Non bastano i media embedded
(“arruolati”), i talk-suggestione, e gli opinionisti del quartiere (bottegaio,
vicina del pianerottolo..), ora scopriamo che “siamo suggeriti”, e pure spesso
condizionati, anche dall’interno di noi stessi. I batteri “alteranti”.
I
batteri sono ovunque. Non solo sono presenti in tutti i nostri contatti esterni
ma dimorano in noi. Ma noi… siamo i nostri batteri?
E’ stato calcolato che nel microbiota del
nostro sistema digestivo, in particolare della flora batterica intestinale,
vivono almeno10 volte più cellule microbiche che in tutto il nostro corpo
umano, ovvero decine di migliaia di mld di batteri.
Il patrimonio genetico di
questa affollata popolazione possiede più di 3 mln di geni, circa 150 volte
quelli presenti nell’organismo umano. Sono circa 1000 le diverse specie di
batteri rilevati nella flora intestinale umana, di queste specie però sono da
150 a 170 quelle prevalenti.
Fra i 50 phyla batterici (il “phylum” pl. “phyla”,
è il gruppo tassonomico gerarchicamente inferiore al regno, e superiore alla
classe) classificati, 10 abitano il colon e 3 sono predominanti: Firmicutes,
Bacteroidetes e Actinobacteria.
L’interessante di tutto ciò è che solo un terzo
di tutto questo patrimonio batterico è comune nella maggior parte delle
persone, i restanti 2/3 sono specifici a ogni individuo, un po’ come le
impronte digitali o i volti che variano sempre da persona a persona.
Riconosciamo a questa “popolazione” prevalentemente delle qualità fondamentali
per la nostra salute. Dalla corretta digestione al buon assorbimento dei
nutrienti, dalla produzione di alcune vitamine alla protezione dai patogeni,
dall’integrità della mucosa intestinale allo sviluppo e sostegno del sistema
immunitario.
Allora non è scorretto dire ..che noi
siamo anche… i nostri batteri! Con i quali viviamo in simbiosi, d’accordo. Ma
forse anche qualcosa di più..
Una ricerca scientifica del 2014 pubblicata sulla rivista “BioEssays” da
ricercatori della UC San Francisco, Arizona State University e University of
New Mexico (“Is eating behavior manipulated by the gastrointestinal microbiota?
Evolutionary pressures and potential mechanisms” http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/bies.201400071/abstract)
mette in evidenza come il microbioma intestinale, possa influenzare le scelte
alimentari e le nostre decisioni con il rilascio di molecole di segnalazione
nel nostro intestino e poiché l’intestino è collegato al sistema immunitario,
al sistema endocrino e al sistema nervoso quindi al cervello, tali segnali
potrebbero quindi influenzare la nostra fisiologia e le nostre risposte
comportamentali.
“I microbi hanno la capacità di manipolare il comportamento e
l’umore alterando i segnali neurali del nervo vago, cambiando recettori del
gusto, producendo tossine per farci sentire male, e rilasciando ricompense
chimiche per farci sentire bene” afferma la Dott.ssa Athena Aktipis,
dell’Arizona State University Department of Psychology.
In un’altra ricerca
precedente, il dottor Peter Konturek del Dipartimento di Medicina del Teaching
Hospital of the University Jena, in Germania, ha scoperto insieme ad altri
collaboratori che i batteri dell’intestino sono in grado di rispondere ai
segnali di stress in modo attivo. Occorre inoltre sapere che il 95% della
serotonina, il neurotrasmettitore dell’umore, viene prodotta proprio
dall’intestino.
Allora… l’idea di sterminare germi e
batteri come si vedeva nei film di fantascienza degli anni ’50, ma anche in
certe attualissime spray-pubblicità, è qualcosa di superato se non assurdo, in
quanto s’è da un po’ capito che nel mondo il 99% delle reazioni sono compiute
proprio da batteri, e che senza di essi ci saremmo praticamente già estinti.
Tuttavia, più se ne sa sull’argomento e più la nostra consapevolezza è utile
che avanzi. Capire, ad esempio che i batteri hanno funzioni ‘socialmente’ utili
di cui tuttavia ci siamo sempre serviti senza comprenderne appieno le
implicazioni.
Ora, anche alla luce di queste nuove ricerche, dovremo cercare di
verificare se i desideri più o meno improvvisi per certi cibi (fame compulsiva)
o i “cali di umore” (disforie) che a volte ci prendono e ci attanagliano, siano
davvero endogeni o “endogeni-indotti”… indotti da “loro”, appunto.
E inoltre
dovremmo anche tentare di analizzare se la “loro” reazione è giustificata e
quindi da soddisfare, oppure si tratta solo di un “capriccio” di specie, ovvero
una “loro” “necessità” di primeggiare e/o di prevalere su altre specie di
batteri, senza una ragione (almeno per noi) apparente.
Visto che questa nuova mansione
risulterebbe per la maggior parte di noi un compito assai arduo, che si
aggiunge al già pesante fardello quotidiano di fatiche, lavori, commissioni,
spese previste e impreviste, stress, figli, coniugi e nipoti alla carica ecc.
ecc. il consiglio, per chi può e soprattutto vuole, è quello di “nutrire”
correttamente il microbiota con una buona alimentazione: ricca di alimenti
vegetali (meglio se biologici o dell’orto), carboidrati complessi meglio se
integrali (fibra), meno, molto meno derivati animali e zuccheri semplici
raffinati, e un limitato (solo se davvero necessario) utilizzo di antibiotici,
a favore di pre e pro-biotici.
E’ quasi certo che così facendo ci risparmieremo
l’ulteriore incombenza dell’analisi delle nostre, alle volte strane ancorchè
persistenti, “voglie viscerali”, e gli amici batteri ci ringrazieranno e ci
faranno… meno scherzetti.
Daniele Oian (Jack's Blog - 12 maggio 2015)
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