"Dopo gli anni ovattati dell'infanzia e quelli spensierati dello studio ci si immerge nella catena lavorativa che, al di là di qualunque gratificazione, assorbe e lascia poco tempo ... e poi finalmente arriva la tua quarta dimensione ... e ritrovi quella serenità smarrita."
Il presente blog costituisce un almanacco che in origine raccoglie i testi completi dei post parzialmente pubblicati su: http://www.laquartadimensione.blogspot.com, indicandone gli autori, le fonti e le eventuali pagine web (se disponibili).
Guido Buffarini Guidi, che per anni è stato il vero ministro degli Interni, esce, la sera del 25 luglio, quando si ignora la sorte di Mussolini, in questa amara profezia: «La rivoluzione fascista finisce nella più stretta legalità, nessuno farà un gesto per salvarla». I gesti sono pochi, il più disperato è quello di Morgagni, il direttore della «Stefani», l'agenzia ufficiale d'informazioni. Si uccide dopo aver scritto a Mussolini: «L'esasperante dolore di italiano e di fascista mi ha vinto [...]. Da più di trenta anni tu, Duce, hai avuto tutta la mia fedeltà. La mia vita era tua. Ti domando perdono se sparisco». Un fascista si uccide, altri resistono con le armi agli arresti, casi isolati che la censura di Badoglio nasconde accuratamente; ma la guardia armata del regime, la Milizia volontaria sicurezza nazionale, passa agli ordini del generale badogliano Armellini e il fascismo come regime si dissolve. «E' impressionante - annota Goebbels - che un movimento rivoluzionario il quale ha tenuto il potere per ventun anni possa essere liquidato in questo modo [...]. Personalmente ritengo che almeno per ora il fascismo sia finito. Con la sua mancanza di iniziativa e i suoi temporeggiamenti Mussolini ha dato alla opposizione la possibilità di svilupparsi; i suoi frequenti cambi della guardia lo hanno privato di un seguito fedele». Fanno eco gli osservatori politici delle ss in Italia. Uno in data 4 settembre scriverà da Milano: «Il tentativo compiuto da Mussolini di fondere il popolo italiano in uno Stato totale e di orientarlo unitariamente verso una politica imperiale si deve considerare ampiamente fallito [...]. Le camicie nere dopo la nomina di Badoglio sono sparite dalle piazze. Contrariamente a notizie di diverso tenore della stampa all'interno del Reich esse non sono ancora ricomparse in pubblico». La dissoluzione è talmente rapida che neppure Mussolini riuscirà a darne spiegazioni convincenti. Dirà: i migliori reparti della Milizia erano in Russia o nei Balcani, un milione di fascisti alle armi; ci fu poi una grande confusione politica «perché si disse che il fascismo continuava senza Mussolini e che continuava la guerra». Questo è vero, il tentativo di continuare il fascismo senza Mussolini è nelle intenzioni del re, ci sono dei monarchici come Paolucci de' Calboli, passati in un amen dal regime al nuovo ordine che raccomandano «il governo non si lasci trascinare in vendette dalle quali sarebbe in un secondo tempo travolto esso stesso». Ci sono stati i moti e i tripudi di piazza, la gente ha dato sfogo alla sua gioia, ma è subito seguito l'ordine militare con i prefetti fascisti al loro posto e i gerarchi salvati con il richiamo alle armi. «I pochi fascisti arrestati - scrive il prefetto Dolfin - appartengono per lo più a quella esigua schiera di coloro che durante il ventennio non hanno sempre compiuto azioni commendevoli; la reazione nei loro confronti ha carattere specifico, individuale [...]. L'equilibrio, un sano equilibrio, domina uomini e eventi [...]. L'obbedienza è totale, pochissimi i fascisti, in alto e in basso, che per cause diverse si rendono irreperibili». Il Mussolini che deve spiegare a se stesso e agli altri «questo fascismo che si è sciolto come neve al sole» sembra ignorare la stanchezza mortale della nazione per la guerra più grande di lei. Il suo lamento è tutto centrato sul popolo che ha deluso le sue speranze: «Venti anni è stato un periodo troppo breve per trasformare gli italiani. Ci vogliono alcune generazioni. Dopo il 1530, caduta la repubblica fiorentina, abbiamo avuto tre secoli di imbellicosità [...]. Il popolo italiano non resiste alle alte temperature politiche. A un certo punto la tensione nervosa lo accascia e allora non crede più ai suoi dirigenti né a sé, ma pensa che la soluzione migliore sia l'opposto di quanto pensava». Egli continua a proiettare il suo ego, i suoi sogni sulla nazione come se vedesse una repubblica romana, forte e bellicosa, là dove c'è il regno sabaudo-fascista con la sovrapposizione di poteri clericali, aristocratici, borghesi, il Meridione arretrato, l'industria di piccolo respiro.
Giorgio Bocca (La repubblica di Mussolini - Arnoldo Mondadori Editore - 1994)
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