La storia degli ultimi vent'anni è stata fatta dalla destra, ma ha dato ragione alla sinistra. Con un briciolo di onestà intellettuale, gli ideologi della destra neoliberista oggi dovrebbero scrivere un biglietto di scuse al mondo e suicidarsi, o almeno ritirarsi in un convento. Non ne hanno azzeccata una. La crisi economica e quella ambientale, il fallimento militare in Iraq e Afganistan, gli sconquassi della globalizzazione selvaggia ed il tramonto definitivo dell'idea di un mondo governato unilateralmente dalla potenza americana, tutti questi fatti hanno sgomberato il campo una volta per tutte dalle cianfrusaglie teoriche dei neoconservatori. Quelli per cui la storia era finita con il trionfo planetario del liberismo. Avevano ragione su tutta la linea i movimenti della sinistra, il pacifismo, l'ambientalismo, i no global. Ora, la domanda da un milione di dollari sulla quale si arrovellano le migliori menti del riformismo è la seguente: se la destra ha avuto torto e la sinistra ragione, perchè nella crisi i partiti di sinistra perdono consensi? Ma la risposta è banale: perchè la sinistra in questi vent'anni non ha mai fatto la sinistra. Ha imitato la destra. Si è proposta di fare lo stesso lavoro del liberismo, ma in maniera più intelligente e moderata, promettendo di applicare le ricette conservatrici con un grado inferiore di conflitto sociale. Abbiamo assistito ad una sinistra imitativa dell'avversario, in quasi tutto l'Occidente. Così abbiamo avuto per anni un Democratic Party reaganiano, un Labour Party Thatcheriano e da noi una sinistra berlusconiana. Una volta al governo, con mille alibi - dalla ricerca del voto di centro alle mille esigenze della Real Politik - la sinistra ha sposato di fatto le politiche liberiste, con lievi correzioni, su tutti i fronti. Ha esaltato la globalizzazione senza regole, come prova della propria "modernità", smantellando altri pezzi del welfare, appoggiando le missioni di guerra, devastando l'ambiente, sia pure con maggior discrezione. Ma soprattutto, ed è il dato più grave, le sinistra al governo non si sono mai opposte in concreto a una distribuzione del reddito dal basso verso l'alto, all'impoverimento dei ceti popolari, alla perdita progressiva di diritti e potere d'acquisto dei lavoratori. Quello che in sostanza è accaduto nelle società occidentali negli ultimi due decenni, e che spiega in gran parte la crisi di sistema, è che la forbice fra ricchi e poveri si è allargata a dismisura, di dieci o venti volte. Romano Prodi ha scritto a Ferragosto sul "Messaggero": "Vent'anni fa, una mia osservazione sul fatto che lo stipendio del direttore di una fabbrica non poteva essere quaranta volte quello di un operaio suscitò scandali e dibattiti a non finire. Oggi nessuno si stupisce che la differenza sia salita a quattrocento volte".
A furia di moderarsi la sinistra non solo non ha conquistato l'elettorato di centro ma ha ceduto al populismo, all'antipolitica e, nella migliore delle ipotesi, alle sinistra radicali. In Germania e Francia socialisti e socialdemocratici rischiano il sorpasso da parte, rispettivamente, della Linke e del vecchio Oskar Lafontaine e dei Verdi di Daniel Cohn-Bendit. Il PD deve solo ringraziare di avere alla sua sinistra degli incapaci. Persa la bussola della difesa dei lavoratori, il confronto fra destra e sinistra è scivolata su questioni di stili e linguaggi. In una parola, comunicazione. Un terreno sul quale la destra aveva più mezzi e strumenti. Posso trastimoniare che Milano è stata il primo laboratorio delle "terze vie" di sinistra. Già negli anni ottanta, modetamente noi milanesi potevamo contare su un'ala del PCI modernissima e addirittura berlusconiana ante litteram. Si chiamavano miglioristi. Erano i più moderati esponenti di sinistra mai comparsi sulla scena politica. A confronto anche il vecchio Saragat figurava bolscevico. I miglioristi si sono dedicati anima e corpo a combattere il radicalismo che rischiava, a sentir loro, di "consegnarci per sempre alla sconfitta, anzi all'estinzione". Hanno vinto la battaglia interna e, nel giro di pochi anni, a Milano la sinistra si è estinta.
Curzio Maltese (La bolla - La pericolosa fine del sogno berlusconiano - Serie Bianca Feltrinelli)
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