I proprietari potranno rivolgersi a un veterinario che aderisce all'anagrafe e accederanno alla registrazione online. È chiaro che chi ha già provveduto non deve ripetere l'operazione.
Il servizio è stato realizzato dall'associazione nazionale medici veterinari (Amvi) col supporto tecnico di Frontline Combo. Rispetto a quella canina, l'anagrafe ha due differenze. Primo, si tratta di un registro nazionale, dove confluiranno automaticamente tutti i dati riversati dagli ambulatori o dai responsabili delle colonie feline. Secondo, è un servizio su base volontaria, dunque non c'è, come nel caso dei cani, nessun obbligo di renderli rintracciabili.
L'iniziativa cade nell'anno del sorpasso. Nonostante l'ultimo rapporto Assalco (associazione nazionale imprese per l'alimentazione e la cura degli animali da compagnia) attribuisca ancora ai cani il primato fra i pet delle famiglie italiane, la realtà di chi li vede sfilare terrorizzati sul bancone d'acciaio per visite e vaccinazioni è molto diversa.
Secondo Marco Melosi, presidente dell'Amvi, soriani, persiani, siamesi e compagni hanno preso il sopravvento nelle case italiane. «Ma è difficile da dimostrare proprio perché finora sono mancati gli strumenti per avviare un censimento», spiega. Certo è che oggi almeno la metà dei pet portati in ambulatorio sono felini. La banca dati per Melosi «è una rivoluzione. Ne esistono di regionali e incomplete. L'unica organizzata è quella della Lombardia, con 15 mila iscritti.
In Italia i felini «microchippati» e aggiunti all'elenco canino nazionale sono 29 mila e corrispondono ad altrettanti passaporti per l'estero. Il nostro obiettivo è che anche questa seconda anagrafe diventi obbligatoria perché sarà un mezzo di contrasto all'abbandono, al furto e allo smarrimento». La schedatura ha un costo che si aggira tra 20 e 40 euro. La categoria dei veterinari ha lasciato piena libertà nelle tariffe. Uno dei vantaggi è che in caso di smarrimento si potrà risalire al proprietario attraverso la lettura del codice, operazione che oggi non è possibile neppure per gli esemplari già equipaggiati di segnalatore elettronico.
La popolazione italiana comprende dai 6 agli 8 milioni di gatti capaci di graffi e fusa, ma è probabile sia molto più nutrita. Una parte dei randagi abita nelle colonie comunali, gestite a loro volta da associazioni di volontari. In Italia secondo il rapporto del Centro Studi Zoomark gli animali da compagnia sono più degli uomini, circa 60 milioni. Da questo punto di vista siamo ai primi posti in Europa.
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