Rilevazioni dell'Istituto Piepoli per l'Ansa: in caso
di alleanza con il Nuovo Centrodestra, i democratici crollerebbero dal 32% al
28%. E allo stesso tempo il M5s salirebbe dal 25,5 al 29, diventando in quel
caso il primo partito. Se invece Renzi scegliesse come alleato Sel
raggiungerebbe il 37%. Lega e Forza Italia hanno speranze di ballottaggio solo
correndo insieme. Mentre un partito di sinistra non supererebbe il 13%
Il Pd resta il primo partito a patto che non
imbarchi il Nuovo Centrodestra. Mentre si moltiplicano ipotesi e
retroscena su una eventuale alleanza-coalizione-ospitalità nelle liste
democratiche di esponenti alfaniani e casiniani (leader compresi), il sondaggio dell’Istituto Piepoli
per l’Ansa suggerisce ai vertici del partito del presidente
del Consiglio di andarci molto, molto piano. Il Partito democratico,
infatti, se oggi corresse da solo raccoglierebbe il 32,5 per cento staccando di
parecchio il Movimento Cinque Stelle, lontano 7 punti. Se invece al
Nazareno si decidesse di unire le forze con l’Ncd crollerebbe al 28. E
soprattutto il flusso di voto – sempre secondo le rilevazioni di Piepoli
– beneficerebbe proprio il M5s che diventerebbe primo partito, al 29 per
cento. Questo vuol dire che potrebbero essere dolori anche al ballottaggio,
dove i Cinque Stelle partirebbero in vantaggio. Insomma, come al solito, tutti
a dire che le elezioni si vincono al centro, ma poi i numeri dicono tutt’altro:
come minimo gli elettori “non capirebbero”.
Anzi, di più: l’istituto Piepoli ha realizzato anche
lo scenario opposto. E cioè se il Pd stringesse un’intesa con Sel, che
sembrerebbe un “alleato naturale” (e con cui ha formato una coalizione alle
elezioni politiche del 2013): in quel caso i democratici totalizzerebbero il
loro risultato migliore, raggiungendo il 37%. La cosa certa è che
il 40 per cento pare lontano per tutti: questo vuol dire che il ballottaggio
sembra – ad oggi – cosa certa.
Nel campo del centrodestra, se Forza Italia
e Lega Nord si presentassero ognuno per conto proprio metterebbero
insieme rispettivamente il 10 e il 15,5 per cento, ben lontane sia dal Pd sia dal
M5s. E se si presentassero in un’unica lista (come spinge a fare l’Italicum che
prevede una corsa tra liste e non tra coalizioni) oscillerebbero tra il 26 e il
27 per cento. In questo modo, se il Pd corresse da solo e non con quello che
sembra il “fardello” Ncd, il centrodestra avrebbe speranze di arrivare almeno
al secondo turno e giocarsi il ballottaggio con i democratici.
Altro scenario. Ncd si allea con Forza
Italia, la Lega fa gara a sé: tutti rimarrebbero fuori dal rush
finale per il ballottaggio: i berlusconiani finalmente riuniti non
supererebbero il 13 per cento, mentre il Carroccio si fermerebbe al 18, lontano
da qualsiasi valore di Pd e M5s. L’altro elemento certo è che Ncd – a oggi –
sembra spacciato: il suo 2,5 per cento è insufficiente per entrare nel nuovo
Parlamento “architettato” dall’Italicum. Dei “piccoli” ce la farebbero
invece solo Sel e Fratelli d’Italia (entrambi arrivano al 4).
Infine la sinistra-sinistra, un eventuale
soggetto unico alla sinistra del Pd. Ad oggi non esiste e Sel più altri di
centrosinistra non superano insieme il 5 per cento. Un nuovo partito
prenderebbe – secondo l’istituto Piepoli – tra il 10 e il 13 per cento, buono
per la rappresentanza parlamentare, ma evidentemente fuori da ogni gioco per la
corsa alla vittoria e la speranza di governare.
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