Ogni tanto il marziano Kunt, quello di Ennio Flaiano, riatterra a
Roma, dà un’occhiata ai giornali (è un uomo all’antica, un po’ come noi)
e scuote il testone sconsolato, sentendosi sempre più marziano. Ieri,
per esempio, non riusciva a staccare gli occhi da Repubblica. In prima
pagina, esordiva come editorialista Michele Ainis, giurista brillante, di quelli che si fanno sempre leggere e che fino all’altroieri scriveva sull’Espresso
(continuerà) e sul Corriere (non più). Solo che – notava Kunt, sempre
molto informato – Ainis è anche commissario dell’autorità Antitrust. E il gruppo editoriale Repubblica-Espresso, a marzo, ha incorporato l’Itedi (Fiat- Chrysler) che pubblica Stampa e Il Secolo XIX.
Una fusione che assomma tre quotidiani nazionali, vari locali e un
settimanale, che occupano il 23% del mercato (contro il 20% massimo
fissato per legge). Infatti si attende il sì o il no dell’Antitrust.
Dove siede Ainis, editorialista (si spera, retribuito) del gruppo che
deve controllare. Bel conflitto d’interessi. E quale autorità si occupa dei conflitti d’interessi? Ma l’Antitrust, naturalmente.
Sempre su Repubblica, Kunt è rimasto abbacinato dal titolo di prima pagina: “Sfida sul referendum, la lista dei 250 per il Sì. Mattarella: più unità”.
A parte la terza frase del titolo, che non c’entra nulla con le prime
due, il marziano ci è rimasto un po’ male: ma come – si è detto – i
“professori” non erano una categoria maledetta dal governo, assimilabile
ai gufi, ai rosiconi, ai falsi partigiani e ai nazi di CasaPound? Beata ingenuità: questo vale per i professori del No, cioè per i costituzionalisti che hanno letto il ddl Boschi,
ma soprattutto l’hanno capito e dunque hanno deciso di respingerlo con
orrore. Poi ci sono i professori del Sì, che insegnano tutto lo scibile
umano tranne il diritto costituzionale, oppure nessuna materia (c’è
persino Federico Moccia): quindi la “riforma” non l’hanno letta, o forse non l’hanno capita, quindi sono perfetti: averne! Kunt, che legge anche il Fatto, è andato a controllare lo spazio riservato da Repubblica a una delle firme del Sì: l’ex presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, cioè il magistrato preferito dalla loggia P3
di Verdini, Dell’Utri e Carboni (con la i). “Vedrai – ha detto fra sé e
sé, memore delle inchiestone di Repubblica sulla P3 e i poteri occulti–
quanti pezzi dedicherà Repubblica a questa bella personcina. Invece,
sorpresa: nemmeno una citazione, nel pezzo sulla lista dei 250 prof
buoni. Moccia sì, Carbone no. E pazienza.
Avendo letto sul Fatto che il
giudice costituzionale Pd Augusto Barbera è indagato e sta per essere
imputato (primo caso nella storia) per i concorsi universitari truccati, Kunt si è ricordato che lo scandalo era stato svelato proprio da Repubblica
il 5 ottobre 2013, quando Barbera non era ancora inquisito, ma solo
denunciato ai pm dalla Gdf, e soprattutto non era ancora giudice
costituzionale. Paginate gonfie di verbali e vibranti di sdegno, con titoli del tipo: “Denunciati cinque saggi di Letta: ‘Hanno truccato i concorsi’.
Sotto inchiesta il gotha dei costituzionalisti”, “La cupola”, “L’ombra
di Banco”. Chissà – ha pensato il marziano – quanto spazio darà Repubblica
allo scandalo, ora che l’indagine si è chiusa col deposito degli atti
che prelude alla richiesta di giudizio per la “Cupola”! Invece,
sorpresa: nemmeno una riga in due giorni, come del resto su tutti i
giornali (tranne il Fatto), i tg e le agenzie di stampa. Silenzio di
tomba. Allora Kunt s’è chiesto: cos’è cambiato dal 2013 a oggi?
Semplice: Barbera, non più solo denunciato, ma indagato, ora è giudice
costituzionale e il Pd spera che dia una mano ad Amato per far pendere
la bilancia della Consulta verso il Sì all’Italicum, cioè per ribaltare
l’orientamento contrario espresso nel 2014 sul Porcellum, per gli stessi vizi di incostituzionalità ora contenuti nell’Italicum.
A questo punto Kunt s’è tuffato nell’intervista di Ezio Mauro a Roberto Benigni,
memore dell’annuncio dell’attore il 3 maggio scorso: “Sarei orientato a
votare no al referendum di ottobre sulle riforme costituzionali, per
proteggere la nostra meravigliosa Costituzione”. Invece, sorpresa: 29
giorni dopo Benigni ritratta (“ho dato una risposta frettolosa”) e
comunica che voterà Sì: “Col cuore mi viene da
scegliere il no, ma con la mente scelgo il sì”. Una mente piuttosto
confusa, visto che a suo dire “la Costituzione farebbero bene ad
attuarla, prima di pensare a cambiarla”, il ddl Boschi “è pasticciato” e
“scritto male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione”.
Però la riforma pasticciata e scritta male è “meglio del nulla”: dove il “nulla” è la Costituzione del 1948,
scritta meravigliosamente, che sarebbe meglio attuare prima di
riformarla. E votare No sarebbe “conformismo dell’anticonformismo”.
Invece votare Sì è conformismo e basta, quindi gli piace. Cosa sarà
cambiato dal 3 maggio al 2 giugno?, si è domandato il povero Kunt,
sempre più disorientato. Che il 2 giugno, cioè ieri, Rai1 ha trasmesso la replica de La più bella del mondo,
il recital di Benigni del 2012 in difesa della Costituzione. Il rischio
era che, rivedendolo, gl’italiani si facessero l’idea che lui stesse
difendendo proprio la Costituzione vera, quella del ’48, quella scritta
meravigliosamente che andrebbe attuata prima che cambiata. Invece
Benigni, quattro anni fa, prima ancora che fosse scritta e pensata, già
intendeva esaltare la Costituzione di Renzi, Boschi & Verdini:
quella pasticciata e scritta coi piedi. Non sappiamo come l’abbia presa
Kunt. Ma ieri, a Roma, c’è chi ha visto un’astronave decollare verso
Marte.
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano - 3 giugno 2016)
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