Non
riesco a capire come si possa prendere sul serio quel grande Barnum che
sono le elezioni presidenziali americane, cui in Italia per giorni e
giorni sono state dedicate dozzine di pagine, talk show e notturne ed
estenuanti dirette. Sono una sorta di SuperBowl politico, altrettanto
kitsch. Mancavano solo le puttanone scosciate a cavalcioni degli elefant
e sarebbe stato perfetto. “Michelle, non ti ho mai amato tanto in vita
mia come in questo momento” è una frase che, pronunciata nel più
importante discorso alla Nazione, nemmeno Silvio Berlusconi avrebbe
osato permettersi.
A
me di queste elezioni, nonostante la grancassa, non importava nulla. E
non credo di essere il solo. Fra i due candidati tifavo per l'uragano
Sandy. Solo un sismografo sensibilissimo può avvertire le differenze fra
repubblicani e democratici...In questa tornata poi, per conquistare il
famoso cento per cento i programmi dei due schieramenti si sono …..i
colori: azzurri gli uni, rossi gli altri. Chiunque avesse vinto nulla
sarebbe cambiato in politica interna e in quella estera. Negli Stati
Uniti, il Paese più potente, più forte, più ricco del mondo, che può
sfruttare ancora la rendita di posizione per la vittoria militare di tre
quarti di secolo fa, rimarranno comunque 40 milioni di poveri, un sesto
circa della popolazione, che non hanno rappresentanza politica. Alla
faccia della 'grande democrazia'. Solo in Italia si può credere che
Obama sia un uomo di sinistra. Così come solo in Europa si può credere
che i democratici siano meno guarrafondai dei repubblicani. Fu il
democraticissimo Kennedy a iniziare la guerra del Vietnam e il
repubblicano Nixon (il miglior presidente che gli Usa abbiano avuto nel
dopoguerra) a chiuderla. Fu sempre Kennedy a combinare il pasticcio
della Baia dei porci e il democratico Carter quello del blitz in Iran.
E' stato il democratico Clinton a scatenare la più assurda delle guerre
occidentali, quella contro la Serbia, eiropea e cristiana.In quanto al
Nobel per la pace Barak Obama ha mandato altri 30 mila soldati in
Afghanistan e, rispetto a Bush, ha aumentato del 13% le spese militari.
Ma
il problema non sono gli americani e chi li comanda. Siamo noi europei.
E' da quel dì, dal crollo dell'Unione Sovietica, che avremmo dovuto
capire che gli Stati Uniti erano diventati, da alleati obbligati, degli
avversari se non proprio dei nemici. Noi europei non abbiamo alcun
interesse a seguire gli Stati Uniti nella loro politica soppressiva nei
confronti del mondo arabo-musulmano, se non altro perché lo abbiamo
sull'uscio di casa e non a diecimila chilometri di distanza. E in
economia sono stati gli americani, inseguendo il demenziale sogno di
ipotecare il futuro fino ad epoche siderali, a provocare una crisi
devastante che hanno poi scaricato sull'Europa permettendosi anche di
colpevolizzarla per una crisi che da loro è partita e di affossarla
ulteriormente a colpi di previsioni negative delle loro agenzie di
rating. Per gli americani noi siamo stati sempre degli 'utili idioti' da
usare a loro piacimento. Avremmo dovuto già capirlo da tempo. E invece
siamo ancora lì ad agitar bandierine, azzurre o rosse, per festeggiare
il nostro servaggio.
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 10 novembre 2012)
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