Il 26 giugno scorso subivo uno strano furto nella mia camera di hotel. A 50 metri dalla Camera dei Deputati, a Piazza Montecitorio, quella sera presidiatissima dalle forze dell’ordine perché era in corso il voto di fiducia sulla riforma Fornero, qualcuno si introduceva nella mia camera e portava via computer, ipad e chiavetta usb.
Un episodio inquietante, che ti lascia un fastidioso e sgradevole pensiero difficile da scacciare; una vicenda di grave violenza anche psicologica,
e tanto strana quanto singolare nelle sue implicazioni eppure al tempo
stesso di estrema chiarezza se collocata in un contesto. Quale contesto?
Il ‘complotto‘ della trattativa Stato-mafia e lo sconcertante spionaggio illegale a cui sono stati, e probabilmente continuano ad essere, sottoposti i pm di Palermo. Hanno assai probabilmente ragione Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo a scrivere su La Repubblica di ieri che qualcuno cercasse dati scottanti nei miei strumenti di lavoro.
E perché? Soltanto perché un’ora prima ero stato a discutere con Antonio Ingroia?
Chi e perché mi hanno seguito? Perché mi hanno sottratto computer e
ipad? Forse hanno pensato, costoro, che Ingroia mi avesse ‘passato’
informazioni riservate? Ma davvero può pensarsi che una persona
integerrima come Antonio Ingroia avesse potuto ‘passare’ informazioni
coperte da segreto o riservatezza a un cittadino, violando la legge? E,
secondo alcuni, quale uso avrei potuto farne? Ma soprattutto perché
tanta paura? Cosa si teme possa essere divulgato?
Ingroia e i pm della sua squadra continuano a seminare un terrore infinito nell’Italia della non verità, delle stragi impunite e dei depistaggi. Sono del tutto convinto, come la stragrande maggioranza degli italiani, della bontà dell’inchiesta della procura di Palermo:
un’inchiesta gigantesca senza precedenti nella storia delle democrazie
occidentali su fatti enormi e gravissimi che hanno terribilmente
ipotecato gli ultimi vent’anni della vita politica e democratica del paese.
Io
sto con Antonio Ingroia! Per il coraggio con cui ha condotto
l’inchiesta sul più fetido grumo nero dei rapporti tra politica,
istituzioni e mafia, per la determinazione con cui ha tenuto la schiena
dritta e non si è piegato neppure dinanzi alle più irresistibili
pressioni istituzionali. L’Italia democratica ne è grata e mi auguro che
il prossimo Parlamento possa varare una commissione d’inchiesta. Insomma, è tempo di Rivoluzione…civile…
Post scriptum.
Sagaci signori dei servizi, restituitemi almeno quei file che
contengono il frutto di mesi di studio e di ricerche: magari vi saranno
sembrate cose strane, astruse. Ebbene, non si tratta di informazioni da
decrittare. Non ci sono dati sensibili, o che so che altro! Si tratta, più banalmente, di appunti, note, ricerche di Diritto romano e di Epigrafia e Papirologia
giuridica… Credetemi, non ci capireste un granché, anche perché
bisognerebbe studiare, e voi non ne avete il tempo, visto le incombenze illegali a cui vi dedicate con gran dedizione. Per favore restituitemi almeno quelli!
Orazio Licandro (Il Fatto Quotidiano - 13 gennaio 2012)
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