Oggi prendo a pretesto una vignetta umoristica ricevuta dall’amico Ruggero, che evidenzia anche la saggezza che Shulz attribuiva ai personaggi di sua fantasia - in questo caso Snoopy - per rinverdire termini, una volta molto comuni nel linguaggio corrente dei palermitani.
“Cu ccù a currutu?” Oppure “Cu ccù staiu currennu?”. Entrambe le tipiche espressioni siciliane, oggi in disuso, venivano frequentemente utilizzate nel dialogo discorsivo nella necessità di fare talvolta un po’ il punto della situazione.
Nel primo caso ("Con chi hai corso?" Nel senso di: con chi credi di aver a che fare?) intendeva far intendere all’interlocutore che forse non aveva perfettamente focalizzato le peculiarità della persona con si stava intrattenendo, nel secondo caso, invece, era il dubbio intimo e riflessivo (ma con chi sto correndo?) che assaliva il soggetto, quando si rendeva conto che il contesto in cui si ritrova era, per vari motivi, molto lontano dal suo idem sentire.
Questo comunque non voleva dire che uno ne traesse subito le dovute conseguenze, ma era utile a far capire o a interrogarsi se valeva la pena continuare a impegnarsi in un confronto o se, anche per il quieto vivere di tutti, non fosse magari più saggio, utile e opportuno lasciare perdere e magari cambiare aria.
Suscita talvolta un pò d'ilarità la domanda di chi ha nel frattempo osservato con attenzione le tue vicende e con tanta saggezza, a mo' di consiglio, a sua volta ti domanda: "ma cu ccù ti iunci" (ma con chi ti accompagni?). In questo caso la sua però corrispondeva spesso a una costatazione.
“La vita è bella perché è varia”, diceva quello, o anche che “ciascuno se la canta e se la suona come meglio crede”, purchè però il tutto non arrechi - anche involontariamente – troppo fastidio ad altri.
Buona luce a tutti!
© Essec
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