Io vorrei vivere all'età della pietra, per buttare mazzate. Infatti a quel tempo si facevano molte lotte. Se tu appartenevi ad una tribù e un altro apparteneva a un'altra tribù, e si incontravano in mezzo alla strada, allora, come si guardavano in faccia, si colpivano.
L'arma di quel tempo era la clava, e chi non ce l'aveva era morto perché senza clava non ci si poteva difendere. Chi non teneva la clava si difendeva coi calci, i pugni, le capate, gli sputi. Ma alla fine moriva lo stesso.
Al tempo della pietra i vulcani eruttavano sempre, la terra tremava, gli animali anche se erano sazi si mangiavano tra loro, ed era sempre cattivo tempo.
Non si trovava pace all'epoca primitiva. In famiglia si litigava sempre, ed erano tutti sporchi. Non si lavavano. Non si pettinavano. Non si facevano la barba. Neppure le donne. Un bambino, appena nasceva, già era un uomo primitivo. Non c'erano riscaldamenti, non si sapeva come passare il tempo libero, e allora si facevano gli spiringuacchi1 sui muri.
Se un animale feroce entrava nella caverna, subito lo riempivano di mazzate, e se lo mangiavano anche se era feroce.
Quando d'estate faceva caldo, la notte entravano in casa certe zanzare preistoriche grandissime, e non facevano dormire, e l'uomo bestemmiava.
A me mi piace l'età della pietra, perché fecero molte scoperte e invenzioni. Si inventò la ruota senza raggi, la clava, l'età del bronzo, la palafitta sull'acqua, l'aratro rudimentale, la selce scheggiata.
L'uomo a quel tempo incominciava ad essere intelligente, però somigliava ancora alle scimmie. Quando finirono di somigliare alle scimmie diventarono Egiziani, ma questo è un altro capitolo. E questo è il tema.
1 Scarabocchi.
Marcello D'orta ("Io speriamo che me la cavo - Sessanta temi di bambini napoletani" - 1990)
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