Chopin era il nome di un amabile yorkshire che il Caposervizio era avvezzo portare con se anche a lavoro. Di regola l’educatissimo cagnolino usava accovacciarsi in un lato della scrivania, magari al calduccio, quasi sempre nel contenitore di documenti e dei tanti rapporti in corso di definizione. Presenziava sornione ai colloqui pre e post ispettivi ed a tutte le convocazioni routinarie del reparto; in genere sembrava assente, ma ogni tanto gli vedevi aprire un occhietto, quasi avesse avuto contezza della delicatezza dell’argomento, altre volte si metteva a scodinzolare irrequieto in quel suo spazio privilegiato confondendo un pò le carte. Era diventato talmente famoso e considerato uno dei nostri che, quando venivano rese pubbliche le composizioni dei gruppi ispettivi annuali, a qualcuno che restava insoddisfatto gli sentivi dire stizzito: “questa è stata opera di Chopin”.
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