fuori!
L'informazione monodimensionale dei giornali di Berlusconi - Ma voi vedete come questa storia può essere raccontata da punti di vista un po’ meno piatti, un po’ meno scontati, un po’ meno ovvi: il governatore del Lazio va a trans, questo è l’unico aspetto monodimensionale che i giornali di Berlusconi continuano a dare alla vicenda, che è una vicenda che, sotto quell’aspetto lì, è già chiusa, morta e sepolta, perché Marrazzo si è dimesso e quindi pace all’anima sua, politicamente parlando. Meno male che ci sono giornali liberi, che non si chiamano Libero e che non si chiamano Giornale e che non hanno neanche le esigenze di essere sempre paraculi come Il Corriere della Sera e come Il Messaggero, che hanno degli ottimi cronisti, ma che poi, con la titolazione o con la collocazione dei loro pezzi, magari non riescono a dare la dimensione tridimensionale di questa storia, che non è che il governatore va a trans, pace all’anima sua. Il problema è che c’è una centrale di ricatti che è disponibile a ricevere quel materiale delinquenziale e, badate, prima di offrire quel materiale delinquenziale, provento di reato, corpo di reato, bisogna essere sicuri di rivolgersi a persone che non ti denunciano, perché altrimenti tu finisci in galera subito, mentre cerchi di venderlo, quel filmato. E vedete che da luglio a ottobre quel filmato passa di mano in mano, nessuno di quelli che l’hanno visto ne scrive e nessuno di quelli che l’hanno visto denuncia alla magistratura e c’è un video con la prova di un reato gravissimo, commesso da pubblici ufficiali quali sono i Carabinieri, che è passato per le mani di pubblici ufficiali quale, per esempio, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che non ha mai pensato di denunciarli. Questa è la faccenda più interessante, perché? Perché a differenza di Marrazzo, Berlusconi non si è mica dimesso: non si è dimesso per questa storia, non si è dimesso per tutte le altre, non si dimetterà mai - l’ha detto - neanche se lo condannano, per cui paradossalmente abbiamo uno che andava a trans e che si è dimesso e uno che, se andasse a trans, saremmo disposti tutti quanti a chiudere un occhio, anzi a non occuparcene proprio, perché in fondo quelli sarebbero effettivamente fatti suoi, salvo che non si rendesse ricattabile come si rendeva ricattabile per il caso D'Addario e tutto quello che abbiamo sempre detto. La misura tridimensionale di questa storia ci dice quanto sia importante il pluralismo, ossia che ci siano tanti giornali che guardano da diversi punti di vista lo stesso fatto, perché in questo fatto c’è, direi, gran parte del problema italiano: il conflitto di interessi, giornali di Berlusconi che diventano una specie di carta moschicida di tutti i liquami che circolano nella società, li trasformano o in armi per sputtanare gli avversari di Berlusconi, oppure in armi di ricatto per tenere sotto scacco gli avversari del centrodestra. Berlusconi riceve queste notizie come editore e poi ne fa l’uso politico che più gli conviene come Presidente del Consiglio e non è il solo, come abbiamo visto, perché c’è anche l’altra famiglia in conflitto di interessi, che è quella del signor Angelucci padre e figlio, uno deputato, l’altro editore, entrambi con interessi nel mondo delle cliniche e quindi bisognosi di buoni rapporti con la politica e la Pubblica amministrazione di ogni colore, destra e sinistra, perché la sanità è regionale e le regioni sono in parte in mano alla destra e in parte in mano alla sinistra.
Dal TG1 di Minzolini solo gossip su Marrazzo - Questa seconda dimensione è quella che non si è notata a guardare la tv perché, come al solito, in tv hanno fatto solo il gossip: avete sentito Minzolini quest’estate, quando diceva, a proposito della D'Addario, “ non facciamo gossip”, nel caso di Marrazzo si sono occupati solo del gossip, ma non si sono occupati dell’aspetto politico che riguarda la gestione di quel dossier e la facilità con cui una banda di delinquenti arriva fino ai vertici di Palazzo Chigi, senza incontrare ostacoli, incontrando anzi molto interesse, vedendosi balenare davanti dei soldi e, alla fine, riuscendo a arrivare perfettamente per le vie traverse al Presidente del Consiglio. Di questo non ha parlato nessuno, come nessuno ha parlato del fatto che il Presidente del Consiglio non ha denunciato questi reati, che erano evidenti e ha, invece, ricevuto un corpo del reato palleggiandoselo in mano per due settimane. Ma devo dire che la cronologia di questa vicenda è abbastanza chiara: in sintesi, il 3 luglio c’è l’irruzione dei Carabinieri in Via Gradoli, filmatino, “ non rovinatemi”, portano via gli assegni, portano via i soldi, immortalano una scena a base di droga, trans e governatore del Lazio. L’11 luglio si capisce subito che non sono loro che vogliono fare il ricatto in prima persona, perché? Perché l’Avvocato del loro complice, quello che li ha avvertiti che Marrazzo era lì, in quel posto, a quell’ora con quel trans, ossia un pusher salernitano, un certo Gianguarino Cafasso, che poi è morto a settembre pare per un overdose, Cafasso tenta di commercializzare il video e a chi si rivolge? A botta sicura, il primo colpo dove va? Da Feltri, o meglio da Libero, che all’epoca era diretto da Feltri - siamo a luglio - e lo fa vedere a due croniste di Libero, che erano ospiti a Annozero e che ci hanno raccontato di aver visto questo video, o almeno la parte che è stata loro fatta vedere. Il 15 luglio dicono di aver informato Feltri e quindi, da metà luglio, Feltri sa che cosa c’è in quel video, che cosa è stato scoperto su Marrazzo e che c’è un ricatto in corso: non scrive e non denuncia. A agosto i Carabinieri - ormai Cafasso è agli ultimi- si rivolgono a un altro possibile spacciatore di video che si chiama Max Scarfone, è un paparazzo molto intraprendente che lavora su Roma e che aveva già piazzato un’altra storia di politica e trans: quella di Sircana, fotografato da lui medesimo mentre parlava in strada con un trans, sporgendosi dal finestrino della macchina. E’ un esperto del ramo, Scarfone si reca presso la Photo Masi di Milano e l’agenzia comincia a contattare i giornali per vedere se sono interessati a quel video che, ripeto, è impubblicabile appena lo si vede. Ci prova nuovamente con Oggi, gruppo Rizzoli/ Corriere della Sera, che aveva già comprato le foto di Sircana, anche se poi aveva deciso di non pubblicarle, credo per 100. 000 Euro, aveva fatto un grosso favore a Sircana non pubblicandole e, all’epoca, scrissi “ meno male che Belpietro su Il Giornale ha raccontato che le foto riguardavano Sircana, perché? Perché è evidente che c’era un intento di ricattare Sircana”. Ma il gruppo Rizzoli e il settimanale Oggi decidono di non comprare questo video, anche perché quando, il 1 settembre, il suo inviato Giangavino Sulas- l’abbiamo intervistato a Annozero- viene portato a visionarlo, non ottiene le necessarie garanzie che non sia un montaggio, un tarocco e quindi decide di lasciar perdere, sente puzza di bruciato. Intanto a agosto è successa una cosa importante: sono cambiati quasi tutti i direttori dei giornali di Berlusconi e vicini a Berlusconi; a Il Giornale è arrivato Feltri al posto di Mario Giordano, Giordano è andato a dirigere nuovamente Studio Aperto, dove stava già prima; Belpietro, che era a Panorama, è andato a Libero al posto di Feltri e, al posto di Belpietro a Panorama, è andato Giorgio Mulè che dove stava? A Studio Aperto. Una girandola di direttore che cambiano, arriva il peso massimo, Feltri, a Il Giornale e, mentre va via, Giordano scrive, salutando i lettori: “ nelle battaglie politiche non ci siamo certo tirati indietro, ma quello che fanno le persone dentro le loro camere da letto, siano essi premier, direttori di giornali, editori, ingegneri first ladies, bodyguards o Avvocati, riteniamo siano solo fatti loro. Siamo convinti che i lettori del giornale non apprezzerebbero una battaglia politica che non riuscisse a fermare la barbarie e si trasformasse nel gioco dello sputtanamento sulle rispettive alcove”, chi legge quest’articolo forse lo capisce che Feltri è arrivato con i dossier sui letti di ingegneri, editori, direttori di giornali, first ladies o bodyguards: a parte che Feltri li ha già pubblicati su Libero, quando ha cercato di sputtanare Veronica Lario mettendola a seno nudo, oppure sostenendo che ha, come amante, il proprio bodyguard, e quello che succede dopo è puntuale, perché il 28 agosto parte la campagna contro Boffo, vecchio dossier sulla sentenza per molestie del direttore di Avvenire e poi Feltri, alla fine di quell’editoriale dove spiega perché sta tirando fuori una storia che risale addirittura al 2000, dice “ cominciamo da Dino Boffo” e infatti la lista delle persone che verranno prese di mira sarà lunga: sono tutte le persone che, strada facendo, si mettono di traverso sul percorso di Berlusconi, quali Ezio Mauro, Carlo De Benedetti, Gianfranco Fini, Enrico Mentana, Michele Santoro, tralascio il sottoscritto, che viene massaggiato quotidianamente e, alla fine, Giulio Tremonti e il giudice Mesiano. Ho visto stamattina che ripartono a prendersela con il capo dello Stato: pensate, il capo dello Stato nemico di Berlusconi, che cosa ci tocca leggere! E di nuovo Gianfranco Fini. Che cosa succede, a questo punto? Che dopo che Oggi ha rifiutato, la Photo Masi si rivolge a Signorini, il quale non è solo il direttore di Chi: Signorini è il vero regista di tutto ciò che ruota intorno all’immagine del Presidente del Consiglio, è una specie di visagista a mezzo stampa che dirige l’orchestra azzurra e, infatti, Signorini che cosa dice? “ Chi non è interessato”: è ovvio, Chi mica può pubblicare una roba del genere! Ma suggerisce di vendere il videotape a Libero, che è un giornale non berlusconiano, è della famiglia Angelucci, ma è strafiloberlusconiano, è quello di Belpietro. Nel frattempo la voce che c’è questo video gira a tal punto negli ambienti del governo, che viene all’orecchio di Crespi: Luigi Crespi è quel signore corpulento che faceva i sondaggi per Berlusconi e adesso è consulente di vari politici, dalla Ministra Carfagna fino a personaggi anche del centrosinistra che si avvalgono dei suoi servigi e quello manda a alcuni giornalisti che conosce un sms. Uno di questi giornalisti è Peter Gomez, un altro è Giuseppe D’Avanzo, un altro è Gianluigi Nuzzi di Libero e dice loro “ c’è un video che ritrae Marrazzo che sniffa”: naturalmente è un sms.. “ con un trans”, dice. E’ un sms impreciso, che però denota conoscenza della materia: naturalmente i giornalisti che cosa possono fare, quando ricevono un sms? Mica possono scrivere sul giornale che c’è un video con Marrazzo che sniffa: cercano, in qualche modo, di approfondire, ma ovviamente Crespi dice di non aver visto quel video, di non possederlo e conseguentemente nessuno può verificare che cosa sta succedendo.
Regala un Tom Tom a Gasparri - Naturalmente facciamo i giornalisti, mica i topi di fogna, o almeno non tutti facciamo i topi di fogna e per cui a nessuno verrebbe in mente di pubblicare sul giornale una roba, perché gli è arrivato un sms che è impossibile da controllare. Non vi dico quanti nomi di politici clienti di trans girano in questi giorni a Roma, fonte trans e fonte politici, nessuno di noi si mette a scrivere una roba del genere, non siamo mica matti, sono fatti loro. Sapete che è venuto fuori, con l’excusatio non petita, Gasparri dicendo “ mi hanno fermato in mezzo a un giro del genere all’Acquacetosa nel 96, ma fu un errore perché avevo perso la strada”, adesso infatti c’è una campagna a cui anche Il Fatto Quotidiano ha aderito, “ regala un tom tom a Gasparri, onde evitare che si perda di nuovo: in quelle zone può essere pericoloso!”. In ogni caso Signorini indica Libero come il giornale ideale, perché non è di Berlusconi, ma è vicino a Berlusconi e infatti, come racconta la signora dell’agenzia Masi, anche se Angelucci lo nega, Angelucci secondo la signora va, visiona il video e si comincia a parlare di soldi. Dopodiché interviene Signorini, ma siamo già al 14 ottobre: il 14 ottobre arriva Signorini e dice “ fermato tutto, forse lo prende Panorama”, mica lo vorrà pubblicare? Non si può pubblicarlo e allora perché lo vuole prendere Panorama? Capite che qui, se è vero quello che dice la signora Masi, abbiamo il gruppo Berlusconi e il gruppo Angelucci che si contendono un videotape che non può essere pubblicato e che uso ne vogliono fare, questi due gruppi editoriali che hanno interessi politici ben precisi? Questo è quello che ci dobbiamo domandare, dopodiché il 19 ottobre, dopo quindici giorni che sua figlia l’ha avvertito che c’è questo video, Berlusconi si decide, dopo averlo visto, a telefonare a Marrazzo e gli dice “ stai tranquillo, gira un video così e cosà, ma lo teniamo in cassaforte, mica lo pubblichiamo!”, figuratevi come si sente tranquillo Marrazzo, infatti sviene seduta stante! Berlusconi gli dice “ fallo sparire, compratelo dall’agenzia”, gli dà il numero, Marrazzo telefona annunciato da Signorini all’agenzia Photo Masi, partono le trattative, ma le trattative si concludono in un nulla di fatto: perché? Perché nel frattempo arriva il blitz e i Carabinieri, quelli buoni stavolta, portano via il video dall’agenzia. Quindi - e ho concluso - il nostro Presidente del Consiglio oggi ha un piccolo problema: non è inedito questo suo problema, attiene un’altra volta al Codice Penale. Vi leggo soltanto due articoli del Codice Penale: “ chi, al fine di procurare a sé o a altri un profitto, acquista, riceve o occulta cose provenienti da un qualsiasi delitto o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere o occultare, è punito con la reclusione da due a otto anni”, si chiama ricettazione, chi riceve materiale provento di delitto per averne un tornaconto, non un tornaconto in denaro, ma un tornaconto. Un video proveniente da un’irruzione illegale con violenza privata e estorsione, se qualcuno lo riceve, lo usa, si intromette nel riceverlo, nell’usarlo o addirittura nel venderlo, commette ricettazione. Che cosa ha fatto il nostro Presidente del Consiglio? Ma aggiungo - e ho veramente finito - che questo era l’articolo del Codice Penale che attiene alla ricettazione, adesso vi leggo l’altro, il 361: “ il pubblico ufficiale il quale omette o ritarda di denunciare all’autorità giudiziaria un reato di cui ha avuto notizia nell’esercizio, o a causa delle sue funzioni, è punito con la multa da 30 Euro a 516 Euro. La pena è della reclusione fino a un anno, se il colpevole è un ufficiale o un agente di Polizia Giudiziaria” e chi è il pubblico ufficiale? Il pubblico ufficiale sono tutti coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa, per esempio il Presidente del Consiglio. Speriamo che nessun magistrato si accorga che esistono questi due articoli del Codice Penale, altrimenti Berlusconi potrebbe addirittura essere indagato per omessa denuncia di un reato e per ricettazione. Speriamo di no, perché ne ha già fin troppi di processi, poveruomo, altrimenti poi gli toccherebbe depenalizzare pure questi due! Passate parola e continuate a leggere Il Fatto Quotidiano, grazie".
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