La tesi di Massimo Fini sul Fatto
("Perché l'astensione preoccupa i padroni") è che l'uguaglianza
non ha bisogno di tutela, né di governanti ("gente che paghiamo perché
ci comandi"). A riprova, il giornalista cita l'organizzazione
sociale dei Nuer, popolazione del Sudan che non ha gerarchie, deducendo da
questa particolarità un'uguaglianza perfetta. Fini si legge per apprezzarne le
provocazioni. Ma su questo tema - potere, gerarchie e uguaglianza - è bene che
rimangano tali, visto che non hanno alcuna attinenza con la nostra
complessità.
In democrazia, chi non vota danneggia l'uguaglianza. Che non è una condizione di natura a cui si ritorna disertando le urne, ma una faticosa conquista sociale contro la legge del più forte. Tant'è che per arrivare al dominante che si astiene dal sopraffare l'inerme ci vogliono secoli di cultura, diritto, politica, fino a rendere autonoma la dignità dalla forza, con la conquista dell'uguaglianza.
La democrazia egalitaria, quindi, è un equilibrio molto precario, perché contrastato continuamente dalle forze della diseguaglianza (violenza fisica, educativa, economica). E pertanto ha bisogno di manutenzione continua, perché la legge del più forte è recidivante.
Rinunciare alla vigilanza democratica - cioè non votare, né protestare per le ingiustizie - è una cessione di sovranità, che non porta al paradiso dei Nuer, ma alla dittatura.
Quindi caro Fini, come se avessi accettato: ma preferisco difendere la democrazia in Italia.
E andare a votare.
Massimo Marnetto
In democrazia, chi non vota danneggia l'uguaglianza. Che non è una condizione di natura a cui si ritorna disertando le urne, ma una faticosa conquista sociale contro la legge del più forte. Tant'è che per arrivare al dominante che si astiene dal sopraffare l'inerme ci vogliono secoli di cultura, diritto, politica, fino a rendere autonoma la dignità dalla forza, con la conquista dell'uguaglianza.
La democrazia egalitaria, quindi, è un equilibrio molto precario, perché contrastato continuamente dalle forze della diseguaglianza (violenza fisica, educativa, economica). E pertanto ha bisogno di manutenzione continua, perché la legge del più forte è recidivante.
Rinunciare alla vigilanza democratica - cioè non votare, né protestare per le ingiustizie - è una cessione di sovranità, che non porta al paradiso dei Nuer, ma alla dittatura.
Quindi caro Fini, come se avessi accettato: ma preferisco difendere la democrazia in Italia.
E andare a votare.
Massimo Marnetto
Le ‘società acefale’ erano basate su
un altro elemento che a noi suona blasfemo: la violenza. Invece è proprio la
possibilità della reazione individuale a limitare, in quelle comunità, la
violenza e il sopruso. “Ogni Nuer ha un senso profondo della propria dignità e
non tollera che sia in alcun modo intaccata”. E’ anche il venir meno del senso
della propria dignità che ci impedisce di tornare a comunità tipo Nuer. Inoltre
in democrazia il più forte ha strumenti così sofisticati e subdoli (economici,
finanziari, mediatici, lobbies) che è pressoché impossibile combatterlo e non
sarà certo l’infilare una scheda in un urna a cambiare le cose. Ci vorrebbe una
rivoluzione. Ma la Storia ci insegna anche che nemmeno le rivoluzioni
(francese, russa, fascista) cambiano le cose, perché a una classe dominante se
ne sostituisce quasi immediatamente un’altra. E’ uno dei tanti impasse in cui
si trova quell’essere tragico che è l’uomo.
Massimo Fini (Il Fatto quotidiano, 27 febbraio 2018)
Massimo Fini (Il Fatto quotidiano, 27 febbraio 2018)
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