Per sgretolare la sua ultima bordata di accuse basterebbero poche parole. Quelle dell’ultramoderato procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore: “Nella nostra provincia non ci sono discariche, come potremmo chiuderle?“. Ma ormai non è con la logica che si può pensare di arginare Silvio Berlusconi. Inutile spiegare che, al contrario di quanto urlato dal premier, il capoluogo campano non è invaso dalla monnezza per colpa della magistratura. Inutile ricordare che l’unica discarica della regione in cui un giudice ha disposto un sequestro, quella di Chiaiano, è ancora aperta.
Berlusconi, intanto, ha deciso di rompere gli indugi. Vuole vincere le elezioni in modo da poter dire che tutto il Paese è con lui. L’impresa non è semplice. L’anziano presidente del Consiglio lo sa bene. Ma non è impossibile. Soprattutto perché, nelle sue continue uscite pubbliche, il Cavaliere ha più volte ripetuto che chi conquista Milano si prende tutto il piatto (“Il voto di Milano è fondamentale per dare sostegno e forza al governo del Paese” , ha detto al Palasharp). Ovviamente non è vero. Le amministrative non si giocano (solo) all’ombra della Madoninna. Ma non importa. Almeno questo punto Berlusconi lo ha già segnato. Nell’immaginario collettivo di buona parte del Paese davvero la battaglia è ormai esclusivamente quella che si combatte lungo i Navigli. Ora però il premier deve completare l’opera. Deve riuscire a far trionfare Letizia Moratti al primo turno.
Il sindaco uscente non è amato dai milanesi. Pure gli elettori di Pdl e Lega la considerano un primo cittadino mediocre. E alle critiche verso la Moratti si sommano quelle – fortissime anche nel centrosinistra – nei confronti di tutto il ceto politico. Per questo Berlusconi si è dato un obbiettivo apparentemente minimo. Utilizzare messaggi semplici (se le cose in Italia vanno male la responsabilità è delle toghe) in grado di spingere una parte dello zoccolo duro dei suoi ad andare ancora una volta a votare.
Visto che tutti prevedono un’alta astensione, Berlusconi pensa che recuperare poche decine di migliaia di voti possa essere sufficiente per far evitare alla Moratti il ballottaggio. Questa volta insomma il Cavaliere non punta ai grandi numeri. Tenta solo di far raggiungere a Milano al suo candidato, il 50 per cento più uno dei voti. E se per farlo sarà necessario rinunciare agli elettori moderati non importa. Quelli, intanto, non votano a sinistra.
Da questo punto di vista l’incognita è il cosiddetto terzo polo. Ma se il calcolo del Cavaliere è esatto, con la vittoria (per niente scontata) di Milano, Berlusconi incasserà pure un altro risultato. Potrà sostenere che il voto è stato una sorta di referendum sulle sue strampalate idee in materia di giustizia. E dal giorno dopo comincerà a muoversi in Parlamento come un rullo compressore.
La sua, insomma, è una scommessa. Non è detto che la vinca. Ma nemmeno che la perda. E questo tutti i cittadini lo devono avere ben presente.
Peter Gomez (Il Fatto quotidiano - 11 maggio 2011)
Berlusconi, intanto, ha deciso di rompere gli indugi. Vuole vincere le elezioni in modo da poter dire che tutto il Paese è con lui. L’impresa non è semplice. L’anziano presidente del Consiglio lo sa bene. Ma non è impossibile. Soprattutto perché, nelle sue continue uscite pubbliche, il Cavaliere ha più volte ripetuto che chi conquista Milano si prende tutto il piatto (“Il voto di Milano è fondamentale per dare sostegno e forza al governo del Paese” , ha detto al Palasharp). Ovviamente non è vero. Le amministrative non si giocano (solo) all’ombra della Madoninna. Ma non importa. Almeno questo punto Berlusconi lo ha già segnato. Nell’immaginario collettivo di buona parte del Paese davvero la battaglia è ormai esclusivamente quella che si combatte lungo i Navigli. Ora però il premier deve completare l’opera. Deve riuscire a far trionfare Letizia Moratti al primo turno.
Il sindaco uscente non è amato dai milanesi. Pure gli elettori di Pdl e Lega la considerano un primo cittadino mediocre. E alle critiche verso la Moratti si sommano quelle – fortissime anche nel centrosinistra – nei confronti di tutto il ceto politico. Per questo Berlusconi si è dato un obbiettivo apparentemente minimo. Utilizzare messaggi semplici (se le cose in Italia vanno male la responsabilità è delle toghe) in grado di spingere una parte dello zoccolo duro dei suoi ad andare ancora una volta a votare.
Visto che tutti prevedono un’alta astensione, Berlusconi pensa che recuperare poche decine di migliaia di voti possa essere sufficiente per far evitare alla Moratti il ballottaggio. Questa volta insomma il Cavaliere non punta ai grandi numeri. Tenta solo di far raggiungere a Milano al suo candidato, il 50 per cento più uno dei voti. E se per farlo sarà necessario rinunciare agli elettori moderati non importa. Quelli, intanto, non votano a sinistra.
Da questo punto di vista l’incognita è il cosiddetto terzo polo. Ma se il calcolo del Cavaliere è esatto, con la vittoria (per niente scontata) di Milano, Berlusconi incasserà pure un altro risultato. Potrà sostenere che il voto è stato una sorta di referendum sulle sue strampalate idee in materia di giustizia. E dal giorno dopo comincerà a muoversi in Parlamento come un rullo compressore.
La sua, insomma, è una scommessa. Non è detto che la vinca. Ma nemmeno che la perda. E questo tutti i cittadini lo devono avere ben presente.
Peter Gomez (Il Fatto quotidiano - 11 maggio 2011)
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