Il caso Parmalat getta una luce spietata su un sistema malato, scrive il corrispondente di Le Monde A dieci anni di distanza, i contribuenti francesi continuano a pagare di tasca loro gli errori del Crédit Lyonnais. E tra gli intellettuali parigini infuria il dibattito sul “declino della Francia”. Tutto questo induce l’osservatore francese a considerare con umiltà la situazione italiana e gli conferisce anche una certa competenza. L’Italia è realmente una grande Parmalat, un paese al tramonto, come suggerisce l’analisi – brillante ma molto pessimista – di Beppe Grillo? Il caso Parmalat – eccezionale per la sua ampiezza e rocambolesco per i dettagli svelati un giorno dopo l’altro – getta una luce spietata su un’epoca, un sistema, una società, proprio come ha fatto lo scandalo del Crédit Lyonnais sulla Francia degli anni ottanta e novanta. Manie di grandezza. Era l’epoca del denaro facile: la banca statale non aveva resistito alle sue smanie di gigantismo, incoraggiata dalla megalomania di certi dirigenti ma anche da quel “capitalismo alla francese”, una mescolanza di stato e di settore privato che diluisce le responsabilità. E nella relazione sulfurea tra politici e industriali aveva messo radici una sensazione di impunità. Beppe Grillo ha ragione a dire che lo scandalo Parmalat non è un evento isolato, ma è emblematico di un capitalismo italiano reso opaco dai conflitti d’interesse. Quando il banchiere è nel consiglio di amministrazione dell’impresa, quando l’industriale siede in quello della banca, quando spesso l’uno è in debito con l’altro, o addirittura suo dipendente, e quando entrambi si ritrovano a concludere affari nello stesso club di calcio, si arriva a quella consanguineità che mina le grandi famiglie. Al centro del sistema sembra esserci una complicità di fatto, quasi genetica. Come spiegare altrimenti che una simile truffa sia andata avanti per più di quindici anni, proprio quando il paese era paralizzato dalle inchieste di Mani pulite, e che nessuno, in nessun momento, abbia creduto opportuno gridare: “Attenzione!”? Perché gli italiani, come dice Grillo, hanno fatto finta di non vedere la realtà Parmalat? La risposta dell’umorista non è divertente. Il paese intero sarebbe vittima di un’illusione, perché l’economia reale si è trasformata in economia virtuale. Proprio come, nella Parmalat, il latte è diventato aria. Il paese intero starebbe sprofondando in una crisi senza ritorno, pagando a caro prezzo il suo gusto per l’apparenza più che per la sostanza. Se in questi ultimi anni non sono state effettuate le necessarie modernizzazioni, non è stato per mancanza di lucidità. Nella coscienza che gli italiani hanno dell’interesse generale, una priorità scaccia l’altra. È il tributo da pagare in un paese che si è arricchito grazie alle sue diversità. Ci vorrebbe molto coraggio per remare controcorrente. Con i tempi che corrono, chi avrà l’ardire di chiedere “più stato”?
Jean-Jacques Bozonnet, Le Monde
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